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Erotici Racconti

Sguardo intenso e penetrante

By 5 Giugno 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

‘Ciao’. La porta a vetri s’aprì rapidamente seguita da un rimbombo freddo e metallico, accompagnato da quel sorriso contegnoso e intransigente della segretaria:

‘Stasera vedo che sei nettamente in ritardo’. 

I suoi occhi intrappolarono lestamente i miei pensieri catturandoli per un breve istante, facendomi nel frattempo urtare dirimpetto a una giovane, che in modo simultaneo al mio sbucava sbottando dal ginnasio in senso inverso rispetto alla mia direzione:

‘Sì, è vero, hai ragione. Posso farmi la doccia o devi per forza chiudere? Faccio ancora in tempo?’.

‘Se ti sbrighi sì, eccome, certo che puoi farcela’.

In quel momento lui sorrise, oppure no, non lo so di preciso, dal momento che oggigiorno ancora coerentemente me lo domando, forse era un ghigno, forse era una smorfia, dacché lui aveva sempre quell’espressione lievemente accennata, direi comodamente sfumata, ma al contempo risultava severa e sobria nel tempo stesso: era uno sguardo determinato e sicuro con un retrogusto però beffardo e ironico, difficile e spigoloso sennonché da decifrare e da interpretare fino in fondo.

In quell’occasione io oltrepassai la porta consecutiva che divideva la segreteria dagli spogliatoi con il suo sorriso, o quello che era stampato in quel momento sulla retina. Lei non era per nulla bellissima, nel senso di vistoso o d’un fisico perfetto, malgrado ciò aveva uno sguardo attraente e invitante, azzarderei dire ammaliatore e magnetico. Lei aveva delle labbra sensuali e degli occhi pungenti sotto una folta chioma di colore rosso scuro che cadeva fino alle spalle con degli gli occhi da lupa. Ecco sì, lei mi faceva precisamente venire in mente una lupa: impenetrabile, misteriosa, pericolosa e selvaggia, che resta nell’ombra fino al momento d’azzannarti aggrappandosi al collo. Io riemersi sollecitamente dai miei pensieri, soltanto quando avvertii l’odore del mio asciugamano appena me lo tolsi, dato che era arrivato il tempo di farlo lavare. Avevo male alla spalla e nel chinarmi avvertii la solita fitta, visto che l’indomani avrei avuto male per tutta la schiena Lo spogliatoio maschile era vuoto, in quanto si percepiva ancora chiaramente l’odore del bagnoschiuma, in quell’istante mi fermai per scrutare oltre il vetro la città ormai al buio sotto un leggero strato di pioggia:

‘Che roba, o questo clima oppure la nebbia. Del resto, l’autunno qui in questi posti fra il mare e la palude non può essere diversamente’ – esclamai borbottando in modo desolato e sconfortato.

Una fitta d’avvilimento e di malinconia m’agguantò al petto, ma di quell’amarezza e di quella specie di cruccio, di rincrescimento e di dolore, che quasi ti piace, che ti fa raggomitolare su te stesso, desideroso e speranzoso soltanto d’avere una coperta e un letto dentro cui nasconderti, bruscamente e in modo inaspettato mi passò allontanandosi in modo definitivo. Io riaffiorai aspramente ancora una volta dai miei pensieri, quando sentii una porta chiudersi violentemente e m’accorsi distintamente che la musica in sottofondo che mi faceva compagnia al momento era sparita:

‘Caspita, mi ero ripromesso che non avrei tardato, eppure mi trovo addirittura nudo, accidenti devo sbrigarmi, altrimenti farò tardi’.

Immediatamente azionai la valvola della doccia per far venir fuori l’acqua calda ed entrai dentro quella nuvola di vapore acqueo che fuoriusciva in quel momento, mi tappai gli occhi e lasciai che l’acqua scorresse completamente sul mio corpo e sull’anima massaggiandomi. Sentii qualcosa che non ci doveva essere, aprendo gli occhi mi girai e la vidi d’improvviso entrare senza far rumore, come un sospiro nel vapore dietro di me. Io intravidi la sua sagoma oltrepassare la nuvola del vapore acqueo comparendomi davanti, mentre l’acqua lavava la mia faccia immobile, intanto che cercavo di mettere a fuoco tutta la scenografia, però le sue iride luccicavano maggiormente del consueto:

‘Che cosa ne pensi se m’infilo dentro anch’io? In tal modo mi laverò assieme a te. Spero che ti faccia piacere’ – esclamò argutamente e ironicamente lei.

In quel preciso istante lei allungò un braccio sopra la mia spalla, mentre sentii i suoi seni piantarsi sul mio petto ricoperto dall’acqua calda. La sua bocca mostrava appena i denti mentre parlava, mentre io osservavo attentamente quelle labbra che accennavano appena un sorriso, questa volta ero più che sicuro che si trattasse d’un sorriso, perché intravidi i canini sporgere leggermente e nel suo sguardo vidi spiccatamente quello che controlla tenendo a bada in modo accurato la preda negli occhi del suo potenziale cacciatore. L’acqua scorreva sul suo seno, sul suo ventre, fino ai fianchi e al pube, io sorrisi immobilizzato da quello sguardo e dalla pressione che faceva il suo seno su di me, sentendomi rigorosamente una preda in suo completo saccheggio, giacché io m’arresi alla sua presa, alla sua bocca che m’addentò repentinamente in maniera furiosa e manesca. In quell’attimo io indietreggiai istintivamente, tuttavia il muro fermò la mia schiena, sennonché lei m’azzannò al collo in modo frenetico ed esagitato:

‘Qualcuno potrebbe tuttavia entrare’ – borbottai argutamente io leggermente spaesato.

‘Nessun timore, io ho chiuso la porta a chiave, qui ci siamo solamente noi due, fidati’.

Lei staccò velocemente i denti dal mio collo per conversare e subito dopo continuò a mordermi il petto. L’acqua scorreva sul mio viso, mentre le sue forme abbondanti premevano sul mio corpo, la sua bocca inseguiva l’acqua che correva verso il basso, le sue mani graffiavano la mia pelle, tenuto conto che abilmente agguantò con vigore tutta la mia intima passione eretta e la graffiò, la tirò con forza e con altrettanta energia la portò verso di sé, dentro le sue labbra che invece erano incantevolmente morbide. La sua lingua mi regalava angeliche gioie, paradisiaci appagamenti, autentiche e insperate pennellate di piacere sfregandomi accortamente il frenulo con la punta, facendomi persino arrivare quasi a sborrare, nonostante ciò la sua bocca mi faceva sentire anche i denti mordendo appena con cautela la mia massiccia virilità.

Io ero ormai in suo completo potere, azzannato alla gola, steso a terra e lacero di piacere. Lei mi spinse fuori dalla doccia, io caddi sulla moquette del pavimento, tentai di rialzarmi, però lei m’aveva già accortamente acciuffato, perché si era seduta sopra di me e aveva cominciato la flessuosa e individuale danza. Le m’artigliava abbrancandomi il torace mentre dondolava e con forza sembrava che volesse strapparmi le carni dal petto, mentre i suoi capelli rossi sprizzavano acqua verso tutte le direzioni. Io vedevo il suo seno che perdeva omogeneità saltellare sopra di me, era davvero bellissima e graziosa nella sua personale e soave brutalità, nella sua presa, nelle sue forme generose che sobbalzavano sopra e contro di me. Dopo si bloccò a un tratto, in modo manesco mi strinse tirandomi i capelli con forza, dato che io m’arresi dandomi per vinto al sapore del piacere, alle sue unghie piantate nella mia testa, al mio essere bottino e preda del suo corpo steso sopra il mio ansimante. Io m’abbandonai chiudendo gli occhi, intanto che lei si cibava saziandosi accuratamente di me, quando in seguito riaprii gli occhi lei non c’era più, io l’intravidi solamente sotto la doccia, allora mi rialzai e ritornai nella nuvola di vapore:

‘Muoviti, datti una mossa, perché non voglio fare notte qui’ – mi ribadì in maniera arguta e sagace, mentre usciva rapidamente dalla doccia.

Questa volta non ricevetti neppure un sorriso, unicamente quegli occhi ardenti, decisi ed energici, che appena mi sfioravano, frattanto ritornando sotto la doccia mi venne di nuovo in mente che questa persona aveva realmente gli occhi da lupa. 

{Idraulico anno 1999} 

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