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Erotici Racconti

Saper amare

By 8 Marzo 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

Ci saremmo dovuti incontrare il giorno dopo il suo arrivo, ciononostante io non avevo tenuto duro né resistito alla consapevolezza d’apprendere che lui fosse a poca distanza da me senza poterlo neppure vedere. Erano per me anni che io aspettavo e pazientavo per quest’incontro, poiché ero particolarmente agitata ed emozionata, così decisi d’aspettarlo nella camera dell’albergo dove lui m’aveva detto d’aver riservato il suo pernottamento, così entrai in quella che sarebbe stata la sua camera per quei due brevi giorni e m’adagiai sul letto in attesa di vederlo comparire. Il suo treno doveva essere stato senz’altro in ritardo o forse era successo qualche imprevisto, dato che io iniziavo ad agitarmi ancora di più, a pormi mille domande e a formulare ipotesi assurde e azzardate, fino a quando un’ora dopo finalmente la porta della camera si era aperta e lui il mio sogno, il mio amore era entrato. 

Io lo guardavo attonita e imbambolata seduta sul letto, come se fosse stato un miraggio, perché anche lui sorpreso mi fissava a sua volta. C’eravamo conosciuti due anni fa in una chat, in verità c’eravamo scambiati solamente pochissime parole, tra cui di sfuggita un indirizzo di posta elettronica, veramente tutto qua. Da allora però, dai primi messaggi scambiati per gioco, era diventata una corrispondenza continua e giornaliera, in quanto parlavamo poco della nostra vita personale in quei messaggi, poiché non sapevamo nulla di noi né di dove fossimo né l’età, nemmeno gli studi o il lavoro, però era come se sapessimo tutto l’essenziale, le opinioni, i pensieri, le riflessioni e i sogni.

Era un veritiero sfogo che serviva a entrambi per allontanarci e per evadere dalle nostre vite talmente invase e sommerse dalle norme e dalle regole conformiste e convenzionali della società; poi erano iniziate le telefonate, ore al telefono sia di notte che di giorno, a ogni momento libero e allora avevamo davvero saputo tutto l’uno dell’altra. Lui lasciò cadere le sue valigie, io mi alzai dal letto, gli andai incontro e lo abbracciai con l’energia e l’intensità di tutti gli abbracci mancati e persi in quei due anni. In quell’occasione mi misi a piangere, in quanto la felicità era stata troppo grande per contenerla e adesso fuoriusciva sotto forma di lacrime. Lui me le asciugò prima con le dita, dolcemente sfiorandomi il viso, poi con le labbra in teneri baci umidi.

“Sono così antiestetico e disgustoso da farti commuovere?” – debuttò lui sogghignando e infine mi squadrò negli occhi. Non era per niente un tipaccio, al contrario, per me era incantevole.

“Tu sei così stupenda, non mi fai di certo piangere” – ancora un sorriso dalle sue morbide labbra.

Io soffocai un singhiozzo nella sua spalla e cercai di mostrargli che anch’io riuscivo a sorridere, ma forse il mio tentativo non riuscì bene e lui rise ancora:

“Che faccia buffa, mi sembri un pulcino inzuppato nelle proprie lacrime, basta adesso”.

Lui m’afferrò facilmente in braccio, mi sollevò da terra e mi portò a sedere sulle morbide coperte del letto, si mise di fianco e sciolse l’abbraccio. In due anni non c’eravamo mai incontrati, un po’ per la lontananza, un po’ per gli impegni, un po’ per le mie ansie e le mie paure, finalmente smisi di lacrimare.

“E’ stato faticoso il viaggio?”. Lui mi dispensò con altro benevolo sorriso di benessere.

“Il pensiero di te lì ad attendermi, mi ha fatto persino dimenticare ogni affaticamento”.

Lui mi baciò gli occhi ancora umidi, poi la fronte e le guance tenere e rosee, poi m’agguantò il viso tra due dita e mi baciò le labbra, dal momento che fu un bacio dolce e puro, intanto che mi sentivo sciogliere, io ero veramente felice. Poi giocando con la lingua lui m’inumidì le labbra con una leccatina, io mi scostai sorridendo, dato che anche lui sorrise per un attimo, però subito i nostri sguardi tornarono seri. Quando mi baciò di nuovo fu come un esplosione di colori nella testa, il giallo, il blu, il verde e il rosso, perché mi strinse forte a sé lasciandomi senza fiato, io feci altrettanto, giacché con le mani iniziò ad accarezzarmi i capelli, il collo, la schiena e il sedere, in seguito mi tolse la maglietta, io sfilai la sua, alla fine mi guardò per un attimo.

“Sei davvero bellissima, non ho altre parole”.

Io arrossii, non gli dissi che anche lui era un sogno, però glielo feci capire. Mi baciò sul collo, alternando i baci a dolci carezze della sua lingua, m’abbassò una spallina del reggiseno, poi l’altra e mi baciò sul petto, dandomi un bacio sul cuore:

“Sento il tuo cuore battere forte” – infine m’abbassò del tutto il reggiseno.

“Il cuore ha la punta a sinistra” – seguendo questa direzione immaginaria, i suoi baci scesero fino all’apice, prima soffice poi indurito del mio seno sinistro.

“Non vorrei fare una mancanza alla parte destra” – un sorriso irresistibile e malizioso, così passò verso la parte destra disegnandomi una piccola corona intorno al capezzolo con i suoi candidi denti.

Le sue mani guidarono lentamente le mie verso i suoi jeans, me li fecero sbottonare, poiché io ero la creta modellata dalla sua volontà, poi se li tolse, io lo accarezzai partendo dal petto liscio, la pancia piatta e scattante e poi più giù sopra i suoi boxer stretti. Sentii immediatamente la sua voglia di me, lui mi guardò forse un po’ preoccupato, quasi in ansia.

“Io ti amo” – gli dissi e questo bastò per spazzare radicalmente via ogni dubbio dal suo viso, come il vento spazza via le nuvole quando minacciano un temporale.

Lui mi tolse i pantaloni e mi fece sdraiare sul letto, m’accarezzò, mi baciò di nuovo i seni, poi scese fino ai miei slip, per il fatto che erano già umidi a confermare quanto anch’io lo volessi. Li baciò e poi me li sfilò, mi baciò di nuovo nello stesso punto, poi con un dito m’esplorò; quando lo fece uscire era bagnato, me lo portò alla bocca, io lo succhiai, lui mi baciò sulle labbra come volendosi riprendere ciò che gli spettava, perché io ero sua per quel giorno, sua per sempre.

Io mi svegliai, poiché era di nuovo mattino, come sempre il mondo procedeva avanti incurante, indifferente e impassibile della vita delle persone. La sua vita era immutabile e inconsumabile, perché da sempre era stato vivo e quindi non poteva curarsi né badare a quelle migliaia di meteore che erano le vite degli esseri umani, giacché erano meno d’un lampo, così, nonostante io avessi ardentemente sperato che quella notte durasse in eterno, avevo aperto gli occhi e avevo guardato un nuovo sole che sorgeva, un nuovo giorno e addirittura lo maledissi. Lui sarebbe ripartito tra poche ore, ma era ancora avvolto dai suoi sogni, in quell’istante decisi e preferii che sarebbe stato meglio lasciarlo dormire ancora un po’.

Abbracciata a lui lo guardavo con gli occhi tristi e ripensai solamente alla sera prima quando m’aveva baciato sulle labbra, poi si era sfilato i boxer, m’aveva fatto adagiare meglio sul letto e con prontezza si era messo sopra di me. Con una mano m’aveva accarezzato una guancia, il collo, il petto, il seno, la pancia e poi più giù allargandomi le gambe senza incontrare la minima opposizione da parte mia. Io non avevo immaginato che sarebbe successo subito appena incontrato, quale idea si sarebbe potuto fare di una ragazza che ci stava subito? Non potevo però sottrarmi, perché ogni più piccola particella del mio corpo e della mia pelle gridava disperatamente il bisogno di sentirlo, d’avvertire il suo calore. Un leggero strato di sudore gli ornava la fronte e il petto, eppure anche quello era stupendo. La sua mano non si fermò finché non raggiunse la sua meta, un piccolo grido mi scappò dalle labbra, quando sentii le sue dita muoversi dentro di me, ormai lo desideravo, poiché tutto sembrava così abituale, disinvolto e fuori discussione.

In definitiva lui si decise ad accogliere il mio muto richiamo, sfilò anche l’ultimo dito esploratore e m’allargò ancora un poco le gambe accarezzandomi con cautela l’interno delle cosce. Con le mani m’agguantò i fianchi e mi tenne ferma, iniziò a penetrare dentro di me piano e senza fretta, ogni tanto fermandosi per ascoltare il mio respiro che diventava sempre più affannato, poi entrò tutto dentro di me e cominciò a muoversi prima lentamente poi acquistando velocità, come potrebbe descriverla un poeta romantico: la danza degli amanti. Io venni quasi subito, avvertii un piacere energico, fulmineo e intenso, un godimento remoto e sperduto che s’abbandonava e si perdeva nell’alba dei tempi. Lui s’accorse del mio orgasmo e si compiacque, come ogni buon uomo che sente d’aver eseguito il suo dovere pensai, e questo mi fece ridere.

“Perché ridi?”. Soddisfatta sì, ma non del tutto appagata gli risposi prontamente io.

“Te lo racconto un’altra volta, va bene? Attualmente abbiamo altro da fare”.

Lo baciai, lo strinsi a me mentre ancora lo sentivo dentro il mio corpo, poi con un gesto deciso e veloce mi girò e ci scambiammo i posti, perché adesso ero io sopra di lui.

“Vuoi fare qualcosa per me?”. Lui m’adocchiò con estremo ardore. Quant’era stupendo, osservarlo ridacchiare esultante e pieno di trasporto mentre facevamo l’amore.

“Con immenso piacere” – gli risposi io prontamente.

Adesso si stava svegliando, perché vedevo i suoi occhi muoversi sotto le palpebre chiuse, era possibile? A me sembrava di sì, un mio leggero bacio lo svegliò del tutto.

“Buon giorno”.

“Questo è uno dei risvegli migliori della mia vita” – disse con la voce assonnata.

Solamente queste poche parole bastarono per riaccendere in me il desiderio, eppure adesso era già mattina e lui sarebbe ripartito tra poche ore.

“E’ stato un sogno stanotte?” – mi chiese stupendomi.

Sì, forse era vero, era esclusivamente un sogno, lo desiderai, se così fosse stato avrei voluto dormire per l’eternità, però il mondo andava avanti, non si curava e non badava a noi.

“Amore, sono passate più di tre settimane da quando ci siamo salutati in stazione e tu mi manchi moltissimo. Pensavo che dopo averti visto e aver passato del tempo con te, finalmente sarebbe stato tutto più facile, eppure adesso con tutti questi chilometri che ci separano, le mie sicurezze sono diventate solo insensate e stupide illusioni. Adesso che ho potuto finalmente abbracciarti, guardarti negli occhi e baciarti, diventa fastidioso e insopportabile vivere senza di te, per il fatto della cognizione che tu esisti davvero e non sei soltanto il frutto della mia fantasia, che amplifica e ingrandisce maggiormente il mio senso di solitudine. Io cerco di non pensare al passato, ma di guardare al nostro prossimo incontro, tuttavia ieri è più vicino del nostro domani e la mia mente scivola facilmente nei dolci ricordi. Quando quella mattina ci svegliammo non ti dissi che desideravo chiudere a chiave l’hotel e tenerti in ostaggio a mio piacimento, no, perché semplicemente ci baciammo e fui io a trovarmi prigioniera di te. Se chiudo gli occhi sento ancora il calore della tua pelle mentre tu m’accarezzavi, la schiuma che ci massaggiava dolcemente il corpo, noi due da soli in quella vasca da bagno come per purificarci da tutto il male che avremmo dovuto affrontare e sopportare in seguito. Con la spugna dolcemente pulivi ogni parte del mio corpo, con i tuoi baci rinfrescavi la mia anima, poi t’abbandonasti a me con la schiena appoggiata ai miei morbidi seni, dato che ti sei lasciato cullare e massaggiare dolcemente dalle mie mani”.

Nel momento esatto che io scrivevo, con la mente stavo attentamente ripercorrendo e rivivendo attimo per attimo quello che era successo, quando eravamo usciti dal bagno ancora bagnati e avevamo fatto l’amore, mentre i nostri corpi bagnati ma roventi scivolavano uno sopra l’altro. Le nostre mani ancora un po’ insaponate, per il fatto che rendevano ogni carezza più sensuale. Invasa e presa dal ricordo, con una mano io iniziai ad accarezzarmi cominciando a creare quel piacere di cui avevo tanto goduto tre settimane fa, poi mi fermai e continuai la lettera:

“Tutti questi ricordi io li porterò per sempre dentro di me, perché saranno come averti sempre con me, in quanto i miei ricordi ti renderanno immortale come la mia anima”.

Alcune lacrime andarono a bagnare il foglio dove la mia penna si muoveva, così come l’andamento della mia calligrafia.

“Adesso, mentre sono qui da sola per ricordarti piango, però sono felice, allegra ed esultante, perché con te mi sono sentita briosa, esuberante e viva, anche se troppo poco tempo c’è stato accordato e concesso per tutto questo. Adesso che so esattamente che cosa vuol dire vivere, perché non concederò né permetterò più che i miei nuovi sensi s’assopiscano, pertanto so che cosa vuol dire amare e voler bene, dal momento che non tornerò come prima in una “non vita”, perché io t’amerò sempre, eternamente. Il destino ci ha disunito e separato di nuovo, però io t’adorerò e t’amerò per sempre, nondimeno so che potrò amare di nuovo”. La tua avvenente ed esemplare favola.

Devo inoltre ricordarti, che oggi è l’otto di marzo amore mio. Il solo scopo che ha un uomo nella sua piccola vita è di renderla grande con una donna, perché circola e galoppa dopotutto nei suoi paraggi: le donne alimentano e indirizzano di continuo cantastorie e sognatori, fanno emergere melodie e romanze, capolavori e monumenti.

In questo momento del nostro tempo, può darsi che sia disarmonico, inadatto, pure approssimativo e frivolo, accostare celebrando e memorizzando unicamente questa giornata per acclamare, per esaltare e infine per rievocare le donne. Buone cose a tutte le donne.

Quel ramoscello di mimose è un assaggio, un attestato e una dimostrazione d’amore di sé e d’appoggio per il tempo andato, per il presente e per l’avvenire di tutte queste geniali, grandiose e uniche persone fisiche di quest’umanità: le donne. 

{Idraulico anno 1999}  

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