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Erotici Racconti

Scompiglio estremo

By 25 Febbraio 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

Io lo bramavo da tempo, questo momento lo rincorrevo fremendolo costantemente, per il fatto che era da parecchio che non eravamo in grado d’impossessarci per noi d’un periodo di giusto e d’appropriato meritato riposo, standocene in definitiva in armonia e in piena serenità, evitando il frequente e immancabile corteo di figli o di genitori al seguito. La nostra relazione a due si stava inevitabilmente sciupando, in verità era piuttosto snervata e svigorita, giacché alquanto consapevoli e lucidi avevamo da ultimo stabilito di prenderci un periodo di defaticante villeggiatura, per trascorrere in conclusione un consono periodo su d’un rinomato e pacifico arcipelago per le sue indiscutibili bellezze paesaggistiche.

Essendoci rivolti a una succursale di viaggi, quest’ultima, invero, ci aveva prenotato una magnifica località in un grazioso appartamento panoramico, ampio e sfolgorante con due finestre e con il balcone, una orientata sul porto con la veduta sul litorale, mentre l’altra era affacciata sulla palazzina di fronte. Da pochissimo tempo, iniziamo immediatamente a chiavare, avidi e voraci di poterci assaggiare vicendevolmente in modo indisturbato, senz’avere il timore di sgraditi intoppi né il tentennamento di frequenti interruzioni causate dalle mansioni quotidiane, contemporaneamente la situazione meteo stava cambiando e dalle finestre aperte entrava del vento, la mia consorte per la circostanza mi pregò di chiuderle, io in quel frangente mi sollevai dall’ottomana per chiudere entrambe le persiane, dove in quel mentre scoprii che là di fronte, un giovanotto con un insperato equilibrismo salito su d’una seggiola riusciva a vedere una parte del letto, apprezzando e gustandosi in ultimo indisturbato lo spettacolo dei nostri corpi avviluppati.

Io, in effetti, facendo finta di non averlo visto, ritornai nella stanza ed esposi in maniera naturale l’accaduto alla mia consorte, aspettandomi sennonché un suo rapido quanto risoluto voltafaccia, attendendomi perfino la sua rigorosa sospensione del momento. La mia consorte, all’opposto, confessando e palesandosi mesta, tediata e a tratti smorfiosa controbatté che la questione l’intrigava assai, perché folleggiando e punzecchiandomi in modo eloquente, aggiunse prontamente che quel poverino meritava senza dubbio d’assistere e di presenziare ottenendo magari una rappresentazione migliore. Lei s’alzò e gironzolò svestita di fronte alla finestra mostrandosi, chinandosi, in sostanza facendo farneticare quel giovanotto. Lei sapeva e conosceva la faccenda, perché io glielo avevo menzionato tante volte, di quanto m’avrebbe fatto sensibilmente sragionare la concezione che altri maschi l’avrebbero potuta osservare, esaminandola con dovizia, desiderandola ed infine eccitandosi a loro volta pensando a lei o addirittura toccandola.

Svariate volte, invero, durante i nostri amplessi lei m’aveva candidamente rivelato d’avventure finte al limite della pornografia, ma illustrando e interpretando ininterrottamente che erano, e sarebbero in fin dei conti rimaste unicamente delle impudiche, libidinose e controllate immaginazioni. Dopo quello spettacolo, io stavo squarciandomi al bramoso pregiudizio del giovanotto di fronte, ma la mia consorte volle rivestirsi per andare a cena rimandando la dissoluta e lasciva faccenda in epoca successiva. Con svogliatezza e con mancanza d’interesse mi rivestii toccandola ogni tanto, rimanendo peraltro assai accalorato, tanto da dover lasciare la camicia fuori dai pantaloni per occultare il distinto rigonfiamento che avevo manifestato.

Durante la cena non discorremmo d’altro, amplificando l’eccitazione quasi resa dolorosa dal desiderio, stuzzicandoci in modo reciproco, come due invaghiti e affamati che non vedono l’ora d’assaporare il corpo del proprio compagno. Stabilimmo di consumare un gelato, intanto che lei mi rammentava che se il giovanotto fosse stato ancora alla finestra, la mia consorte si sarebbe esibita ben volentieri in uno spogliarello unicamente per lui, facendogli perdere la bussola aizzandolo ulteriormente. La questione in effetti, faceva sobillare pure me suggestionandomi non poco, in tal modo per accrescere anche l’eccitabilità del ragazzo, che dopo avrebbe dovuto accontentarsi di masturbarsi, pensando inesorabilmente al suo corpo e al nostro focoso amplesso.

Ambedue consumammo di fretta il gelato e durante il tempo in cui pagavo la mia consorte uscì dal locale. Appena uscii fui colpito dall’inatteso spettacolo della mia consorte, che frattanto dialogava con il giovanotto intravisto alla finestra. Una cosa è rimuginare a cose allettanti e scatenanti, specularle e considerarle, un’altra ancora è trovarsi bruscamente di fronte alla nuda, schietta e pratica realtà. Quel giovanotto, effettivamente, accorgimento ed espediente della mia immaginazione, era placidamente uscito dalle regole ed era vivacemente apparso nella realtà, poiché stava evidentemente cercando un’inedita quanto lussuriosa connivenza con la mia consorte. Io ero indiscutibilmente geloso, mi sentivo risentito, malgrado ciò, sciaguratamente d’un assillo e di un’insicurezza che espandeva ancor di più la mia fremente quanto reattiva emotività. Non so esattamente se lui ci avesse seguito oppure se si trovasse lì per una coincidenza fortuita, ma sta di fatto, come seppi in seguito, che vedendola da sola lui si era avvicinato e l’aveva salutata insolitamente con una naturale disinvoltura.

Lei riconoscendolo all’istante, dopo un attimo di disorientamento e approssimativamente di disagio, cosciente peraltro del fatto che eravamo da soli e che nessuno là ci conosceva, aveva bonariamente risposto al saluto del ragazzo e finanche del suo amico. Io m’avvicinai al gruppetto e la mia consorte mi presentò all’istante i due giovanotti ribadendo che li aveva conosciuti da poco. I due ragazzi ci enunciarono che erano forestieri che vendevano frutta e verdura durante il periodo estivo facendo la spola con il furgone sovraccarico spostandosi da una località all’altra. Il loro entusiasmo era talmente accattivante e trascinante, che quando ci proposero di vederlo noi due accettammo con entusiasmo. In un secondo tempo ci avviammo a piedi e raggiungemmo quel veicolo accanto alla loro dimora chiusa da una pesante cancellata in ferro battuto, entrambi l’aprirono e ci fecero accomodare all’interno dell’abitazione. I due giovanotti ci raccontarono dei loro frequenti spostamenti, illustrando alla mia consorte quant’è arduo, disagevole e piuttosto faticoso procacciarsi da vivere, poiché si guadagna poco compiendo questo tipo di lavoro, essendo in aggiunta a ciò sovente distante da casa e di frequente isolato dai propri affetti familiari.

Io esaminavo che durante i loro dialoghi tutti e due brandivano la mia consorte per mano oppure le appoggiavano candidamente le mani sui fianchi, mentre lei li caldeggiava amichevolmente incitandoli e sfregandosi contro di loro. Ben presto l’atmosfera adeguatamente scaldata si poteva percepire, sicché i due aitanti giovanotti si sfilarono pacificamente di dosso le magliette sfoggiando la loro erculea corporatura. Non ricordo precisamente come s’instaurò il tutto, ma a un certo punto mentre erano tutti e tre chinati nello scrutare qualcosa, la mia consorte appoggiò la mano sul petto d’uno di loro, poiché fu come se qualcosa fosse cambiato, sicché s’alzarono e incominciarono a abbracciarla, baciarla e gradualmente a svestirla.

La mia consorte mi fece segno d’avvicinarmi e anch’io iniziai a toccarla, in seguito ci stendemmo su d’un cumulo di vetusti pagliericci, io la leccavo, mentre lei in successione lambiva il cazzo dei giovanotti ingoiandoli del tutto. Io non potevo resistere, allora mi coricai su di lei e appena la penetrai nella fica, sborrai immediatamente eiaculando con vigorosi e rapidi fiotti la mia densa e lattescente essenza vitale. La mia concentrata sborrata era stato il congruo apripista, il vigoroso esordio, perché quello fu l’esatto segnale, tenuto conto che i due valenti giovanotti a turno entrarono ed ebbero anche loro i rispettivi orgasmi, facendo raggiungere nel contempo pure a lei l’acme radicale del totale piacere. Procedemmo tutta la notte esplorandola in ogni parte ed eiaculando dentro di lei.

Io ero oberato al massimo, eccitato e gravato all’inverosimile, in quanto avevo il cazzo durissimo, perché non avevo ancora sborrato, finché ritornai velocemente alla quotidiana e lampante diretta realtà, perché la sveglia bruscamente posizionata sul davanzale della finestra, ruppe in quell’istante inesorabilmente quel lascivo e vizioso incantesimo, facendomi svegliare amaramente e crudelmente di soprassalto.

Io alquanto accalorato e lievemente stizzito per il sogno interrotto mi rigirai un pochino corrucciato e debolmente risentito da una parte, osservando frattanto che la mia bellissima e calorosa femmina con la sua favolosa e pelosa incantevole fica, peraltro con una larga striscia bene in vista che tanto sragionare mi fa, dormiva profondamente nuda e beata sul letto con lo sguardo giubilante, mentre io squadravo frattanto la mia eccessiva sborrata che aveva bonariamente imbrattato il lenzuolo, che la mia consorte aveva intenzionalmente cambiato la sera precedente, pervaso tra l’altro da una gradevolissima e odorosa fragranza alla lavanda.

Quello che ho sempre bramato intrinsecamente in cuor mio e pure in modo sostanziale nell’intelletto, mi è apparso attraverso il sogno, ma forse è più opportuno che rimanga tale, perché a detta di tante persone, sia maschi quanto femmine comprese che mi conoscono, mi riferiscono tutti quanti in modo incontrovertibile che ho accanto a me una fica stupenda e che sono molto fortunato d’averla incontrata, per il fatto che in fin dei conti mi domandino che cosa stia ulteriormente cercando, ambendo e rovistando ancora. In conclusione, riflettendoci bene, hanno totalmente ragione, perché bisogna godersi ampiamente e accuratamente quello che si possiede e che non occorre svegliare inutilmente il cane che dorme, giammai.

Un’incantevole giornata peraltro depravata, nondimeno lasciva e peccaminosa adesso m’attendeva assieme alla mia adorata e prediletta metà, per goderci in definitiva in questo stupendo territorio isolato per le sue innegabili magnificenze naturali, che la nostra tanto voluta e vagheggiata vacanza ci offriva.

{Idraulico anno 1999} 

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