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Erotici Racconti

Spettacolo da non perdere

By 28 Maggio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Gli uomini delle volte sono come dei ragazzi, perché anche a trent’anni conclusi, nel profondo in realtà non si è altro che ragazzini sempre pronti a giocare, a scherzare e a tuffarsi in assurde, avventate e insensate sfide con tanto d’incitamenti e di provocazioni, come se di anni ne avessero quindici o addirittura anche meno. In seguito ritornano tanto più ragazzi, non appena hanno un paio d’adolescenti attorno alle quali farsi ammirare per cercare di fare bella parvenza, perché con un paio di ragazze attorno all’occorrenza sono disposti, inclini e preparati a tutto pur di non fare cattiva impressione né di sfigurare.

Sì, certamente dei ragazzi, però adorabili, giocherelloni e squisiti, specialmente se la bella figura davanti alle loro donne devono metterla in atto misurando e sfidando le loro angosce e le tribolazioni di maschi senza niente addosso, ma unicamente con la sola arma della loro faccia tosta e del loro arnese eccitato. Un cazzo dritto da esibire e da presentare come uno sfarzoso gioiello, un portento di cui andare fieri con cui fare a gara e da usare per lanciarsi delle sfide. E a forza di sfide e di prove, forse stavolta Berto e Renato hanno anche un po’ esagerato andando fuori misura, eppure anche a trent’anni compiuti da parecchio sono ragazzini e i ragazzi si sa, di scemenze e di stupidate ne fanno da vendere e per nulla se ne pentono.

Noi siamo andati in montagna per sciare, eravamo ospiti a casa di Rosa e di Renato, dal momento che tutto il giorno l’abbiamo vissuto a divertirci e a prendere il sole. Adesso è sera, siamo in pigiama chiusi in casa, poiché è il momento per predisporci a degli sport di tutt’altro tipo. Il riscaldamento è al massimo, il soggiorno è in penombra, mentre il fuoco nel camino scoppietta e crea la giusta atmosfera. Tra un po’ c’infileremo nel letto, però al momento siamo stravaccati tutti e quattro nel divano davanti al fuoco crepitante, dato che è arrivato il momento d’organizzarci e di metterci nello spirito giusto per quello che accadrà: una buona grappa, una canna, un marito in pigiama contro di cui sfregarsi e tante idee porcelle da mettere in atto, per il fatto senza dubbio c’infileremo tutti e quattro nello stesso letto, perché restano soltanto da definire i dettagli: quali incastri stavolta sarà il caso di tentare e quali già troppe volte sperimentati sarà il caso di lasciar perdere? Alla fine, eccitati e invogliati a dovere, decidiamo che è il momento d’iniziare. Un bacio appassionato ai mariti, una carezza dentro ai pantaloni dei loro pigiami, tanto per cominciare, poi un veloce scambio di posto. Un bacio e una carezza molto più proibita al marito dell’altra, ed è subito ora che qualcuno cominci a togliersi qualcosa.

Spetta per prima a Rosa da buona padrona di casa qual è, giacché s’alza e sullo sfondo delle fiamme del camino si sfila la maglietta, si toglie il reggiseno, s’abbassa i pantaloni del pigiama, si fa ammirare per bene e si piazza davanti al marito tra le sue ginocchia, affinché le tolga anche il perizoma. Renato glielo sfila lentamente, perché noi possiamo così apprezzare, poi la bacia appassionatamente sulla pancia. Un paio d’acrobazie e Rosa si sposta di lato per farsi baciare allo stesso modo sia da me sia da mio marito, quindi torna a distendersi sul divano abbracciata a mio marito e contentissima dello spettacolo che ci ha offerto.

Adesso tocca a me, anch’io m’alzo, mi svesto, faccio la piroetta di rito, faccio il giro dei miei tre spettatori per farmi baciare come Rosa proprio lì, dove un attimo prima c’era lo straccio che mi sono appena tolta, infine occupo posto sulle ginocchia del marito della mia amica e lascio che sia Berto a dare spettacolo. Lui non si fa di certo pregare, si scioglie dalle braccia di Rosa, scatta in piedi e in un attimo si sfila tutto, se lo percuote un po’ per farsi guardare, poi passa anche lui per ricevere il bacio di rito dove le mutande non ci sono più, prima da me che glielo succhio per bene, poi da Rosa che fa altrettanto, siccome è a questo punto che inizia lo scherzo vero e proprio. Giocherellone com’è, Berto si piazza anche davanti a Renato, gli punta in faccia il membro e gli chiede se per caso non vuole anche lui provare l’effetto che fa. Renato lo manda a quel paese, ma poi bambino anche lui gli propone il confronto:

‘Tieni presente e bada bene, perché io la spregiudicatezza di succhiartelo ce l’avrei pure. Non soltanto, io azzardo persino a dirti che saresti tu quello che non avrebbe l’animo di farselo succhiare?’.

‘Non avrei il coraggio, io? Figurati, suvvia se non avrei il coraggio’.

‘Quanto ti giochi, che se io lo mettessi in pratica sul serio, tu fuggiresti via come un coniglio e faresti un rapido scatto tirandoti indietro?’.

La competizione, la sfida al momento &egrave scagliata. Noi fidanzate, c’intromettiamo e gettiamo benzina sul fuoco di proposito stuzzicandoli ulteriormente.

‘Voi due fate i fanfaroni e gli spacconi entrambi, però la capacità, il coraggio e la fermezza di farlo non ce l’avete nemmeno per sogno’.

Nell’occasione punzecchiati e stuzzicati sul vivo a dovere, ormai non hanno che da scegliere tra il disonore e l’infamia di rimangiarsi tutto, con l’avventatezza e l’azzardo di provarci realmente.

‘Vieni qua’ – ordina Renato verso Berto.

Berto punto nell’onore e nella reputazione, probabilmente pensando a uno scherzo s’avvicina di nuovo con il membro puntato come in un duello a dieci centimetri dalla faccia di Renato. Quasi certamente Renato voleva davvero fingere, però come si sono messe le cose a questo punto ogni ritirata è preclusa e Renato non vuole fare a sua volta la figura del codardo, glielo afferra in mano, gli dà uno scrollone senza troppi complimenti e altrettanto senz’indugiare troppo se lo infila in bocca. Berto chissà che cosa pensa, eppure indietro non si tira e fa buon viso a cattiva sorte, mentre noi ragazze siamo entusiaste, euforiche e sbalordite. I ragazzi forse contenti ed esaltati un po’ meno, però ormai sono impegnati in questo nuovo gioco, dato che nessuno dei due non &egrave disposto né intenzionato a fare quello che molla per primo.

‘Scommetto, che è il primo che succhi?’.

‘Certo che è il primo. Non ho di certo un passato da gay’.

Renato s’interrompe giusto per dirlo, poi riprende e si sistema anche più comodo, afferrando Berto per i fianchi e tirandoselo più vicino.

‘E scommetto, che è addirittura la prima volta che te lo fai succhiare?’.

‘Da un maschio, certo che sì. E’ chiaro che è la prima volta’.

‘Che effetto ti fa?’.

Berto ci pensa, fa qualche smorfia disgustata di disappunto, però alla fine deve ammettere che non è poi così male, sebbene Renato non sembra molto esperto né pratico.

‘Vorrei vedere te, se sei così competente’ – brontola con il membro in bocca senza smettere.

Malgrado la smorfia, Berto non sembra disgustato, si direbbe persino che cominci a gradire o almeno ad abituarsi all’idea, poiché anche Renato non sembra troppo sconvolto né turbato. Renato sembra anche abituarsi, capire il meccanismo, perché prova a farlo scorrere più in fondo, comincia a prendere il ritmo giusto, giacché diventa impossibile e irrealizzabile per noi ragazze staccare gli occhi da lì. E’ incredibile, fenomenale e mirabolante anche per noi non intervenire. Rosa seduta vicino a lui, infila la mano nel pigiama di suo marito, io mi sollevo e mi metto dietro al mio, lo abbraccio e lo bacio sul collo.

‘Devo andare avanti o può bastare?’ – chiede Renato.

Berto non osa rispondere, dato che siamo noi ragazze a decidere e a disporre che per adesso possiamo accontentarci visto che può bastare. Decidiamo sennonché per ristabilire la parità, giacché sia doveroso e pure necessario che anche Berto lo succhi a Renato. Renato si libera la bocca e concorda ridendo: lui la sua parte l’ha pur fatta, adesso è Berto che deve confermare e dimostrare il suo coraggio. S’alza in piedi, si libera in un attimo del pigiama e delle mutande e con aria di contesa chiede a Berto di rappresentare come se la cava a parti invertite. Berto è dubbioso e perplesso, non tanto convinto e prova a dire che questa condotta non era nei patti. Rosa e io siamo però irremovibili e ostinati, visto che non è così che si fa, dato che non si può prima lanciare il sasso e poi tirare indietro la mano, perché anche Renato è deciso e puntiglioso e adesso vuole vedere l’effetto che fa. A Berto non resta che adattarsi e sottostare, io lo faccio sedere, gli offro un bel bacio di conforto e d’incoraggiamento, glielo prendo in mano e faccio un cenno a Renato d’avvicinarsi. Lui s’accosta abbracciato a Rosa, glielo punta in faccia e Berto non può fare a meno di pagare il pegno, visto che glielo afferra in mano come per prendere confidenza e padronanza con l’attrezzo, poi si decide e glielo prende in bocca.

L’entusiasmo, la foga e lo slancio di noi ragazze è adesso alle stelle. Si sentono consolazioni, incoraggiamenti, sostegni e gli stimoli sono a non finire, però anche le indicazioni e i suggerimenti tecnici su come agire non mancano di certo. Berto esegue, prima esitando e vacillando, poi con più disinvoltura e con scioltezza, infine quasi in completa spigliatezza in un divertimento ormai generale.

In conclusione siamo noi ragazze, che decidiamo e giudichiamo poco dopo che il confronto è finito in parità, per il fatto che al momento è ora di cambiare gioco. Adesso è il caso di trasferirci a letto e mettere in atto quello che avevamo programmato, poi magari un’altra volta Renato e Berto si divertiranno per vedere che effetto farà nell’andare fino in fondo, chissà, perfino adesso che il ghiaccio si è rotto, un’altra volta si potrebbe addirittura provare per vedere che effetto farà metterselo nel sedere.

Tutto questo naturalmente sarebbe una dimostrazione e un’esibizione certamente da non perdere, disinvoltamente e semplicemente noi ragazze faremo di tutto, perché alla prima occasione gareggino e si sfidino per metterlo in atto. Chi può dirlo, chissà.

{Idraulico anno 1999} 

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