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Erotici Racconti

Senza veli

By 9 Novembre 2019Febbraio 13th, 2023No Comments

Ecco la mia anelante vicenda, la mia fremente e smaniosa cronaca, in verità una narrazione brodosa, duratura e vibrante iniziata dieci anni fa e non ancora risolutivamente conclusa. Io e Luisa c’eravamo conosciute a casa d’amici, perché a dire il vero è stata una conoscenza occasionale con il solito immancabile e indubbio “sentiamoci” alla fine della serata, ripetuto e sostenuto maggiormente per affabili contegni e per accostabili garbatezze, che per autentica attrattiva e per innato interesse. In un secondo tempo, qualche tempo dopo, una sera io non avevo proprio voglia di stare in casa, sennonché non sapevo dove sbattere la testa per uscire, ecco che m’appare per concludere l’arguta e scaltra idea, io la chiamo e lei con la sua abituale tranquillità, candidamente m’informa che andrà in discoteca con le sue amiche e nel contempo finemente aggiunge: 

“Dai su, vieni via con noi, che ce la spasseremo di certo, sii fiduciosa che ti svagherai nel migliore dei modi”. 

Proprio esemplare e ideale quest’idea, rimugino frattanto io, anche se d’andare a ballare francamente non mi piace, sennonché prendiamo tutti gli accordi e le corrispondenze del caso e passiamo la serata insieme godendocela nel migliore dei modi. È la prima d’infinite serate e di tante giornate passate quasi in accordo e in completa corrispondenza, perché ci vediamo tutti i giorni, in quanto spesso io rimango a dormire da lei, passiamo tutto il tempo libero insieme, poiché abbiamo trovato l’una nell’altra la sorella, la confidente, l’amica quella con la “A” maiuscola, ma ancora di più siamo un’anima divisa in due corpi, radicalmente affiatate ed energicamente coese in quanto lei me lo dice sempre, per il fatto che me lo ha sempre ribadito e seguita stabilmente a farlo: 

“Se fossi un uomo ti sposerei su quattro piedi, senza pensarci minimamente”. 

In tal modo passano i mesi in un rapporto sempre più stretto, che quasi esclude il resto del mondo, o almeno è così che io lo ricordo fino a quella sera. Una festa come tante nel solito circolo, con la consueta gente, con la rituale musica e con i soliti alcolici. Forse in quella circostanza abbiamo bevuto più del solito, un continuo viavai, la serata procede e iniziamo a isolarci e a parlare spesso, dopo un po’ ci mettiamo a ballare nel centro di quella stanza e all’improvviso si manifesta lo spavento, perché non ricordo com’è successo, però ho solamente l’immagine di noi due nel centro della stanza congiunte nell’abbraccio come in un bacio da film. Non so quanto sia durato quel bacio, tutto il resto era sparito, poi i ricordi che si confondono, mentre la nebbia vela proteggendo magicamente tutto il resto della serata e si schiude unicamente quando siamo a letto. Quella sera, come mille altre, io rimanevo a dormire da lei, dato che poltrivamo costantemente nel letto, in camera di suo fratello, però quella notte fu totalmente diversa, poiché in modo infervorato in quell’occasione mi divulgò: 

“Non hai caldo? Togliti tranquillamente la maglia”. La mia immediata quanto premurosa e solerte risposta fu: 

“Non ti dà irritazione il reggiseno? Perché non lo togli?”. 

“Perché onestamente non ce la faccio, mi blocco”. 

Allora io misi in pratica senza remore né indugi la mia strategia, poiché da lì iniziò tutto. Mi trovai davanti quel seno che mi era sempre piaciuto e che avevo forse un po’ ammirato e invidiato così più piccolo del mio. Io lo avevo visto molte volte mentre facevamo la doccia insieme o ci preparavamo per uscire, eppure trovandomelo di fronte così a pochi centimetri fece scattare radicalmente qualcosa, io ci appoggiai le mani racchiuse a coppa e lo sentii morbido ed elastico. Un altro interminabile bacio, dopo io digrado verso il collo arrivando fino al punto cruciale. Con la testa fra le sue gambe io inizio a leccarla, a baciarla e giocare con lei, il suo sapore non è poi molto diverso dal mio, gioco con il suo clitoride, ci giro intorno con la lingua, lo succhio, la penetro con la lingua finché non sento strepitare il suo orgasmo. A quel punto lei s’avvicina e nell’abbraccio d’un altro bacio inizia a toccarmi, io colgo le sue mani che scorrono sul mio corpo, lo percorrono, indugiano nei punti più sensibili e quando finalmente raggiungono la mia parte più intima è come una scossa potentissima. Lei prima gioca un po’ all’esterno sul clitoride, poi inizia a penetrarmi, dapprincipio con un dito, poi due, dal momento che sono talmente eccitata che mi dilato a dismisura. 

Lei inizia a scoparmi con la mano proprio come farebbe un uomo, avanti e indietro, dentro e fuori, sempre più forte, più velocemente, fino al mio orgasmo che arriva gagliardo e possente, io sto urlando il mio piacere e non me ne accorgo nemmeno giacché sono sfinita. Ci addormentiamo in quel modo nude, abbracciate e sazie. È stata forse l’esperienza sessuale più soddisfacente di tutta la mia vita, in quanto per molto tempo non ne abbiamo più riparlato, in seguito è diventato uno dei tanti episodi del tipo: 

“Ti ricordi quella volta là da me”. 

Per noi due è stata un’esperienza destinata a pochi, una consapevolezza serbata incomparabile, azzarderei sostenere esclusiva e in special modo unica, perché tutte le volte che ci vediamo ritorna in ballo prima o poi, il motto “se tu fossi un uomo” t’acciufferei come meglio m’aggrada lasciandoti senza fiato. 

I nostri incontri, sono senza limitazioni accompagnati e seguiti da abbracci, da cui è arduo e difficile sciogliersi, associati e scortati da momentanei baci sulle labbra e da un po’ d’immancabile quanto di robusta, sana, intatta e saltuaria gelosia. 

{Idraulico anno 1999}  

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