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Erotici Racconti

Soltanto per te

By 30 Dicembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Io devo realmente ammettere e associare, che per impedimenti, per intralci e per motivi secondari aggiuntivi annessi e collegati, peraltro non dipendenti dal mio proponimento né dalla mia volontà, perché il fato quest’anno aveva rigorosamente deciso malauguratamente e in modo subdolo di dividerci, costringendomi e imponendomi di rimanere distante e separata da te, infatti, fortunatamente l’unico rimedio e l’esclusivo strumento che ci era rimasto per comunicare, era stato reso possibile attraverso l’utilizzo di Skype o in alternativa tramite l’ausilio seppur a fatica d’internet con la linea adsl debole e per di più instabile.

Per noi, tutto ciò, a questo punto era un amorevole, un armonioso e un gradevole rituale, non con dei momenti previsti né preparati in alcun modo, ma come invogliati e spronati da una potenza e da un’intensità vitale, direi in ottima sintonia, tenuto conto che già da qualche tempo prima ci riscoprivamo connessi e uniti mediante l’utilizzo costante d’internet per augurarci felicemente e opportunamente la buonanotte. Era allegro, confortante e pacifico quel gradevole colloquio in attesa di scollegare tutto per recuperare in ultimo i tuoi discorsi. Una forma abituale, un rituale soporifero per addormentarci distesi e tranquilli, per scaricare e per sgomberare in modo definitivo tutto l’affaticamento e il logorio della giornata appena terminata. 

Noi due eravamo agli opposti, eravamo inversi, eppure casualmente associati e messi alla pari dagli ambienti frequentati dalle stesse passioni e dagli stessi interessi nel tempo libero. Tu sei in verità l’architetto, sempre alle prese con gli arredi e con le costruzioni, io invece sono impegnata e occupata in tutt’altro campo lavorativo, ma analogie, coincidenze e similitudini che soltanto il destino poteva creare e sviluppare, visto che nella mia famiglia io ero cresciuta con un papà sempre sovraccarico come te, pertanto quei termini tipicamente tecnici erano diventati per me alimento e pane agevole di tutti i giorni. Di frequente, infatti, ero io a iniziare le confidenze e le intimità private in parte buffe e talvolta comiche, per poi passare a seriose e sostenute discussioni nel campo lavorativo in cui chiedevo a te un parere, tu altrettanto mi seguivi, giacché ero parte del tuo quotidiano alla buona e di casa. Una capace e valida consigliera o semplicemente una buona lettrice attenta e idonea ad ascoltare. Inaspettatamente, per abitudine t’affacci mostrandoti sul monitor in alto a destra, giacché riveli la tua presenza accompagnato da un simpatico fondo musicale ingrandendo la tua finestra di dialogo ridimensionata per l’occorrenza: 

“Chi è? Sì, con chi dialogo?”.

“Con la belva carnivora”.

“Sì belva, dai esponimi, illustrami che tipo d’oggetto desideri?”.

“Donami i tuoi gustosi e prelibati dolciumi, perché ne ho voglia”.

A dire il vero, in effetti, la cadenzata e la ripetitiva cerimonia che si svolge tra di noi, s’attiene, osserva e rispetta regolarmente direttive compatte e ben fondate, perché quei quattro dissennati e insensati annunci sono una specie di condizione e di vincolo per far sbocciare alla fine le nostre dialettiche parlantine serali. E’ pressappoco un’incolore e una smorta serata infrasettimanale, io t’offro così i miei dolcetti che spaziano come sempre tra dubbi, frivolezze o confessioni. Tu sennonché decifri concentrato, presenzi in modo risoluto e assennato, dal momento che laddove occorre ti beffi di me, qualora i toni rimangano sul tono sbrigativo e superficiale. Io non ho molto da raccontarti questa sera, perché la giornata si è svolta nel consueto e ripetitivo clima, infine la discussione viene da te riportata e riproposta nuovamente sul mio nuovo acquisto fatto qualche giorno prima:

“Dimmi una cosa, sei poi riuscita alla fine a collegare e a sistemare la videocamera mia piccola sorniona sbadata?”. 

“Ti dirò solamente che, io non sono mai stata iellata e sfortunata quanto te” – esclamo io prontamente di rimando stuzzicandolo ulteriormente.

“Dai su, attivala al più presto, così voglio rivedere per bene il bacio della buonanotte”.

Qualche minuto e nella nostra finestra scompaiono le nostre immagini. La risoluzione è ottima e siamo proiettati io nel tuo studio, tu in camera mia: due ambienti, due territori discordanti e opposti messi di fronte come le intelaiature delle nostre anime:

“Mon bijou”.

“Oh, mon plaisir”.

I nostri due volti s’illuminano sorridendo, tu sei elegante con ancora addosso la camicia indossata in ufficio, appari bene nel tuo studio, mentre io anelante e smaniosa cerco di captare con lo sguardo tutto quello che ti sta intorno e che manifestamente t’appartiene. Noto infine una polverosa libreria alle tue spalle e lo schienale della sedia di pelle nera su cui sei comodamente rilassato. Io sono già in pigiama, poiché mi sento un po’ invasa ed eccitata nell’ospitarti nella mia stanza da letto dove regna un evidente e sontuoso disordine, che fortunatamente nella piccola finestrina passa inosservato. Oltre al mio busto c’è soltanto l’angolo del mio letto, in quanto ti è ben visibile e che ovviamente non ti sfugge:

“Com’è? E’ morbido quel letto?”.

“Devo confessarti che attualmente mi sento il groppone a brandelli, mi sento come uno straccio” – nel momento in cui io t’esamino dove t’affanni gesticolando, cercando in ultimo di distendere la muscolatura contratta e rattrappita delle parte alta delle spalle.

“Cerca almeno di rilassarti, distenditi e poggiati di là”.

“Presumo che stasera avrai parecchio da riferirmi, non è così?”.

“Per nulla. Su dai, collocati come meglio credi, sfilati soltanto quel bruttissimo e spaventoso pigiama, visto che m’indispone inasprendomi e irritandomi la visuale”.

“Pure a me tu fai lo stesso effetto, sai perché? Perché quella camicia ben abbottonata mi ricorda tanto l’ufficio, tenuto conto che non è per niente degna né meritevole per passare una pacifica notte”.

Appena leggi queste parole, tu inizi a sbottonarti la camicia partendo dal primo bottone del collo per poi trovarti completamente slacciato sul davanti. Io indugio con il piglio spaesato e sorpreso squadrandoti a questo punto a petto nudo: di frequente si è scherzato pigliandoti in giro sul fisico che mi dicevi appena appena addestrato, sennonché attualmente esaminando il tuo capiente petto constato lucidamente la tua effettiva prestanza.

“Adesso spetta a te. So che hai voglia di farmi assistere allo spettacolo per vedere quanto sei incantevole e seducente” – mi riferisci tu spronandomi.

Io ho l’angoscia addosso, l’inquietudine perenne e la paura continua, per il fatto che non abito da sola in casa, considerato che i miei genitori sono di frequente in giro per l’abitazione e sovente mi chiamano. In quella circostanza m’alzo e vado verso la porta della mia camera, m’affaccio sul corridoio e vedo che è già tutto buio, per il fatto che nessuna luce filtra dalle camere, in quest’istante c’è silenzio e sono tutti a letto, in tal modo chiudo bene la mia camera e mi risiedo in conclusione davanti al PC.

“Pensavo che fossi già scappata”.

“No, sono qui”.

“Non ti faccio nulla, sta’ tranquilla, come potrei d’altronde”.

Il giochino m’attizza e mi stuzzica parecchio, perché l’idea di spogliarmi davanti a te m’eccita e m’infiamma notevolmente.

“Che cosa vuoi vedere?”.

“Tu sai spogliarti, sei femmina no, dai inizia”.

Di questo andare, tra l’emozione, il gioco e la trepidazione, io inizio da seduta a sfilarmi la maglia e tolgo i pantaloni corti, cade per terra il mio pigiama e mi ritrovo vestita soltanto con l’intimo. Seminuda io raggruppo le lunghe gambe sulla scrivania, la scena accontenta anche me, giacché proietta un’immagine abbandonata e rilassata quasi in attesa di ricevere il dovere poco prima d’addormentarsi. Adesso sono leggermente scostata dalla tastiera e appaio intera.

“Via tutto, butta giù tutto, su dai. Mettiti nuda davanti ai miei occhi” – leggo apparire sullo schermo.

Un bagliore, il mio viso s’illumina come una bambina che entusiasta ed euforica ha ottenuto il suo giochino: sfamare la tua vista e appagare la mia vanagloria. Io rimango un po’ lì ferma, sorniona e zitta, così come una gatta che ha tra la zampetta la coda del suo topolino.

Tu sei al presente immobile, quasi distratto e incantato, dal momento che comodamente seduto ammiri apprezzando la scena. Io porto le mani dietro la schiena e un decisivo clic fa ammorbidire di colpo il mio seno trattenuto dentro il reggiseno, la sensazione è liberatoria, in quanto cedono gli elastici per lasciare naturali le mie forme morbide. Porto le mani fermando l’inesorabile nudità, le spalline sono scese, le mie mani ben aperte premono e trattengono, sento tra le dita la consistenza del seno, la sua corposità, sento il calore delle tue mani che scendono lente fino a scoprirlo del tutto.

“Sì brava, molto bene, continua così che sei davvero magnifica. Se prosegui così, credo che non resisterò per molto tempo”.

Io ti vedo poggiare il mento sull’anulare e il mignolo della mano destra, mentre con il dito medio e con l’indice ti sfiori le labbra, perché fremi e ribolli dalla voglia di succhiare. Sei tu che sei debole e fragile adesso, sei tu nelle mie mani, sono io che decido e che stabilisco che cosa offrirti del mio intimo. Con un gesto elegante e leggiadro mi scosto dalla normale posizione seduta e porto una gamba sul bracciolo della sedia e l’altra inerme ben distesa. In questo momento la mia schiena poggia di fianco allo schienale, le mie dita compongono cerchi sul mio ventre dove il centro conduce all’oblio, l’elastico dello slip a un tratto si ritrova sopra il dorso della mia mano e le mie dita in mezzo al mio essere femmina; tu dal movimento della sottile stoffa afferri e capisci che mi sto coccolando in maniera disinibita, espansiva e libera di fronte a te.

Io attualmente non guardo più il monitor, non mi serve, effettivamente avverto e colgo il tuo desiderio già sul mio corpo, perché so che ti piace vedermi godere, io m’accorgo nitidamente che tu adesso ti dimeni e sborri con pieno gusto in modo esorbitante, visto che il tuo candido seme s’infrange colando sopra la lastra del monitor del computer imbrattandolo. Io assisto attentamente per quell’eccitante e istigante visione e mi rallegro consolandomi enormemente con me stessa, in tal modo continuando a masturbarmi con accurata perizia anch’io però godo intensamente trattenendo l’urlo di quel piacevole, poderoso e trascinante orgasmo, che in ultimo m’invade totalmente le viscere e la mente annientandomi del tutto e scompigliandomi l’anima.

Io sono un vessillo muscoloso e attraente, un’immagine formidabile, un incitamento animale, un richiamo e un manifesto indicatore erotico, la manifestazione improvvisa della bellezza, il richiamo e il carisma d’un passatempo cialtrone e ugualmente furfante, malgrado ciò unicamente per te. Il mio ritmo t’incanta, ti strega, ti porta verso un’altra dimensione, un altro valore, in cui terminerò e deciderò solamente io quando farti godere e spassartela come si deve.

“Per oggi io t’auspico tante grandiose e magnifiche cose, ti pronostico allegri e lieti avvenimenti per un brioso, felice e frizzante avvio. Tanti auguri di cuore per un prospero inizio. Ci sentiremo e ci rivedremo presto. Buon anno a te mia beneamata dolcezza”.

“Felice nuovo anno pure a te mio speciale e unico amore. Torna presto da me, perché sono da sola e mi manchi tanto”.  

{Idraulico anno 1999}    

 

 

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