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Prima di E, vestiti e camerini

By 18 Ottobre 2022One Comment

Il vestito era delizioso, con dei colori che mi piacevano, leggero quanto bastava per stare fresca, elegante abbastanza per andare bene sempre.
Non era nemmeno caro, considerando che era in saldo, ma avevo esaurito il mio budget mensile, e quindi niente abitino nuovo per l’estate.
Mentre stavo rimettendolo a posto una voce maschile dietro di me: “È un peccato non provarlo, io credo che le sia molto bene”.
Mi girai, era un tipo di 45 anni, vestito sportivo che guardava delle t-shirt nello scaffale dietro di me.
“Poi, un regalo ogni tanto occorre farselo, no?” Aggiunse.
“Si, mi piacerebbe, ma adesso non posso permettermelo.”
“Io non ci giurerei. Ed è possibile che esca di qui con quel vestito.”
Sorrise, prese l’abito assieme ad altri, me li mise in mano.
“I camerini sono l’unico posto senza telecamere. Sarò nell’ultimo, se vuole il vestito, mi segua, altrimenti può mettere tutto nella cesta del provato.” E partì tranquillo prendendo dei pantaloni a caso dagli espositori e dirigendosi verso i camerini.
Rimasi in silenzio, non so come mai lo seguii, Entrai dopo di lui e chiuse la serratura.
“Provalo, vediamo come ti sta. Io credo che sia perfetto per te.” Si sedette sulla panchetta e mi guardò.
Incerta, mi tolgo le scarpe, e mi volto dandogli la schiena, mi levo la maglietta, inizio a sentirmi strana, quando il tessuto scorre sui capezzoli mi parte una scossa. Mi apro i Jeans e me li abbasso. Resto solo con le mutandine davanti a lui. Il mio culo è all’altezza del suo viso. Mi porge l’abito. Lo indosso facendolo passare dalla testa. Mi sento sempre più strana. Il timore che avevo si è trasformato in altro. Un desiderio di piacere, di soddisfare, mi sentivo eccitata, con delicatezza ma rapidamente mi chiuse la lampo sulla schiena. Il corpetto mi stava perfetto. Il seno era sostenuto e enfatizzato dalla scollatura e dalle sottili bretelline, me le sistemò sfiorandomi il seno, un’altra vampata di eccitazione mi attraversò. La gonna si fermava a metà coscia, le mutandine invece si stavano bagnando.
“Lo dicevo, perfetta. Un paio di tacchi e diventi strepitosa.” Mi guardai allo specchio: aveva ragione, sarei potuta essere io la modella su cui avevano disegnato quel vestito.
“Mi piace, è bellissimo. Dovrebbe essere mio” Mi sfuggì.
“Se vuoi si può fare, sempre se lo vuoi. Io dò una cosa a te e tu una a me.”
Allargò le gambe e mi indicò il suo pacco. Mi vide indecisa.
“Quello può essere tuo, se vuoi. Puoi anche dire di no e finisce qui. Un vestito per dieci minuti della tua bocca. Mi sembra un buon affare.”
Gli voltai la schiena e mi abbassai.
“Non vorrei sporcarlo”
Lui tirò giù la zip, mi girai, il vestito finì ai miei piedi.
Mi sistemai in ginocchio tra le sue gambe, si era già aperto la patta e mi porgeva il cazzo.
Lo presi in mano, era caldo, non ancora duro, ma già al tocco iniziava ad alzarsi, chiusi gli occhi ed aprii le labbra, lo feci scivolare nella mia bocca.
Iniziai ad andare avanti e indietro, mi veniva naturale, mi sembrava di sapere come succhiare un cazzo da sempre.
“Tesoro, ci sai fare, sei una pompinara nata. Poche ne ho incontrato come te.”
Iniziò a massaggiarmi i seni, sentivo la sua pelle che mi eccitava i capezzoli, le tette si indurirono, mi torturava dandomi scosse continue.
Mi bagnai ancora di più, non ce la facevo.
Con una mano scesi tra le mie gambe dentro le mutandine fradice.
Lo pompavo e iniziai a masturbarmi.
Oramai era duro, la cappella era tesa e violacea, lievemente incurvato verso l’alto.
Gli leccavo i coglioni, me li mettevo in bocca, risalivo con la lingua lungo tutto il cazzo per poi ingoiarlo.
Gli giravo intorno con la lingua.
Con una mano lo tenevo dietro le gambe, con l’altra mi tormentavo il clitoride.
Avanti e indietro, con la lingua lo picchettavo, gli giravo intorno, cercavo di stimolarlo, sentivo nella mia bocca quel cazzo che mi sembrava anche più grande di quanto fosse in realtà.
Avevo pompato cazzi più lunghi e più larghi di quello, a qualche compagno, per noia o perché ne avevo voglia, un paio di volte a degli sconosciuti nei cessi di un centro commerciale.
Ma qui, sapere che oltre alla sborra in bocca e un ricordo un tizio era disposto a pagare mi eccitava, mi sentivo la figa pulsare, se avessi potuto mi sarei messa una mano dentro per placare la voglia.
Lo sentii irrigidirsi e pulsare, non è che ci avessi messo né tanto tempo né molto impegno per farlo venire.
Il suo seme caldo e asprigno mi finì sulla lingua, poco dopo un orgasmo mi colpì come una mazzata. cercai di non farglielo vedere, ma, per fortuna era troppo preso nella sua venuta per notare la mia.
Finni di leccarlo, ingoiai e con un fazzoletto mi ripulii la bocca.
Lui guardò il cartellino del prezzo, prese il portafoglio e mise due pezzi banconote sul sedile, se ne andò.
Io mi rivestii rapidamente, e mi diressi alla cassa.

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