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Erotici Racconti

Svenevole tragitto

By 18 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Adesso che ci ripenso attentamente, non era la prima volta che Domitilla mi faceva entrare bendato nella stanza, poiché tempo addietro avevamo giocato di frequente con catenacci, ceppi, ferri, manette, mascherine, legacci e con altri allettanti e pungolanti aggeggi. Al momento la lascio pacatamente fare, perciò acconsento che compia la sua licenziosa e sregolata mansione, per il fatto che osservandola per bene lei ha un’espressione eccezionalmente infoiata e traboccante, perché chissà che cosa gli passa per la testa. S’avvicina spingendomi amabilmente da dietro attraverso la porta, con dei piccoli passi io raggiungo il letto, Domitilla mi fa voltare indicandomi placidamente d’accomodarmi e successivamente di distendermi, adesso sono rilassato, in seguito le agevolo ogni movimento lasciandomi spostare come meglio crede, dopo mi lega le mani al letto in ferro battuto, m’apre la camicia sfilandomi sia i pantaloni che gli slip, s’appoggia su di me interamente svestita. Io cerco d’andarle incontro, eppure lei s’appoggia faticosamente sul mio petto, m’ansima in viso, mi bacia, nel mentre tutta entusiasta mi enuncia: 

‘Ti piacerà vedrai, ho una pensierino per te, aspettami qua un istante’.

Io aspetto meditando su che cosa di sorprendente m’attenda, presumo che abbia inaspettatamente acquistato qualche nuovo gingillo erotico, o qualcosa d’emozionante d’addentare, oppure sta maneggiando qualcosa, perché sento che da lontano chiude l’uscio, afferra un cordoncino che riconosco dal rumore, dal momento che stando sempre a distanza in maniera tripudiante mi manifesta:

‘Sono qua tesoro, ti piace la mia voce? Credo di sì, mi auguro che t’attizzi oltremodo, rincuorandoti in definitiva per quello che sto per dirti’. 

‘Certo, che mi fomenta e che mi scuote, dimmi un po’ sono molto curioso, però non ti vedo, dove sei finita?’.

Lei indugia, s’attarda intenzionalmente, dopo tratteggia il mio corpo come se fosse lì, eppure è unicamente un nastro, al momento cominciano i dettagli, la sua voce mi sta raccontando nelle minime rifiniture i nostri rapporti sessuali compiuti, Domitilla mi espone meticolosamente come lei pratica la sua personale fellatio preferita, poiché io non avevo mai fatto caso alle procedure né alle tecniche, però adesso ascoltarle senza vedere e senza provarle, mi fa sussultare oltremisura, presumo d’essere piuttosto accalorato, probabilmente lo ero già dall’inizio, ma le sue spiegazioni sono talmente particolareggiate che m’appassionano in una maniera anomala ed eccezionale scombussolandomi le viscere. Quest’esposizione sarà durata approssimativamente quindici minuti, io non resisto più, giacché la scongiuro riferendole: 

‘Domitilla, tu così mi fai vaneggiare, m’hai ripetuto come fai a succhiarmelo, dai, voglio che adesso me lo lecchi, vedi com’è diventato grosso?’. 

Da parte sua io non avverto nessuna risposta, quel nastro seguita per qualche istante, si sente qualche secondo di quiete, dopo lei esordisce:

‘Devi sapere, che mi sono fervidamente masturbata, hai avvertito mentre venivo? Adesso ti racconterò per bene che cos’ho principalmente combinato’ – iniziando la sua focosa descrizione assai ricca di particolari, effettuata in ogni cantuccio della sua pelosissima e deliziosa fica.

Io mi sento d’essere diventato d’una dimensione minuscola, ho assunto un’importanza pallida e una proporzione evanescente, sono là che avanzo sulle grandi labbra seguendo il tragitto che lei con lasciva veemenza mi descrive, dentro, fuori, ai lati, di sopra, per il fatto che mi sembra di captarne l’odore, perché ne ho il ricordo del sapore nella bocca, anche perché suppongo che Domitilla mi stia candidamente osservando. Io mi sento esibito, esposto e feribile, sono mezzo nudo e per di più straordinariamente invasato solamente da una voce, sicché cerco di muovermi sul letto per andare a spingere il cazzo contro il materasso per contenere l’eccitazione inibendola, eppure lei m’ha legato con accuratezza, dal momento che non riesco a toccarmi con niente. Durante il tempo in cui mi muovo mi viene il dubbio che il nastro potrebbe durare anche un’ora, tenuto conto che Domitilla potrebbe esaminarmi per tutto quel lasso di tempo, sennonché in modo atteso debutta nuovamente annunciandomi:

‘Tieniti forte, ascoltami, perché al presente mi masturberò di nuovo, in tal modo percepirai il mio poderoso orgasmo, perché da come verrò di nuovo sono più che certa che apprezzerai di buon grado’.

Io origlio quello che lei mi rivela, ascolto i suoi intemperanti e lascivi gemiti, in aggiunta a ciò devo sobbarcarmi perfino il suono fastidioso e fuori luogo del motorino del vibratore che s’aggiunge ai suoi discorsi. In verità avrei deliziosamente voluto vederla mentre allestiva questa cosa inaspettata, il tempo passa impietoso, ma non riesco a distogliere né a dissuadere l’attenzione dalla voce, perché effettivamente è l’unica cosa che riesco a percepire nella stanza. Resto vivamente concentrato, non voglio distrarmi, perché è l’unica entità che mi tiene infervorato, dal momento che giammai avrei pensato d’eccitarmi udendo solamente la sua voce per di più deformata trasmessa da un vecchio registratore, il tempo continua a passare e comincio a pensare che quel nastro duri chissà per quanto tempo allungando di parecchio la mia briosa, incontinente e pungente sofferenza. 

‘Che bello, lo vedo, affermo che ce l’hai molto duro, che magari vorresti prendermi da dietro con quel cazzo che ti ritrovi. Caro mio, adesso m’accerto e controllo come ce l’hai, non vedi l’ora d’assaggiarmi, non è vero?’ – mi stuzzica Domitilla nuovamente, tormentandomi e punzecchiandomi, facendomi palesemente delirare, mentre il nastro continua a propagarsi per qualche secondo ancora, finché il registratore si blocca. 

Adesso s’avverte un silenzio incredibile e mirabolante, direi strano, la porta s’apre, la sento che s’avvicina appoggiandosi nuovamente accanto: 

‘Molto bene, da come posso notare, direi che t’ha fatto un gradevole e gustoso effetto’ – mi pungola lei spronandomi senza smettere d’incitarmi.

‘Io voglio scopare Domitilla, però adesso, non domani’ – sbotto io non resistendo più alle sue degenerate, traviate e viziose procedure.

‘Ti faccio una proposta, vorresti per caso riascoltare il nastro?’ – ridacchia tangibilmente divertita Domitilla, schernendomi e spassandosela premeditatamente.

‘Per nulla, sono già abbondantemente seccato. Quanto tempo è durato?’ – esordisco io alquanto sgomento e finanche prostrato, palesemente svigorito per la prolungata attesa.

‘E’ durato per il tempo necessario, mi hai convinto, per me va bene, dai scopiamo’ – sbotta tagliando corto lei in maniera ruvida e tagliente, rivelandomi fermamente che non mi farebbe attendere oltre.

Domitilla è franca e leale, è valorosamente di parola, perché mi bacia, s’alza, io sento la porta spalancarsi e poi nel contempo accostarsi, mentre rimugino che m’attende un altro temerario e risoluto supplizio che sosta appositamente là in attesa d’essere messo in pratica, poco dopo la porta s’apre, mentre la sento approssimarsi verso di me che m’analizza esaminandomi rimanendo in silenzio:

‘T’imploro, fammela assaggiare, ti voglio ora’ – ribatto io aizzato, oppresso e carico all’inverosimile.

Da parte di Domitilla non proviene nessuna risposta, dopo qualche minuto capto la sua bocca che comincia a baciarmi, non mi tocca con le mani, percepisco la lingua muoversi, riesco ad avvertire tutte le radicali e sfumature massimaliste dell’abilita, dell’attitudine e della totale intrinseca competenza orale femminile, che prima m’aveva minuziosamente descritto, io subodoro solamente la bocca, poiché sembra una deliziosa bocca senza corpo, io provo a chiamarla, ma lei non risponde. Se non fosse lei? Se la nuova sorpresa fosse una sua amica? Quella rossa con le labbra polpute o quella bella fica mora scarna, che ancheggia di continuo nel suo ufficio? Queste dissolute e depravate viziosità mi passano in mente, mentre speculo che non sia possibile, giacché è bell’escogitato scherzo, considerato che sono fasciato da oltre un’ora e mezzo con la benda, plausibilmente inizio ad avere i primi travisamenti, gl’iniziali offuscamenti.

La bocca si stacca in totale silenzio, io l’interpello per molteplici volte, eppure Domitilla non contesta né reagisce, si siede sopra di me introducendosi il mio cazzo dentro senz’aiutarsi, nella posizione della smorza candela con la schiena rivolta verso la mia faccia. Quale sarebbe e dove risiederebbe l’evento imprevedibile, per il fatto che m’ha reperito una bocca e una fica senza corpo? Nel frattempo forse ha inviato qualcun’altra e nel contempo mi sta placidamente ammirando? I miei astrusi e molteplici concetti vengono interrotti all’istante dai movimenti della cavità pelvica della persona che giace su di me, perché si muove velocemente in totale silenzio, io in quella circostanza debutto urlando, perché è la prima volta che strillo di piacere, in tal modo l’incito a muoversi andandole incontro, la reclamo ancora per nome, Domitilla non ribatte e prosegue a muoversi con il suo ritmo, io ho abbandonato la nozione del tempo, in quanto sono da ore con un’erezione ritardata, perché ho la necessità di sborrare, mi rendo conto che sto prorompendo, seguito a strepitare, le strillo che voglio eiaculare.

Domitilla si blocca, scende dal letto, capto una mano che con due mani stringe il cazzo, cimento nuovamente nel chiamarla, ma nuovamente compare la quiete. Lei inizia a masturbarmi in maniera celere e sciolta, probabilmente più scattante e affrettata di quando mi scopava, probabilmente è effettivamente la sua mano quella che capto, ma ho dei dubbi, tuttavia non ho tempo perché sono troppo deconcentrato e palesemente infoiato per cercare di riconoscerla. In quell’occasione m’incurvo urlandole di procedere più velocemente, per il semplice fatto che non termino la frase che sto già sborrando, Domitilla seguita per qualche secondo, non rallenta, si blocca di colpo e stacca direttamente la mano, io la sento che s’allontana, frattanto la porta si apre e si chiude, mentre odo altri distinti passi veloci, percepisco una lingua sull’addome, dopo sull’inguine che raccoglie alcune gocce di sperma, durante il tempo in cui una mano sulla faccia mi sposta la maschera. E’ lei sorridente, giacché ha il viso poco sotto il mio petto, le guance che m’accarezzano bagnandosi nel seme che si è raccolto proprio là sotto, ogni tanto allunga la lingua, ma io non riesco a parlare, intanto che mi divulga: 

‘Suppongo che sarai rimasto appagato e pure contento, hai gradito?’.

‘Dunque eri tu in persona? L’ho intuito sai’. 

‘Bada bene, che io non t’ho detto chi fosse, bensì ti ho chiesto se sei rimasto soddisfatto e hai gradito’.

‘Vorresti intendere che non sei stata tu?’. 

‘Quest’aspetto non è poi così rilevante, sono soltanto infruttuose minuzie, unicamente inconcludenti piccolezze’.

‘Al momento sono qua, che importanza ha, non ti pare? Quello che realmente è influente e che conta è il risultato finale, ossia godere, non trovi?’. 

{Idraulico anno 1999}  

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