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Erotici Racconti

Sublimi sregolatezze

By 12 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Generalmente io non vado molto volentieri via da casa, non mi piace allontanarmi troppo, figuriamoci se devo viaggiare e in ultimo spostarmi oltrepassando il mare per intraprendere un viaggio. Stavolta però, con una corposa e massiccia insistenza, la mia fidata amica sarda Martina che sfacchina assieme a me in una nota catena di supermercati, m’ha in ultimo convinto invitandomi premurosamente assieme alla mia attuale compagna per effettuare un viaggio in Sardegna, ribadendo che saremmo stati ospiti presso i suoi consanguinei per tutta la villeggiatura, in maniera tale da trascorrere due settimane di guadagnato e di sacrosanto riposo in quell’incantevole terra. Nel mio caso, in verità, era la prima volta che mi recavo là per visitare quella regione, a detta di moltissime persone meravigliosa e splendida isola nota per le bellezze indiscusse del suo territorio e del mare, in aggiunta a ciò per l’affabilità, per la bontà e per la cordiale generosità e per l’innata ospitalità dei suoi abitanti, peraltro unici nel loro genere, giacché si differenziano notevolmente dal resto della penisola. 

Giunti sul posto dopo una notte in navigazione sbarchiamo, arriviamo a destinazione e Martina mi presenta i genitori, appresso ad attenderla finanche i suoi amici che dimorano non lontano da loro, per la precisione Costanzo e Antonella. Lui ha i capelli lunghi, è robusto, ha un carattere di primo acchito leggermente schivo e ritirato, forse diffidente e circospetto, lei è al contrario alquanto esile, bionda, poco più che ventisettenne dall’indole burlesca e giocosa. Costanzo con i suoi trentacinque anni d’età, palesa un’espressione da uomo vissuto, essendo stato all’estero svariati anni per motivi di lavoro, oltracciò per la sua fanciullezza ardua, problematica e scapestrata vissuta per anni, da come mi menziona Martina. Antonella, all’opposto, è amabile, indulgente e tollerante, manifestamente ottimista, giacché gli sta costantemente vicino considerato che spalleggia amorevolmente il suo uomo, vincendo in conclusione i tentennamenti degl’inconsueti interlocutori, perché osservandoli attentamente a primo impatto apparivano moderatamente come il corazziere e l’infante.

In quell’occasione c’eravamo lasciati con il benevolo proposito di rivederci, di parola nel mese di settembre Costanzo rispettò la promessa accordata. Quel sabato sera, uscendo sul vialetto che conduce all’autorimessa mi bloccai cercando d’assaggiare l’inedito spifferare rovente del vento di scirocco, la pioggia aleggiava frattanto nell’aria, nel mentre io mi sentivo inoperoso, eppure contento e lieto, in quanto lo attesi all’uscita della superstrada. Era da solo in macchina, mentre Antonella ci attendeva nel giardino, in seguito appena il vento cessò di soffiare inizio a piovigginare. Antonella era visibilmente entusiasta di fargli visitare la nostra casa, di spalancargli le grandi persiane, che allargavano la visuale sulla scogliera a strapiombo verso il sole che andava a tramontare. Io li lasciai in giro per le stanze e uscii per chiudere i cani nel recinto interno. Antonella avanti, in maniera colloquiale faceva le scale, giacché il suo tipico ondeggiare esaltava in maniera distinta la forma delle sue sode natiche. Dopo li raggiunsi nella sala, il nostro amico ci raccontò che era rimasto celibe, perché lo compresi ben presto dai suoi discorsi, tenuto conto sperava in un risolutivo ripensamento della ragazza. 

A lui piaceva mia moglie, per il semplice fatto che non aveva perso occasione di elargirle lusinghe e smancerie durante le giornate che avevamo trascorso congiuntamente, dopo, allorquando gli feci adocchiare l’album delle fotografie con Antonella ripresa in topless tra le dune, di fronte al mare di color verde acquamarina dell’isola, si complimentò rallegrandosi ulteriormente per il fisico che possedeva nonostante i suoi quarant’anni d’età. Io colsi il suo sguardo negli occhi di Antonella, fintanto che lei si passava la lingua sulle labbra, esaltando e magnificando la sua innata femminilità. Al presente non pioveva più, l’aria era ancora cocente, in tal modo cenammo volentieri sotto il portico della terrazza più alta, avremmo potuto spegnere perfino le luci, tanto era il chiaro della luna che passando dal mare illuminava con il suo riflesso la faccia di Antonella.

L’allegria e la spensieratezza di ritrovarsi, la serenità di discutere anche delle lussurie e delle scostumatezze dell’armoniosa Rosalba assieme allo squisito vino, ci accompagnarono per tutta la serata rinfrancandoci radicalmente le membra e rincuorando l’intelletto. A lui piaceva scattare delle fotografie con la sua donna in luoghi puramente insoliti, un suo estroso vezzo era infatti quello di riprenderla nuda su d’un albero o presso un arbusto che fosse non importava, successivamente amava pitturarle tutto il corpo coinvolgendola in giochini per stupire di netto gli amici:

‘Rosalba, non ti sei ancora scocciata con queste inventive’ – le domandò furbamente Antonella.

In seguito ci svelò che Rosalba non era poi la ragazza soave e tranquilla che appariva, perché nonostante i suoi giovani anni, indocile e insofferente della famiglia, aveva già passato parecchi mesi fuori di casa, con conseguenti esperienze e che sessualmente era molto accurata, pignola e per di più pretenziosa. Della sua passione per la fotografia per il nudo, e per le vicende con Costanzo lei me lo aveva già divulgato essendo in Sardegna, quando m’aveva proposto di scambiarci le nostre compagne per mettere in scena delle foto di noi nudi sulla spiaggia. La mia genialità interessò affascinando maggiormente le carte, tuttavia anziché pensare a quello che avrei fatto io con Rosalba, mi fomentò l’idea che Costanzo avrebbe potuto fotografare Antonella lì tra le numerose dune, io mi sarei allontanato, in quanto avrebbe scelto lui le pose adatte. Io poi avrei avuto in conclusione la sorpresa delle foto sviluppate. Nel frattempo arzigogolavo sulle posizioni che le avrebbe fatto assumere, quanto l’avesse toccata, sfiorata, tastata, quanto Antonella gli avrebbe permesso di compiere, dopo si discusse d’altro e nessuno ebbe più la risolutezza di concludere, dal momento che il giorno successivo le nostre vacanze sarebbero finite.

Mi menzionò nuovamente, siccome lui gestiva un magazzino, certe volte faceva vestire Rosalba in maniera tale facendo perdere la testa a qualche cliente importante. Io che avevo avuto modo d’apprezzare il corpo flessuoso della ragazza assieme al suo sguardo veramente attraente, lo stuzzicai daccapo con domande e discorsi intriganti, scoprendo in definitiva che lei riusciva benissimo e ben volentieri nell’intento. Fra le altre cose, Costanzo vantava pressappoco quattro rapporti sessuali per notte, approssimativamente quanto la mia media mensile. Lui si eccitava nel raccontare, io all’opposto ad ascoltare. Antonella intanto era scesa per accompagnare verso l’uscita la signora che s’occupa della casa, quando fece ritorno indossava un vestitino intero nero attillato sul sedere, aperto sui seni e sulla schiena, con gli occhi e le labbra truccate, i sandali neri laccati di rosso con il tacco alto. Ci sedemmo per sorseggiare il caffè nel canapè di fronte al televisore, per l’occasione lo servii io. Antonella seduta con le gambe accavallate di fronte a Costanzo rideva, parlottava risistemandosi i capelli con la mano destra sopra l’orecchio, io conosco quel gesto, poiché più che una leziosità è un richiamo inconscio, a dire il vero prettamente e squisitamente sessuale. Al momento d’andare a dormire, anziché accompagnarlo nella stanza degli ospiti, al piano di sotto, decidemmo di provare restando io, lui e Antonella tutti e in tre nel nostro alto e antico grande letto, Costanzo si diede una rinfrescata sotto la doccia, io perciò ne approfittai per allungargli il mio bagnoschiuma profumato. Non si fece scrupolo di mostrarsi nudo, aveva tanti peli scuri, il torace muscoloso e il cazzo gli cascava in mezzo alle cosce robuste. Gli passai anche un paio di slip, nel tempo in cui io e Antonella lo anticipammo nel letto, appena Costanzo ci raggiunse scherzando fece finta d’andare dalla parte di Antonella, là m’osservò, io non ero sicura di nulla, poiché avrei voluto tutto, ma preferii lasciare che le cose andassero per il loro verso: 

‘Calma, non avere fretta, su, vieni dalla mia parte’ – gli annunciai io in modo convinto.

‘Non avertene a male, io ti punzecchiavo soltanto’ – ribatté entrando sotto le lenzuola dietro di me.

‘Adesso farò caso se riuscirà ad addormentarsi’ – rispose Antonella, facendo degli sbadigli in maniera infida e menzognera e voltandosi dalla parte opposta come d’abitudine.

Mia moglie quando sta per compiere qualcosa che lei calcola e valuta illecita e proibita, simula sovente di non essere attratta né lusingata, per il fatto che ci tiene rappresentandomi che l’azione l’esegue unicamente per soddisfare la mia focosa e lasciva morbosità. Nel letto mi piace circondare con le braccia e con le gambe il corpo di Antonella, gradisco sia donare che ricevere calore, addormentarmi con calma, ma vi assicuro che con una terza creatura sotto le lenzuola non è così agevole né scorrevole cedere al sonno. La sua presenza mi eccitava stimolando la mia fantasia, avrei voluto chiudere gli occhi per provare il piacere d’essere meravigliosamente svegliato dai loro respiri, avrei voluto, ma niente da fare. Non potevo distrarmi e poi le serrande non erano chiuse bene e quel tarlo, che rodeva l’anta di quel vecchio mobile antico non affrettava di certo il mio assopimento. 

‘Non riesco a dormire con le mutande, scusatemi’ – nel frattempo sfilandomele.

‘Certo, fai pure, se stai meglio’ – rispose Costanzo, anzi, me le tolgo anch’io.

Io mi sentivo come l’estremità d’un triangolo capovolto e supponevo che sopra di me ci fossero Costanzo e Antonella, lei con una gonna azzurra, sopra le ginocchia senza nulla di sotto, lui all’opposto nudo con il cazzo eretto che puntava deciso in direzione del corpo di mia moglie. A ben vedere, quell’inedito imbarazzo prolificava incomunicabilità, eppure io spiavo i loro respiri, il cuore mi batteva forte, a rilento iniziai a masturbarmi, in seguito per il timore che s’addormentassero mi risistemai, rigirandomi rumorosamente dietro il sedere della mia consorte, che d’abitudine aveva le mutandine infilate in mezzo alle chiappe. Le passai una mano per accarezzarle la coscia, poi digradai verso l’incavo, lei non le chiuse come sovente, al contrario le aprì con calma. Capii che ne aveva voglia, sicché le spostai le mutandine e cominciai a penetrarla mollemente con le dita, con cautela avveduto per non tirarle i foltissimi peli, percependo quell’arricciatura delle sue labbra e della sua deliziosa fica. La sua mano scivolò sul mio cazzo, io ero al corrente che avrei sborrato all’istante, in tal modo la bloccai, perché con la giustificazione d’abbassare meglio gli avvolgibili uscii dal letto passando dalla parte di Antonella. Là, in quella posizione, cercai di placarmi dirigendomi verso la sala per dissetarmi con dell’acqua, ovviamente compiendo tutto con la luce spenta per evitare che la radiazione luminosa togliesse la connivenza del buio.

Dopo ripassai dalla parte di Antonella, sentii Costanzo tornare al suo posto, mentre il sangue mi ribolliva in corpo come giammai mi era successo. Passai sopra Antonella e sfregandole il cazzo m’accorsi che era rimasta spoglia, sdraiato cercai la sua fica, lei non reagì all’insolita penetrazione delle mie dita. Antonella era un lago, ancora percepii di voler sborrare, il mio cuore aveva intrapreso la corsa, sapevo che dovevo resistere e mi frenai, mentre non ero in grado di bloccare Antonella che mi venne di sopra a gattoni, iniziando a mordermi le labbra fino a farmi male, io le nascosi quasi la mia erezione cercando di tastare con le mani le sue chiappe. Trovai sennonché un’altra mano che la stava accarezzando, lasciai la mia sulla sua seguendola fino all’avvallamento delle natiche, poi abbandonai il didietro di mia moglie alla mano leggera e flessuosa di Costanzo. Antonella non aveva il coraggio di scavalcarmi completamente e rimase in tal modo sopra di me usandomi come appoggio, io la sentivo gemere sulla mia faccia, percepivo le sue contrazioni alle carezze che riceveva. M’accorsi ben presto d’essere stato coperto soltanto dal corpo di mia moglie, perché il copriletto che le lenzuola erano finiti per terra. Antonella si risistemò su di me, non mi pesava più addosso, però sentivo i suoi capezzoli che mi sfioravano, avvertii il materasso sprofondare e rialzarsi, allungai la mano e notai che Costanzo non era più alla mia sinistra, mentre Antonella si ritraeva e mi sbatteva addosso:

‘Sì, così, esatto, dai Costanzo stringimi forte i fianchi, di più, scopami, dacci dentro, sono la tua troia, farò tutto quello che vorrai’ – strepitava lei invasata e carica all’inverosimile ansimando.

Mia moglie doveva essere talmente infradiciata, che a un certo punto il cazzo di Costanzo scivolò fuori e lo sentii eretto e compatto, assai irrorato di fluidi contro il mio. Non riuscii a trattenermi dal brandirlo fra le mani per tastare quanto fosse saturo della voglia di mia moglie. In quel frangente approfittai del buio per scoprirgli il glande, lo sentii enorme che pulsava in modo appassionato. Dopo lo avvicinai alle mie labbra, lo assaggiai dentro la bocca e quando sentii premere le mani dell’uomo sul mio sedere, travolto da un’ondata di smisurata eccitazione, sborrai la mia densa essenza a lungo in ogni parte. Dopo aver goduto, avrei voluto, ma non potevo scostarmi da quella posizione, perché i loro corpi mi schiacciavano giù. Al momento Antonella m’aveva rivolto le spalle in quanto offriva il seno alla lingua dell’uomo lasciandosi beatamente scopare come piaceva a lei, io adagiato come il materasso alla loro passione, captavo dentro il mio corpo il cazzo di Costanzo che la penetrava:

‘Hai l’occasione adatta, dai, scopatela pure tu Gianfranco, anzi, scopiamocela in due, è bella e molto fica tua moglie, lo sai questo? Sapessi quanto l’ho desiderata’. 

‘Certo, sì, hai sentito? Dai, Gianfranco, chiavami pure tu’ – implorò aizzata a dovere Antonella scompaginata all’inverosimile.

Io restai inalterato senza parlare, bloccato e fermo, quando udii mia moglie strillare per il piacere provato, perché non feci neppure in tempo a spostarmi che raccolsi sul mio ventre, sul mio cazzo e sul mio viso tutta l’eccitazione dell’uomo, perché m’aveva sborrato addosso tutta la sua intima esuberanza. Costanzo, ormai fuori di testa, saltò su dal letto e accesa la luce impose ad Antonella, afferrandola dietro la nuca, di leccare tutto lo sperma che colava su di me. Lei ubbidì eseguendo in silenzio, lei che giammai aveva leccato il mio, perché nel volto di Costanzo decifrai in quel frangente quella brutalità malvagia e facinorosa camuffata, ampiamente mimetizzata e repressa, all’epoca di quello sguardo dolce della sua giovane amica:

‘Al momento smettiamola di giocare. Tu troia, vieni qua, girati, mettiti alla pecorina’ – urlò in modo crudele e dispotico nettamente infoiato Costanzo. 

Mia moglie ubbidì assecondandolo, non provando neppure a ribellarsi, perché in maniera impudica e triviale si preparò inevitabilmente alla penetrazione: appoggiata infatti con le gambe larghe alla sponda del letto, con le chiappe rivolte verso l’alto e con l’espressione della faccia dimessa e reclinata, Costanzo dietro di lei grondante per via della calura, l’agguantò per i fianchi stringendola e cominciò a penetrarla:

‘Vedi, osserva bene, come faccio godere la tua femmina, ispeziona come te la dischiudo, esamina e assimila l’opera, mentre proseguiva a mortificarla accedendo e fuoriuscendo dal suo sedere, perché godeva svisceratamente nel farle chiudere e riaprire le chiappe.

Quando compresi che ormai l’aveva addomesticata e che il didietro della mia sposa rimaneva aperto al suo piacere, m’afferrò per i capelli costringendomi ad appoggiare la faccia contro il viso di Antonella:

‘Adesso baciala sulle labbra’ – uscendo nuovamente per rientrare tutto d’un colpo fino in fondo.

Allorquando afferrai dai gemiti e dagli spasimi di Antonella che le stava sborrando dentro e la sentii strepitare di dolore e di piacere, captai che lo sperma mi colava fra le gambe. Antonella faticava a rimettersi dritta, faceva fatica a muoversi, dal momento che s’appoggiò a me chiedendomi d’accompagnarla nel bagno:

‘No, tu aspetta qua’ – m’intimo Costanzo in modo perentorio, mentre un tremore m’attraversò il dorso.

Chiusa la porta si collocò di fronte cercando nella tasca dei pantaloni qualcosa, forse una polvere o un balsamo, se lo strofinò sul glande, io e lui dentro la camera e Antonella chiusa là di fuori. Costanzo m’ordinò d’appoggiarmi al letto per bene, con le gambe aperte e il didietro rivolto verso di lui. Ubbidii:

‘Se non erro, tu volevi divertirti con me, vero? Eccoti accontentato, questo è il ringraziamento per avermi fatto scopare tua moglie, provalo, &egrave il suo succo che te lo fa scivolare dentro’. 

La mia compagna rientrò mentre mi stavo dimenando sotto i colpi di Costanzo riferendomi prontamente:

‘Immagino che non è poi così male, è perfino gradevole. Coraggio, dopo vedrai che spasso, su, prova anche tu, poi mi dirai’. 

Io cedetti e azzardai, dapprima fu lo spasimo, in seguito lo sconforto, in conclusione il disonore e lo smacco, accompagnato da uno smisurato e originale piacere. Il sonno e la stanchezza rimossero tutti dall’imbarazzo, allontanando ogni spiegazione e qualsiasi giustificazione. Quella mattina ci svegliammo quando le campane della chiesetta vicina intonavano il mezzogiorno, assieme allo schiamazzo frenetico dei ragazzini allegri e giocosi accanto alla piazza.

Costanzo comprese d’aver abbondantemente esagerato, d’aver sovradimensionato l’episodio, d’essersi lasciato trascinare in modo abnorme e smodato dalla focosa depravazione e dall’intemperante lussuria chiedendo immediatamente scusa, tuttavia quello che era accaduto l’avevamo tenacemente con tutta l’anima bramato noi, lo avevo diffusamente ricercato in special modo io, per fare almeno una volta nella vita quello che desidera l’animale cupido e ingordo che risiede dentro di me. O l’intelletto e la sensatezza oppure la stravagante genialità?

Mi rimaneva soltanto un dubbio, ma Martina sarebbe infine riuscita a comprendermi e a perdonarmi?

{Idraulico anno 1999} 

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