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Erotici Racconti

Smorfia allarmata

By 12 Novembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Da qualche tempo ero impratichito a ridestarmi dal letto con circostanze insperate e con eventi imprevedibili, e quella tarda piovosa mattinata d’ottobre non fu di certo un’anomalia né una stranezza. Rammento che, dal momento che Monica aveva compreso che io ho un torpore piuttosto intenso, e che mentre poltrivo, lei avrebbe potuto compiere qualsivoglia azione senza scrollarmi, poiché io ero facilmente divenuto il libero bottino e il puro dominio dei suoi libidinosi e voluttuosi sfizi, sennonché adesso l’aspetto maggiormente meno opportuno che emergeva, che al presente lei si era aggregata con Virginia, dispensandole in aggiunta a ciò le sue dirette e disciplinate conoscenze, e che addottrinamenti che ricevevo. 

In quell’istante aprii gli occhi e subito sentii che il mio corpo era freddo, direi astruso e nuovo. In fondo al letto, infatti, le due ragazze trafficavano con una bottiglia d’olio per bambini, e tutto il mio corpo ne era cosparso. Viscoso come un pesce da scagliare nella casseruola tentai di muovermi, ma non riuscii, perché avevo le mani legate alla spalliera del letto e le gambe divaricate, annodate anch’esse alle assi del fondo della parte opposta. Ero dilatato e denudato, in quanto non mi rimaneva il minimo ambito sia per la decenza che per il ritegno:

‘Buongiorno mio caro’ – annunciò d’improvviso Monica. 

Virginia non pronunciò niente, tuttavia s’avvicinò per baciarmi:

‘Ragazze, che cos’è questa bizzarra sciocchezza? Non gradisco per nulla sentirmi bloccato e impedito. Non vi pare d’eccedere’. 

‘Per quanto ci riguarda, direi di no. In realtà non ci pare d’uscire dai limiti, non è vero Virginia?’. Monica la squadrò sogghignando: 

‘Adesso sta’ buono e pacifico che dobbiamo squadrarti, dopo ti scatteremmo una deliziosa fotografia. Se ben rammenti il gioco diabolico e maniaco della fotografia l’hai architettato tu, al presente ne patisci assaporandone le ripercussioni’. 

‘Voi due siete fuori di testa, no, io ho compiuto soltanto alcuni scatti. Sei tu invece la degenerata e viziosa persecutrice, dissoluta e peraltro disonesta che ci tenta’.

Come per tutti gli svaghi sentii che la traboccante e voluttuosa azione di Monica m’avrebbe coinvolto, in tal modo interruppi di lamentarmi adeguandomi al contesto. L’olio scendeva a piccole gocce sul letto donandomi la sensazione dell’umido, ambedue le ragazze erano nude, poiché s’apprestavano a condurre il gioco. Gli scatti furono pochi, giacché si limitarono a riprendere alcuni dettagli del mio corpo. Frattanto ridevano scambiandosi la fotocamera, suggerendo le inquadrature più interessanti. Scattavano, si spostavano e ricominciavano a giocare. Quando Virginia s’accostò nuovamente, sentii il profumo della sua pelle che mi faceva mulinare la testa. Dall’altra parte del letto, Monica profumava alla stessa maniera, di sicuro le due femmine avevano fatto una doccia insieme prima di mettersi a giocare con me:

‘Spetta a te’ – proclamò Monica, sorridendo nei confronti di Virginia, avvicinandosi a me fino a sfiorarmi la faccia senza toccarmi. 

Lei aprì appena le labbra e fingendo una carezza con la bocca aperta percorse il mio viso indugiando sugli occhi. Io captavo soltanto il suo alito tiepido e profumato, ma non avvertivo nessun contatto. Il mio corpo era ancora addormentato e il mi cazzo giaceva piegato su d’un lato. Monica si ritrasse e Virginia s’avvicinò eseguendo il medesimo gesto, all’istante sentii il calore del suo viso e l’odore della sua pelle. Quando anche la sua spasimante s’alzò, Virginia seguì la linea del mio viso con le labbra, sfiorò un orecchio e scese lungo il collo per poi sollevarsi nuovamente e cedere il gioco a Monica, che più lentamente fece lo stesso percorso dall’altra parte della faccia. Cominciavo a sentire la pelle che s’increspava al passaggio di quei fiati moderatamente caldi, vagheggiando il contatto con le loro bocche. Furono poi il petto e i capezzoli il diretto e lascivo oggetto delle loro applicazioni sempre in modo contrapposto. Quando s’accorsero che la mia pelle aveva avuto una reazione, si fecero un cenno d’intesa e temerarie proseguirono, giacché Virginia s’inginocchiò accanto al letto apprestandosi nello sfiorarmi il ventre e l’ombelico, allorquando Monica la bloccò.

Monica riconquistò pigramente il suo percorso, mentre io percepivo il suo fiato concentrarsi sul ventre, captavo il piacere che aumentava sotto forma di un’indistinta e vaga eccitazione. Attese qualche attimo dopo che la mia donna si ritirò, per osservare al meglio la reazione del mio corpo, subito dopo s’accostò anch’essa proseguendo il lavoro, alternandosi e provocandomi inedite reazioni alla mia pelle, mentre fu Virginia in conclusione a digradare in direzione dell’inguine. Per un attimo sentii le labbra che mi toccavano e subito s’allontanavano, mentre percepivo in maniera netta che il mio cazzo iniziava a mettersi in azione:

‘Monica, hai visto?’ – implorò Virginia.

‘Sì, lo so bene, ma i patti vanno rispettati’ – fu concisa e sentenziosa la replica di Monica, accostandosi e emettendo una lunga occhiata corposa di libidinoso desiderio.

Appena Monica giunse con le labbra all’altezza dell’inguine, captai che il mio cazzo aveva raggiunto quasi il pieno vigore, perché pulsava in modo impaziente e irrequieto in cerca d’un accogliente e umido contatto.

‘Stavolta ho trionfato io, eppure ti concederò di leccarlo’ – ripeté armoniosamente Monica, mentre Virginia aveva in volto un ghigno di rammarico.

In seguito s’accostò al mio cazzo in erezione e intavolò a baciarlo con premura leccandolo adagio, infine ciucciandolo deliziosamente con un movimento a modo di pistone. Monica esordì accarezzando il mio corpo, Virginia la imitò sfregandosi su di me facendomi sentire il bollore della sua pelle. La mia eccitazione era ormai diventata inarrestabile, perché avrei voluto slegarmi e balzare in piedi, per concedermi il piacere di toccarle e di frugare focosamente i loro corpi, ma ambedue non mi liberarono, perché seguitarono a baciarmi e a sfiorarmi, finché Monica non decise che era giunto il momento, disponendosi sopra di me e spalancando le gambe sul mio cazzo in tiro, scendendo in ultimo a rilento per farmi entrare in lei. Monica restava nella postura dritta, mentre il mio cazzo era ben conficcato nella sua fica, nel mentre le sue tette dondolavano alla cadenza degli affondi che lei stessa c’imprimeva. Virginia lisciava i nostri organi genitali caldeggiandoli con accortezza nei movimenti, dopo s’avvicinò guardandomi con una deliziosa mollezza prima di darmi un magnifico bacio:

‘Vedo che gradisci parecchio, sai io non sono assillata né diffidente per nulla, lei è una parte di me. Io non sono stata competente d’eccitarti: era questo il nostro libidinoso gioco. Chi di noi due, fosse stata brava e preparata d’aizzarti senza toccarti, fino a farti raggiungere una completa erezione, t’avrebbe alla fine scopato’ – blaterò in modo impudico e lascivo Virginia. 

‘Io sostengo che Monica t’ha abilmente frodato per quest’inconsueto passatempo, perché era a conoscenza che i tempi naturali dell’erezione sono lunghi ma costanti. Tu m’hai preparato in modo consono, se fossi restata ancora qualche secondo, avresti visto che cosa mi sarebbe capitato’.

‘Sei una vera briccona, direi la solita manigolda’ – stridette Virginia nei confronti di Monica, intanto che continuava a saltare godendo e ansimando oltremisura.

Senza fretta Virginia si mosse sul letto e acciuffò la boccetta dell’olio versandone abbondantemente sulle spalle, lo cosparse inoltre sulle spalle, sui seni, sulla schiena e infine giunse sul sedere, che sbatteva ritmicamente sulle mie gambe aperte. Seguitava a versarne un sottile filo, che s’infilò nel solco delle natiche scivolando all’interno. Io percepivo il fresco che aveva raggiunto i nostri sessi lubrificandone il passaggio, la mano di Virginia continuò la sua opera di lubrificazione, ma quando giunse in fondo alla schiena, con un dito unse anche il buchino più piccolo, faticando a centrarlo per il continuo movimento:

‘Davvero sublime, sei realmente incantevole’ – sbraitò Monica senza smettere.

La mano della mia ragazza accarezzò ancora una volta il mio cazzo che scivolava dentro il corpo di Monica, mentre con l’altra aiutava la donna ad alzarsi e ad abbassarsi. Fu realmente questione d’un attimo, poiché il mio cazzo sgusciò dal temperato alloggiamento che lo aveva ospitato, forse aiutato dall’altra mano di Virginia, che frattanto aveva sollevato le chiappe di Monica. Nel preciso istante che si riabbassava, l’altra mano infilò lesta il mio cazzo nell’altro pertugio, imbroccandolo e permettendomi di sdrucciolare di colpo dentro di lei. Quel movimento però s’interruppe, perché la penetrazione era molto più difficile del previsto, Virginia seguitava a versare dell’olio, fino a quando sentii che io mi ero introdotto tutto in quel ristretto accesso. Virginia, infatti, m’accordò soltanto esigui movimenti prima d’impugnare nuovamente il suo giocattolo per rimetterlo nella vecchia posizione: 

‘Dimmi una cosa, perché non t’avvali di questo bel fusto per farti baciare proprio lì di sotto?’ – indicò Monica, che aveva ripreso il suo ritmo.

Virginia s’allungò su di me con la testa all’altezza del mio ombelico, e spalancando le gambe s’avvicinò alla mia bocca cercando il contatto con la mia lingua:

‘No, non così, ora dispongo e decido io miei cari. Stabilite di liberarmi all’istante e seguitiamo a divertirci, diversamente mi blocco e terminate di divertirvi da sole’ – ingiunsi io con la voce incerta, per causa dei colpi di Monica e delle grosse labbra della fica di Virginia che sfioravano la mia bocca.

Da parte di loro due non ci fu nessun riscontro, in quanto m’accorsi che si stavano baciando. L’una cavalcioni sul mio viso, l’altra ben ancorata al mio cazzo, appoggiandosi con le mani sul letto giocavano con le loro lingue. In quel mentre acchiappai il clitoride di Virginia fra le mie labbra e cominciai a stringerlo, Monica nel mentre si fermò e scese dal letto, mi slegò i lacci dalle caviglie, mentre Virginia che si era girata verso di me provvedendo a liberarmi dei legacci che m’imprigionavano i polsi. In quel momento avevo sia le gambe che le braccia indolenzite, a rilento mi sollevai in posizione seduta scendendo dal letto:

‘Dove credi d’andare? Non abbiamo ancora finito’ – sbottò Monica. Virginia mi seguì in bagno, chiuse la porta alle nostre spalle e m’abbracciò con vigore.

‘Ti chiedo scusa mio caro, non ti sarai per caso risentito? E’ un gioioso gioco, non trovi?’ – fu la soave risposta di Virginia, la mia ragazza.

‘Per niente, sta’ rilassata, è stato un bello spasso, ma adesso è giunto il mio vizioso turno. Tu mi darai un supporto, Monica finirà nella mia posizione’ – le enunciai io baciandola.

Rientrammo abbracciati in camera, Monica era distesa, io mi ero portato un canovaccio per togliermi dalla pelle tutto quell’unto, Virginia si fermò ai piedi del letto: 

‘Che cos’avete in mente?’ – proclamò Monica con l’espressione leggermente guardinga.

Io mi collocai lestamente su di lei ricoprendola di baci, iniziai dall’ombelico e salii fino ai seni, alle spalle e al collo, il suo corpo morbido s’adattava alle mie carezze, e sulle labbra sentivo l’unto dell’olio che aveva un pessimo olezzo, sennonché doveva ben presto diventare il mio pezzo forte. Dopo allungai le sue braccia oltre la testa cercando di baciarla e leccarla sotto le ascelle, mentre Monica restava statica con le braccia divaricate. Virginia s’avvicinò e cominciò a baciarla dalla parte opposta risalendo dai fianchi alle ascelle. In un baleno le afferrammo i polsi infilandoglieli nei due lacci, che erano rimasti pendenti dalla testata del letto e stringendo subito le fibbie:

‘Ecco, adesso ho compreso tutto, siete dei veri arroganti e sfrontati, degl’infidi e sleali codardi individui, complottavate tutta questa roba qua’ – fu l’immediata replica di Monica, tra l’espressione compassata e il piglio rallegrato.

Frattanto che Virginia annodava la sua caviglia all’estremità del bordo del letto, io compivo altrettanto con l’altra, perché in pochi secondi la nostra amica era totalmente immobilizzata, così dilatata sul letto al presente s’apprestava a subire il famelico e lussurioso assalto delle nostre due fantasie riunite. Ci sistemammo ai piedi del letto, davanti alla stuzzicante visione delle gambe spalancate di Monica, che terminavano in due pieghe scure dai bordi arrossati. Io agguantai il canovaccio e in modo scandito iniziai a batterlo sulle chiappe di Monica mentre lei inveiva, perché si lamentava leggermente. Io squadrai Virginia notando che aveva assunto un’occhiata atipica, quella peculiare espressione tra lo sguardo deliziato e quello insolitamente angustiato, sennonché l’incitai, mentre subito dopo udimmo Monica che sbraitava:

‘Quando mi slegherò vi concerò per bene per le feste, vedrete’ – replicò Monica ridendo e lamentandosi per i miei colpi.

Virginia si distese sul corpo della donna e cominciò un massaggio lungo la schiena, dopo accarezzò le natiche spalancate, indugiò sul buchino guardandomi per chiedermi il consono benestare, io le sorrisi, perché in un baleno il suo dito scomparve all’interno. Con l’altra mano iniziò a graffiare la schiena di Monica provocandole dei piacevoli mugolii, i graffi erano leggeri, però s’intensificavano di continuo lasciando delle tracce vistose sul chiarore della pelle. Virginia si voltò verso di me e cercò con le labbra la mia bocca, mentre seduta sulla schiena rigata di Monica sfregava la sua fica procurandosi piacere al contatto. Con la mano indirizzai il mio cazzo al centro delle gambe iniziando una lentissima penetrazione, la mia lingua si trastullava con quella di Virginia, intanto che le mani accarezzavano, stringevano graffiando la pelle scivolosa sotto il mio corpo.

Io udivo gli stuzzicanti lamenti di Monica a ogni passaggio, lei era infervorata, accalorata ed esaltata, predisposta nel sciogliersi in quel poderoso orgasmo liberatorio, ma io non intendevo terminare il gioco, perché bramavo condurla a un livello di godimento quasi doloroso. Uscii dal suo ventre e cercai l’altra apertura aiutandomi con una mano, Virginia s’ispezionava concitata la fica, poi violandosi l’apertura gioiva dai sospiri di piacere. Io la penetrai nuovamente, ma questa volta con maggiore decisione cercando di spingermi a fondo. La mia mano accarezzava il suo clitoride, poiché era alquanto viscoso per i fluidi che ne erano sgorgati. Dopo ogni spinta era un profondo sussulto, dopo ogni uscita era un sospiro. Restando dentro di lei, slegai le caviglie dalla morsa dei lacci, mentre la ragazza chiuse le gambe intrappolandomi dentro di sé. Adesso stringeva forte impedendomi i movimenti, captavo molto bene che il glande intrappolato mi rimandava acute ondate di piacere accompagnato dall’orgasmo ormai prossimo. Virginia osservava trasognata con gli occhi attenti il mi cazzo che svettava in tutta la sua grandezza, Monica bruscamente si sollevò impossessandosi in modo inatteso del mio glande. Io mi sentivo circondato da industriose, instancabili e premurose attenzioni, si comprendeva che la loro intesa esisteva da lungo tempo, Virginia si collocò sotto di me aprendo le gambe, Monica nel mentre la baciava dolcemente accarezzandole i seni. Con un movimento lento appoggiai il mio cazzo davanti alla fica di Virginia e accedei, in quella circostanza io la guardavo negli occhi, mentre la mia carne entrava nella sua fenditura, poiché lei mi facilitava nel movimento per ricevermi meglio. Aveva uno sguardo preoccupato, poi si rilassò, in quanto vidi una nuova luce nei suoi occhi, adesso lei aveva scoperto che il dolore era già passato e il piacere la stava facendo fremere avvolgendola del tutto. 

Monica ci esaminava sorridendo seguitando ad accarezzare i nostri corpi, eppure Virginia era assai apprensiva e instabile, poiché lo percepivo dai suoi movimenti. Era piacere quello che provava, ne ero sicuro, tuttavia non era ancora pronta per lasciarsi completamente andare. Giocai dentro di lei per qualche minuto, finché non captai che Virginia s’irrigidiva. In quel frangente mi bloccai distendendomi nuovamente in mezzo alle ragazze, per il fatto che gareggiavo per chi poteva appropriarsi per prima della mia bocca, loro due con le mani spostavano la mia testa in ogni direzione per baciarmi, fino a quando entrambe s’unirono. In seguito si posizionarono in modo opportuno, iniziando a massaggiarmi accarezzandomi in mezzo alle gambe, trastullandosi con i miei testicoli dilatati e inorgogliti, carichi di sperma, mentre io smaniavo, tenuto conto che percepivo lo sperma che saliva lungo il condotto spermatico giacché voleva fuoriuscire, nonostante ciò resistetti. Virginia si dispose ancora una volta cavalcioni sul mio corpo, io con le mani avvicinai il viso alla sua aromatica fica cogliendone l’intenso effluvio e cominciai a baciarla con un crescente desiderio. La mia lingua s’incuneò tra le pieghe umide della sua deliziosa fica cercando la punta del clitoride, lo leccai con passione, mentre sentivo sul viso la sua abbondante secrezione che m’inumidiva il mento e le guance. Adesso la sentivo finalmente sciogliersi in un godimento che la faceva tremolare, con la bocca succhiava il mio cazzo, fintanto che Monica raggomitolata in mezzo alle mie gambe s’occupava con dovizia dello scroto solleticandomelo con criterio e perizia, scambiandosi di posto con Virginia per leccare il mio cazzo eretto. 

Con la lingua io invadevo pacificamente la fica di Virginia, che sussultava succhiando più forte, mentre sentii una vampata di calore che saliva e là m’accorsi rapidamente che stavo gustosamente sborrando la mia densa essenza sulle loro facce. Questa volta Virginia non si ritrasse, perché mi lambì timorosamente arraffando il sapore del mio sperma, dopo esortata e persuasa si lasciò andare ancora una volta. Quando s’accorse che stavo golosamente sborrando innaffiandola, Virginia fu catturata da un fremito che la scosse sconvolgendola con veemenza. Io m’accostai a lei cingendole con un braccio le spalle, lei appoggiò la testa al mio petto e s’orientò per guardarmi, mentre Monica scivolò al mio fianco. Aiutandosi con le mani Virginia spalancò le gambe di Monica e fummo nuovamente accanto, mentre le nostre lingue accarezzavano la sua torrida ed enorme fica. Con due dita entrai piano dentro di lei, e cominciai ad accompagnare il movimento delle nostre lingue, in pochi istanti Monica si contrasse, e gemendo godette totalmente invasa da un convulso e irrefrenabile orgasmo. Sembrava che non finisse mai, tant’era prolungato, dopo ringraziandoci ammise confermando che eravamo degli amatori magnanimi e sublimi. 

Attualmente era realmente deliziata, radiosa e tangibilmente appagata, a dire il vero questo suo peculiare entusiasmo mi faceva sentire autorevole e importante. Spalancando meglio i tendaggi della finestre, da quella posizione, vedemmo chiaramente nell’appartamento di fronte che un giovane ragazzo aveva il naso appiccicato ai vetri, con un inedito atteggiamento dalla mimica assai sbalordita e infervorata:

‘Quel bel giovanotto vorrà almeno una ricompensa, un’adeguata premura, non trovi? Non &egrave per nulla equo né appropriato che tutti qua si divertano e chiavino indisturbati, mentre lui si deve soddisfare solamente con delle immagini lascive e leziose’ – sostenni io in maniera arguta, burlona e sagace.

‘Piantala Corrado, lui è ancora piccolo, è un grazioso e inesperto ragazzo’ – aggiunse Virginia in maniera cauta e qualunquista senz’eccessivi azzardi. 

‘Sarà pure piccolo, ma il cazzo penso che ce l’abbia adeguato per scopare, non ti pare? Hai visto lo sguardo che ha compiuto, vedendo Monica uscire nuda dal nostro appartamento?’ – sentenziò Corrado in modo avveduto e circostanziato. 

Restammo in casa, nudi e continuamente abbracciati, scendemmo per degustarci il caffè, Monica se lo allungò con un goccio di latte, addentando in conclusione un biscotto che aveva preso dalla scatola in mezzo al tavolo, esaminando costantemente la finestra dell’abitazione di quel giovanotto. Chissà che cosa mulinava nella mente Monica, ponderando di metterlo in pratica?  

{Idraulico anno 1999} 

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