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Erotici Racconti

Raggiante d’averti conosciuto

By 12 Dicembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Al presente mi trovo a San Felice Circeo in provincia di Latina, sono da solo, malauguratamente non sono riuscito a combinare nulla e al momento m’annoio in modo esplicito, perciò decido d’incamminarmi per andarmene verso il bar per tracannarmi una birra, quando inaspettatamente sul lungomare incontro il direttore della banca con tutta la famiglia al seguito, io gentilmente lo saluto, lui ricambia con una buona e diligente benevole creanza. In quella circostanza mi presenta la sua consorte Maria Grazia assieme a una ragazza di nome Alessandra, che non è altro che la figlia del fratello. La moglie è un’aggraziata e piacente femmina, avrà suppergiù una quarantina d’anni d’età e da come noto è perfino molto ricercata nel vestire, in quanto indossa un abito nero con un lieve trucco, ma quella che mi colpisce maggiormente sconvolgendomi le membra è la figlia del fratello, poiché è un autentico splendore, un inconsueto sfavillio. Lei è molto sbarazzina, è assai avvenente e leggiadra, molto ironica e spigliata, ha la chioma castana con una faccia da ragazzina vispa e smaliziata, tuttavia è la pancia che mi manda su di giri, perché con quell’addome seminudo e abbrunito che s’intravede, dai pantaloncini trasparenti spunta un favoloso tanga seducente che fa risaltare per bene i glutei. In quel frangente io rimango sbigottito con quale disinvoltura lei giri per strada conciata in quella maniera, con quello sguardo che mi fissa mandandomi in visibilio. 

Il direttore di banca è un personaggio affabile, gioviale e alla mano, è indiscutibilmente amichevole e comunicativo, un vero ideale per noi ragazzi, in special modo di più per le ragazze. E’ un uomo cinquantenne attraente e vitale, ha una solida carriera alle spalle, disponibile all’ascolto, semplice nel vestire, pacato, non sfoggia nulla d’eccessivo, è misurato nei modi ed è equilibrato nei comportamenti. Nel mentre che dialoghiamo ci accomodiamo all’esterno d’una caffetteria, sempre conversando scopro che loro hanno qua un’abitazione e che resteranno a San Felice Circeo per tutto il periodo estivo fino alla metà di settembre.

“Ascoltami, io ho un urgenza, dobbiamo rientrare per due giorni a Roma, Alessandra sarà ben lieta di farti compagnia. Che te ne pare?”. 

Io non credo a quello che ho appena udito, diamine, questa qua è una squisitezza dal creato, un regalo insperato, tanto più che lei sembra gioiosa ed esultante dell’eventualità. In un baleno definiamo sia l’orario che il posto dove incontrarci. Io non ho neppure più voglia d’arrischiare la fortuna in qualche discoteca, sicché rientro all’istante nel mio albergo e mi faccio una sega grandiosa pensando ad Alessandra e per come sono favorito dalla sorte, eiaculando sulla mensola del bagno. Alle quattordici del giorno successivo l’aspetto seduto sulla panchina all’ombra d’un grosso albero, lei sopraggiunge con il motorino e soltanto in quell’istante mi rendo conto che è lei solamente quando si sfila il casco:

“Vieni, sali che andiamo” – mi esorta lei raggiante ripartendo alla svelta.

Io l’abbraccio, lei ha unicamente una maglietta, naturalmente non porta il reggipetto, io ho la sua schiena proprio sotto il mio naso, questo è troppo per me. Alessandra viaggia senz’aver indossato il casco, dal momento che la fragranza della sua chioma mi fa il solletico sulla faccia, sennonché lei sollecitamente in maniera inattesa candidamente mi propone:

“Adesso passeremo presso la casa del fratello di mio padre, là nella loro dimora c’è una piccola piscina, così ci rilasseremo un poco”.

Alessandra conduce il motorino come una mascalzona indiavolata, serpeggiando in modo scapestrato e irresponsabile tra i pedoni, in modo discolo fra i bambini e i cani, gareggiando nel far passare a tutta velocità le mie ginocchia a pochi centimetri dagli specchietti retrovisori di tutte le automobili posteggiate lungo la litoranea di San Felice Circeo, dopodiché s’immette in un passaggio sterrato in salita, risale per un bel pezzo tra l’altura, in seguito fa scattare il cancello elettrico d’un caseggiato aprendolo, parcheggiando esplicitamente nel prato a ridosso della piscina:

“Io vado nel bagno, tu intanto rilassati qua, arrivo subito” – mi declama lei in modo spigliato lasciandomi attonito e stupefatto.

Io tardo un poco nel ripigliarmi per lo stupore, mi somministro per l’inattesa incredulità persino una pizzicata per essere certo che sono sveglio ed è proprio tutto vero quello che sto vivendo, dopo, tenuto conto che non ritorna mi sfilo scarpe, i pantaloni e la maglietta e mi lancio dentro la piccola piscina. Alessandra ricompare, sul bordo della piscina si libera dei sandali, dei pantaloncini e del perizoma e si tuffa interamente svestita, perché all’istante emerge davanti a me cingendomi le braccia al collo baciandomi con la lingua:

“Sta’ tranquillo, qua ci siamo unicamente noi due, il costume non serve” – mi proclama infoiata lei”.

Con un gesto deciso me lo sfila giù, io non riesco a dire una sillaba, perché Alessandra riprende a baciarmi con foga e non mi resta che caldeggiarla. Infruttuoso è altresì ribadire che il cazzo si è gradualmente gonfiato, eppure data la situazione non poteva essere altrimenti, cosicché non vale la pena che mi preoccupi. Lei mi toglie la lingua dalla bocca dopo una slinguata da primato, ma soltanto per mordermi il lobo d’un orecchio per bisbigliarmi:

“Avvicinati, perché ho voglia di chiavare” – per il fatto che non mi lascia nessun’eventualità di reagire.

Alessandra mi trascina per mano fuori dalla piscina, m’accompagna in una zona del prato all’ombra, successivamente ci stendiamo lì e scopiamo con un ardore e un inedito slancio del quale non supponevo d’avere. I dialoghi verranno in seguito, fra un bacio, una spalmata di crema solare e una smanceria, successivamente ci sveliamo ogni cosa di noi, esponendoci a vicenda i nostri dubbi, i nostri timori e le nostre aspettative, in aggiunta a ciò Alessandra mi narra una vicenda che mi lascia radicalmente attonito e meravigliato:

“Sai una cosa? Devo svelarti che Alfredo e Maria Grazia non sono per niente i miei parenti stretti, all’opposto, fino a qualche mese fa non avevo cognizione nemmeno che esistessero”.

Io alquanto incuriosito e piacevolmente intrigato mi faccio illustrare la questione e in breve tempo si manifesta un’esposizione improbabile. Lei, invero, era entrata in contatto con loro attraverso il portale internet, in modo accreditato è ingaggiata per tutto il periodo estivo per compiere la mansione di cameriera e di tenere in ordine la dimora. In realtà non esegue niente di tutto questo, sobriamente vivacizza le loro serate nel letto illustrandomi quanto segue:

“Devo confidarti che ambedue non possono esibirmi come la loro spasimante, in tal modo ci siamo benevolmente accordati accuratamente per palesare che io sono la loro nipotina, divulgandolo e indicandolo agli altri senz’infondere congetture né sentori né sospetti di sorta”.

Io origlio seguendo con estrema attenzione il suo concetto, tento di ripigliarmi, rimango testualmente sbigottito, perché sono incapace di domandarle dell’altro, per buona ventura Alessandra riesce con destrezza ad allietarmi nel migliore dei modi, si colloca cavalcioni accarezzandomi sapientemente il cazzo e mi racconta il seguito. Il direttore di banca e la sua consorte svolgono questo trastullo della nipotina puntualmente all’approssimarsi della stagione calda, sovente con una ragazzina intatta ingaggiata deliberatamente. Entrambi se la spassano chiavando in tutte le posture, perché il suo compito in ultimo è innanzitutto quello d’introdursi nel talamo con loro e di non lasciarli giammai a bocca asciutta:

“Dimmi una cosa, almeno ti danno una ricompensa” – esordisco io replicando balordamente intrallazzato più che mai.

“Sicuro, sì, certo che mi retribuiscono, pure tanto. Però non credere, io lo eseguirei finanche se non mi compensassero, perché non mi sono mai svagata così tanto”.

“E tu, che cosa fai, dai, racconta un po’?”.

“Che zuccone che sei, ma è normale che chiaviamo”.

“Spiegami una cosa? Assieme a lei?”.

“Sì, certamente, io ho fatto rapidamente ad assimilare la faccenda, perché con Mariagrazia compiamo certe prestazioni che non hai idea”.

Alessandra si dispone di sopra, stavolta fa in modo che il mio cazzo s’introduca nella sua fica, a ben vedere ce l’ha davvero pelosissima, è un incanto, non avrei mai immaginato che l’avesse così curata, si muove soltanto insensibilmente, frattanto m’accarezza il torace, dopo s’abbassa per baciarmi arrivando al punto centrale della questione esponendomi:

“Ti dirò che il direttore di banca in queste circostanze è astruso e assai bizzarro, giacché non s’appaga di noi due, lui farnetica e vaneggia per i ragazzi, in fondo il mio incarico è anche quello velatamente di procurarglieli:

Io inizio rapidamente ad assimilare i suoi depravati e lascivi pensieri, confronto tutto quello che mi è accaduto sinora, ecco perché è stato tutto così agevole, diretto e lineare. Realizzo di colpo che lei è l’appetitosa, invogliante e stimolante esca, io viceversa sono il pesciolino che ingenuamente ha abboccato facendosi imbrogliare. Nel contempo m’allungo guardandomi attorno, temendo d’intravedere il direttore di banca spuntare da un momento all’altro, perché tutta la meraviglia piacevole iniziale adesso diminuisce scomparendo:

“Non crucciarti più di tanto, sii fiducioso, qua non c’è nessuno. Loro si trovano a Roma e rientreranno soltanto domani sera”.

Senza tanti tentennamenti Alessandra mi conferma che è proprio così, giacché lei deve accalappiarmi e in ultimo convincermi ad infilarmi placidamente nel letto con loro:

“Onestamente mi piaci, io sono soddisfatta d’adescarti” – mi riferisce lei piuttosto deliziata e altrettanto lusingata.

“Sì, va bene, io non sono attratto dagli uomini, come la mettiamo?” – esordisco io ribattendo un poco allarmato cercando spiegazioni.

“Non temere, neppure a me le donne facevano effetto, eppure attualmente con Maria Grazia mi diverto come una strampalata. In fin dei conti non devi chiavarti unicamente il direttore di banca, sono più che convinta che la sua deliziosa consorte una ghiottoneria di bel maschio come te non se lo lascerà di certo sfuggire, perché pure io con te ho voglia di compiere impudiche e scostumate sconsideratezze”.

Quello che mi espone Alessandra è tutto così enorme, che mi sorge persino il sospetto che mi stia raccontando un sacco di frottole architettate ad arte:

“Presumo che tu non mi creda, dai, vieni qua che ti mostro una cosa”.

Alessandra s’alza, mi trascina in piedi e mi guida verso la dimora, io vorrei mettermi qualcosa addosso, ma lei insiste che tanto siamo da soli e che non c’è nessuno. Attraversato un salotto molto pomposo mi conduce per una scala a chiocciola che sbuca in un seminterrato, spalanca una porta con una chiave che recupera sopra lo stipite, accende la luce e mi fa entrare in un posto mirabolante. Quella che scorgo è una stanza interamente ricoperta di specchi, pavimento e soffitto compresi. Al centro c’è un gigantesco letto rotondo dove possono accomodarsi otto persone, ci sono nelle adiacenze dei canapè, svariate telecamere sistemate su treppiedi puntate verso il letto, con un enorme televisore che praticamente è un maxischermo da stadio:

“Ti sembra che quei due individui si tengano una stanza del genere per venirci a dialogare o per consumare il tè?”.

Quella che intravedo è una meravigliosa stanza adatta per le colossali ammucchiate, Alessandra si scaraventa sul letto dimostrandomi che il materasso in realtà è una specie di canotto gonfiato ad acqua, dopo m’invita a provarlo. E davvero stupefacente, perché si muove tutto a ogni minimo sussulto, come se fosse vivo. Miracolistico poi è adocchiarsi riflessi praticamente in ogni direzione, come se in quella stanza fossimo una moltitudine di persone. Alessandra s’appropria d’un telecomando mettendo in funzione il televisore e una telecamera, ben modulata a distanza dal suo pigiare con le dita, la telecamera si gira verso di lei e la riprende restituendo l’immagine sul televisore. Con dovizia adatta l’inquadratura su di sé, insiste sulle cosce e con la mano libera inizia a masturbarsi:

“Io sragiono per questo posto, perché appena potrò permettermelo, una sala così l’acquisterò pure io”.

Lei si sfrega un po’, dopo poi vede che io sono perplesso e anche leggermente a disagio, sicché mi riporta all’aperto. In seguito ci facciamo un tuffo in piscina e poi riprendiamo a discorrere distesi sul prato, mi sistemo nuovamente in modo supino, lei sale cavalcioni e s’infila il cazzo dentro la villosissima fica:

“Ti confesso che sei il quarto maschio che abbindolo, con gli altri tre ragazzi non è stato problematico”.

Nel mentre mi menziona del primo giovanotto, svelandomi che era alquanto amabile e in gamba, m’illustra tutta gioiosa che chiavava a meraviglia e che se lo hanno spupazzato per una settimana, dopo lui ha dovuto abbandonarli per partire in Australia per motivi di lavoro. Del secondo, viceversa, mi enuncia con scontentezza e con un evidente rammarico che era stato una vera delusione, sì, era indubbiamente affascinante ma in conclusione senza sostanza, Maria Grazia stravedeva per lui, Alfredo al contrario sosteneva con decisione, che pareva come se si stesse chiavando un prosciutto, sicché dopo qualche giorno se ne sono disfatti. Il terzo, quello migliore era pure bisex, gli piaceva essere legato, giacché ci ha accontentato entrambi, però è rimasto con noi soltanto tre giorni, perché in tal modo avevamo pattuito dall’inizio. Alessandra mi bacia ancora, dà qualche colpetto più deciso e prosegue:

“Tu però, dovresti essere anche più adeguato del primo. Alfredo m’ha riferito detto che gli hai sempre fatto una buona impressione generale, che sei un tipo espansivo, loquace e dinamico. Maria Grazia ha innegabilmente ammesso palesando che lei non vede l’ora di chiavarti a smorza candela”.

“Se al contrario, io non fossi d’accordo nel compiere espedienti stravaganti, come faresti ad adescarmi?”.

“Sarebbe effettivamente un vero peccato, non condiziona né incide, troveremo senz’altro qualcun altro”.

Prima di sera Alessandra vuole chiavare, dopo decidiamo di rivestirci e d’uscire per mangiare qualcosa, io ho soltanto maglietta da spiaggia e i pantaloncini, così mi impone d’indossare un indumento del direttore dei banca che peraltro mi calza molto bene. Lei si veste esattamente come la sera prima, mano nella mano ci mescoliamo tra la calca, in quell’istante mi sento il più ammirato e invidiato tra gli uomini, anche se dentro di me sono anche il più afflitto, crucciato e preoccupato. Alessandra mi fa conoscere un ristorante favoloso, che né io né lei potremmo mai permetterci, ma dove il direttore di banca può portare chi vuole, in special modo quelli che sta acchiappando. E’ ormai tardi quando Alessandra mi conduce nuovamente nella dimora sulla collina, perché in maniera infervorata m’annuncia:

“Ti metto al corrente che Alfredo e Maria Grazia non rientreranno prima di mezzogiorno, io desidero dormire tutta la notte con te”. 

Chiavare con lei nel suo letto è una cosa paradisiaca, inedita e stupenda, la dimora è deserta, silenziosissima. Dalla vetrata aperta entrano la luce della luna e il fresco del giardino. Lei è morbida, appassionata, ardente, avvinta e giovane. Non si risparmia, poiché mi sguscia tra le braccia avvolgendomi e stritolandomi. Ogni volta che il gioco diventa duro e potremmo concludere, lei mi sguscia via e s’offre in un altro angolo del letto, pronta per ricominciare daccapo. A un certo punto mi ritrovo coricato sulla schiena, con lei a cavalcioni sopra, così come nel pomeriggio sul prato. Lei si trastulla sfregandosi la punta contro le labbra della fica, ma poi cambia idea, mentre mi espone:

“Attendi, girati, facciamo così”.

Alessandra si colloca più avanti, con la mano me lo toglie guidandomelo più indietro nel solco dei glutei. Il gioco è divertente, ma prima che me ne renda conto lei s’abbassa di colpo impalandosi su di me, in quanto mi ritrovo con tutto il cazzo conficcato nel suo accogliente didietro. Questo non lo avevo mai fatto, supponevo che servissero chissà quali sforzi per farlo entrare, ma lubrificato com’è il cazzo scivola dentro a meraviglia.

“Che splendore, è favoloso, adesso voglio godere, voglio stare in questa posizione” – poiché ci pensa lei a cavalcarmi forsennatamente e con dovizia, per il fatto che resisto non molto, giacché nel giro di pochi minuti mi fa sborrare mandandomi in visibilio, pure lei viene subito dopo strepitando il suo carnale e dissoluto piacere.

“Ti adoro, adesso però dormiamo, domani chiaveremo ancora prima che si presentino Alfredo e Maria Grazia. Dopo, se non t’andrà di restare, t’accompagnerò io tranquillamente in centro” – mi bisbiglia Alessandra aizzata all’orecchio, quando ormai non ci resta più neppure un briciolo d’energia e tutte le nostre voglie sono interamente esaudite. 

Lei frattanto s’appisola all’istante come un angioletto, io non riesco a prendere sonno per tutta notte. Quando l’alba s’avvicina sono ancora lì, che la guardo, fumo e penso. Alessandra è distesa a pancia in giù svestita con la schiena e il fondoschiena sempre più distinguibile alla prima luce del giorno. Respira piano, ritmicamente, sarà ben perversa, ma vista così è per me un angelo, poiché rimarrei ben volentieri anche solamente per guardarla dormire. Infine crollo e m’addormento pure io, delicatamente mi sveglia lei con un bacio quando il sole è già alto:

“Si è fatto tardi, se non intendi rimanere dimmelo, dobbiamo sbrigarci, mi spiace, ma te ne devi andare”.

Io ci metto un poco a rendermi conto di dove sono e cosa accade, però sbroglio subito la matassa adattandomi a quel depravato e licenzioso contesto, Alessandra ne approfitta per darmi un altro bacio e per sussurrarmi ancora che è rimasta molto contenta e gratificata d’avermi insolitamente conosciuto.

In un baleno decido: accidenti, che storia che ho fra le grinfie. Un direttore di banca immorale, perverso e vizioso scambista, la sua consorte lasciva e scostumata ninfomane, la commediante, pudica e in ultimo sofistica nipotina, inizialmente candida, successivamente ingannatrice, macchinatrice e maniaca della quale non oso pensare.

Finisce che me lo prendo chissà dove e mi caccio nei guai, ma, succeda quel che deve succedere, io qui ci resto, ci potete indubbiamente e di sicuro scommettere. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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