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Erotici Racconti

Quel grido di soddisfazione

By 4 Giugno 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Nella penombra dell’oscurità afosa e opprimente dell’estate si vedono solamente le stelle, sì, veramente così, quel delicato, garbato e poetico chiarore azzurrognolo, che colora dipingendo il buio intenso nelle sere senza la luna quando tu sei lontano dalle luci della città e distante dagli stabilimenti balneari, con le luci colorate e tutto il nero intorno in quanto è un immenso paesaggio marziano, identica, statica e immodificabile vastità che con difficoltà risalta dal litorale, perché rimane unicamente la tonalità del colorito celeste, i riflessi del raggruppamento delle stelle del mese d’agosto, i riflessi traballanti sull’acqua e gli effetti sulla tua pelle nuda.

Al mio fianco beatamente adagiata, attualmente ci sei tu, perché insaziabilmente siamo stretti l’uno all’altra per gustarci ogni istante di questo momento tanto aspettato e tanto desiderato, che sembrava non arrivasse in nessun caso. Le stelle, silenziose e tranquille testimoni mute in un elegante completino blu riflesse sui tuoi seni rigogliosi, sulle labbra semichiuse e ancora sugose di piacere. Le stelle sono un immenso lontanissimo soffitto su di noi, null’altro che astri tutt’intorno e quell’ipnotico sussurro del bagnasciuga così talmente vicino da sentirlo persino dentro, perché qualsivoglia raggruppamento di corpi celesti li rileviamo distintamente interiormente, intanto che io scruto esaminando il tuo delizioso monte di Venere, quella palpitante, amabile e profumata discesa che così a lungo ho auspicato di baciare, quella luminosa e taciturna costellazione nei tuoi occhi.

Al momento restiamo fissi squadrandoci nel silenzio blu della notte, stretti attualmente dopo aver miscelato secrezioni e passioni, appresso esserci scambiati i corpi fusi in mille orgasmi, a tal punto impalpabili da scoprirci vergini sulla sabbia tiepida. Incorrotti e puri, assetati e vogliosi di desiderio, accecati dall’attesa e offuscati dalla ragione ci siamo dissetati del nostro animo, degustando le sapidità arrotolati e avvolti come un cesto di vimini. Poi le stelle, il blu e alla fine l’oblio, la quiete.

Io scruto attentamente le tue carnose labbra cogliendone i tuoi appassionati brividi, irresistibile è altrettanto ogni nostro più impalpabile e quasi irriconoscibile movimento, visto che crea nell’altro un’essenziale eccitazione e una pura voglia persistente. Osservando il tuo amabile sguardo, capto che là dentro ci sono costantemente fiammanti peripezie da scoprire e numerose gesta da stimolare, perché al presente io permango lì, saldamente appiccicato nel tuo animo mia amabile dea delle arti, mia spasimante impetuosa e irrefrenabile, perché ti vedo riflettere il blu delicato e irrequieto delle stelle, mentre tu socchiudi gli occhi e ti stringi maggiormente al mio corpo. La mia focosa passionalità anche adesso è palpitante e abbastanza accorta, direi prontamente desta, perché pigia premendo sulle tue chiappe così alla maniera d’un richiamo, alla pari d’una chiamata precisamente com’è un languore non ancora completamente saziato, effettivamente come un appetito non soddisfatto. Io ti sbaciucchio amabilmente, tu sei donna in ogni dettaglio, tu sei femmina nel rispondere al mio bacio lasciandoti andare deliziosamente e con prudenza, ancora una volta bramosa e ingorda di quella percezione, perderti del tutto, bruciare tra le braccia del tuo diavolo e sentirti femmina, amata, preferita e posseduta in un letto di stelle.

Mi piace francamente abbrancarti ancora, mi soddisfa schiettamente acciuffarti, anche se notevole è l’arsura della passione, giacché cospicua, duratura e piuttosto lenta è stata l’apprensione e in seguito pure l’attesa di poterti amare totalmente in quell’immensità. Attualmente la tua epidermide s’incendia di passione, dato che io ti sto facendo smarrire esasperandoti nell’uragano dei sensi e scompigliandoti a dovere, tenuto conto che io mi scotto a ragion veduta per ogni tuo febbrile piagnucolio, in quanto divampiamo in modo simultaneo, per il fatto che il tuo grido così appassionato, entusiasta e incandescente risponde lestamente alle mie labbra che scorrono sui tuoi seni, che accarezzano, che baciano e che succhiano gradevolmente quell’epidermide dolce e salmastra al tempo stesso. I tuoi sussurri di piacere riflettono quegli astri azzurrognoli, perché toccano delicatamente ancora una volta le tua bocca, denudando e mostrando la tua grotta nascosta affascinata del tuo piacere, estrosa, incontentabile e famelica persona su questo litorale blu, solitaria e quieta, interamente arrotolata e avvolta in compagnia di quei corpi celesti lassù. 

Io t’acciuffo prontamente ancora una volta contemplandoti, sì, in questo modo, stringendo fra le mani la tua cute, il tuo profumo, il sapore del tuo sesso sulle labbra, i tuoi capelli ribelli e selvaggi, umidi dei nostri fluidi di nuovo amalgamati, di nuovo vergini a queste sensazioni, intatti e selvaggi a questi orgasmi che rapiscono strappando la nostra volontà. Più tardi, scopriamo nello stesso istante, d’urlare al vento il nostro piacere che vorticosamente esplode all’unisono, sì insieme, io in te, dentro di te, tenuto conto che io t’avverto a fondo nell’inconfessata grotta del tuo fiore più nascosto.

Io, invero, allettante, insinuante e suadente sono fuso con te per formare un unico corpo entrato in te, per completare rifinendo le nostre anime con la carne, marcando e sottolineando con maschie spinte ogni tuo folle grido di piacere, liberato in quella notte estiva d’agosto assieme a quel diletto che stai gridando in faccia a questi numerosi astri, però ampiamente rivelato della nostra carnale e passionale unione.

Nel momento in cui io gustosamente eiaculo dentro di te, colgo, distinguendo e sentendo molto bene le contrazioni del tuo animoso e poderoso desiderio, che viene in quel libidinoso frangente soddisfatto appieno, accompagnato da quell’ardore e da quell’aspirazione di colore blu come le stelle, immersi in quell’intenso colore blu come la notte che ci vede compatti, omogenei e uniti nel completamento e nella rifinitura di ciò che realmente siamo. 

Un’entità, un’essenza, una grandezza e un valore unico.

{Idraulico anno 1999} 

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