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Erotici Racconti

Sciogliermi al desiderio

By 10 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Io mi trovo all’angolo, mi sento persa, seriosamente danneggiata tra un incaglio e un ostacolo che onestamente temevo un po’, però non posso, non devo, non so più se voglio, per il fatto che sono ancora gocciolante a causa di quegli appassionati fluidi vissuti che avverto colarmi sulle cosce, dato che sono impietrita e paralizzata. Le conclusive contrazioni muscolari a seguito di quel focoso godimento che tu m’hai a stento regalato sono appena finite, il cuore pulsa ribellandosi come se volesse sbucare sconfinando dal torace, giacché avverto nitidamente fiammate di fervore amalgamate a quell’inappropriato disagio e a quel concitato sgomento che sta arrampicandosi dall’interno.

Non posso, effettivamente non posso, visto che non riesco al momento ad accettare né a raccapezzarmi che sia ciò avvenuto, per il fatto che è stato integralmente a tal punto febbrile e fulmineo, pochi pettegolezzi, un avvicendamento d’ispirazioni, perché in brevissimo tempo io sono rimasta totalmente sopraffatta dalla tua ingegnosa astrusità, dal tuo sofisticato enigma, dal tuo allettante e attraente erotismo, oserei riportare senza dubbio alcuno tentatore e irremovibile, dal momento che mi sono scoperta supplicando di percepirti intimamente dentro di me, ammattita e delirante così come tutte le cellule che hai agitato e scompigliato in un baleno, però non posso, seriamente no.

Quel nesso immediato, quel rapporto sentimentale impulsivo che è smoderato, talvolta assai autentico e veritiero per consentirmi di non pianificare e rinunziare alla mia ambizione, sì, quell’ardore che potresti incontrare nel mio sguardo, sopra la cute, quella lussuria furiosa e quella voluttà indiavolata che comprenderesti subito dalla cadenza del mio fiato, esattamente quella bramosia che ti ho dichiarato e sbraitato, reso comprensibile, mostrato e dichiarato appieno soltanto qualche minuto fa. Sono la nostalgia e la volontà d’essere il tuo bottino, cerco d’arrendermi e desistere al tuo esclusivo e personale intento, il rimpianto d’assaggiarti, di disserrare qualsiasi apertura del mio organismo libertino e lussurioso che desidera proprio te. A dire il vero ambisce ai tuoi genitali, esige la tua esaltazione per frugare e per ispezionare fra le mie cosce. Quanto sono però cretina e ottusa, per il fatto che avverto attualmente sussultare le mie parti intime così lungamente stuzzicata dal mio affezionato alleato di plastica flessibile, che ha sopportato in completo silenzio la mia intima mortificazione per non poterti disporre in brevissimo tempo.

Abbondantemente distante, io mi scioglievo stimolandomi con perizia sotto il tuo controllo, dominatore incontrastato qual eri del mio individuale capriccio, giacché ero convinta di volerti, più che certa che sarebbe giunto un consenso e in conclusione un risultato a questo perfido passatempo, che stava progressivamente appropriandosi d’ogni mio raziocinio, certa e senza pericoli che in aggiunta a codesto bizzarro, fiabesco e inarrivabile rapporto sessuale probabile, sarebbe successivamente avvenuto un appuntamento e un confronto effettivo. Corporeo e concreto direi io, così come la mia libidine e la smania d’arrendermi e cedere alle tue fantasie che eccitano e fanno ribollire tutta la mia persona, eppure al momento sono priva di forze.

Quella relazione sta riemergendo nella mia personale concretezza, tu lo sai bene, io so che non è concepibile, non è pensabile, eppure al basamento di questa pozza congelata, visto che la percepisco interiormente essa è alquanto viva, giacché pulsa ardente la vampata del tormento e del trasporto che io sento, del totale amore che vorrei agitarti in aria sul muso, su quel viso che desidererei fortemente fosse inzuppato della mia bevanda squisita, per assaggiarlo dalla tua bocca, per mescolarlo all’aspro e pungente gusto e spirito di uomo virile che hai, per potermi dedicare a lungo alla venerazione del tuo cazzo compatto, impettito e rigonfio pulsante tra le mie labbra, florido e prospero di piacere per me, giacché io sono avida e insaziabile di te. Tu mi scrivi qualche riga, ciononostante io non ottengo né raggiungo altro che non posso, non sono in grado. Io t’ho coscienziosamente e diligentemente usato, probabilmente t’ho accuratamente sfruttato, ma dentro di me tu non saprai mai quanto ti vorrei, perché io so molto bene quando ti mettevi in moto e spingevi come nessuno ha mai realizzato, tu, un’intelligenza abbinata e identica che alimenta e che sostiene i medesimi sogni, connivente indiscusso e partner inoppugnabile d’un momento che non posso rappresentare di compiere.

Io non posso fantasticare né vaneggiare d’eseguirlo adesso, giacché la spinta emotiva è stata annegata annullandosi in quell’acme del piacere duraturo e sconvolgente, come traumatizzante è al momento il tuo personale contraccolpo su di me, sulla mia individuale inclinazione, sul mio unico proponimento, sul mio intelletto e in ultimo sul mio organismo. Ecco a questo punto il nocciolo, la dannata e insopportabile sistematicità che sbuca e che riappare. Io devo in effetti ammettere e riconoscere, che quel collegamento, quel legaccio che ho sempre custodito e preservato, e di cui sono sempre stata fiera e soddisfatta, che al presente peraltro disprezzo un poco, è deturpato e inquinato dal tradimento e dalla slealtà mia più che tua verso di lei, perché al presente ho l’angoscia, l’inquietudine e la paura di me, di te, di noi.

Lo spavento e la notizia sicura di non poterti respingere, di non poterti contrastare né d’oppormi, di fingere di non vedere la mia concitazione, di non poter padroneggiare né in ultimo reggere il mio desiderio di te. Io ti vorrei saldamente con forza, stabilmente ancora.

Io mi sento attualmente annichilita, impietrita ed energicamente distrutta, eppure sazia, però addosso con l’angoscia, l’inquietudine e la paura d’incrociarti di nuovo.

{Idraulico anno 1999}  

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