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Erotici Racconti

Tangibilmente fiammante

By 17 Novembre 2019Febbraio 13th, 2023No Comments

“Dimmi, indicamelo, che cos’è che ti piace esattamente? Spiegamelo per bene” – giacché erano diversi minuti, che aspettavo quasi affannosamente e concitatamente quella domanda. 

Avevo incontrato Dora soltanto da alcuni giorni, tuttavia il fatto d’averla conosciuta in verità è una parola ingombrante, perché avevo esaminato per caso la sua foto scandagliandola in definitiva su d’un commento, che lei aveva sommariamente rilasciato sulla pagina d’una mia amica di Facebook, facendomi in definitiva giudiziosamente riflettere. In quell’occasione, effettivamente, visionai assai volentieri una foto che m’aveva realmente folgorato, poiché lei era in piedi senza costume su d’una spiaggia deserta, appoggiata in maniera briosa e spregiudicata nel versante d’una parete rocciosa con un rigoglioso e scuro boschetto tra le gambe. Certo, la posa era un poco da seduttrice, in quanto diffondeva svelando le caratteristiche d’una ragazza con una bellezza ingenua e per di più spontanea, con le gambe lunghe e sottili, il seno piccolo, eppure risolutamente splendido con un viso davvero gentile e gradevole. 

A ben vedere, invero, lei aveva ben presto assunto un’espressione nell’insieme gaudente, libertina e virginale, con un volto armonioso ed equilibrato con gli occhi dallo sguardo davvero proibito, perché quell’immagine nascondeva poi la promessa d’un sedere davvero indimenticabile. Io guardai per un tempo interminabile quella foto e m’imposi di provare a conoscerla, perché si trattava ormai di un’intenzione irrinunciabile. Decisi però di giocarmela al meglio, in tal modo iniziai a controllare la bacheca della nostra amica in comune in attesa dei suoi commenti, sui quali lasciavo cadere occasionalmente qualche mia beffarda e ironica riflessione, finché capitò di scambiarci una serie di battute consecutive. Quello, invero, fu il momento d’aggiungerla alla cerchia degli amici, amicizia che lei accetto prontamente, così decisi a quel punto di scoprire qualcosa di più su di lei. Spiando tra le sue pagine, tra le passioni e le preferenze, scoprii numerosi riferimenti al cinema di svalutati registi di film d’altri tempi e faccenda tra l’altro ancora più importante, che anche lei viveva a Perugia. Internet è sempre una fonte inesauribile e perenne di nozioni e di sapere, poiché mi bastò cercare un po’ di quei nomi, per giungere in conclusione a diverse pagine riguardanti la cinematografia di svariati decenni addietro. L’occasione giunse solamente un paio di giorni più tardi, quando dopo un nuovo scambio di commenti e d’annotazioni, io iniziai una casuale e illusoria chiacchierata via chat aspettando la sua giusta domanda: 

“Sai, io sono un cinefilo, perché ho una sconfinata passione per i film classici, soprattutto quelli spagnoli e tedeschi”. 

Lasciai cadere la risposta con noncuranza, anche se non attendevo altro che la circostanza per adattarla al momento appropriato. Lei, in compenso, appariva totalmente subdola sia alla mia reale ignoranza in materia quanto ai miei tentativi di modificare il corso della conversazione, proprio in quella congiuntura io là azzardai rischiando di giocarmi tutto: 

“Certo che sì, Griffith è il caposcuola del cinema americano. Io lo adoro, in quanto è come se fosse mio padre”. 

Sopportai comunque un’ampia e larga analisi sulla sua meravigliosa intuizione, la sua costruzione delle fondamenta del linguaggio cinematografico, capace con lui di discostarsi dall’eccessiva teatralità di cui soffriva il cinema, facendo così davvero nascere la settima arte, ingegnosità e stile di cui intuì e mise in pratica tutti gli elementi essenziali, il montaggio delle singole immagini, il primo piano, il piano americano, il montaggio alternato, la dissolvenza e la scena retrospettiva, l’uso di più cineprese in contemporanea, il movimento delle stesse per seguire l’azione e non ultima una complessa ricerca sulla luce. In quel frangente lei ribatté prontamente annunciandomi in modo giubilante: 

“Senti qua, io ne ho una copia nuova masterizzata in DVD. Sai, ho provato a convincere i soliti amici a vederlo, ma quando parlo loro d’un film muto da quindici bobine che dura più di duecento minuti, rifiutano sempre”. 

Cazzo, quindici bobine, duecento minuti di film muto, sono quasi tre ore e mezza. Parte di me fu orribilmente tentata dallo spegnimento immediato del PC, però l’immagine di quella foto stampata nella mente e i lussuriosi pensieri che annebbiavano il resto ingabbiandomi, fermarono lestamente il lato logico e ragionevole, perciò riproposi incalzando: 

“Dev’essere senz’altro bellissimo, perché soltanto chi sa realmente apprezzare e stimare l’arte cinematografica, può comprenderlo e contemplarlo pienamente. Io lo vedrei assieme a te con enorme piacere” – le scrissi, vergognandomi profondamente di me stesso, alterando la verità e non avendo soggezione alcuna. 

Fu così, che rimediai inaspettatamente e incredibilmente un invito a casa sua per la domenica successiva dopo pranzo, per una splendida a suo dire memorabile giornata di proiezioni. Il tempo passato prima a studiare le opinioni e la trama del film per non risultare poi troppo impreparato, furono sennonché una pena da girone dantesco, perché più volte fui agguantato dalla tentazione di simulare una qualche malattia a caso, tuttavia ambizione, desiderio e lussuria ebbero prontamente ancora una volta la meglio, aiutati anche da alcune nuove foto inserite da Dora che stuzzicarono oltremodo i miei più degenerati e turpi pensieri, fin tanto che sopraggiunse finalmente la domenica. In quella circostanza mi presentai a casa sua in perfetto orario, con una confezione di biscottini secchi assortiti e con un’ottima bottiglia di Passito di Pantelleria, perfetto per rilassare la mente e allentare i freni inibitori. Rischiai però di frantumare la bottiglia lasciandola cadere nell’istante in cui Dora m’aprì la porta, perché era indiscutibilmente bellissima, giacché indossava una maglietta bianca attillata senza reggiseno, mentre i suoi capezzoli segnavano lievi il tessuto rivelandosi appena, e dei pantaloncini blu talmente corti e succinti che ebbi quasi l’impressione di poterle sbirciare le mutandine persino mentre era in piedi. I piedi nudi e il sorriso aperto, dolce e innocente completavano ad arte l’insieme più erotico che vedessi da molto tempo. Io strinsi forte il collo della bottiglia, giustappunto un istante prima che mi scivolasse dalle mani. Quando trovai la forza di sorridere e di salutarla, m’accorsi nello stesso momento che erano già passati diversi secondi nei quali lei era rimasta a guardarmi incuriosita, con la testa interrogativamente inclinata di lato e soprattutto che ero già vivamente eccitato: 

“Ciao Dora, ho portato qualcosa da bere e da sgranocchiare durante il film, spero ti piacciano i vini passiti” – dissi io per spezzare ragionevolmente quel momento di mio grande imbarazzo. 

“Certo, adoro tutti i vini, grazie, però non dovevi” – rispose lei prendendo dalle mie mani la bottiglia e invitandomi a varcare l’uscio. 

Lei viveva in un appartamento piccolo ma curiosamente accogliente, intravidi una cucina e un paio d’altre porte socchiuse a soffietto, evidentemente il bagno e la camera da letto, quindi entrammo nel salottino. Un enorme televisore a cristalli liquidi sovrastava il centro della parete più lunga, circondata da una libreria a muro che straripava letteralmente di libri e soprattutto di DVD. Di fronte all’altro lato della stanza, separato dalla TV soltanto da un grande folto tappeto c’era un ampio divano blu sul quale ci accomodammo. Io posai sul tavolino a lato del divano i biscotti aprendo il pacchetto e togliendo la carta, nel frattempo lei mi portò un apribottiglie e due splendidi piccoli calici, stappai la bottiglia e versai il vino, le porsi il suo bicchiere e accennai un brindisi: 

“A Griffith, e a noi due naturalmente”. Lei mi sorrise e con la voce bassa ed estremamente sensuale m’annunciò: 

“A noi due e al cinema”. Io la vidi dilatare gli occhi dopo l’assaggio. 

“E’ davvero molto buono, grazie davvero”. 

Il mio lato entusiasta e raggiante ebbe la meglio, scivolai lungo il divano più stretto a lei avvicinandomi manifestandole: 

“Chiudi gli occhi, annusa lentamente, a fondo. Senti la ricchezza e la dovizia dei profumi? L’ananas, i fiori d’arancio, i fichi secchi, l’albicocca e i sentori di miele e dell’uva sultanina. Sono tutti i profumi e i sapori della Sicilia, in poche parole aria, sole e mare insieme”. 

Dora annusava ammaliata e rapita, io la guardai molto da vicino mentre assaporavo il suo profumo, l’odore della sua pelle, del collo e dei capelli, la deliziosa promessa del sapore delle sue labbra, dato che quando aprì gli occhi lei era estasiata: 

“E’ vero, hai ragione, li ho sentiti tutti quei profumi, è fantastico, non credevo”. 

Io le sorrisi e avvicinai ancora di più il viso al suo, quando vidi che non arretrava la testa la baciai. Un bacio lieve, solamente di labbra, accennato appena ma intenso: 

“Scusa, ma non ho potuto resistere, sei davvero bellissima Dora”. Lei arrossì, quindi s’alzò sorridendo: 

“In fondo tu sei venuto qua per il film” – disse, quindi prese uno dei DVD, lo aprì e inserì il disco in un lettore ai piedi della televisione. 

Dopo tornò a sedersi accanto a me sorseggiando ancora un po’ di passito e accese la TV. Ho un ricordo nebuloso delle successive tre ore. Lei guardava il film rapita, io trovavo quasi incredibile che potesse davvero piacerle quella muta mostruosità, in verità vidi poco del film, dato che i miei occhi erano più che altro rapiti da lei. Io la guardavo di nascosto, osservando soprattutto il gioco delle sue lunghe gambe sottili che si muovevano spesso e che poco dopo salirono sul divano spingendosi verso di me, con i suoi piedini nudi premuti contro la mia gamba sinistra. Ogni tanto i suoi movimenti lasciavano salire ancora di più i pantaloncini corti, rivelando appena il nero delle mutandine, dove il pizzo sporgeva a volte leggermente tra le gambe. La mia mente oscillava tra le immagini in bianco e nero e le innumerevoli erotiche fantasie, che quella situazione assurda stuzzicava. Non posso però dimenticare alcune scene terrificanti, mentre i quattro episodi del film si susseguivano lungo la storia umana, da Babilonia ai gangster americani. Durante quella che lei definì la famosissima scena, della culla che dondola senza posa, faticai a trattenermi dall’urlare a causa dello stress, solamente la mia mano che inizialmente accarezzava la sua gamba da diversi minuti mi mantenne sufficientemente lucido da resistere, durante il tempo in cui Dora s’avvinghiò a me raggiante e spensierata dichiarandomi: 

“Grazie infinite, sul serio, per aver spartito gradevolmente con me questo piacere, poiché nessuno aveva in nessun’occasione partecipato così vivamente alla mia innata passione. Sai, devo confidarti e ammetto, che certi momenti di questi film mi provocano una sorta d’eccitazione quasi sessuale, non so se puoi comprendermi a fondo”. 

Io le sorrisi lievemente riavvicinandomi al suo viso enunciando:

“Oh sì, ti comprendo perfettamente, provo proprio la stessa sensazione, un’eccitazione convulsa e irrefrenabile”. 

In maniera insperata Dora si lasciò andare contraccambiando il bacio appassionatamente, dandomi l’impressione che davvero quella visione interminabile le avesse provocato incontenibili e veri palpiti d’eccitazione. Ci baciammo dolcemente e a lungo, tuttavia quando stavo per iniziare seriamente ad accarezzarla per spogliarla, Dora mi tenne strette le mani e mi sussurrò all’orecchio con la voce eccitata: 

“Sai, c’è una cosa che desidero davvero moltissimo eseguire, ora”. 

“Tutto quello che vuoi, davvero, basta chiedere” – le risposi io oltremodo attratto e incuriosito, tentando di spogliare quali perversi pensieri o fantasie lascive stavano stuzzicando la sua mente. 

“Vorrei davvero guardare in comune con te un altro film, quello che in assoluto è il mio preferito, l’avrò visto cento volte, eppure con te avrà indubbiamente un sapore nuovo e un’espressività più intensa”. 

La sensazione che percepii in quel preciso istante fu equiparabile come se qualcheduno m’avesse appena afferrato tra le gambe, stringendo con tutte le sue forze lasciandomi in ultimo senza fiato, eppure riuscii convenientemente soltanto a ribadirle: 

“Sì, certo, con molto piacere Dora, sarà favoloso”. 

Lei mi diede un ultimo bacio, quindi s’alzo per cambiare il DVD, in quanto la visione del suo alto e meraviglioso sedere, che oscillava lieve mentre s’allontanava da me, fu la sola cosa che mantenne immutata e statica la mia decisione trattenendomi dal gettarmi dalla finestra. Allorquando sbucò il titolo in bianco e nero, circondato da numerosi arabeschi non riuscii a crederci davvero. Era effettivamente la Corazzata Potëmkin, del grande Sergej M. Eisenstein, perché in quell’istante volevo morire, invece m’adeguai e sorridendo aggiunsi: 

“Dora, non ci crederai, questo è anche uno dei miei film preferiti in assoluto, sarà fantastico e sorprendente vederlo qui insieme”. 

Intanto io continuavo ad accarezzarle il collo, la schiena e le gambe, la baciai un paio di volte anche se notavo che mentre mi baciava i suoi occhi si giravano verso lo schermo, eppure la sentivo eccitata, il viso arrossato, il respiro rapido, il profumo di piacere che emanava da lei era indubitabile. Decisi d’azzardare il tentativo finale, intanto che sullo schermo gl’insubordinati e i ribelli della nave venivano spinti di fronte al plotone d’esecuzione le sussurrai all’orecchio: 

“Riesci a sentire l’emozione e l’intensità? La forza e l’animo che protende dallo schermo?”. 

“Sì certo” – mi rispose lei con gli occhi lucidi. 

“L’hai visto cento volte, però l’hai mai fatto davanti al film? Hai mai davvero provato a mescolarne il piacere fisico?” – le chiesi io, mentre con la lingua le stimolavo i punti più sensibili dietro l’orecchio destro. 

Dora mi guardò rossa in viso, poi distolse lo sguardo replicando: 

“Io qualche volta mi sono addirittura masturbata guardandolo”. 

Vidi che Dora si stringeva le mani una nell’altra, forse affranta, pentita e spossata di quest’inaspettata e intima confessione che la stava denudando a rilento, io non le diedi tempo di pensare, l’afferrai per le mani e la tirai gentilmente sul tappeto in ginocchio con me ai piedi del divano e con la mano sotto il suo mento l’indirizzai verso il grande schermo illuminato: 

“Lascia fare a me, tu guarda, nel mentre goditi tutto il piacere, vedrai che non te ne pentirai”. 

Io seguitavo a stimolarle i seni, appresso digradai in conclusione sui bottoni dei pantaloncini, glieli sbottonai e feci scendere lentamente la cerniera, lasciando che le dita sfiorassero il tessuto delle mutandine in un movimento circolare. Dora celava insperatamente là di sotto una splendida e sontuosa fica, era pelosissima, nerissima con una larga striscia, in quanto la faccenda già mi faceva farneticare, perché io adoro allo sfinimento le femmine con la fica villosa. Di persona la preferisco, perché ha un richiamo di selvatico, un rimando di spontaneo e di dissoluto, capace di trattenere maggiormente i ferormoni e gli effluvi tipici che incendiano il maschio. Apprezzo inoltre, che la femmina “coltivi il suo orto come meglio le piace” e mi dichiaro un favorevole fiancheggiatore se possiede la “foresta tra le gambe”. Per me, la donna, è in tale maniera zeppa d’erotismo e la sua fica pelosa è un boschetto avventuroso e indiscutibilmente pieno di misteri. Secondo me, oltre a ciò lo ribadisco e lo sottolineo ancora, il cespuglio è insomma un simbolo comprovato e un marchio inconfutabile di femminilità, in qualche modo perfino di purezza e di virtù. Nondimeno, io finisco per sborrarci sopra molto volentieri. 

In quel mentre io identificavo che Dora era alquanto sobillata, entusiasmata e predisposta ad ospitarmi, mentre distinguevo che guizzava dalla fremente smania, intercettavo in aggiunta il suo fresco e penetrante effluvio di donna lasciva in bollore, giacché quell’impudica e sfrenata presentazione m’allettava oltremisura, lusingandomi in un contegno incontrollabile e totalmente avvincente, mettendomi lestamente a soqquadro le membra e le pulsioni. Dopo cominciai a toccarla trovandola abbondantemente bagnata, in maniera sapiente giocai con la sua eccitazione, sfiorando, stringendo e roteando sul clitoride mentre la musica e il film continuava. 

In seguito avvicinai le labbra, la baciai e la leccai profondamente, assetato e bramoso di lei, finché non arrivarono le prorompenti e incontenibili contrazioni d’un forte e formidabile orgasmo. Io gli leccai la fica, dopo mi slacciai finalmente i jeans, in quanto ero praticamente eccitato da ore, senz’indugio scivolai in lei, aderendo perfettamente al suo umido e stretto intimo, sicché m’intrufolai in modo lento provocandole un nerboruto gemito, poi iniziai a godermela. Mi presi tutto il tempo necessario, alternando spinte rapide a lente, lievi a profonde, finché la sentii godere mentre emetteva poderosi e indomabili strilli di piacere. In quel preciso istante stabilii d’arrischiare compiutamente, poiché m’allontanarsi e mi rivolsi determinato verso il suo pertugio più angusto, peraltro roseo e stretto, leccandolo rapidamente e spingendo adagio. Durante il tempo in cui Dora gemeva, io entrai di nuovo in lei, nel frattempo sullo schermo i cosacchi dello Zar scendevano la scalinata, sparando sulla folla di civili. Lei continuava a squadrare i dettagli, poi giunse infine l’occhio della madre e pure la carrozzella del bambino, che infine precipita lungo lo scalone. La feci voltare di fronte a me, proseguii ancora per pochi istanti finché non mi trattenni più e sborrai diffusamente sopra la sua pelosissima e odorosa fica la mia candida e abbondante essenza, sperimentando un orgasmo energico e sfrenato, in seguito m’appoggiai su di lei stringendola e baciandole il collo, quindi m’avvicinai al suo orecchio sussurrandole: 

“E’ stato veramente fantastico Dora, sei un genuino e leale incanto. Adesso devo proprio dirti una cosa”. 

Lei distolse finalmente lo sguardo dallo schermo visibilmente arrossata in faccia, risolutamente eccitata, poiché mi guardò in maniera angelica e premurosa, io m’appoggiai alla sua guancia con la mia e le parlai sottovoce ancora: 

“Sai, per me è un vero piacere guardare i film così, perché quando vorrai d’ora in poi sarò nuovamente pronto per farti compagnia”. 

{Idraulico anno 1999}  

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