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Erotici Racconti

Situazioni tragicomiche

By 7 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Che giornata oggi, devo pure andare ad un funerale, il fratello del mio capo, che tra l’altro non conoscevo nemmeno, ma si sa sono circostanze per cui la presenza &egrave dovuta…Sono in ritardo, faccio tutto di fretta evito di prepararmi il caff&egrave, mi porterebbe via troppo tempo, allora mi limito a scaldare del latte, nel mentre mi arriva una telefonata, &egrave la mia “amante” Giorgia, una ex squillo, mi dice che al pomeriggio ha un impegno e non potremmo vederci casomai di passare da lei dopo cena, io le dico che devo vedere se riuscirò, con un tono anche un po’ seccato, dato che avrei avuto voglia di vederla e di leccarle un po’ il suo meraviglioso culetto…Nel frattempo mi dimentico il latte sul fuoco, spengo tutto cercando di non scottarmi, &egrave tardissimo devo passare in ufficio anche per sistemare una pratica che dovevo già consegnare la settimana scorsa, bevo il latte di fretta scottandomi anche un po’ la lingua, lo stomaco ha un sussulto, lo controllo e non ci penso più.
Arrivo in ufficio 20 minuti dopo, mi siedo alla scrivania e cerco la pratica ma non si trova, forse quelli delle pulizie ieri me l’anno spostata chissà dove…all’improvviso una fitta alla pancia la classica colica dovuta al latte caldo “assassino” &egrave pure fortina ma la controllo, vado in bagno o no? No, meglio prima trovare la pratica, la vedo sotto la sedia che ho di fronte alla scrivania, mi abbasso per prenderla ma una scorreggiona mi esce dal culo senza poterci fare nulla, rido per non piangere perch&egrave immagino mi abbia imbrattato le mutande, corro in bagno ma purtroppo li trovo chiusi perché guasti, no cazzo e adesso? Vado in quelli del piano di sotto, vado verso l’ascensore ma non arriva, &egrave sempre occupato che faccio? Pendo allora le scale scendendo molto piano in quanto agitarmi non sarebbe indicato, ecco un’altra colica che mi piega in due, cazzo che male, questa &egrave forte, arrivo al piano mi accingo a trovare i bagni quando arriva il mio capo, noooo proprio adesso…Mi vede mi saluta con tono serio e mi dice “M. che fa lei qui?” io rispondo “Ehm….ero venuto a salutarla…e a farle le mie personali condoglianze” allora lui fa un mezzo sorriso e mi stringe la mano e mi dice “Beh lo apprezzo molto, ma &egrave tardi adesso, dato che &egrave qui che ne dice se l’accompagno io al funerale, venga giù con me l’autista ci aspetta” e adesso? Fregato! Che gli dico adesso? Non ho mai ricevuto un invito ad andare in macchina con lui e sono vent’anni che lavoro qui, proprio oggi me lo chiede? Gli dico che ho una “malta” marrone in culo e che se non la scarico muoio soffocato dalla mia stessa cacca? Ovviamente no, così con un rivolo di sudore sulla fronte rispondo che non si deve disturbare, ma lui insiste per cui non mi resta che accettare, che sfiga! Prendiamo l’ascensore e qui la cosa diventa imbarazzante, forse ho le mutande imbrattate e magari posso anche emanare un po’ di odore, se fosse così non mi resta che sperare che non se ne accorga, e speriamo anche che non arrivi un’altra fitta ora, altrimenti cado svenuto nella mia cacca e lui con me avvolto dalla puzza; infatti ad ogni piano l’ascensore si ferma entra altra gente, confusione, caldo, ci si spinge un po’, mi arriva una gomitata sulla pancia e per poco non spruzzo tutto nei pantaloni, riesco però con uno stratagemma, che mi avevano insegnato anni fa a yoga, a concentrarmi ed a riuscire così a trattenermi.
Arriviamo al piano terra ci accingiamo ad andare in auto e il mio capo mi vede e nota che ho un aspetto a dir poco di “merda” e mi chiede “problemi signor M.?” io rispondo che &egrave solo l’ascensore, quando c’&egrave molta gente mi provoca un po’ di claustrofobia…
Lui sorride e mi da una pacca sulla spalla, ed ecco che lo scossone mi fa uscire del gas dal culo però fortunatamente senza rumore, ma purtroppo &egrave anche vero che quelle silenziose sono anche le più terribili, per fortuna siamo all’aperto e complice un po’ di venticello gli effetti mefitici della flatulenza scompaiono velocemente, per fortuna perch&egrave adesso devo salire in macchina, e chi ce la fa a piegarsi? Entra prima lui, poi entro io e lo faccio in maniera lentissima, per assicurarmi che tutto il gas si sia dileguato, lui mi guarda sorpreso ed io anticipando ogni suo commento gli dico “E’ il ginocchio devo stare attento!”.
Per fortuna durante il tragitto lui &egrave silenzioso o sta sempre al telefono per lavoro o per ringraziare per le condoglianze di rito, io ho una fitta terribile mi piego un due, mi metto la mano davanti agli occhi per non fare vedere la sofferenza, lui però se ne accorge e mi dice “tutto bene? Ancora claustrofobia?” io rispondo singhiozzando “No, &egrave che mi spiace per suo fratello, sono veramente addolorato, so cosa si prova, anche io ne ho perso uno molti anni fa” sto mentendo in maniera schifosa ma non so che dire, lui mi guarda e freddo mi dice “lo conosceva?” io mento ancora e gli dico di sì che era una bravissima persona e che mancherà a tutti…lui mi guarda e mi dice “Suvvia se lo conosceva sapeva quanto me che era un bastardo, meglio per tutti che sia passato a miglior vita!” Ah, questo mi spiazza, che faccio? Lo guardo e cala un silenzio imbarazzante, per fortuna interrotto dall’ennesima telefonata.
Finalmente arriviamo a destinazione, entriamo in chiesa e qui complice la differenza di temperatura con l’esterno arriva un’altra colica, io sono dietro al feretro e mi piego in due dal dolore, per fortuna arriva un mio collega che mi sorregge e mi dice “Non pensavo ti dispiacesse così tanto! Eri suo amico? Non me lo avevi mai detto!” io piglio la palla al balzo e gli dico “Eh sì, mi spiace tanto per lui! Morire così poi” veramente si sapeva che lo avevano trovato infartato con i polsi ammanettati alla testiera del letto con addosso reggicalze e rossetto sulle labbra, vittima di un qualche gioco erotico finito male, trovarono due donne in casa, erano state loro a chiamare l’ambulanza, una di nome Suzette si dispiaceva dell’accaduto e per fortuna le scagionarono quasi subito da possibili colpe nell’aver provocato il “colpo”. Comunque il mio collega mi guardò e sorrise e disse “Fatti forza dai”; la fitta si affievolì, il prete iniziò l’omelia che fu per fortuna breve, uscimmo e lì nella confusione riuscì a tagliare la corda.
Che fare adesso? Devo trovare un cesso ma in quelle zone non ce n’erano, entrai in un bar, presi un caff&egrave sbagliando perch&egrave il liquido caldo mi fece tornare una colica terribile, chiesi dove fosse il bagno, entrai ma era orripilante, un cesso alla turca marrone dappertutto, puzza incredibile, se non cagavo vomitavo da come era ridotto quel posto, non ci sarei mai riuscito, non potevo cagare in piedi, allora mi slaccio i pantaloni velocemente e guardo le mutande, hanno solo un piccolo e tenue alone marroncino, meno male, mi concentro e cerco di allentare un po’ di pressione alla pancia pensando che forse se riesco a fare un po’ di gas…..ma capisco che avrei spruzzato merda fin sul soffitto, allora mi concentro per trovare la calma necessaria a reprimere le coliche, ce la faccio mi asciugo il sudore, pago ed esco. Che fare adesso? Mi ricordo che lì vicino abita Giorgia, adesso forse &egrave ancora in casa, vado da lei e le chiedo di farmi usare il bagno, cammino piano per evitare altre coliche, e finalmente arrivo, suono e ringraziando Dio mi risponde, gli dico chi sono e lei mi risponde “Che ci fai qui?” Io le rispondo che volevo vederla adesso dato che forse stasera non potevo, lei però risponde che adesso non può farmi salire, che se qualcuno mi vede ad esempio il commendator Folli l’avrebbe accusata di portarsi i clienti a casa e che quello era un condominio rispettabile e bla bla…insomma non vuole farmi salire, eh no cazzo, suono ancora insisto, lei chiude la conversazione penso che il commendator Folli ha proprio ragione, sei una gran puttana! Per fortuna sta uscendo una persona che conosco di vista, dato che ogni tanto per andare a trovare Giorgia incrocio qualcuno del condominio, mi saluta e mi tiene la porta aperta io ringrazio ed entro, prendo l’ascensore e arrivo al piano, busso forte alla porta di Giorgia e lei, capendo che sono io, non vuole farmi entrare “Ti ho detto che al mattino qui tu non devi venire mai!” mi urla da dietro la porta, ed io imperterrito busso ancora forte mentre arriva l’ennesima colica, mi piego in due, lei mi vede dallo spioncino e pensando che ci tengo veramente a lei e che il non poterla vedere mi fa veramente male, apre la porta e mi dice “Scusa tesorino ma lo sai che odio che mi vedi al mattino” e mi saluta con un bacino sulle labbra, io sono un cencio, sudo da far paura, sto proprio male, lei dice “Però mi fa piacere che ci tieni così tanto a me, ti ho proprio stregato eh? No resisti al mio fascino eh pisellone mio!!” io penso che &egrave meglio che creda questo piuttosto di sapere il vero motivo per cui sono lì e cio&egrave che devo cagare e se non la faccio esplodo, io reggo il gioco e recito la parte “Eh sì amoruccio, lo sai che sei la luce dei miei occhi, senti posso andare un attimino in bagno?” lei però mi blocca subito e mi dice che da circa mezz’oretta non si può usare il bagno per tutto il giorno perch&egrave stanno rifacendo le tubature degli scarichi ed &egrave severamente vietato, ha dovuto anche chiudere l’acqua. Noooooo penso io ma che giornata di merda…in realtà, ma questo lo scoprirò dopo, in bagno era nascosto un altro uomo, un suo vecchio cliente di quando faceva la squillo che ogni tanto ancora si vedono per una scopatina, lui le fa un regalino, lei un pompino e sono tutti contenti, tranne me cazzo! A pensarci ora me ne sarei strafregato di quello lì se mi avesse concesso di scaricare la “malta”. Che fare? Non mi resta che salutarla e trovare un altro posto e così le dico che mi sono ricordato di un altro impegno e che devo scappar via, lei allora fa la finta delusa e mi da un bacino e mi accompagna alla porta, un altro bacino e vado via. Crisi finale, pancia gonfia, non ce la faccio più, entro in ascensore, la faccio qui non resisto, ascolto con attenzione per capire se ci sono persone per le scale ma c’&egrave silenzio assoluto così mi decido non posso fare altrimenti, mi tiro giù i pantaloni e cago una merda alluvionale, cospargo l’ascensore di marrone, scoregge a non finire, però un sollievo incredibile, ah che bello! Finisco abbastanza in fretta, mi tiro su i pantaloni anche se ovviamente li ho sporcati un po’, esco dall’ascensore divenuto ormai una camera a gas e prendo le scale per scendere, ma sfiga vuole che appena arrivo nell’atrio mi trovo di fronte il commendator Folli che chiama l’ascensore, no cazzo! Mi scruta severo, io lo guardo glaciale, l’ascensore &egrave arrivato, cerco di uscire prima che lo apra ma lui mi domanda “Come lei &egrave qui?”, io mi blocco e rispondo che ero passato per vedere delle tubature, lui non capisce “Quali tubature?” mi domanda, ma io non faccio in tempo a rispondere che lui apre l’ascensore e subito vine investito dalla puzza e dai gas mefitici della mia cagata, fa un balzo indietro e tira un bestemmione, io ormai non posso scappare per cui facendo finta di niente mi avvicino e chiedo cosa mai &egrave accaduto (come se non lo sapessi) fingo stupore, mi tappo il naso e dico “Cazzo che schifo! Certo che questo &egrave proprio un condominio di merda!” il commendator Folli fa due passi indietro e sviene.

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