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Erotici Racconti

Seducente all’inverosimile

By 7 Ottobre 2019Febbraio 13th, 2023No Comments

“Chiamami più tardi, appena potrai, ti amo”. 

Una mattina m’aveva lasciato un bel messaggio in segreteria, eppure sapevo che forse sarebbe stato meglio non consultarci né sentirci né vederci più: il perché era molto lineare e semplice da spiegare. Lui, invero, uomo d’affari quarantasettenne, sposato con una professoressa dal carattere intollerabile ed esageratamente attaccata e fissata al lavoro, padre d’una ragazza giovanissima la quale voglio bene come una sorella, però ancora troppo piccina, impreparata e novellina perché affronti giudiziosamente e intelligentemente la sua esistenza, sfuggendo alle afflizioni, ai crucci e ai tormenti d’una separazione prossima dei suoi genitori. 

Io, viceversa, ragazza trentenne, studentessa non proprio esempio né modello di legge, con la passione per il teatro e per la musica, indipendente, libera e sola, però anche indisciplinata, sregolata e a tratti piuttosto ribelle e cospirante. Due mondi nettamente opposti in verità, senza dubbio del tutto divergenti, due facce della società moderna che non hanno nulla in comune. Ripensandoci bene, rimuginavo da quando era accaduto tutto ciò, da quanto tempo andava avanti quest’incantevole quanto temibile follia. Il disastro o meglio il pasticcio, era cominciato cinque mesi prima in vacanza al mare, siccome io lo chiamo disastro anche se è una storia bellissima, deliziosa e passionale, che ci sta portando malgrado ciò alla deriva. La prima volta che lo vidi frequentava un corso avanzato da subacqueo, io invece fifona e insicura come il solito stavo per andarmene prima della dimostrazione pratica, lui già esperto ascoltava i consigli dell’istruttore tentando di fargli capire quanto fosse bravo. La prima mossa iniziale fu sua ovviamente, anche perché io non lo avevo notato tra tutta quella gente, nondimeno appena accennai la mia fuga, adesso che rammento apprensiva e codarda, lui m’afferrò affabilmente per un braccio portandomi fino all’attrezzatura che gli avevano giustappunto assegnato: 

“Ho bisogno d’una compagna. Non vorrai tirarti indietro proprio adesso? Ti dico questo, perché non è educato né garbato lasciare un uomo da solo prima di cominciare” – aveva animosamente lui esordito, detto ciò mi convinse inducendomi di restare. 

Le vacanze passarono in fretta tra prove sott’acqua, brevi immersioni, giri in barca, passeggiate sulla spiaggia a notte fonda tra innumerevoli bottiglie di birra gelata e dissetante, spartite deliziosamente in comune sintonia dopo una conversazione amabile, lunghissima e intrigante. Un sogno però, una deliziosa brama, che malauguratamente doveva sennonché bloccarsi interrompendosi in definitiva sfortunatamente lì, considerate le vite diverse e le differenti città di provenienza d’entrambi. Questo concepivo e ponderavo io all’epoca, dal momento che ero credulona, ingenua e persino inesperta. Io bergamasca d’origine, non avrei mai considerato né contemplato né pensato di frequentare l’università proprio a Urbino nelle Marche, che caso vuole era proprio la città dove Riccardo l’uomo delle vacanze lavorava per tutta la settimana, giacché ritornava a Pesaro soltanto verso il sabato pomeriggio d’ogni settimana per vedere la figlia. 

Sono stati diciotto mesi pieni di gelosie, di carichi e di litigi, straripanti di slanci e debordanti d’autentiche passioni, ma soprattutto costellati d’immenso amore. Io in realtà non avevo mai escogitato né pensato all’amante come una donna innamorata, però attualmente dato che io sono l’affezionata e la diretta interessata, al presente afferro, assimilo e comprendo molte cose e forse oggigiorno sono meno gretta, insofferente e intollerante sotto alcuni aspetti, giacché non me la sento di dare giudizi affrettati né valutazioni frettolose, verso le vite d’altre persone che agiscono nella mia identica circostanza. Come si dice in questi casi, ma non solo, adesso ti rendi conto che nelle faccende ci devi stare immerso dentro per capirle e per comprenderle appieno che cosa si prova, in conclusione è indispensabile provare per credere. Ogni storia è veramente a sé. Io ero annientata e sopraffatta dai ricordi, restavo immobile, intanto che mi rilassavo intorpidendomi già all’interno della vasca da bagno quando avrei già dovuto chiamarlo. Era sabato sera e lui era a Pesaro con la moglie, sennonché all’alba io compongo il numero del cellulare sperando che non sia già spento, per fortuna non è così, dal momento che una voce appassionata e coinvolta mi risponde: 

“Sì, pronto”. 

“E’ abbastanza tardi, oppure stavi forse tentando di convincere tua moglie ad andare a dormire?” – gli risposi io, con il tono per l’occasione da bimba accanita, implacabile e leggermente stizzita che lo faceva impazzire. 

“Abbastanza tardi non direi, perché io gradirei essere lì da te per baciarti il collo, la schiena, il petto e anche altro”. 

“E poi? Dimmi un cosa? Che cosa vorresti farmi se fossimo vicini. Sì, dai, continua così, ti prego”. 

La sua richiesta aveva un non so che d’implorante, d’incantatore e di seduttore al tempo stesso, il dialogo era interessante, molto piacevole, fluente e incuriosente, in tal modo continuai: 

“Beh, ti spoglierei e poi inizierei a baciarti sempre più in basso, fino a raggiungere l’oggetto nascosto dei miei desideri, dopo giunta fino lì lo leccherei fino a farlo scoppiare”. 

Io captavo lucidamente il suo respiro aumentare, giacché cresceva a ogni mia parola, avvertivo la mia pelosissima e rossiccia fica bagnata dai miei stessi fluidi, poiché sembrava come se fossimo vicini, come se lui stesse eccitando ogni mio singolo muscolo: 

“In questa maniera mi fai eccitare bambina. Sai che rischi grosso, quando tornerò a Urbino te ne accorgerai. Potrei non farti uscire dalla stanza da letto per una settimana intera. Ho voglia di scoparti”. 

“Come corri, però. Sei lontano e ricordati che non puoi, perché anch’io ho tanta voglia di scoparti. Buonanotte”. 

Misi giù il telefono e iniziai a fantasticare, a vagare nei meandri della mia focosa e istintiva ardente genialità. La mano che prima teneva la cornetta discese verso la mia foltissima e rossastra fica diventata abbondantemente infuocata e impaziente, che nel frattempo desiderava sognando solamente di godere. Io m’accarezzai adagio il clitoride per poi digradare verso il buchino, che già fremeva pronto per accogliere le mie dita, in quanto ero talmente aizzata, eccitata e scatenata. Io mi masturbavo freneticamente pensando al suo cazzo che entrava e che usciva da me, poiché mi stavo in effetti masturbando liberamente in totale piacimento in assenza di lui. Io rimuginavo focosamente e istintivamente, quando lui gradiva in modo appassionato sborrarmi sugli occhiali impiastricciandomeli tutti, poiché questa era la sua impudica e invereconda visione, la sua personale ossessione, giacché questa viziosa, intima e lussuriosa prerogativa lui la compiva sovente, in quanto lo faceva eccitare attizzandolo tantissimo, divulgandomi in conclusione che questo licenzioso e traviato atto lo prediligeva in special modo, facendolo in definiva sproloquiare dal piacere, perché mi marchiava in questo modo a suo totale piacimento, intanto che osservava la sua accogliente e densa bianca essenza, che a rilento mi colava sulle lenti e sulla faccia. 

L’orgasmo esplose sennonché quasi subito, scardinandomi radicalmente le membra e fu davvero energico, intenso e possente, giacché urlai fortissimo per il godimento sperimentato. Da quella volta, infatti, quando gli telefono, spesso ci ritroviamo a fare sesso a distanza in attesa che arrivi lunedì, a tal punto lo divoro nuovamente a mio gustoso, invitante e stuzzicante piacimento.  

{Idraulico anno 1999}    

 

 

 

 

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