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Erotici Racconti

Spettacolare intromissione

By 18 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Quello che m’accingo precisamente a riferirvi è accaduto il giorno prima del mio trentesimo compleanno di tantissimi anni orsono, soltanto adesso ho trovato l’animo e la vivacità d’esporvelo, così mi sono decisa, in quanto essendo circospetta e prudente nelle mia faccende individuali ho tenuto tutto conservato e insaccato dentro me stessa. Al presente abito da sola in un grazioso alloggio ubicato al terzo piano d’una piccola palazzina, con le scale antincendio d’alluminio innalzate attorno a essa come misura di sicurezza aggiuntiva.

Una notte d’agosto mi trovavo distesa sul mio piccolo talamo placida e rilassata, protetta solamente da un leggero lenzuolo per alleviare il fresco del climatizzatore acceso, tenuto conto che là di fuori faceva parecchio caldo, perciò non lo avevo disattivavo. Avevo udito alcuni rumori all’interno del soggiorno, a rilento tentai d’alzarmi ma non ci riuscii, perché alcuni istanti dopo crollai sprofondando in un lungo sonno. Dopo non so quanto tempo iniziai a riprendermi avvertendo unicamente dei trambusti, non comprendendo per bene che cosa stesse realmente succedendo, la luce era accesa e per quanto mi sforzassi non riuscivo ad aprire gli occhi, perché perfino muovermi era impossibile, non avevo la forza, eppure coglievo gl’impulsi partire dal cervello e dirigersi verso i muscoli, ma poi questi ultimi non reagivano opponendosi. 

Trascorse ancora un poco di tempo, i sensi si stavano riavendo, tuttavia non riuscivo ad aprire nuovamente gli occhi, poiché vedevo soltanto il colore rosso della luce attraverso le palpebre serrate, captavo delle voci borbottare in modo attenuato attorno, malgrado ciò non comprendevo che cosa stessero dicendo né cosa stessero compiendo, ciò nondimeno dentro di me attecchiva prosperando sia l’angoscia che l’allarme, non potendo governare facilmente quella stramba situazione. Sembrava persino che tentassero di spalancare i cassetti e le ante dell’armadio, ma infine che cosa diavolo cercavano? Dentro casa non c’era nulla, poiché io arrivo a malapena alla fine del mese con il mio scarno salario, visto che a parte le scarpe e gl’indumenti non possiedo niente di valore, anche perché mi è stato razziato tutto un paio di anni orsono, il televisore e finanche troppo ingombrante per trascinarlo via, ma se lo vogliono che se lo prendano pure.

In quella circostanza, invero, mi sentivo come se fossi atrofizzata dal terrore, dal momento che non cercavo di muovermi sperando che tutto finisse in fretta e senza conseguenze, perché oggigiorno se ne sentono di tutte le maniere per quanto riguarda gli assalti, le scorrerie e le rapine presso le abitazioni, in quanto se s’accorgono che sono sveglia e se li vedo in faccia sono guai seri. In quegl’istanti ero avvolta e terribilmente intasata da questi nocivi e preoccupanti pensieri, perché molti di essi erano così orribili e spaventosi, che li allontanavo alla svelta senza nemmeno prenderli in considerazione. Passarono alcuni minuti che parevano ore, intanto che li udivo andare e venire per la casa. Perché nessuno li sente, stanno facendo un casino infernale, cosa stanno combinando, ora sono in bagno, li sento urinare, l’acqua scorre nel lavandino, che succede, li sento tornare in camera, stanno bisbigliando, se ne fregano se sono sveglia oppure pensano che il gas che m’hanno spruzzato mi tenga ancora incosciente, si stanno avvicinando, sono sopra di me, sento il lenzuolo scivolare via dal mio corpo. In seguito m’afferrano le mani, le stanno legando con qualcosa di morbido, me le portano sopra la testa e le fissano alla testiera del letto, poi sento le mani d’uno di loro che mi tasta la pancia, afferra la maglietta che indosso e la tira su. Ora sono completamente ribaltata sul viso, sono quasi disadorna, non porto il reggiseno, ora mi trovo immobilizzata essendo coperta solamente dal perizoma nella totale autorità di due o più sconosciuti, attualmente il terrore mi paralizza, non posso muovermi né posso gridare. Capto sennonché dei movimenti caratteristici, m’afferrano le caviglie, le stanno legando con qualcosa: il lenzuolo, forse, ma non le stanno solamente annodando, me le stanno divaricando, che cosa vorranno fare.

Tutti i pensieri più allucinanti e spaventosi che prima avevo cercato di scacciare, al presente riappaiono brutali, facinorosi ed esagerati dentro di me, tenuto conto che non hanno trovato niente adesso in conclusione prenderanno me come trofeo. Ora sono bloccata con le mani sopra la testa e le gambe spalancate annodate in fondo al letto, sento le mani d’uno di loro che frugano sul corpo, partono dal collo e si dirigono verso il seno, si soffermano sui capezzoli, li accarezzano, poi li afferrano con forza, li tirano e poi li rilasciano. Uno di loro ripiega di nuovo sul torace, sulla pancia, sui fianchi, arriva al perizoma, lo accarezza, poi sdrucciola lungo le gambe fino ai piedi, poi ricomincia e torna su, si sofferma ancora un attimo sul perizoma, poi di nuovo sul seno. In realtà il suo tocco è eccezionalmente garbato e gentile, è assurdo, ma anche se è una violenza è inverosimilmente affabile ed educato, non mi cagiona del male, mi sento perfino accalorata e aizzata, possibile che pensino che sia ancora priva di sensi. O forse lo fanno intenzionalmente, perché questo spasso perfido e scellerato li ecciti in modo abnorme, io prego unicamente che facciano quello che devono in fretta e che poi se ne vadano. Sento ancora che bisbigliano, ma stavolta è tutto più chiaro, sono così vicini, stanno decidendo a chi tocca per primo, quello che è seduto accanto a me vorrebbe fare lui, ma l’altro insiste perché spetta a lui.

Quell’individuo disteso sul giaciglio insiste assillando e riferendo all’altro d’andare a prendere tutto il necessario fintanto che lui verifica se sono ancora svenuta, perché immaginano che sia ancora priva di sensi: ecco perché tanta distensione e flemma. Decido in tal modo che è preferibile schierarsi agevolando quel gioco finché posso, perché mentre rimugino questo m’arriva un’altra bella palpata sui capezzoli, avverto distintamente dei frastuoni nel bagno, l’acqua scorre di nuovo, s’aprono i tiretti del mobiletto e dopo poco ascolto che torna l’altro, s’avvicina posando alcuni oggetti sul comodino; quello sul letto afferra qualcosa dal comodino e torna su di me, che cosa avrà preso? Qualcosa di freddo s’infila sotto l’elastico del perizoma, sono le forbici, ecco cosa cercava in bagno. Recide di netto l’elastico sul lato destro, dopo sul sinistro, io sento quel brandello di stoffa che viene sfilacciato, adesso sono totalmente nuda, lui posa la forbice e intercetto che agguanta qualcos’altro, intuisco un sibilo e capisco all’istante: un forte profumo di menta si sparge nell’aria, è la schiuma da barba che viene applicata sul mio ventre, ed è pure gelata. 

Lui la cosparge con accuratezza, m’accarezza con gentilezza stendendomela dappertutto, poi m’accorgo che si pulisce le dita nel lenzuolo e afferra il rasoio sul comodino, appoggia due dita sulla mia pelle, la tende e con l’altra mano inizia a rasare il mio foltissimo pelo. Lui lo esegue con scrupolosità, prima fa tutta la parte superiore, poi si colloca al centro delle cosce, mi sposta le grandi labbra a destra e mi rasa, poi le sposta a sinistra e anche lì taglia tutto. Ormai ha rasato tutto, posa la lametta e inizia a pulirmi con un asciugamano bagnato, rimuove tutta la schiuma rimasta, la sensazione del panno umido che fluisce sulla mia pelle rasata di fresco è molto piacevole. Dopo posa il panno, s’alza, si siede e aspetta. Adesso arriva l’altro, è il suo turno, se questo qua è stato cortese e premuroso, certamente l’altro realizzerà il resto. Il nuovo arrivato comincia ad accarezzarmi, fa defluire le sue dita sulla mia fica, si ferma un secondo e poi fa colare qualcosa di freddo, è una crema, ne appoggia una noce e inizia a spalmarla con grande passione, m’accarezza le cosce e pure le labbra. L’altro frattanto lo richiama alla realtà e lui smette, si rialza, mi dà un bacio su d’un seno, sento la maglietta scendere e tornare al suo posto. Resto ferma con gli occhi chiusi, la tensione ai polsi sparisce e poco dopo pure le caviglie tornano libere, il lenzuolo torna a posarsi su di me, sento ancora un sibilo, perché poco dopo svengo di nuovo.

Quella tarda mattinata mi ridestai con un lieve mal di testa, con un’insolita e sorprendente sensazione, come d’aver vissuto una disgustosa, sgradevole e orripilante vicenda, divenni cosciente in pochi secondi guardandomi rapidamente attorno: tutto era pulito, sul comodino non c’era niente, forse era stato un sogno, ma qualcosa non tornava. Con un rapido gesto scaraventai lontano il lenzuolo accorgendomi d’essere senza perizoma e al disopra di tutto la mia foltissima peluria pubica era sparita, ero lucida e levigata come una fanciulla. In quella situazione difficile m’alzai, tolsi le lenzuola dal letto, cercai in ogni luogo, in camera e nel bagno, ma niente, tutto era in ordine e pulito, malgrado ciò il perizoma non c’era: era misteriosamente sparito. Andai subito a lavarmi per rimuovermi di dosso la sensazione di quelle mani che m’avevano palpeggiato per lungo tempo, rimossi tutti i tessuti e i panni dal letto infilandoli in lavatrice, dopo uscii di casa, utilizzai l’automobile e andai a fare un lungo giro, perché avevo bisogno di ponderare e di riflettere a fondo per l’accaduto.

Non denunciai né segnalai quella vicenda tenendomela per me né rivelandola in nessun caso con nessuno, giacché quella rievocazione mi risvegliava suscitandomi turbamenti contraddittori e dissonanti: da un lato c’era il batticuore, l’irritazione e lo spavento, dall’altro contrariamente rimaneva l’emotività, il fermento e lo sprone sperimentato durante quel lasso di tempo generico e indefinito, trascorso in completo dominio di quei due individui forestieri rimasti interamente anonimi, perché ripensandoci adesso per bene avevano soltanto acciuffato unicamente un tanga e un po’ di pelo della mia villosissima fica. 

{Idraulico anno 1999} 

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