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Erotici Racconti

Sharm

By 11 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Stanchi e stressati dal lavoro, io e mio marito decidiamo di organizzarci una bella vacanza ai Caraibi, per rilassarci e staccare un po’ la spina, lascio a lui la scelta della meta e lui opta per Cuba. Individuiamo il periodo ideale e, nei rispettivi luoghi di lavoro, chiediamo le ferie. Ci vengono accordate e prenotiamo. Una settimana prima di partire però, succede l’imprevisto, acquisiamo un grosso cliente e le ferie mi vengono posticipate di una settimana. Le mie proteste risultano inutili, come le mie lamentele presso il direttore per il saldo della vacanza già effettuato, anzi, vengo posta davanti ad una scelta, posticipare le ferie o dimettermi.
Siamo sposati da poco e due stipendi ci fanno comodo, malgrado l’indignazione e la rabbia, soprattutto di mio marito, che aveva già progetti sessuali interessanti, che mi vedevano protagonista assieme agli indigeni, purtroppo dobbiamo prendere atto e recarci all’agenzia turistica a far qualcosa per non perdere i soldi.
La signorina con cui parliamo &egrave molto cortese e carina, si prodiga a cercare di risolvere il nostro problema, imbarcandosi in un sacco di telefonate con lunghe attese musicali, alla fine riesce a parlare con un incaricato del tour operator e ci informa che, con così poco preavviso, non &egrave previsto nessun rimborso sulla spesa. Ci da però una possibilità che sulle prime non ci sembra molto allettante, mio marito può partire per Cuba con un leggero supplemento per la camera singola, io invece, con un notevole risparmio, che può coprire il supplemento di mio marito ed almeno quattro o cinque escursioni, nella mia vacanza, posso prendere il posto a Sharm di un viaggiatore che si &egrave ritirato per gravi motivi familiari.
Ci prendiamo una nottata per decidere e diamo appuntamento alla signorina per il giorno seguente. A cena ne parliamo e decidiamo che non c’&egrave altro da fare, almeno non perderemo i soldi già spesi, lui andrà a Cuba e si toglierà la voglia di intrattenere rapporti sessuali con le autoctone, io mi rilasserò al sole del mar Rosso e vedrò sul posto quello che troverò da fare, stipuliamo il patto di chiamarci ogni sera per raccontarci tutto e cominciamo a preparare la sua valigia, vista l’imminente partenza. Per una settimana mi eccito ad ascoltare i suoi resoconti erotici, quando finalmente arriva il momento della mia partenza, sono carica come una bomba pronta ad esplodere.
Il viaggio fino a Sharm &egrave a dir poco rocambolesco, l’aereo parte con due ore di ritardo da Fiumicino, una per colpa sua, una per colpa di due stupidi che non sono presenti al momento dell’imbarco, costringendoci ad una lunga attesa seduti. Lunga attesa che fa perdere al nostro aereo il turno per il decollo e quindi ad un’altra ulteriore attesa prima di entrare sulla pista.
Con il ritardo accumulato atterriamo all’aeroporto di Sharm, la notte egiziana &egrave tuttaltro che calda, l’abbigliamento invernale, con il quale sono partita dall’Italia, non &egrave assolutamente fuori luogo, anzi ringrazio il cielo di indossare il mio caldo piumino. Il freddo però &egrave diverso, anche l’aria &egrave diversa, sarà perché sono in vacanza, ma c’&egrave un qualcosa di magico che si respira. Usciamo dall’area internazionale dopo aver passato la dogana e, prima di arrivare a ritirare i bagagli, siamo già circondati da egiziani che vogliono portarci le valigie, la guida del tour operator ci mette in guardia ed a fatica riusciamo a scrollarceli di dosso. Dopo il trasferimento in pullman all’albergo, il cocktail di benvenuto e la distribuzione delle chiavi delle camere, alla fine, stanchi e sfiniti, giungiamo nelle nostre camere. Mi colpisce subito la bellezza del villaggio, i bungalow che costituiscono le camere, rigorosamente pitturati di bianco, i bei vialetti con le aiuole piene di fiori ai lati, non vedo l’ora che sia giorno per vederlo alla luce del sole. Vengo accompagnata alla mia camera da un uomo di colore, molto alto e robusto, eccessivamente zelante nel volermi portare la valigia fin dentro la camera, forse vede la mia presenza sola in quella stanza come un invito a nozze, sembra infatti non volersene mai andare, alla fine gli sgancio una lauta mancia mentre lo spingo alla porta e lui finalmente mi lascia sola. Sono esausta, mi lavo i denti e mi infilo nel letto.
Al mattino mentre sono in bagno a lavarmi i denti, sento bussare alla porta, apro in bikini e pareo, senza curarmi di chi potesse essere, un nero alto e fisicato irrompe dentro, mi dice di chiamarsi Alì e di essere la persona che si occupa della pulizia della mia stanza. Mi squadra a lungo, con un sorriso a metà fra l’ebete ed il malizioso stampato sulle labbra, io sistemo i miei indumenti in fretta dentro la valigia, raccolgo la borsa e fuggo letteralmente dalla stanza, evidentemente si &egrave sparsa la voce, fra il personale dell’albergo, che nella camera 4715 alberga una bionda tutta sola.
Esco veloce dalla mia camera e fuori mi paralizzo, la bellezza che vedo mi toglie il fiato, il villaggio &egrave stupendo, pieno di fiori coloratissimi, la mia camera &egrave direttamente affacciata sulla meravigliosa piscina e guarda il mare, &egrave proprio la vista dei colori del mare e della costa che mi ha lasciata di stucco. Il mare ha mille sfumature, dal verde chiaro e cristallino, al blu intenso, il cielo terso &egrave di un blu fantastico, la costa che sembra a picco sul mare &egrave marrone chiaro, non vedo l’ora di prendere posto ad uno degli ombrelloni di paglia che vedo sul mare. Faccio velocemente colazione e trascorro tutta la mattinata in spiaggia, con una allegra combriccola che prende posto nei lettini accanto al mio, mi sento addosso gli sguardi sia dei maschietti che ne fanno parte, sia degli altri turisti che passeggiano, sia del personale dell’albergo, animatori compresi, tutti a ronzarmi attorno ed a propormi qualsiasi genere di attività, dal ballo, allo snorkeling, alle immersioni. Alla fine stringo amicizia con i componenti della chiassosa compagnia, sono siciliani, mi invitano ad unirmi a loro per pranzo ed io accetto volentieri, a parte pochi giovani imbucati, sono tutti membri di una famiglia, presenti addirittura in tre generazioni, nonni, figli e nipoti. Quando decido che &egrave ora di farmi un bel bagnetto, rimango un ora sulla passerella che dalla riva porta dove l’acqua &egrave più alta, galleggia sulla barriera corallina davanti al nostro villaggio, a bocca spalancata per la meraviglia rimango in silenziosa contemplazione. L’acqua vista da così vicino &egrave limpida come quella di un fiume di montagna, &egrave pieno di pesci di tutti i colori, sgargianti e bellissimi, quando mi decido a fare il bagno &egrave già quasi ora di pranzo.
Pranzo con l’allegra compagnia e ci passo assieme anche il pomeriggio, chiacchiero amabilmente con le donne e strappo anche un invito per la cena. All’imbrunire torno nella mia stanza, ho una voglia matta di farmi una bella doccia e di mettermi in tiro per la cena, i miei acquisiti compagni di vacanza mi hanno proposto di recarmi con loro al casinò, dopo lo spettacolo a teatro dell’animazione ed io, francamente, ho voglia di farmi una puntata alla roulette.
Davanti all’uscio della mia camera, vedo Alì, l’uomo delle pulizie, assieme ad un altro che non avevo ancora visto, entrambi della stessa stazza fisica, piazzati come due sentinelle e con due carrelli delle pulizie, parcheggiati poco distante da loro, per entrare nella mia camera devo passarci in mezzo, non nego che sulle prime la cosa mi intimorisce po’, non riesco a capire come mai sostano proprio davanti alla mia stanza, disturbando il mio rientro. Mi prometto di andare in direzione a protestare quella sera stessa. Passo in mezzo ai due neri sorridenti, mi guardano strano, ma si scansano e mi salutano cordialmente, Alì mi chiede se ho bisogno di qualcosa, naturalmente gli rispondo di no con cortesia, lui aggiunge che per qualsiasi cosa potevo chiamarlo e chiedere. Mi salutano mentre richiudo la porta, lasciandoli all’esterno a confabulare in arabo.
Al sicuro con la porta chiusa fra me e loro, mi do della stupida per la paura infondata di poco prima, mentre sfilo il bikini e rimango nuda per la doccia, penso che quel Alì &egrave proprio un bel ragazzo, cerco di immaginare come può essere il suo pene, &egrave molto ben messo fisicamente ed immagino che ha fra le gambe una sorta di enorme palo. Finalmente riesco a comprendere che cosa sto respirando nell’aria, &egrave come una scarica elettrica a basso voltaggio che mi eccita, c’&egrave un qualcosa di afrodisiaco in quel aria tropicale. Mi sento eccitata al pensiero di farmi sfondare dall’uomo delle pulizie. Sotto al getto d’acqua tiepido, tento di smorzare il calore che mi ha invasa, masturbandomi con foga ad occhi chiusi. Potrei anche farlo, penso, tanto sono sola e non sono mai stata una santarellina. Nella foga della masturbazione, penso che potrei anche farmeli tutti e due gli uomini fuori dalla mia stanza, non sarebbe inusuale per me, &egrave dai tempi di Parigi che non mi faccio un uomo di colore e non me ne sono mai fatta due contemporaneamente. Quando finalmente arrivo all’orgasmo, emetto un paio di gridolini smorzati e mi rendo conto che mi sto penetrando con due dita davanti e due dietro.
Finalmente un po’ placata, mi lavo. Sono intenta ad asciugarmi dentro la vasca, con la tenda doccia già aperta, quando mi accorgo di un paio d’occhi a spiarmi dalla piccola finestrella in alto sopra al lavabo, l’inequivocabile ‘T’ formata dal naso e dall’arcata sopraccigliare del guardone, mi ricorda il volto di Alì, ma non ne posso essere certa. Invece di spaventarmi e fuggire, in preda all’eccitazione che ancora mi permea dentro, fingo di non essermi accorta di nulla e comincio ad esibire meglio le mie nudità per lo spione.
Mi siedo sul bordo della vasca, allargo le gambe al massimo e mi asciugo lentamente i piedi e le gambe, una alla volta, con calma e consumata lentezza, alla fine dell’operazione, fingo di scrutare attentamente il pube, rasato di fresco il giorno della partenza. Quando finalmente stringo le gambe per rimettermi in piedi, non disdegno di darmi una bella palpata alla tette, con tanto di pizzico sui capezzoli. Una volta in piedi, mi giro di spalle verso la finestra e mi piego a novanta gradi, con le gambe leggermente divaricate a raccogliere la salvietta che ho fatto cadere apposta.
Alla fine, di nuovo accaldata per l’eccitazione e contenta dello spettacolino fornito al mio guardone personale, esco dal bagno ed entro in camera, chiudendomi la porta alle spalle.
L’idea fissa ormai era venuta, farmi fottere da Alì, guardo l’orologio, manca ancora più di un ora all’appuntamento con gli altri per la cena, indosso l’accappatoio e vado a sbirciare dallo spioncino della porta di ingresso. Alì e l’altro ragazzo sono ancora li, con le mani grattano continuamente i grossi rigonfiamenti che hanno sulla patta, segno che i guardoni erano due, parlottano fisso fra loro ed ogni tanto ridono sguaiatamente, mi stanno commentando. La presenza del secondo uomo però, frena il mio impeto iniziale, sono andata alla porta con il chiaro intento di far entrare Alì nella mia stanza e permettergli di abusare sessualmente di me, vederli ancora in due mi frena, imponendomi una retromarcia mentale, due sono troppi, non voglio mostrarmi subito eccessivamente troia, ho ancora quindici giorni da rimanere in questo villaggio e non voglio che tutto il personale maschile, possa pensare di potermi fottere a piacimento. Sbotto un ‘che palle!’ con risentimento e torno a prepararmi. Cinque minuti prima dell’ora prefissata per l’incontro sono già pronta, cosa per me inusuale, sono d’accordo con Rosalba, la moglie del capo famiglia, di attendere che bussino alla porta, quando anche loro sono pronti per andare, vado nuovamente a sbirciare dallo spioncino, i due uomini si sono dileguati, probabile che alla fine si sono stancati di rimanere infruttuosamente fuori dalla mia porta.
Sento bussare ed esco, Rosalba e Salvatore mi attendono fuori dalla porta, mi reco al ristorante con loro, ci incamminiamo prima che abbiano finito di farmi i complimenti per la mia mise, cammino a braccetto con lei ed il marito ci segue, mi guarda il culo e fuma una sigaretta, me ne accorgo ad una svolta del vialetto che attraversa il villaggio. Ceno in compagnia di tutta l’allegra comitiva, bevo in abbondanza l’ottima e fresca birra egiziana, alla fine della cena andiamo tutti al bar, a bere un caffé finto italiano e poi a teatro a seguire lo spettacolo degli animatori. Quando arriva l’ora di recarci al casinò, si defilano quasi tutti, rimaniamo soltanto io, Salvatore e Francesco, uno dei due generi presenti, io mi sento un po’ brilla, questo mi da il coraggio per non defilarmi a mia volta ed uscire di notte con due uomini che conosco da poche ore.
Fuori mi colpisce la bellezza del posto, &egrave pieno di insegne colorate, la sera prima dall’autobus non avevo guardato, forse ero troppo stanca, ma adesso posso notare tutto, oltre al fatto che tutte le macchine viaggiano a fari spenti e troppo veloci, compreso il nostro taxi, sono pazzi ed il nostro autista sembra il più pazzo di tutti, fa un paio di rotatorie contro senso, suona il clacson per far spostare le macchine che lo frenano, ho una paura fottuta.
Restiamo al casinò per un paio d’ore, giochiamo assieme, soprattutto continuiamo a bere, all’una di notte, malgrado i soldi spesi per i drink, siamo sopra di quasi trecento euro al nostro fondo cassa comune. Decidiamo di smettere di giocare e Salvatore chiama un taxi per tornare in albergo, appena fuori dal casinò mi rendo conto di quanto ho effettivamente bevuto quella sera. Mi sento eccessivamente allegra, per il senso di ebbrezza non ho voglia di rientrare, ma mi gira un po’ la testa, devo aggrapparmi al braccio di Salvatore per non inciampare sul selciato del viale d’ingresso, maledetti tacchi vertiginosi. Salgo sul taxi e, sono talmente brilla che non ho nemmeno paura della guida sconsiderata dell’autista. Appena giunti all’albergo Francesco fugge in camera sua, ha già lasciato fin troppo sole la moglie e la sua bambina, Salvatore si offre per accompagnarmi alla mia camera, io accetto volentieri la sua compagnia, un po’ perché, essendo un uomo tutto d’un pezzo, la sua compagnia mi da sicurezza ed un po’ perché il mio stato di ebbrezza mi fa barcollare e, stare attaccata al suo braccio, mi aiuta a camminare meglio sui tacchi a spillo. Salvatore &egrave il classico uomo del sud, poco più alto di me, ma con una corporatura massiccia, che tradisce un passato da operaio in qualche lavoro duro, il ventre prominente ma sodo, la sua pelle &egrave bruciata dal sole e scavata da profonde rughe, ha sessanta anni suonati, li compie proprio durante la vacanza, &egrave il motivo per cui ha al seguito tutta la famiglia, ha ancora tutti i capelli, sono completamente grigi e questo gli da una certa nota di fascino.
Davanti al vialetto che conduce alla porta della mia camera, mi decido a togliere le scarpe ed a camminare a piedi nudi, mi fanno male da morire, le due sottili strisce di cuoio dei sandalini mi hanno lasciato due profondi canyon rossi appena sopra le dita, Salvatore da perfetto gentleman resta in fondo al vialetto ad attendere che entro. Esito un po’ a trovare la toppa della serratura con la chiave, cavolo, non pensavo di essere così ubriaca. Mi abbasso per vederci meglio e finalmente centro il maledetto buco, quando mi rimetto eretta Salvatore &egrave dietro di me e si occupa lui di girare la chiave, mi spalanca la porta e con un gesto del braccio mi fa cenno di entrare. Quando sono ancora sull’uscio mi porge la mia parte della vincita, convinto forse che non sarei più andata al casinò. Rimaniamo un paio di minuti a discutere, io non li voglio i soldi, lui insiste per farmeli prendere, alla fine mi convince e li prendo. Prima che si allontani gli chiedo se lui ha trovato la cassaforte, mi risponde affermativamente, io lo invito a mostrarmi dove &egrave nascosta. Entra dietro di me, nel corto corridoio fra l’ingresso e la camera c’&egrave un armadio a muro, apre un anta e mi mostra la cassaforte, poco più di uno sportello di armadio con la serratura, ho caldo e mi tolgo il cardigan di cotone bianco che indossavo per il fresco dell’esterno, maldestra per lo stato ebbro in cui mi trovo, sposto la spallina destra del vestito, il tessuto leggero si piega di colpo e mi esce fuori il seno nudo.
Con un gesto repentino cerco di coprirmi con il cardigan che ancora tengo in mano, ma Salvatore non me ne da il tempo, in un attimo mi &egrave addosso, mi stringe contro di lui e mi pianta la lingua in bocca, in effetti non volevo che succedesse, ma visto che ci sono e lo stato ebbro in cui mi trovo, invece di ritirarmi ricambio il bacio. E’ super eccitato, mi stringe con forza per farmi sentire il bozzo duro che gli fa il pene, le sue mani mi strizzano le natiche ed irrompono sotto il leggero vestito, lo alzano fin sopra la mia testa e, quando rimango con il perizoma e basta, lo straccia.
Mi piace l’irruenza di Salvatore, mi sento già un lago, non vedo l’ora che mi possieda con forza, mi metto subito nella condizione psicologica della troietta sottomessa, voglio che mi domi come una puledrina in calore e so che l’uomo davanti a me può farlo.
Salvatore mi spinge con forza in ginocchio sul scendiletto, cala soltanto la cerniera dei pantaloni e ne estrae un pene tozzo e nodoso, già eretto e gonfio per la violenta eccitazione, me lo spinge in bocca con forza, tirandomi a se con la mano dietro la nuca, &egrave piacevole gustare il sapore ed annusare l’odore forte, maschio, non sono io a fargli il pompino, &egrave lui che mi scopa la bocca con foga. Io gli tengo le mani aggrappate dietro le gambe, per reggere i colpi che mi vibra in fondo alla gola, fortuna che non &egrave ‘issimo’, anche se ha un cazzo di tutto rispetto.
‘Prendi troietta bionda!’, esclama duro con il suo marcato accento siculo. Mi prende la testa con entrambe le mani ai lati e lo spinge fino in fondo alla gola, quasi a soffocarmi, fino a quando mi alza di nuovo in piedi di forza, tirandomi per i capelli, mi spinge sul letto e mi costringe a quattro zampe. Mi allarga le natiche rudemente con entrambe le mani e mi lecca brevemente, dal clitoride fino all’ano, come se volesse assaggiarmi, annusarmi come un animale.
‘Ora ti monto!’. Mi prende con forza per i fianchi e mi penetra con foga inaudita, mi fa un po’ male, ma non si cura del mio gridolino di dolore, mi monta come un toro inferocito ed in breve comincio a gemere di godimento. Pochi colpi e raggiungo un orgasmo intenso e liberatore, urlo di piacere ed un po’ di dolore, mentre lui continua con i suoi forti colpi, a squassarmi il ventre.
Appoggio la testa sul letto, sono sfinita dall’intenso orgasmo, Salvatore continua a pompare con foga, sembra ancora ben lontano dall’orgasmo, mi tiene entrambe le natiche aperte, con un pollice forza il mio anello anale, ne saggia la consistenza e si accorge, dalla cedevolezza del rilassamento post orgasmico, che non sono vergine.
‘Miiii’ ora ti sfondo il culo troia!’. Già un bel passo avanti, da troietta sono cresciuta fino a troia, si sfila rapido e lo appoggia al forellino posteriore, non mi oppongo, spinge con forza ed io sento dolore, il pene scivola dentro, ma non tanto facilmente, malgrado sia intriso dei miei abbondanti umori. Lancio un grido di dolore più convinto di quelli precedenti, ma Salvatore non si impietosisce, lo spinge a fondo e riprende a fottermi con la solita cadenza. Mi spacca letteralmente in due. Il dolore non si trasforma mai in piacere ed &egrave una liberazione quando mi sfila la verga per schizzarmi il caldo seme sulla schiena, ne doveva avere di arretrato da eiaculare, vista la quantità con la quale mi imbratta. Si munge con la mano fino all’ultima goccia e mi costringe, con una nuova tirata di capelli, a voltarmi con la faccia verso il suo pene, per prenderlo nuovamente in gola e ripulirlo. Ad operazione ultimata lo rimette a posto e se ne va via.
‘Grazie troia’ mi hai fatto godere!’. Chiude la porta sbattendola, mi lascia sola ed in un tremendo stato di eccitazione per la violenza subita. Sotto la doccia mi masturbo di nuovo, malgrado il dolore che provo all’ano sfondato di fresco, dopo l’orgasmo mi asciugo e finalmente mi concedo un sonno restauratore.
La mattina seguente mi sveglio con forti dolori alle parti basse, il sole &egrave già alto e penetra dalle tende, il richiamo della spiaggia mi fa ignorare il dolore e mettermi in piedi. Appena uscita dalla camera, pronta per il mare, noto che il picchetto davanti alla porta quella mattina non c’&egrave.
‘Meglio”, penso, mentre mi incammino verso il ristorante per consumare una rapida colazione. Al ‘nostro’ tavolo incontro soltanto Salvatore, poso le mie cose con circospezione, un po’ in imbarazzo nel trovarmi sola con lui dopo gli avvenimenti della notte precedente. Mi tratta con la solita cortesia che mi aveva sempre riservato, mi da il buongiorno e si offre pure di andare al buffet al mio posto a prendermi qualcosa, declino il suo galante invito e mi ci reco da sola. Quando mi siedo al tavolo assieme a lui, mi chiede come mi sento.
‘Ti &egrave passata la sbornia troietta?’, sussurra con la cortesia di poco prima, malgrado l’appellativo finale, nella sua voce non c’&egrave il risentimento della notte precedente, quando mi dava della troia quasi con disprezzo.
‘Si’ questa mattina sono completamente sobria’ un po’ dolorante alle parti basse’ ma tutto sommato sto bene”, gli rispondo con un po’ di malizia, mentre lui sorride, il nostro dialogo personale si interrompe li, suo figlio, la moglie e la nipotina, fanno il loro ingresso nel ristorante e lui si accomiata da noi.
‘Ho finito’ ci vediamo in spiaggia’ ti lascio in buona compagnia Ilaria’ arrivederci a dopo!’, si alza e si defila, scoprirò in seguito che non va d’accordo ne con il figlio, ne con la nuora, pur avendo una passione smisurata per la nipotina.
In spiaggia penso solo a godermi il sole, mi crogiolo sul lettino per un paio d’ore, fino a quando un bisogno fisico impellente, mi costringe a tornare in camera. Il carrello delle pulizie di Alì nel vialetto tradisce la sua presenza, la porta aperta poi non lascia dubbi su quale camera stesse pulendo in quel momento.
‘Che palle!’, esclamo mentalmente, ho proprio bisogno del bagno e la sua presenza &egrave una rottura. Entro in camera, in bagno non c’&egrave, &egrave di fianco al mio letto ed ha in mano il sacchetto dell’immondizia, preso del cestino nel bagno, con orrore vedo che ci sta frugando dentro e prima di avvedersi che sono presente, estrae il perizoma che la sera prima mi ha strappato Salvatore e lo annusa. Mi sfugge un grido di sorpresa, Alì sgrana gli occhi, &egrave notevolmente in imbarazzo per la mia irruzione, colto letteralmente con le mani nel sacco. Balbetta qualcosa in un italiano posticcio, riesco a capire soltanto ‘scusa’, sembra impaurito da me, evidentemente una mia parola gli avrebbe fatto rischiare il licenziamento immediato. Torno indietro fino alla porta d’ingresso e la chiudo sbattendola, quando torno in camera Alì ha un espressione mortificata disegnata in volto, mi guarda stupito mentre tolgo il pareo che tengo legato in vita e rimango solo con il bikini. Fingo di essere molto arrabbiata, ma in realtà vedo un occasione da cogliere al volo, volevo farmelo e me lo farò. Mi avvicino e gli strappo di mano il perizoma, lo getto di nuovo nel sacchetto dell’immondizia.
‘In ginocchio!’, gli ordino quasi strillando, l’omone ci si butta immediatamente, sul suo viso ancora l’espressione terrorizzata. Si rilassa un po’ quando slaccio i fiocchetti delle mutande e le sfilo tirandole, resto a passera nuda davanti al suo sguardo, che diventa sempre meno terrorizzato e più allupato. Gli metto in faccia le mutande.
‘Annusa! Queste sono fresche!’, gli ordino, ma lui sta già respirando a pieni polmoni il mio odore, mi siedo sul letto e lo tiro per i capelli, allargo le gambe e spingo la sua faccia sul mio pube. La sua lingua guizza immediatamente a leccarmi nella fessura, tiene la bocca completamente aperta sulla passera, le sue labbra sembrano contenerla tutta, come se la volesse mangiare, il ragazzo ci sa fare, mi titilla con brevi colpetti il clitoride, quindi mi penetra fra le piccole labbra, poi torna con lunghe leccate a stimolarmi il bottoncino. La sua lingua si muove discontinua ,come impazzita, fino a farmi esplodere in un intenso orgasmo. Lo fermo e lo allontano, ancora in preda ai sintomi della goduta.
‘Alzati adesso!’, ordino di nuovo, Alì si mette in piedi, ma si vede che non &egrave più spaventato da me, armeggio con la cerniera della sua tuta da lavoro e la apro, infilo dentro la mia manina e gli impugno il bollente e durissimo bastone d’ebano, lo estraggo e rimango allibita ad osservarlo. Il suo pene non era il paletto che avevo immaginato la sera prima sotto la doccia, certo le dimensioni sono di tutto rispetto, &egrave un omone e le dimensioni sono del tutto proporzionate, sicuramente supera i venti centimetri senza problemi. La cosa che mi stupisce non &egrave quello, &egrave la forma che mi lascia a bocca aperta, ha il glande a punta, molto più stretto rispetto alla larghezza del pene che, sembra fatto a cuneo ed a metà fa una leggera curva verso destra. Tiro la pelle nerissima verso il basso e sposto il prepuzio, il glande color rosa pallido emana un odore acre fortissimo, la sua igiene non &egrave il massimo, anche se sono eccitata mi fa schifo. Lo impugno con la destra e lo masturbo mentre lo osservo bene, rimango incantata ad osservare il retro della pelle del prepuzio, rosa pallido come la cappella, ma ad un tratto diventa di colpo nera come la sua pelle. L’uomo &egrave già al culmine e veloci schizzi di sperma mi colpiscono in pieno petto e mi sporcano il reggiseno del bikini. Doveva essere super eccitato, &egrave venuto subito, appena ho cominciato a masturbarlo, lascio che mi faccia una doccia di seme bollente, tanto ormai sono già sporca, lo sperma mi cola in grosse gocce sulla pelle, lascia striature lucide che si fanno largo nel leggero strato di salmastro che mi ricopre.
Corro in bagno a lavarmi, Alì mi segue e mi osserva mentre entro sotto la doccia, mi lava la schiena con le grosse mani, il pene ancora fuori dalla tuta da lavoro ciondola a destra e sinistra. Mi appoggio con le mani al muro e lascio che mi insaponi tutta, &egrave molto delicato, la sua &egrave quasi una carezza su tutto il corpo, quando arriva alla passerina indugia un po’ più a lungo ad accarezzarmi, sospiro di piacere e quando mi sposto per rimettermi sotto al getto d’acqua, vedo che &egrave di nuovo eccitato. Il pene svetta fiero in erezione, lo invito a spogliarsi ed a seguirmi sotto la doccia, ha un fisico eccezionale, non ha un filo di grasso addosso, immagino che sia colpa della povertà, la sua muscolatura non &egrave definita dalla palestra, &egrave tonica e guizzante per il lavoro pesante, &egrave proprio un bel ragazzo, peccato solo per la scarsa igiene. Puzza da morire, i piedi e le ascelle sono da svenimento, gli impongo di lavarsi accuratamente, mi occupo io stessa di insaponarlo a modo, per ultimo mi prendo cura del pene. Li indugio un po’ di più, &egrave la mia parte preferita e voglio che sia ben pulito quando lo succhierò, mentre sono intenta a lavare con perizia il glande, Alì mi eiacula nuovamente addosso, non molta roba come in precedenza, ma mi costringe di nuovo a lavarmi. La cosa incredibile &egrave che il suo pene non accenna a perdere l’erezione, nemmeno dopo la seconda volta che ha eiaculato. Quando lo reputo ben pulito decido di infilarmelo in bocca. Lo pompo un po’ di buona lena, poi mi siedo sul bordo della vasca e me lo stringo fra le tette, mi piace vedermi con un cazzo nero nell’incavo dei seni, Alì si piega sulle gambe e muove i fianchi come se stesse scopando, ci vorrebbero delle foto da mostrare al mio maritino al rientro. La foga di Alì fa si che il glande mi picchi con forza sotto al mento, mentre lo osservo fra le tette, sposto indietro la testa ed apro la bocca, così quando arriva in alto ci entra dentro. Alzo gli occhi e lo vedo insoddisfatto della spagnola, allora mi alzo in piedi, lui cerca di voltarmi di spalle, so dove vuole andare a parare e lo blocco.
‘Non senza preservativo!’, esclamo risoluta. Alì si sporge fuori dalla vasca da bagno e fruga nella tuta da lavoro che ha lasciato sul pavimento, si rialza poco dopo con in mano un condom, evidentemente sperava di trovarsi in questa situazione. Scarta con irruenza il preservativo e lo indossa, lo srotola fino alla fine, in modo che resti fuori solo lo scroto. Con il cazzo finalmente inguainato dal lattice mi spinge di nuovo a voltarmi di spalle, questa volta non mi oppongo, mi giro e mi piego in avanti, appoggio le mani sul bordo posteriore della vasca ed alzo una gamba fino ad appoggiare il piede sul bordo laterale, inarco la schiena per porgergli la mia passerina. Lui si appoggia con una mano sulla schiena e con l’altra guida il cazzo fra le piccole labbra, sono fradicia, una piccola spinta ed il glande appuntito mi infilza deciso, duro come il marmo, mi sento allargare man mano che sale, ma la mia fighetta lo accoglie bene. Quando comincia a muoversi lo fa con calma e circospezione, sembra molto attento a non venire di nuovo prematuramente, io gemo di godimento e lo incito a pomparmi più forte, Alì mi prende alla lettera e comincia a muoversi velocemente, adesso si che mi sento ben posseduta. Godo di brutto, mi tappo la bocca per non urlare, &egrave giorno e non mi piacerebbe che qualche famigliola, in transito davanti alla mia camera, mi sentisse godere come una pazza. Metto una mano sugli addominali di Alì per fermarlo, sono bella piena mentre il mio corpo si contrae impazzito in preda all’orgasmo. Attende diligentemente il mio ‘via libera’ che arriva prontamente appena mi rilasso di nuovo, Alì riprende a pompare con foga e quando godo di nuovo, arriva anche lui, si sfila, toglie il preservativo e mi fa la terza doccia di sperma della mattinata.
Mi rimetto in piedi a fatica, sono sfinita, letteralmente distrutta, mi sento la passerina sfondata e indolenzita, fra ieri sera e questa mattina l’ho costretta ad un tour de force, fra le scopate e le masturbazioni, &egrave parecchio eccitante, ma faticoso. Ci laviamo di nuovo.
‘Lo vuoi in culo?’, mi chiede appena finito di lavarci.
‘Ma tu sei matto’ mi vuoi uccidere?’, gli rispondo, mentre esco dalla vasca e mi avvolgo con l’accappatoio, lui coglie al volo e si accorge del mio sfinimento, si riveste che &egrave ancora bagnato e torna in camera da letto. Lo seguo e gli dico di tenersi per se quello che &egrave appena successo, non voglio la coda fuori dalla mia camera e, se mi accorgo che ha detto qualcosa, vado in direzione e rivelo quello che stava facendo quando l’ho sorpreso.
‘Non ti preoccupare donna! Non dirò niente!’, risponde divertito prima di uscire dalla stanza.
Finalmente posso dedicarmi all’incombenza per cui sono tornata in camera e poi fuggo di nuovo in spiaggia.
Raggiungo l’allegra compagnia proprio nel momento in cui stanno andando a pranzo, mi aggrego, mangio e parlo poco, distratta dal pensiero fisso di Alì, ho continuamente davanti agli occhi il suo strano pisello nero, continuo a pensare a quanto mi ha fatta godere, scopandomi fino a sfinirmi, decido che avrei presto replicato con lui.
Il resto della giornata passa tranquillamente, fra docce di sole e bagni di mare, all’imbrunire torno di nuovo in camera e trovo di nuovo Alì ed il suo socio davanti alla porta, evidentemente al mio uomo nero non &egrave bastato sfogarsi in mattinata ed &egrave tornato per spiarmi sotto la doccia. Li saluto ed entro, senza farmi vedere strizzo l’occhio ad Alì, lui si tocca il pacco in risposta. Entro in camera e prima di chiudere la porta chiamo Alì, gli dico che questa sera non avranno lo spettacolino della sera prima, mi risponde che non gli interessa, lui lo spettacolo lo ha avuto in mattinata, poi si avvicina e mi rivela che tiene il mio perizoma stracciato avvolto intorno al pene, mi fa ridere e mi defilo chiudendogli la porta in faccia. Quando tolgo il costume, esploro con le dita lo stato della mia fighetta, felice di trovarla di nuovo in forma e riposata, anche se mi manca l’eccitazione e la voglia, di fare ancora qualcosa per quel giorno. Entro nuda nel bagno e mi infilo sotto il getto tiepido della doccia, fingo di ignorare gli occhi che mi osservano dalla finestrella, sono di parola e non fornisco nessun teatrino allo spione, mi lavo e vado a sdraiarmi sul letto esausta, tre minuti e mi addormento.

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