Caterina non si metteva mai troppo in tiro per i suoi appuntamenti domenicali. Non si trascurava, ma avrebbe potuto osare molto di più, considerando che il fascino non gli faceva certo difetto.
Uscita dalla doccia da pochi minuti, aveva ancora indosso l’accappatoio mentre sceglieva cosa indossare. Dopo qualche minuto di riflessione dinanzi all’armadio scelse un abitino di cotone a manica lunga, dal taglio molto semplice e senza particolare fronzoli, che scendeva sino a metà coscia. L’avrebbe indossato sopra un completo intimo di colore verde acqua in pizzo, più elegante che sensuale. Dinanzi allo specchio girò su se stessa per osservare come l’abitino scendesse sul sedere. Non era troppo aderente, andava bene.
Anche se non faceva ancora molto freddo, decise di indossare anche le calze, niente di sensuale, semplici calze scure.
«Mamma?» La voce da bambina della piccola Giulia arrivò mentre si legava i capelli in una lunga coda.
«Che c’è tesoro?»
La bambina era entrata nella camera della madre.
«Ma viene nonna?»
«Certo cucciola. Mamma mica ti lascia a casa da sola.»
«Ma ora sono grande. Posso stare da sola?»
«Certo che sei grande. Hai quattro anni. Ma alla nonna piace tanto stare con te.»
«Anche a me!» Sorrise la bimba.
«Qualche volta mi porti con te a passeggiare?»
Per un attimo Caterina si irrigidì, ma poi recuperò il consueto sorriso.
«Mamma va a fare dei servizi molto noiosi. Ti scocceresti. Invece con nonna ti diverti.»
Prima che la bambina potesse dire altro, il campanello annunciò l’arrivo della nonna.
«Vai piccola. Apri tu. È nonna!»
Mentre la bambina correva alla porta entusiasta, Caterina si diede un ultimo sguardo allo specchio. Aveva quarantanni, forme sode e sensuali, una vita sana aiutata dal lavoro tutt’altro che sedentario, e la natura era stata decisamente benevola con lei.
«Ciao Cate» La madre entrò tenendo la nipote per mano, rivolgendo uno sguardo orgoglioso alla figlia. «Tutto bene?»
«Sì. Tu come ti senti?»
«Bene. E poi quando sto con la mia piccolina, ringiovanisco.»
Caterina rivolse un sorriso alla madre.
«Ti sta benissimo questo vestitino sai? Sei proprio bella, figlia mia!»
«Cuore di mamma» rise Caterina.
«Io allora vado. Per qualsiasi cosa chiamami sul cellulare. Ok?»
«Vai tranquilla e divertiti.»
«Tu fai la brava con la nonna, principessa!»
Caterina e la figlia si scambiarono numerosi baci prima che la madre indossata una giacca leggera e la borsa, andasse via, lasciando nonna e nipote da sole.
La madre, osservò la bella figlia andar via come tutte le domeniche, chiedendosi come sempre dove andasse. Elegante ma non troppo, truccata ma non troppo. La figlia aveva sempre detto di vedersi con alcune amiche, ma lei continuava a pensare che ci fosse di mezzo un uomo, in fondo Caterina era una donna affascinante, e non solo per lei che era la madre, non era credibile che nessun uomo si interessasse a lei. Spesso sperava che in quelle uscite ci potesse essere di mezzo il padre della piccola, sparito ancor prima che la nipote venisse al mondo. Su di lui, però, Caterina aveva sempre mantenuto il più stretto riserbo.
***
Mentre attendeva all’esterno della stazione della metropolitana, passarono vari uomini: non ce ne fu uno che non la fissasse. Caterina era consapevole di essere una bella donna, ma riceverne conferma dagli sguardi dei passanti, era una cosa che le faceva sempre piacere. La cosa capitava sempre, ovunque lei andasse e comunque fosse vestita. Difficilmente però ricambiava quegli sguardi, ma stavolta era costretta a farlo, dal momento che era lì in attesa di un uomo mai visto dal vivo. L’esperienza gli aveva insegnato che non sempre le foto fossero veritiere e che tra queste e la realtà, qualche volta poteva esserci una differenza non trascurabile.
«Caterina?» La voce proveniva dalle sue spalle.
Girandosi si trovò dinanzi un uomo circa della sua età, alto e snello, capelli corti, un filo di barba, ben vestito senza essere troppo elegante: questa volta le foto erano state veritiere.
«Alfredo?»
I due si strinsero la mano e scambiarono qualche frase di circostanza.
«Andiamo dove avevamo detto o hai cambiato idea? Ho la macchina parcheggiata a due passi da qui, nel caso.»
In altri suoi incontri, una frase del genere l’avrebbe messa in allarme, ma Alfredo lo chiese con una tale gentilezza che Caterina fu quasi tentata di accettare e salire in auto con quel uomo. Ma si era imposta delle regole ben precise per i suoi incontri. La prima era non sfidare la sorte inutilmente. La seconda era non cambiare gli accordi presi.
«Preferisco andare dove avevamo stabilito.»
I due si avviarono verso un piccolo albergo a due minuti a piedi dalla metropolitana.
Pochi minuti dopo Alfredo stava aiutando Caterina a togliere la giacca, all’interno di una piccola ma graziosa camera d’albergo, in cui la donna dopo i suoi numerosi incontri, iniziava a sentirsi come in una seconda casa.
«Allora? Deluso?» Chiese la donna.
«Assolutamente no. Anzi, molto meglio che in foto. Tu?»
«Beh…» Caterina si finse pensierosa mentre squadrava dalla testa ai piedi Alfredo, «dalle foto non sembravi così alto!»
Con un sorriso Caterina spinse l’uomo a sedersi sul bordo del letto, mentre lei restava in piedi. Prese le mani di questi e se le portò sui fianchi. L’uomo iniziò ad accarezzarle prima i fianchi per poi portare le mani sui glutei floridi e piacevoli della donna, mentre questa gli passava una mano tra i corti capelli.
«Niente male!» Sorrise l’uomo, stringendo le natiche della donna.
«Il meglio deve ancora venire!» Annunciò la donna mentre un gesto elegante e felino si sfilava il vestitino, scoprendo il completo intimo di pizzo.
«Ti ha mai detto nessuno che la biancheria di una donna dice molto sulla sua personalità?»
«Ah sì?»
Caterina iniziò a sbottonare i bottoni della camicia di Alfredo.
«Sì. Perché è una parte nascosta, che si mostra solo a chi si vuole, per questo la donna mostra la sua personalità attraverso il tipo di biancheria. Anche i vestiti in teoria dovrebbero rispecchiare la personalità di chi li indossa, ma visto che questi sono costantemente sotto gli occhi di tutti, ci si limita per tanti motivi, dalla riservatezza pura e semplice alle convenzioni sociali che impongono un determinato tipo di abbigliamento, o semplicemente per moda.»
Le mani di Caterina, spinsero Alfredo a stendersi sul letto, mentre con le mani sbottonava i pantaloni, iniziando ad accarezzare il membro ancora coperto dagli slip.
«E la mia biancheria cosa ti dice?»
«Mi dice che per te la chiave della sensualità è l’eleganza. Non ti piace mostrarti in maniera eccessiva, ma non per questo ti nascondi. Non ti piace l’eccesso, la sfrontatezza.»
Gli slip di Alfredo scivolarono via. Caterina si soffermò ad osservare il membro dell’uomo non ancora del tutto eretto, con una mano accarezzò i testicoli parzialmente depilati.
«Ma lo sai ce hai indovinato?»
Alfredo rispose con un sorriso furbo che divenne caldo quando Caterina, in ginocchio davanti al letto, avvicinò le labbra al membro iniziando a leccare i testicoli per poi percorrere con la punta della lingua l’asta, mentre con una mano la accarezzava e stringeva.
Quando l’erezione divenne più presente, la donna accolse il frutto della sua sensualità tra le labbra. Con la lingua disegnava dei cerchi sulla cappella, mentre con la mano stringeva l’asta turgida.
Dopo qualche minuto, Alfredo smise di essere passivo e prese Caterina per mano, portandola con un gesto deciso ma dolce a farla stendere sul letto.
L’uomo iniziò a baciare il collo della donna per poi scendere verso i seni. Mordicchiò il pizzo di una delle coppe del reggiseno, facendo uscire un capezzolo turgido. Strinse entrambi i seni con le mani iniziando a titillare i capezzoli. Poi aiutò la donna a levare il reggiseno riprendendo subito a baciare i seni.
I baci proseguirono lungo l’addome di Caterina per arrivare rapidamente al basso ventre. La mano iniziò ad accarezzare la vulva della donna, disegnandone la forma senza toglierle le mutandine. Gli umori iniziarono presto ad inumidire il tessuto.
«Meglio che me le togli, perché fra poco mi farai impazzire!» Suggerì con una voce calda Caterina.
Le mani di Alfredo sfioravano e facevano pressione nei punti giusti. Le stesse mani sfilarono le mutandine e allargarono le gambe mentre l’uomo continuò la sua opera con la lingua, schiacciando il volto sulla vulva umida e vogliosa.
Caterina, sentendosi già bagnata e vogliosa di essere scopata, fu tentata di allontanare la testa dell’uomo e farsi penetrare, ma questi era così bravo con lingua che il languore e l’eccitazione le impedirono di fermarlo.
La lingua di Alfredo lappava le grandi labbra per poi spingersi verso l’interno risalendo verso il clitoride, dove disegnava piccoli cerchi, il tutto assaporando gli abbondanti fluidi di Caterina.
Lei iniziò a gemere, incitando così ancora di più Alfredo ad insistere con il cunnilingus. Le mani accarezzarono i capelli dell’uomo spingendo ancora di più la testa verso la vulva. La lingua stuzzicava con insistenza il clitoride. I fluidi di Caterina si facevano sempre più copiosi rendendo il viso di Alfredo lucido e umido.
L’orgasmo giunse improvviso. I gemiti salirono di una nota. Le gambe tremarono. La vagina si contrasse liberando uno schizzò di fluidi sul viso di Alfredo. Questi non si fermò, anzi, insistette ancora di più con la lingua sul clitoride che vibrava per l’eccitazione.
I gemiti divennero urla e la schiena si inarcò. Quando Alfredo staccò il viso dalla vulva di Caterina questa pensò di potersi godere lo scemare dell’orgasmo, ma l’uomo era di tutt’altro avviso. Infilò con rapidità due dita dentro la donna e iniziò a masturbarla con decisione. Con la punta delle dita grattava le pareti interne della vulva, i muscoli vaginali si contraevano stringendo queste. L’eccitazione divenne un incendio per Caterina che si sentiva sopraffatta ed in balia di un orgasmo poderoso che sfociò in un altro abbondante gettò di liquidi accompagnati dalle sue urla.
***
«Adesso però devo ricambiare» disse Caterina quando si fu ripresa dal vigoroso orgasmo.
Ora era Alfredo ad essere disteso. Il membro gonfio di piacere ed eretto come l’asta di una bandiera. Caterina lo strinse tra le mani massaggiandolo, concentrandosi con particolare attenzione su glande e frenulo. I gemiti di Alfredo e il respiro che cambiava ritmo, confermarono che la direzione fosse quella giusta.
La donna lasciò che il membro si adagiasse sul basso ventre dell’uomo. Con la lingua iniziò a stuzzicare i testicoli, per poi prendere a salire lentamente, percorrendo la lunghezza dell’asta con la punta della lingua. Giunta alla cappella vi si soffermò prima di proseguire leccando gli addominali. Così facendo, distesa sul corpo di Alfredo, il seno andò ad appoggiarsi sul membro. A questo punto Caterina iniziò a muoversi in modo che il seno florido accarezzasse il membro turgido.
Quando decise che era il momento di andare oltre, salì con il corpo restando distesa su Alfredo. Ora il suo volto era all’altezza di quello dell’uomo, di cui poteva sentire il respiro corto e caldo. Iniziò a baciargli il collo, stuzzicandolo con la punta della lingua. Ad ogni movimento, adesso era la sua vulva ad accarezzare il membro, bagnandolo con i propri fluidi.
Si rialzò, interrompendosi solo per permettere all’uomo di indossare un preservativo. Faceva parte delle regole che insieme avevano stabilito. La pausa non tolse niente all’eccitazione.
Caterina recuperò prontamente la sua posizione, distesa su di lui. Il suo corpo accarezzava quello dell’uomo. Il seno tondo e sodo massaggiava il torace di lui con i capezzoli turgidi e sporgenti. La vulva accarezzava il membro. Un movimento più accentuato e la mano di Caterina accompagnò il membro dentro la sua femminilità.
I movimenti si fecero rapidamente più profondi, il ritmo iniziò a salire, sino a quando Caterina si rialzò. Ritrovandosi carponi su Alfredo, il membro di questi la penetrò per intero, strappandole un gemito caldo. Lei continuò con movimenti profondi e decisi. Le mani scivolarono tra i capelli. Il seno florido si muoveva come una eco del piacere che sentiva crescere dentro se.
Le mani di Alfredo si protesero a stringere il morbido seno. Con le dita stuzzicava i capezzoli turgidi, interrompendosi solo quando con le mani stringeva forte i tondi seni strappando gridolini di piacere alla donna.
I movimenti di Caterina si fecero più lenti quando ebbe un secondo orgasmo. Si fermò per qualche istante ansimando per poi riprendere con ancora maggiore foga, osservando il piacere dipinto sul volto dell’uomo. Caterina continuò a cavalcarlo con vigore sino a quando il volto dell’uomo si rilassò con un prolungato gemito di piacere.
***
«Allora? Deluso?» Chiese Caterina, mentre con una mano accarezzava il torace di Alfredo.
I due erano nudi, distesi sul comodo letto, rilassandosi dopo l’amplesso.
«Assolutamente no. Anzi, meglio di come mi aspettassi.»
«Sì, come no. Ti credo.»
«Giuro è vero.»
Alfredo passò una mano tra i capelli di Caterina.
«Non lo dici a tutte?»
La mano scese ad accarezzare delicatamente un seno. Il capezzolo era ancora turgido.
«Confesso. Lo dico a tutte. Tutte quelle che mi fanno godere come hai fatto tu.»
Adesso era la mano di Caterina a scendere lungo il torace di Alfredo. Raggiunse il membro, non più duro, ma che reagì presto alle sue carezze.
«Sai cosa stavo pensando?»
«Dimmi» Rispose Caterina continuando ad accarezzare il membro, che riprendeva con prontezza l’erezione.
«Che ne diresti se dopo andassimo a farci un aperitivo.»
«Meglio di no. Preferisco restare qui. Si sta così bene in questa stanza. E poi, ho ancora qualche idea.»
«Magari una di queste sere?»
Questo avrebbe infranto le regole. Caterina restò in apparenza indifferente alla proposta di Alfredo, solo le sue carezze si fecero più decise. Il membro adesso era turgido, stretto nella mano della donna.
«Stai cercando di distrarmi?» Disse Alfredo con la voce impastata dall’eccitazione crescente.
«Direi che non ti dispiace. Proprio per niente.»
Caterina prese a masturbare l’uomo con entrambe le mani, stringendo nei punti che sapeva avrebbero dato stimoli maggiori al partner di quella mattina.
Alfredo in preda all’eccitazione dimenticò i suoi discorsi di un attimo prima e si rilassò del tutto, mentre il membro diveniva sempre più turgido e gonfio.
Oltre alle mani, la donna iniziò ad usare anche la lingua. Leccava il glande rosso e gonfio come fosse stato un gelato, mentre con le mani continuava a stringere e carezzare l’asta dura. Poi passò a stimolare i testicoli con le unghie, per poi risalire lungo l’asta sino ad arrivare a solleticare la base del glande. I gemiti di Alfredo erano un chiaro segno di apprezzamento, oltre che un segnale che l’eiaculazione non fosse lontana.
Caterina, decisa a portarlo più vicino possibile al limite, iniziò a stuzzicare il frenulo con la punta della lingua. I muscoli del basso ventre dell’uomo iniziarono a contrarsi. A questo punto la donna strinse con una mano l’asta turgida, ma non per riprendere la masturbazione: per ritardarla.
La mano stringeva con decisione il membro, bloccando l’eccitazione che divampava senza potersi sfogare. La bocca di lei invece continuava a soffiare sul fuoco leccando il glande. Alfredo gemeva, strusciava le mani sulle lenzuola, le gambe avevano dei continui scatti come anche il basso ventre.
Più volte era stato con donne che in preda all’orgasmo iniziavano a far tremare le gambe e si contorcevano, ma non gli era mai capitato di essere lui a provare una simile potente eccitazione.
«Mi stai facendo impazzire!» Ansimò Alfredo.
Quando Caterina decise fosse abbastanza, strinse ancora più forte con la mano, diede un’ultima succhiata avida al glande accogliendolo tutto in bocca, per poi fermarsi e allontanarsi. Prima staccò le labbra, poi di colpo la mano.
Per un attimo il volto di Alfredo si fece perplesso, quasi deluso, ma poi l’orgasmo, finalmente libero, poté giungere. Il basso ventre venne squassato da contrazioni che fecero agitare il membro come una canna esposta al vento, schizzi caldi di sperma eruttarono copiosi, finendo sulle gambe, sul ventre e scivolando lungo l’asta, mentre i gemiti dell’uomo si facevano via via più bassi accompagnando l’eccitazione che si liberava.
«Ma cosa sei?» Iniziò a dire, dopo diversi minuti Alfredo, «Una specie di dea del sesso?»
«Non ti avevano mai fatto una cosa del genere?» Lo stuzzicò compiaciuta Caterina.
«No. Purtroppo no.»
«Così sarà difficile che ti potrai dimenticare di me.»
«E chi si vuole dimenticare di te? Devi solo dirmi quando possiamo andare a cena insieme. Sono a tua disposizione.»
«Conosco altri modi per farti godere tanto da non permetterti di parlare.»
Mentre Caterina si metteva a cavalcioni sulla faccia di Alfredo, iniziò a pensare fosse un peccato. Sarebbe stato un ottimo partner, se avesse accettato di restare confinato in quegli incontri domenicali senza desiderare altro.
«Fammi vedere cosa fai fare con questa lingua! Oltre a parlare!» Lo sfidò Caterina, mentre gli passava le mani tra i capelli spingendo la faccia dell’uomo verso la sua vulva.
***
«Allora?»
«Cosa?» Chiese retoricamente Caterina, mentre di fianco ad Alfredo camminava lungo il marciapiede all’esterno dell’albergo.
«Quando ci possiamo rivedere?»
«Lo sai come funziona. Le regole sono chiare.»
«Non possiamo infrangere queste regole?»
«Non lo so. Per il momento no. Poi si vedrà.»
Caterina sarebbe voluta essere più chiara e diretta, ma temeva che Alfredo potesse divenire troppo insistente. L’incontro era terminato, ed era stato anche pienamente soddisfacente, ora voleva solo allontanarsi e tornare da sua figlia.
«Allora ci sentiamo in chat?»
«A presto!»
Caterina diede le spalle ad Alfredo dirigendosi verso la metropolitana. Per un attimo ebbe il dubbio l’uomo potesse seguirla.
Quando si girò per controllare, l’uomo era già all’interno del parcheggio. Anche questa volta ci aveva visto giusto, per sua fortuna. Doveva ammettere che questi incontri erano si piacevoli, ma solo finché tutto andava per il verso giusto.
Mentre sulla banchina attendeva la metropolitana, si collegò alla Chat tramite il cellulare e bloccò subito Alfredo, in modo tale che questi non l’avrebbe più potuta contattare.
Per lei questi incontri erano degli eventi trasversali che niente avevano a che fare con la sua vita quotidiana di madre, e così doveva continuare ad essere, senza eccezione alcuna.
Solo una volta aveva ignorato le sue regole. Per quanto da quella eccezione avesse ricevuto in dono sua figlia, aveva anche dovuta crescerla completamente da sola, condannandola a non avere mai un padre. Anche se non avrebbe mai rinunciato neanche ad un solo singolo giorno della sua vita da madre, questo non significa che fosse disposta a permettere che potesse accadere di nuovo.
FINE
Stupendo
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…