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Erotici Racconti

Soluzione anomala

By 16 Ottobre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Riconsiderando ancora oggigiorno la vicenda, ragionando e riflettendo bene su quanto accaduto, seppur sforzandomi, non riesco a memorizzare con precisone come s’approfondirono espandendosi in definitiva quelle vicissitudini tra noi due, rischiando persino che ci licenziassero in tronco. In quella circostanza, infatti, rammento solamente che eravamo in attesa che terminassero le sue mansioni lavorative, considerato che apparivano non scorrere mai. Io lo avevo accompagnato per non restare da sola a casa sua, un’abitazione che avevo appena conosciuto, perché si potrebbe tranquillamente proclamare che eravamo due completi estranei, se non fosse per i numerosi messaggi di posta elettronica e per le molteplici telefonate che ci avevano tenuti attaccati l’uno all’altro per svariate ore. 

Lui lavorava a rilento, s’adoperava con flemma, a volte s’avvicinava e mi baciava, dal momento che il primo bacio era avvenuto in una sozza stazione centrale, peraltro con la contestazione quel giorno degli operatori delle pulizie e per di più sotto un sole più che torrido, là in quel posto, entrambi ci eravamo baciati come se non ci fosse stata nessun’altra opzione, adesso che ci ripenso quel bacio in verità non mi è piaciuto per nulla. A ben vedere, non è che lui mi piacque proprio subito, malgrado ciò quelle ore trascorse lavorando, squadrandolo mentre muoveva quel fondoschiena, l’avevano fatto diventare da una semplice iniziale avventura a un vero e proprio definitivo desiderio erotico. Io lo osservavo districarsi tra i macchinari e vagheggiavo di farmi scopare lì, con il lampante rischio che qualcuno arrivasse e ci scoprisse in quel movimento atipico, contrastante e incontrollato.

Io non smettevo di pensarci, m’immaginavo d’essere scagliata contro un macchinario, durante il tempo in cui lui mi scopava con coercizione e con veemenza, dopo se provavo a cambiare i pensieri, ecco all’istante tutto si ripresentava in maniera facinorosa e incontenibile. Ero proprio inevitabilmente condannata a pensarci, perché non riuscivo a smettere di squadrargli le chiappe e quelle labbra che ogni tanto mi baciavano, scandendo il tempo mancante durante il tempo in cui saremmo finiti finalmente nella sua accogliente alcova. Il desiderio cresceva dentro lui e dentro me, partiva dalle gambe, saliva fino alla fica infuocandola, mentre il bollore giungeva alla testa facendomi perdere il senno e scompaginandomi oltremisura.

A un tratto sentii le sue mani sui fianchi e la sua bocca sul collo che mi riferiva di seguirlo. Ci dirigemmo nella postazione dei computer, dove il singolare sguardo importuno e indelicato era unicamente una telecamera, che fu nonostante ciò agevole da evitare. Fu infatti lì dentro, che iniziamo la nostra relazione sessuale. In fondo dopo qualche mese finimmo nel volerci bene sul serio, anzi, lui mi riferiva enunciandomi addirittura d’amarmi, tuttavia la nostra era iniziata così, semplicemente come una relazione sessuale, perché lui era uno di quegl’individui che si deve scopare più che amare. In quella parete della c’era un incavo, dove la videocamera non riusciva a raggiungere la corretta angolazione, non potevamo essere visti, cosicché lui mi trascinò di forza là perché con le spalle rivolte al muro iniziò a baciarmi. La mia voglia aumentava, per il fatto che captavo mentre premeva contro la mia gonna:

“Dai facciamolo qua” – mi esortò lui invasato, io gli negai quell’atto con fermezza, nonostante l’immensa voglia m’aveva invaso. Risposi di no lasciando che lui iniziasse a denudarmi, perché nell’istante più bello e propizio lo bloccai. Stavamo vaneggiando ambedue per la smania, eravamo completamente sudati, ma tornammo presso la sala delle macchine. Là dentro eravamo da soli, gli altri operai del turno del sabato sera erano pochi e per di più molto distanti, io lo seguivo così come farebbe un cagnolino devoto e fedele, fu allora dietro un macchinario di ferro lucido, che lui mi brandì nuovamente per i fianchi sollevandomi la gonna:

“Giuliana, prendilo, stavolta credo che non rifiuterai, non te ne pentirai di certo” – mi proferì lui aizzato in modo eloquente, io manifestamente in maniera impertinente e irriverente dissi di no, ma in compenso iniziai a masturbargli il cazzo squadrandolo negli occhi per prolungare il suo piacere, facendolo ancora acutamente e destramente penare un poco.

Io inizio a pigliarglielo in bocca, trascorre soltanto qualche minuto, eseguo pochi movimenti, perché riesco a scansarmi per tempo, giacché in modo impetuoso e irruente arriva di sorpresa la sua bella ed esuberante sborrata finale: tre bei corposi schizzi di sperma m’irrorano la salopette, il quarto m’arriva abbondante sul mento accompagnato dal suo lussurioso e sfrenato gemito di godimento, mentre io gli sfrego competentemente con le dita i testicoli massaggiandoglieli accortamente, amplificando ingegnosamente in tal modo il suo personale benessere, fintanto che m’accingo nel leccare con le dita quel saporito denso liquore biancastro.

A ogni buon conto ci fermammo all’istante, poiché eravamo in un punto troppo visibile, da un momento all’altro il capoufficio sarebbe potuto tornare per verificare la situazione, sennonché mi ricomposi alla svelta, non appena saltai giù dal tettuccio della macchina, il principale entrò prorompendo:

“Che cosa combinate qua ragazzi? Adesso potete anche andare via, la notte è appena iniziata” – sorridendo e strizzandomi nel contempo l’occhio senz’aggiungere altro, avendo formidabilmente intuito le nostre peripezie, sconvolgendo in ultimo gli eventi dentro quello stabilimento.

Nel tempo in cui ci allontanavamo, venne a salutarmi aggiungendo in modo astuto, calcolatore, malpensante e piuttosto sagace:

“Nessun pericolo, le telecamere hanno sia le braccia mobili che pieghevoli anche se non parlano, per quanto mi riguarda però nessuna tragedia né situazione dolorosa da notificare” – mi riferì il capoufficio, sogghignando in maniera allusiva, scaltra, smaliziata e velata, dirigendosi verso l’altra zona del reparto e scomparendo attraverso il lungo corridoio luminoso del sotterraneo.

{Idraulico anno 1999} 

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