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Erotici Racconti

Silenzio abissale

By 3 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Attualmente mi trovo giacente su questo talamo, mentre sto fissando metodicamente l’arcata della camera con le mani attorcigliate dietro la testa. Dalla persiana sganciata giunge frattanto il sottile stropiccio del fogliame sollevato dalla modesta frescura della notte, per il fatto che sono soltanto dei lievi calpestii, tenui e leggeri soffi d’aria. Il clima non è infatti fresco né pimpante come dovrebbe essere, in quanto è già estate, poiché fa un caldo eccezionale sia di giorno quanto di notte, dato che la brezza che perviene dall’esterno non è in grado di rendere abbastanza gradevole l’ambiente, per questo motivo mi sento abbondantemente infiacchita e svigorita dalla presenza di questa spropositata umidità. 

In realtà sono distesa sul letto matrimoniale da poco più di un’ora, ho indosso unicamente un minuscolo tanga che mi fa da ridotta transenna dalla totale nudità. Nel mentre considero quei riflessi creati dalla luce sulla volta della stanza, dal momento che quei luccichi lividi e biancastri che emana il satellite della terra, giocherellano con i pinnacoli delle piante all’infuori della persiana. Al momento aspetto, perché le ore notturne dell’estate possiedono senz’eccezione una fragranza originale e unica, corposa e al tempo stesso rafforzante e rinvigorente, perché hanno una saporosità euforizzante, prolifica e stimolante. 

Al presente non riesco ad addormentarmi, eppure il mio intelletto sogna svagandosi e compiendo dei castelli in aria, perciò rivolgo lo sguardo verso le mie tette e m’illudo. Il clima dell’oscurità non mi giunge esplicitamente, in quel frangente avverto una piccola quantità di sudore che inizia a scivolare a rilento segnando il lato del busto, disperdendosi in conclusione sul lenzuolo sotto di me. Allora rimugino, penso credendo d’averla solamente ipotizzata, sbarro gli occhi e percepisco sulla mia cute la traccia lasciata da essa. Il dito continua a disegnare linee e cerchi sulla mia epidermide eccitata, quel tocco è leggero, delicato, a volte mi sfiora diffondendomi un’infossata pace e parecchia aspettativa. 

Quel dito presto si converte in una mano bruciante e rincuorante, i palmi d’un uomo interessato, adesso non sono più distesa sul letto matrimoniale, ma in ginocchio con le gambe rannicchiate sotto il corpo, perché lui è dietro di me. Attualmente le mani sono due, m’accarezzano, rincorrono educatamente le linee del mio corpo, garbatamente le mie curve, galantemente la base dei seni, affabilmente la vita e i fianchi, per poi risalire dirigendosi nel fulcro del busto rasentando stentatamente i capezzoli ribelli, marcando il mio collo fremente tratteggiandolo soltanto con la punta delle dita. Le mani mi sfiorano la faccia e la chioma, ricompaiono sul collo fermandosi in conclusione sulle mie tette, non con occupazione né con predominio, bensì con una soave galanteria, esaltazione e plauso per le forme femminili. Io non mi sono sentita appagata in vita mia come adesso, perché mi pare d’essere manipolata come una dea, maneggiata come una femmina maestosa, apprezzata come non mai, introvabile e prodigiosa invenzione, graziosa e seducente da mozzare il respiro. In tal modo m’abbandono rilassandomi in questa piena condizione di benessere, intanto che percepisco a ridosso di me una figura che mi sostiene spalleggiandomi.

E’ formidabile, muscoloso, non bramerei altro che restare appoggiata a questo corpo invaghito e sincero, farmi coccolare senza chiedere altro. La sua faccia sfiora la mia, prudentemente mi sospinge verso di lui rintracciando le mie labbra. Dopo lui mi bacia con amabilità a fior di labbra, io capto distintamente dentro di me tutto l’amore spandersi e irradiarsi, che quest’uomo sta provando, perché tutto il mio attaccamento insegue lo spazio per uscire da me e arrivare verso di lui. In tal modo comincio ad avvertire una specie d’insolita insofferenza, d’inusuale irrequietezza, precisamente laggiù sotto il piccolo pezzo di tessuto che m’avvolge. Tutti questi gesti affettuosi mi stavano sensibilmente infervorando, lui che sembra assimilare comprendendo ogni mia ambizione m’assiste nel levare il tanga. Nelle sue azioni non c’è premura alcuna, solamente un’enorme armonia, un ottimo equilibrio, come se fosse la genuina arietta della notte nel volermi disadorna, ignuda e sobria.

In quest’istante sono addossata a lui, presagisco il suo sguardo che mi percorre amorevolmente, quest’aspetto mi piace moltissimo. Mi sento ardentemente amata, focosamente desiderata e profondamente voluta, ma non posseduta, perché sono intimamente libera. Le sue mani sfiorano le mie gambe risalendo su verso il centro del mio desiderio, io invero m’aspettavo una sollecitazione, una penetrazione, una carezza animosa e intrepida sulle labbra dischiuse e palesemente impregnate, viceversa quella mano si blocca dilatata sul monte di Venere e lì si posa, in un’indecente e voluttuosa testimonianza della più nota manifestazione della compostezza. In verità tutta quest’operosità quest’intraprendenza mi sta accalorando come non mai, così lui mi spinge in avanti facendomi sovrapporre con le mani sul letto mettendomi carponi. 

Io m’accorgo che m’accarezza la schiena facendomi rabbrividire di piacere, mentre il suo cazzo s’appoggia su di me aprendomi e infine scivolando dentro la fica, in quell’occasione gemo dal sollievo e dal piacere, lui fa altrettanto. Adoro questa posizione, lui lo sa. Lui si muove adagio, intanto che con le mani m’accarezza i fianchi, il didietro, la schiena e la testa. Mi pare di percepire ogni gesto maggiormente ingrandito, ogni movimento amplificato, sia interno che esterno. Avverto che s’appoggia su di me muovendosi senza fretta, facendomi assaporare il godimento che sta crescendo dentro di me, nel mentre attorciglia coordinando una mano alla mia baciandomi nuovamente. Lo sento che boccheggia, quest’azione m’invasa tantissimo, così comincio a piagnucolare, lui accelera gli affondi senza smettere d’accarezzarmi le tette, io abbasso la testa, al momento quella delicatezza si sta tramutando in un impulso demolente, in una passione fracassante.

Io accentuo le sue pressioni esasperandole, colgo nettamente che frigna per il piacere, perché mi sta facendo dirigere verso l’estasi, giacché quando lui digrada per esplorare il nocciolo più impressionabile a questo punto sono sulla linea estrema. Il respiro arranca accorciandosi, i piagnucolii adesso sembrano quasi strepitii, perché l’acme più elevata del piacere sta sopraggiungendo per cogliermi e per scuotermi con furia scompigliandomi le viscere. M’accorgo che sono tutta un fremito, perché mi coglie impreparata investendomi in pieno travolgendomi, il godimento che sperimento è talmente possente che erompo in un grido liberatorio lunghissimo schizzando seguiti dalle contrazioni muscolari che scombussolano le mie viscere. 

Lui non m’ha ripudiata m’ha arginata in questo abbraccio difensivo, rimanendo dentro di me e estendendo il mio orgasmo, anche se mi sento esausta voglio premiarlo in maniera sublime. Lo sento dal respiro che presto mi raggiungerà, in tal modo lo faccio uscire, mi giro e gliel’agguanto tutto in bocca, accarezzandolo e succhiandolo con devozione e con amore, restituendogli così tutte le attenzioni che m’ha riservato. Lo lecco e lo succhio, percorrendolo lentamente su e giù, sentendo la sua superficie liscia e la sua solida consistenza occupare tutto lo spazio, dentro la mia bocca, fino alla gola, dopo quando il culmine fu raggiunto, la sua appassionata e densa essenza mi scivolò giù scomparendo come una grandiosa e silenziosa ricompensa. 

Io bramerei di sdraiarmi assieme a lui, assaporando in conclusione il delizioso intontimento dei sensi appagati, godendo dell’amore dimostrato reciprocamente, eppure mi ritrovo da sola nel letto matrimoniale, protetta solamente da un minuscolo tanga colorato attualmente inzuppato, più carica, entusiasta e infervorata di prima.

In quel momento mi distendo sul copriletto umettato e mi viene da piangere. Non è stata una fantasia, ma un’azione peggiore, meno opportuna, un ricordo. M’accorgo d’essere piuttosto affranta, desolata e rattristata, perché sul limite minimo delle lacrime appisolo. Là di fuori, l’arietta non è mutata, perché questa sproporzionata acquosità non s’attenua né si riduce. 

{Idraulico anno 1999} 

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