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Erotici Racconti

Squisitezza di femmina

By 18 Agosto 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Erano parecchi giorni che lui la desiderava caldamente, anzi, festosamente, giacché la pensava appassionatamente ed entusiasticamente. In realtà non era da tanto tempo che l’aveva conosciuta, malgrado ciò questa prospettiva non aveva avuto una considerevole levatura né un ragguardevole spicco, poiché lui captava e fiutava comprensibilmente un non so che particolare nei suoi confronti: a dire il vero un anomalo, un’indubitabile e un’innaturale trasporto, dal momento che non riusciva a definire né a distinguere esattamente con precisione le motivazioni, in altre parole non c’era un perché ben stabilito. Lui sapeva unicamente che doveva superare la strada che lo separava, perché doveva arrivare da lei, dato che voleva toccarla, ma innanzitutto dominarla e in ultimo possederla. Lui aveva una cupidigia sfrenata e una voglia scapestrata di vederla per prestare attenzione alla sua voce, doveva udirla, in quanto era riuscito a interpellarla discorrendo solamente per telefono, ma al momento occorreva, e adesso era diventato necessario ascoltare la sua voce sentendola di persona.

La carreggiata pareva non finire giammai, il viaggio era stato lungo, eppure sapeva che ne sarebbe valsa in conclusione senz’eccezione la pena. Lui aveva l’indirizzo della sua abitazione, l’aveva sentita da poco, era istruito che lei lo stava aspettando, chissà se anche lei si sentiva così come lui. Sì, certo, però lui come si sentiva? Non riusciva ancora a capirlo né a decifrarlo con chiarezza, per il fatto che poteva essere angoscia, ansia, apprensione, paura, o che cosa? Non lo sapeva, lui era informato e aveva ben chiaro soltanto che doveva andare da lei. Arrivò presso uno spiazzo di fronte a un campo di calcio in erbetta e rallentò, parcheggiò l’auto e scese, agguantò la valigia e s’avviò verso il cancello all’entrata del palazzo. L’ansia aumentava, l’apprensione ugualmente, però l’idea di darlo a vedere gli causava un certo impiccio, così fece un respiro profondo e balzò verso il cancello dell’ingresso che nel frattempo si era spalancato davanti a lui, dopo salì utilizzando l’ascensore, perché doveva andare al piano che lei gli aveva indicato, però in quell’istante un inatteso fremito lo colse a bruciapelo mentre spingeva il tasto che fece bloccare le porte.

Adesso era lì, tra qualche istante l’avrebbe vista e lei avrebbe adocchiato lui esaminandolo con cura, in quei pochi secondi infatti, tutte le domande e tutti gli interrogativi che si era immaginato durante il viaggio, si ripresentarono tutti in una volta affollandosi e ammassandosi nella sua mente tormentandolo e vessandolo. A un tratto però repentinamente scomparvero, giacché si erano frattanto aperte le porte dell’ascensore, lui uscì e vide una porta che s’apriva, la mente si liberò affrancandosi, il gusto si disidratò prosciugandosi, mentre la vitalità del plasma dentro quelle arterie diede l’impressione di colpo d’ibernarsi cadendo in letargo. Lei apparve rapidamente di fronte a lui e la vide bassa, così come lei aveva minuziosamente descritto con quegli occhi lucenti e vivi, con un bel corpo compatto e piccino, però ben aggraziato, carino e proporzionato. La prima cosa che gli venne in mente fu impulsivamente d’abbracciarla, sì, lo voleva eccome, e così fece, poiché non sapeva se anche lei stava sperimentando quelle emozioni, visto che in quel preciso istante lo stavano devastando e scombussolando dentro, lei a quel punto sorrise e in modo fulmineo gli comunicò:

‘Io ero già pronta, t’aspettavo sai, accomodati pure’.

Lui aveva il sentore che quelle parole erano state più vere e che mai erano state così ambite e volute, così entrò e si trovò all’interno d’un piccolo corridoio, s’addentrarono simultaneamente, in seguito s’avvinghiarono animosamente e successivamente lei gli sollecitò:

‘Dimmi una cosa, hai per caso appetito, cosa posso offrirti? Vuoi sfamarti?’.

In realtà, onestamente, egli non ambiva né bramava cibarsi, lui voleva nutrirsi unicamente di lei, del suo viso e della sua bocca, acutamente lei lo intuì, cosicché di getto e in modo scaltro brillantemente gli manifestò:

‘Su vieni con me, seguimi, spostiamoci di là in fondo, che in questo modo ci facciamo indisturbati in pace tutte le moine che vogliamo’.

Lui replicò candidamente e sobriamente con un sì, giacché pareva un burattino, eppure era in fin dei conti ciò che ambiva, starle vicino, trovarsi di sopra, avvertire e cogliere per intero la sua personale essenza odorosa di femmina, in quanto questa sottigliezza lo aveva catturato e pizzicato sin dal primo istante colpendolo sulla porta d’ingresso. Tranquillamente mano nella mano s’avviarono verso la camera in fondo al corridoio ed entrarono, là dentro c’era un talamo nuziale composto con due giacigli individuali, ci salì sopra pazientando che lei eseguisse in ugual modo l’azione, appena lei s’adagiò sul giaciglio le loro bramose cavità si sfidarono incrociandosi e sfregandosi per la prima volta, le loro lingue si toccarono gareggiando appassionatamente, lui sentì il suo sapore sulla lingua, ora sì che lo conosceva scoprendolo appieno. Lui non riusciva a pensare ad altro, se non alla voglia di denudare e di scoperchiare quell’individuale e prezioso organismo, quell’ornamento privilegiato di femmina che con regolarità gli era sembrata così distanziata, formale e pure scostante, però che conosceva molto bene d’essere irruente e torrida, così come il rovente e sincero disco luminoso del sole nel periodo estivo. Sì, adesso finalmente l’aveva tra le sue braccia, la sentiva fremere e ribollire sotto di lui, al suo tocco, sotto le sue mani, tenuto conto che velocemente al momento erano essenziali, ignudi e sguarniti, intanto che il loro appassionato ardore dava l’impressione di squagliarsi, liberando e infine aizzando piacevolmente i loro corpi.

Alla fine lui la toccò tastandola con una tale decisione e con un’accurata fermezza, visto che voleva scoperchiarla tutta per bene denudandola con le mani, precisamente ciò che il suo individuale ingegno identificava e ravvisava già da tempo addietro, perché quei capezzoli già rigonfi e impazienti per l’eccitazione lo invitavano ad assaggiare quel ben di Dio e così fece: a quel punto li agguantò e iniziò a succhiare in origine adagio, appresso costantemente più forte, intanto che passava le sue mani su quel corpo tanto auspicato, voluto e per di più inesplorato.

La foga e la veemenza s’impadronì ben presto dei due, dato che c’era l’ansia e la pura concitazione di scoprirsi da un lato, l’assillo di conoscersi e la trepidazione d’amarsi dall’altro. Le mani di lui scivolarono sul sedere di lei e la strinsero forte, la palparono, lui le aprì quelle chiappe sode e passò un dito sul buco del didietro, sentì lo sfintere reagire e ribellarsi al suo tocco, ma presto lo sentì nuovamente rilassarsi e adeguarsi uniformandosi al dito che stava entrando dentro di lei; lui aveva l’assillo d’assaggiare il sapore del suo fiore proibito, collocò a quel punto la mano sulla fica e la sentì totalmente bagnata. Lei era un fiume in piena che lo stava investendo aggredendolo in maniera soave, lui in quell’occasione si stava lasciando interamente acciuffare da quelle grandi labbra carnose e prominenti che gli stavano riempiendo la mano, in ultimo digradò lambendole la fica, in tal modo colse pienamente quella speciale fragranza assaggiando radicalmente il suo effluvio arcaico e semplice di donna, il suo segreto bottoncino celato era diventato sodo, dal momento che si era sollevato dall’eccitazione risultando piuttosto alterato e scosso con il suo sapore vivido e palpitante. Lei lo tratteneva imprigionandolo con dovizia, lo schiacciava contro il suo fiore, giacché voleva sentirlo, fin tanto che continuando a esortarlo e a incitarlo ulteriormente gli riferì:

‘Bravo, sì così, dai leccala tutta, sei favoloso. Sei proprio un intenditore, dai acciuffa il clitoride tra le labbra, sì, magnifico, sei un porco di prim’ordine, ecco che cosa sei. Lo sai questo, vero? Sì, ecco, premilo forte, passaci la lingua, dai così con la punta, giraci intorno, non fermarti, sei davvero spettacolare’.

Lui adempiva ed eseguiva realizzando i suoi più intrinsechi e più spontanei desideri, le sue più innate propensioni, attuandole con l’ansia e con la bramosia di farla godere per esultare e per gioire lui stesso in conclusione della vista di lei, tenuto conto che lei fremeva fervidamente sotto i colpi della sua abile ed esperta lingua. La fica sembrava in preda alla furia e alla pazzia più animalesca, lui la sentiva contrarsi e rilassarsi sfrenatamente in continuazione, le sue mani lo tenevano forte e con decisione, dato che non voleva lasciarlo scappare, perché era troppo delizioso e magnifico ciò che provava, e lui voleva farla godere e spassarsela con tutto sé stesso. I sospiri dell’uno e dell’altro si fecero sennonché più intensi, le sue parole diventarono rantoli di piacere, oramai non usciva più un suono definito dalla bocca di lei, ma solamente suoni disarticolati e scomposti, che indicavano esclusivamente che lei stava strepitando a vanvera dal piacere e che non voleva altro in quel momento.

Lui si staccò da lei e le salì di sopra, dato che era giunto il momento di farla sua con tutta la sua prestanza e la sua vitalità, perché doveva averla e possederla come mai aveva fatto prima d’allora, alla fine la guardò un attimo negli occhi poi di colpo la penetrò con il cazzo duro congestionato per lungo tempo da quell’eccitazione. Lei lo guardò sorpresa e stupefatta, lo sentì entrare con forza, poiché sapeva che cosa stava per succedere, però era lo stesso. In ogni caso per lei fu un tonfo al cuore sentirlo immergersi e sprofondare dentro, così irruente, deciso e granitico, per il fatto che i movimenti di entrambi iniziarono a coincidere e la fica sembrava agire e vivere di vita propria. Lei impugnava quel cazzo in modo determinato, il fiato sembrava spezzarsi dimezzandosi in entrambi, le parole uscivano palpabilmente disarticolate, diverse e sfasciate, non più fluide né naturali, ma imprecise e rauche, lei sennonché lo incitava spronandolo di scoparla con tutto sé stesso, lui non riusciva, visto che non era capace di dirle altro che sì, e ancora sì, perché era quello che voleva, soltanto quello, starle dentro e farla godere, per renderla in conclusione più beata e felice che potesse.

Qualcosa però cambiò inaspettatamente in quei pochi secondi, lei lo afferrava perseverante per le terga, lo brandiva a sé con forza, lo voleva esigendolo svisceratamente dentro di sé in quel momento, perché in quell’istante lei si sarebbe auspicata nondimeno che fosse durato per sempre. La sua testa lo voleva, il suo corpo lo ambiva, la sua fica lo anelava, la carne di lui adesso la stava trapassando bucandola con tutta la forza che aveva, i loro corpi si sfregavano con fermezza, il suo clitoride era dilaniato e stava godendo profondamente.

In pochi secondi lei lo strinse ancora più forte a sé, con un rantolo quasi di dolore ottenne finalmente il suo primo formidabile e straordinario orgasmo, proprio da quell’uomo conosciuto e scoperto in verità per caso, ciononostante sopraggiunto al momento giusto, infine voluto con fermezza e con forza.

{Idraulico anno 1999}

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