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Erotici Racconti

Sentire il tuo sapore

By 8 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

Io ti darò soltanto un bacio e poi me ne andrò, sì, soltanto un bacio per sentire l’ultima volta il sapore delle tue labbra anche se combinato e mischiato a quello delle mie lacrime, sì, perché quest’addio mi fa piangere, anche se vorrei fare la cocciuta e la perenne ostinata, siccome quest’addio m’annienta e mi distrugge anche se la mia vita non finirà di certo. Io t’abbraccio forte per non farti andare via, tuttavia sono io a volermene andare lontano da un posto che non c’è e che forse non c’è giammai stato, anche se l’ho desiderato diffusamente con ogni fibra del mio essere. Uno dei due alla fine doveva decidere, doveva disporre, e la decisione è spettata a me, in quanto è enormemente duro e spiacevole questo distacco, perché definitivo, dire senza ripensamenti, non più.

Finisce in tal modo il tempo in cui la tua assenza mi faceva troppo male e io ti cercavo, sempre io e unicamente io, perché io non ho mai capito se il tuo era un accettarmi o un aspettarmi, eppure mi bastava che ci fossi, però adesso basta, è più che adeguato. Con questo bacio si conclude il tempo dell’amore, univoco certo, però immenso, finisce anche quell’amore che non hai mai provato per me, tenuto conto che era lì in attesa d’essere accolto, malgrado ciò tu lo hai sempre guardato ispezionandolo da lontano senza mai veramente esigerlo né volerlo. Che senso avrebbe chiederti perché? E’ vero, lo ammetto, nessuna risposta potrebbe farmi più male di quest’addio, però sono troppo sfibrata e stanca per prestare attenzione a delle parole che non voglio più sentire, perché non voglio conti in sospeso, è vero, per non avere l’istigazione né la tentazione di tornare a chiederti rivendicando spiegazioni chissà quando, per il fatto che so già che m’accoglieresti ospitandomi ancora con il solito non amore, che non accetto né sopporto più.

Io non desidero avere né voglio conti né liste né teorie in sospeso, è vero, perché sarebbe troppo molesto, tormentoso e straziante sentirmi dire che non sono la tua metà perfetta, mentre io ho sempre pensato provvedendo che la concordia e la sintonia fra i nostri corpi e le nostre anime fosse un sortilegio esclusivo e una magia quasi unica. Tu non m’hai in nessun caso amato, quando con le dita disegnavo cuoricini sul tuo petto, dal momento che t’abbracciavo forte e dovevo mordermi la lingua per non urlarti che t’amavo. Lealmente stupida e tonta io, nel pensare che quel silenzio affascinato ed estatico fosse rumoroso quanto un grido, cretina e ottusa io e il mio pudore per quei sentimenti troppo considerevoli per essere confessati. Tu mi desideri, sì certo, lo so, lo vedo nei tuoi occhi, lo sento sulla tua pelle raggrinzita dai brividi, lo indovino chiaramente dalla tua eccitazione. Anch’io ti desidero amore, mentre prolungo questo bacio oltre l’assurdo e l’incoerente, brutta bestia è la speranza ostinata fino all’ultimo, più forte della dignità e della rispettabilità che dovrei avere, più solido dell’orgoglio che con te non ha mai funzionato.

Io vorrei chiederti di lasciarti amare ancora una volta per provare ad abbattere demolendo queste barriere che non sono riuscita né ad aggirare né a scansare in questi lunghi anni. Io non ho mai creduto nei miracoli, però confido, credo e faccio affidamento nell’amore, io non ho mai creduto che il tuo cuore fosse di pietra, malgrado ciò se anche lo fosse la pietra si può benissimo intaccare e scalfire. Io rinuncio ancora a me stessa, laddove piangendo ti slaccio la camicia, su dai, fermami adesso prima che i vetri dell’automobile diventino appannati dai nostri respiri affannosi, bloccami e fermami adesso in caso contrario non fermarmi più.

In quel frangente non una parola esce dalla tua bocca, implicito e tacito consenso per farmi proseguire, mentre il mio pianto disperato e sconsolato s’amplifica in forti singhiozzi che muoiono sulla tua bocca. Attualmente baci le mie lacrime, addolorato, angosciato e straziato da questa sofferenza e da questo patimento che non t’ho mai esposto né mostrato. Tu baci le mie lacrime chiedendomi perdono, le tue mani plasmano il mio corpo, giacché è un tocco noto, eppure nuovo. Tu m’attiri sopra di te e l’urgenza di possederci ci fa scordare il posto angusto, limitato e per di più scomodo.

Tu mi squadri attentamente, al presente ho gli occhi rossicci e il rimmel che si è liquefatto, mi consideri a modo tuo in questa reale imperfezione, poiché ti sembra di vedermi per la prima volta con le mie debolezze, le mie fragilità e le mie insicurezze. Tu riprendi ad amarmi scoperchiandomi, trovando emozioni inedite mai provate, sì, senza dubbio, perché io lo capto spiccatamente dalle insolite geometrie che disegnano le tue labbra, lo avverto in maniera decisa cogliendole dalla tenerezza dei tuoi gesti, lo leggo in maniera netta nei tuoi occhi finalmente traboccanti d’amorevolezza e di riguardo. Io ti rivelo divulgandoti che ti adoro, laddove con una mano guido il tuo cazzo dentro di me, tu mi riferisci che m’ammiri oltremisura, nel tempo in cui cerchi un piacere autentico e originale muovendoti dentro di me.

In modo fulmineo sennonché lui taciturno e poderoso arriva suonando la carica, perché indomabile, irresistibile e travolgente è l’orgasmo che sopraggiunge scuotendoci e facendoci irrefrenabilmente vibrare. Fluidi, sapori, secrezioni e sensazioni d’ogni genere si compongono mischiandosi e miscelandosi in modo convulso, forsennato e invasato, mentre placidamente ascoltiamo il battito furioso dei nostri cuori che ritornano gradualmente regolari.

Soltanto un bacio per dirti addio e tutta la forza del mio amore per ritrovarti.

{Idraulico anno 1999}  

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