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Erotici Racconti

Stizza scemata

By 4 Agosto 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Stavo soffrendo in maniera immane, stavo immensamente penando, mi stavo tormentando la mente, ero radicalmente adirata e enormemente stizzita nel corpo e nell’intelletto, ero acidula e aspra come lo yoghurt quando è scaduto, perché mi sentivo notevolmente esasperata per come ero stata trattata, mercanteggiata e in conclusione lasciata dal mio ragazzo. Per tutto ciò che avevo patito volevo rabbiosamente vendicarmi rivalendomi violentemente con il mondo, giacché ero andata a quella festa senza gioia con un rancore insidioso e sordo in corpo, con la smisurata voglia addosso di fracassare tutto.

Quel ragazzo che m’apparve e che intravidi in seguito là in mezzo mi lusingò, invogliandomi all’istante fisicamente scompigliandomi le viscere, effettivamente non era bellissimo, giacché della sua umanità non sapevo né volevo conoscere nulla, eppure m’attirava aizzandomi e questo mi bastava, era realmente irresistibile, poiché sfoderava un’insolita e rara charme. In preda al mio sordo risentimento ci salutammo, dopo m’avvicinai afferrandogli una mano e scrutandolo fisso negli occhi. A seguito di quelle occhiate lui tentò di divulgare qualcosa, ma io gli feci cenno di tacere, dopo mi seguì senza conversare fino alla camera da letto dell’amica della quale eravamo ospiti. Con un’insopprimibile rancore gli liberai lestamente il cazzo dagl’indumenti, lui voleva discorrere, in quella circostanza lo zittii nuovamente.

Al presente era visibilmente sconcertato per la mia fortuita e inaspettata iniziativa, aveva un’erezione incontenibile, ma non maestosa per l’occasione. Io volevo rifarmi essendo stata punta nel vivo, manifestamente in preda al mio enorme dispiacere, per il fatto che assieme al mio collerico impulso di rivalsa ingoiai quel cazzo fino all’impugnatura, succhiandolo con vigore fino a quando non ne estrassi il liquore, che sgorgò abbondante e denso. Per qualche istante lo tenni tra la lingua e il palato, percependo sensibilmente il suo rapido e naturale afflosciamento in attesa d’una nuova erezione.

Questa volta spettava a me, così m’accovacciai sopra di lui infilandomi il suo cazzo nella fica, poi cominciai a cavalcarlo nella posizione della smorza candela con grossolana e scorbutica prepotenza, collezionando tre poderosi e sfrenati rabbiosi orgasmi nel tempo di dieci minuti d’orologio. Allorquando mi ripresi dal secondo, m’accorsi che quel maschio non aveva eiaculato, ma era all’acme sommo del piacere. In tal modo lo distanziai da me isolandolo con una breve spinta, mentre lui m’osservava guardingo e incredulo e con gli occhi d’un animale ferito, che chiedeva fervidamente il colpo di grazia finale.

Io non potevo concederglielo, in quel momento esecravo assai la sua specie, lui iniziò a dialogare, tuttavia lo misi a tacere con un cenno, m’allontanai da lui rivestendomi rapidamente dei pochi indumenti che mi ero sfilata chiudendomi frettolosamente la porta alle spalle. La collera e il forte disappunto che avevo accumulato era adesso evaporato, almeno per qualche tempo non ero più in conflitto né in dissidio con il mondo. Ritornai nella sala dove le altre persone conversavano e ridevano, poiché lui riapparve dopo alcuni minuti, squadrandomi ed esaminandomi scrupolosamente con un’espressione netta di rimprovero. S’avvicinò e m’afferrò per mano, io tentai di resistere senza possibilità di successo, perché la sua stretta era forte, sennonché mi fece un segnale di non fiatare trascinandomi lestamente nella stanza di prima.

Adesso era veramente diventato un uomo bruto, rude e selvatico, perché strappò con brutalità e impeto gl’indumenti intimi lasciandomi la fica sguarnita in suo totale potere. Io ero intrinsecamente bendisposta, ma cosciente, perché se avessi ostentato ricreando un’opposizione, l’avrei di certo eccitato maggiormente infervorandolo oltremodo. Dondolai la testa per dire di no, eppure lui mi scaraventò sul letto, perché con forza infilò la testa tra le mie cosce cominciando a sfogliare quell’odorosa fenditura, ispezionando e saggiando la mia rossiccia e pelosissima fica. Non riuscii a resistere e allentai la stretta delle gambe.

Quel ragazzo forestiero conosciuto da poco tempo mi pilotò accompagnandomi spietatamente sul limite dell’orgasmo, dopo s’interruppe sgarbatamente allontanandosi con sollecitudine, perché al momento mi stava freddamente e villanamente restituendo premeditatamente la parte iniziale che io gli avevo rifilato, ovvero, mi stava concretamente punendo, infliggendomi in conclusione l’identica pena che io stessa gli avevo appioppato poco tempo prima. Stavo per ribadirgli di proseguire, perché la mia mimica era decifrabilissima, però lui m’ordino di non protestare né di reclamare restando buona e zitta.

In quel frangente ci adocchiammo studiandoci accuratamente in silenzio, fissi negli occhi ci analizzammo per alcuni lunghissimi secondi, nel caratteristico contegno e nello stile di due avversi e maldisposti individui, che si detestano preparandosi ad affrontarsi e in ultimo ad azzuffarsi.

Dopo lui venne avanti e mi penetrò brutalmente e incivilmente con forza, io lo afferrai per i glutei stringendolo appassionatamente contro di me con vigore, trascorsero soltanto pochi minuti perché pure lui in ultimo traboccò, riversandomi addosso la sua densa ed esuberate sborrata cospargendomela sulle tette e sull’addome. Successivamente, come per incanto, tutto divenne dirompente, fluido e stabile, affermerei logico, naturale e mutevole, finché alquanto entrambi totalmente esausti infine ci abbracciammo dimenticando gli affanni, le inquietudini e le preoccupazioni.

In quella precisa circostanza, ricordo ancora, che ci sorridemmo, ma nessuno dei due fiatò, rapidamente ci rivestimmo e tornammo alla festa senza più cercarci né salutarci per il resto della serata.

{Idraulico anno 1999} 

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