Ciao a tutti,
questo racconto è una cosa che mi è realmente accaduta circa tre anni fa. I nomi che utilizzerò sono tutti di fantasia.
Solo Paolo, all’epoca dei fatti avevo 20 anni, un ragazzo come tanti. Alto 182cm, moro, fisico normale, con un filo di pancetta. Caratterialmente un ragazzo molto chill.
Avevo deciso in estate di iscrivermi a un corso per web developer organizzato dalla mia regione, che tra l’altro mi ha portato di lì a poco a trovare un impiego come programmatore.
Frequentava questo corso una ragazza, che chiamerò Claudia. Lei aveva all’epoca sui 29-30 anni, bassina, capelli biondi tinti, seno né grande né piccolo, occhi grandissimi, labbra carnose, piuttosto magra, sposata da qualche mese, ma lei e il marito vivevano ancora in casa dei rispettivi genitori in quanto i lavori per la casa nuova andavano un po’ a rilento.
Non era esattamente il mio tipo, ma aveva una particolarità, un culo incredibile, rotondo come piace a me, e quando si piegava a volte lasciava intravedere il perizoma, cosa che portava me e i miei due compagni di banco a scambiarci sorrisi complici – anche perché certe volte sembrava quasi farlo apposta – stando attenti a non farci vedere dal fratello, che frequentava anch’egli il corso, un tipo simpatico con cui eravamo diventati amici, ma che essendo uno dal fisico piazzato e palestrato sarebbe stato meglio non far imminchiare.
Le settimane passavano, ormai in classe eravamo diventati tutti amiconi, si rideva e scherzava, ma nel mentre il corso non stava andando bene per tutti. Purtroppo alcuni – tra cui Claudia – facevano fatica a comprendere gli argomenti, che via via s’erano fatti più complessi.
Arriva un giorno in cui era previsto il doppio turno mattina – pomeriggio. Io come spesso accadeva preferii restarmene in aula, in quanto odio andare a mangiare il burger da quattro soldi del Mac, e preferisco la mia schiscetta che preparavo al mattino. A volte rimanevo perfino da solo nella sede in cui si svolgeva il corso, visto che ormai eravamo diventati amici anche con tutto lo staff e si fidavano di me.
Quel giorno a fine lezione, mentre salutavo tutti in attesa di rivederci un paio d’ore dopo, Claudia inaspettatamente esclama
– Ragazzi, oggi resto in aula anche io, ho portato un panino da casa, e poi mi piacerebbe ridare un’occhiata al codice che ho scritto stamattina, è un po’ incasinato, magari Paolo mi da una mano.
– Ok, Claudia. Per me no problem!
Andarono tutti via, compreso lo staff, e iniziammo a pranzare insieme, con un filo di imbarazzo da parte mia.
– Paolo, soli soletti oggi…
– Eh già. Fa piacere che una volta tanto qualcuno sia rimasto con me a farmi compagnia
Senza chiedere nulla prese la mia lattina di coca cola presa dalla macchinetta e ne sorseggiò un po’.
– Claudia… allora come va coi lavori per la casa nuova?
– Si va avanti, un giorno sì e l’altro pure litigo con muratori ed elettricisti, e anche con mio marito che non riesce sempre ad essere presente e quelli fanno come cavolo gli pare. Un vero inferno!
– Immagino, ci sono passato anni fa…
– Ma la cosa che mi sta facendo più male è il fatto che questa distanza e gli orari totalmente diversi stanno creando un muro con mio marito, che riesco a vedere a malapena una volta a settimana. Sai, fisicamente ti somiglia molto.
Mi mostra una foto
– Cazzo! – esclamo – potrebbe essere mio fratello maggiore…
In effetti era letteralmente me, ma con una 15ina di kili in più.
– Ahahahha è la prima cosa che ho pensato quando ti ho visto
– Comunque Claudia magari è solo il momento, presto andrete a convivere e questo momento si supererà, stai tranquilla!
– Lo spero Paolo, anche perché dopo aver speso tutti quei soldi per la casa…
Continuammo a parlare tranquillamente, al che lei mi chiede di aiutarla con un esercizio con cui aveva difficoltà. Io inizio ad osservare il codice, ed era scritto davvero in maniera terribile, non si capiva una fava. Inizio a ragionare ad alta voce per identificare il problema, e nel mentre lei appoggia la sua testa sulla mia spalla, palesemente facendo finta di capire qualcosa di ciò che stavo dicendo. Feci finta di nulla, ma nelle mie mutande c’era qualcun altro che non era rimasto indifferente, era diventato un pezzo di marmo di Carrara.
Iniziai a capire dove voleva andare a parare, ma restai composto, continuando a far finta di nulla e a ragionare ad alta voce. Non mi è mai piaciuta l’idea di rovinare famiglie, specialmente una appena nata.
Al che la sento allontanarsi e togliersi le scarpe, per poi appoggiare la gamba destra sulle mie. Aveva deciso di mandarmi al manicomio e stava abbattendo le mie ultime resistenze.
Mi giro verso di lei, quel giorno aveva una camicetta, gonna verde lunga fino alle ginocchia – che in quel momento aveva sollevato, mostrando le cosce, per provocarmi – e collant con una trama floreale.
Stavo per dire qualcosa, ma non feci in tempo, iniziò a massaggiarmi il cazzo col suo piede. Mi salì il sangue al cervello, non ce la feci più, realizzai che con una troia del genere il matrimonio era compromesso in partenza, non sarebbe stata colpa mia.
– Ok Claudia, l’hai voluto tu…
Mi alzai, la sollevai per le cosce, mettendola a sedere sul banco, si aggrappò al mio collo e iniziai a baciarla sulle labbra e sul collo.
– Aspettavo da settimane questo momento… – sussurrò tra un bacio e l’altro.
Mi prese per mano, trascinandomi nell’ufficio del direttore, dove c’era una stanzina sul retro in cui c’era una branda a una piazza, non c’erano lenzuola, solo il materasso. In effetti il direttore parlando del più e del meno ce l’aveva raccontato che a volte si intratteneva la notte per pianificare tutti i corsi, come se non lo sapessimo che se la “intendeva” con una delle segretarie, ma vabè.
Mi sedetti, lei a sua volta si sedette sulle mie gambe a forbice incrociata, baciandomi. Le sbottonai la camicetta e il reggiseno e realizzai che aveva due poppe che fin lì avevo sottovalutato, a coppa di champagne come si suol dire.
– mi piace molto ciò che vedo… – esclamai
– non hai ancora visto niente! – disse con una smorfia maliziosa sul volto
Non esitai a mettere una di quelle due meraviglie nella mia bocca, iniziando a ciucciare avidamente, mentre sotto la gonna iniziai a giocare con le dita dentro la sua patata, che tra un mugolio di piacere e l’altro era ormai fradicia.
Il tempo dei preamboli era finito, volevo le sue labbra attorno al mio cazzo. La feci inginocchiare, sbottonò la mia cerniera e tirò fuori il mio membro, duro come non mai.
– Wow, altro che il gamberetto di mio marito. Questo sì che è un cazzo!
Non esitò ad afferrarlo, “frustandolo” paio di volte, per poi iniziare a succhiarlo con una maestria incredibile, lappando ogni centimetro, massaggiando anche le palle
– Sì Claudia, continua così, quel cornutazzo di tuo marito non sa cosa si sta perdendo…
Di lì a poco non ce la feci più, senza avvisarla le venni rabbiosamente in gola, e lei da zoccolona navigata non battè ciglio, ingoiò fino all’ultima goccia, ripulendo la mia cappella, lasciandola scintillante.
Ricominciai a baciarla dolcemente, per poi spogliarla del tutto, aprirle le gambe per poi iniziare ad esplorarla con la mia lingua, portandola a un fragoroso orgasmo, e a sporcare il materasso dei suoi umori.
Andai avanti fin quando il mio membro non ha ricominciato ad avere fame, e questa volta voleva puntare il bersaglio grosso: la sua patata. Lei sembrava non aspettare altro.
Voleva comandare lei il gioco, così mi distesi, invitandola a salire su di me
– Paolo, hai la protezione? non vorrei che…
– Non ti preoccupare, ti avviso io
Salì in groppa al mio cazzo, si chinò verso di me e iniziò con movimenti dolcissimi, mentre mi baciava, a cavalcare il mio membro. Quando a volte sollevava il busto, non perdevo tempo, aprivo la bocca, la tiravo verso di me e inserivo una sua tetta in bocca.
Lei era semplicemente una macchina da sesso, mi faceva impazzire come si muoveva
– che bello prendere il tuo cazzo mentre quel coglione litiga con i muratori ahahaha
Mentre insultava quel poveraccio suo marito, si tolse persino la fede, lanciandola via, nel mentre ansimava facendo scomparire il mio cazzo nella sua patata, inaspettatamente profonda, come una vera vacca da monta.
Era giunto il momento, stavo per eiaculare, e come da patti le dissi di togliersi. Salto immediatamente e decise di prenderlo in bocca ancora una volta. Ingoiò anche stavolta il mio seme con voracità.
Ricominciammo con le effusioni, fin quando il mio arnese non è stato pronto per il terzo round. Era il mio turno adesso, e volevo il gran finale.
La feci stendere a pancia in giù, trovandomi al cospetto di quel meraviglioso culone che fino a poco prima avevo solo potuto immaginare. Adesso era lì, a mia disposizione, e avevo l’acquolina in bocca. Le tirai un paio di schiaffoni su quelle chiappe carnose, le sollevai un po’ il bacino, presi il mio membro di nuovo marmoreo e lo feci entrare delicatamente nella sua fica calda, tra i suoi mugolii di piacere.
Iniziai a stantuffare, all’inizio dolcemente, per poi partire con colpi vigorosi. Mentre gemeva ebbe la lucidità di afferrare lo smartphone e iniziare a filmare mentre facevo tremare le sue carni.
– allora troia, il cornutazzo ti ha mai scopata così bene?
– nooo aaah nooooo mai, da oggi voglio solo scopare con te, CON TE, CON TEEEE
Dopo numerosi colpi a ritmo sincopato, iniziavo a sentire che era giunto il momento, stavo perdendo il controllo
– Claudia, voglio venirti dentro, mettere una vita dentro di te
Lei era totalmente schiava del mio cazzo, era in trance, non stava capendo più niente
– Siii siiii fai quello che vuoi, ah, AAAH
Le diedi gli ultimi colpi secchi, le palle si contrassero, sentii un fremito, e un secondo dopo la farcii con la mia crema calda. Rimasi dentro di lei, ancora abbastanza duro, per un paio di minuti, sfinito ma appagato. Nel mentre realizzammo che l’orologio segnava le 14 e 45: era quasi ora di ricominciare la lezione.
Ci stendemmo stretti a faccia in su, senza dire niente, per un minuto, per poi rimetterci a posto. Girai il materasso pieno delle macchie dei suoi fluidi per nascondere il misfatto e tornammo in aula, provando ad andare avanti nello studio come se nulla fosse.
Il corso finì da lì a un mese, iniziammo uno stage formativo insieme, e fummo infine assunti entrambi dalla stessa azienda a tempo indeterminato.
Notai qualche settimana dopo una pancia sospetta, provai a dirle qualcosa, ma lei mi mise subito il dito sulle labbra, facendomi capire che non c’era niente da dire. Avevo capito tutto.
Di lì a poco, mentre lei aveva iniziato finalmente a convivere col marito, diede alla luce un bellissimo bambino, a cui diede il mio nome.
Ho continuato una volta a settimana a darle una bella ripassata come quella volta per un paio d’anni, fin quando non mi sono fidanzato con la mia attuale promessa sposa. A quel punto i rapporti sono finiti, io ho fatto un salto di carriera, trasferendomi a Milano.
Prima di partire le dissi di fare la brava di lì in poi, sperando che il marito – conosciuto, bravissimo ragazzo, che non meritava tutto ciò – non realizzi presto che zoccola s’è messo in casa.
Ciao William. Grazie per i complimenti, sempre graditi. Certo che prosegue, i capitoli sono già tutti caricati e in attesa…
Bel racconto, complimenti. Aspetto i prossimi capitoli, perché prosegue, vero?
Sono assolutamente d'accordo: sarebbe bello poter avere uno spazio per disquisire di questi aspetti senza necessariamente scriverli qui. Un sistema…
Grazie di nuovo per l'apprezzamento! Non manca molto per la conclusione (con un capitolo pubblicato alla settimana, manca esattamente un…
Sì, diciamo che c'è stata una piacevole conclusione della vicenda, Onestamente attendo con immenso piacere il proseguire di questa tua…