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Erotici Racconti

Tanti sogni e parecchi ricordi

By 27 Marzo 2017Febbraio 2nd, 2023No Comments

Quel giorno faceva molto caldo, il vento tuttavia soffiava forte e le folate improvvise che urtavano la pelle facevano comparire persino i brividi, nell’aria si percepiva chiaramente una fragranza di miele e di pane caldo, dato che qualcuno stava sfornando dei dolci da qualche parte, forse in una di quelle case laggiù oltre la strada, malgrado ciò s’avvertiva un inconsueto e un raro silenzio, in effetti era soltanto il primo pomeriggio, dato che a quell’ora è fattibile che ci sia poca gente per strada, poi i piccoli rumori non giungono così definiti e distinti fino al terzo piano d’un palazzo.

Marinella si era frattanto allungata sul divano e aveva lo sguardo fisso e incollato puntato al di fuori della finestra, dove scrutava il cielo in quanto sembrava voler regalare un po’ d’acqua alla terra, eppure in realtà i suoi occhi non stavano vedendo nulla, giacché era come ammaliata e magnetizzata dai suoi stessi pensieri, avvinta manifestamente dai suoi stessi giudizi interiori. Quella mattina, in verità, non aveva proprio voglia d’uscire, perché le piaceva restare in casa quando fuori il tempo non era dei migliori, perciò si metteva sul divano con ancora indosso gli abiti per la notte, siccome amava portare addosso le sottovesti in raso anche nei giorni più freddi e s’appoggiava un lenzuolo sulle gambe.

La sua mente stava ripercorrendo il sogno che aveva appena effettuato quella notte, in quanto le capitava raramente di provare e di sperimentare un orgasmo durante il sonno, e quando si svegliava era ancora tutta accalorata e scatenata. Si trovava per la circostanza presso una festa in maschera, la musica era molto forte e la stanza era piena di festoni colorati, c’era molta gente, poiché tutti avevano dei costumi molto belli, lei era vestita da cappuccetto rosso, perché sentiva il copricapo che le avvolgeva la testa e il mantello che le ricadeva sulle spalle. Lei camminava per la stanza guardandosi intorno senza sapere che cosa stesse cercando, finché non s’accorse guardandosi allo specchio che il suo costume era molto particolare, davvero bizzarro e originale. Lei aveva soltanto un perizoma rosso e gli stivali, mentre le lunghe trecce le sfioravano i capezzoli rigonfi e la mantella era abbastanza corta da lasciarle scoperte le chiappe alquanto sode, però anche gli altri avevano costumi un po’ inconsueti e particolari, giacché erano tutti accoppiati.

A un tratto qualcuno la brandì alle spalle, Marinella non si voltò, chiuse gli occhi, inarcò la schiena e lasciò che quella persona dal cazzo abbastanza consistente la scopasse fino in fondo. Lui la teneva per una spalla e la tirava a sé, visto che nessuno sembrava accorgersi né percepire della scena, poiché tutti erano assorbiti e intenti nelle stesse operazioni. In conclusione quel cazzo lasciò quel buchetto ancora bagnato, Marinella si girò e vide il suo compagno della festa, poiché era un uomo alto e dal fisico massiccio vestito da lupo, perché lei ebbe appena il tempo di guardarlo, dal momento che lui si stese per terra e la tirò verso di sé, a quel punto Marinella iniziò a cavalcarlo. All’inizio l’imbarazzo e la titubanza era perseverante, dato che con costanza si muoveva piano e in silenzio, poi l’eccitazione divenne costantemente più agguerrita e tenace, visto che in questo modo si lasciò andare completamente abbandonandosi. Lei cavalcava sempre più veloce e gridava, le sue mani adesso erano ancorate a quei pettorali messi in luce e resistenti come la pietra, nel momento in cui percepiva quel cazzo grosso e largo che si muoveva con forza dentro di lei, poi nel momento in cui raggiunse l’orgasmo acremente si svegliò.

Al presente era lì, seduta su quel canapè da ormai molte ore e non riusciva a non bagnarsi di nuovo ripensando vivamente a quel sogno così forte, intenso e travolgente da non molto tempo vissuto. Distrattamente teneva la mano negli slip e infilava lentamente le dita in quella fessura affamata e torrida, ma neanche infilando tutta la mano poteva analizzare né provare le sensazioni totali di quella notte. A un tratto le rivenne in mente laddove andò a studiare da quella sua compagna d’università, Lidia, in quanto era molto coinvolgente e intrigante, tenuto conto che ogni volta che la guardava lei arrossiva e abbassava lo sguardo. Lei era incantevole quasi da infondere paura, stupenda, visto che tutti i ragazzi le correvano dietro e lei provava un forte e un marcato senso d’ammirazione e di considerazione, al presente però si sentiva molto agitata e l’eccitava vedere l’amica seduta sul letto con le gambe incrociate, per il fatto che riusciva a immaginare da sotto la gonna la sua pelosissima fica da far invidia, facendone peraltro un effettivo e un fondato vanto.

Lei non aveva mai avuto rapporti intimi con una donna, eppure la questione l’aveva incessantemente stuzzicata e superficialmente tormentata a dismisura, perché attualmente con faciloneria e con regolarità s’eccitava guardando le belle ragazze per strada. L’amica la guardò e iniziò a ridere, Marinella non capiva che cosa le fosse esteriormente preso, poi s’accorse che dalla maglia attillata spuntavano in maniera percepibile due capezzoli grossi e sodi. Laura smise di ridere, il suo sguardo era diventato nel frattempo insinuante, malizioso e compassato, così iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, s’avvicinò all’amica e iniziò timidamente a toccarle i seni. La reazione di Marinella la sorprese eccitandola, perché la spinse con forza, infine la gettò sul letto e cominciò a baciarla dappertutto, le sbottonò la camicetta facendo uscire quei seni pulsanti, la spogliò completamente e rimase a guardarla indifesa e nuda su quel letto con lo sguardo di chi non aspetta altro che sfogarsi ed esplodere di piacere. Le succhiò i capezzoli e con la mano iniziò a esplorare le sue parti intime lisce e morbide, perché per lei era inverosimile infilare le mani dentro quella lanosa e nerissima fica che non era la sua, dato che provava un sensazione bizzarra, focosa e originale, che però l’eccitava, la fomentava e la spronava enormemente.

A quel punto iniziò e scendere con la lingua fino ad arrivare al pube, annusò fortemente l’odore della fica, s’intrufolò tra quella spessa foresta e posò la lingua sul clitoride dell’amica. Lidia iniziò a gemere, lei con una mano si toccava i seni, mentre con l’altra accarezzava la chioma dell’amica immersa completamente tra le sue gambe. Solo di tanto in tanto Marinella sollevava la testa per guardare il viso dell’amica contorcersi e dimenarsi dal piacere, mentre con la mano libera cominciò a toccarsi anche lei, dato che l’orgasmo non tardò molto a sopraggiungere, visto che anticipò di qualche istante quello dell’amica. Da allora aveva rivisto spesso Lidia e quando aveva bisogno di tirarsi un po’ su chiamava l’amica per trascorrere con lei una notte di puro sesso liberatorio, anche l’amica però faceva lo stesso, ogni tanto la chiamava e l’invitava a passare la notte da lei, dal momento che nessuna delle due aveva intenzione né proposito di tuffarsi completamente in una relazione con una donna, tuttavia continuavano tranquillamente e pacificamente la loro vita e speravano di trovare il ragazzo appropriato, perché per loro quello era unicamente un naturale e semplice svago, così mentre era lì su quel divano sopraffatta e travolta dai ricordi Marinella sentì rudemente squillare il telefono, s’alzò lasciando cadere il lenzuolo e corse a rispondere. 

Al telefono rispose sennonché Lorenzo, un individuo che le rompeva le scatole da mesi con le scuse più assurde, scappatoie insensate e fandonie sconclusionate, però Marinella sapeva che tanto voleva solamente scoparsela, in quel frangente stava per rispondergli come di consueto, quando s’accorse che i ricordi delle sue esperienze e quel sogno che aveva fatto la notte precedente l’avevano animata ed entusiasmata come non mai, per il fatto che non sapeva che cosa fare per farsela passare. In quell’occasione parlando con Lorenzo gli riferì di raggiungerla a casa sua e di fare in fretta, perché era pronta per fargli saggiare grandemente delle sensazioni impareggiabili, ma innanzitutto uniche. Quando Lorenzo arrivò a casa di Marinella trovò la porta aperta con la musica provenire da una camera in fondo al corridoio, il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e s’incamminò verso la fonte della musica in direzione della luce soffusa. Marinella era distesa sul letto con le gambe incrociate, fece un cenno all’amico con la mano d’avvicinarsi, s’alzò e cominciò a sfilargli gl’indumenti di dosso, Lorenzo s’eccitò subito visto che il suo cazzo parzialmente eretto premeva già reclamando d’uscire dall’oppressione dei pantaloni. Marinella lo aiutò a liberarsi da quella costrizione e iniziò a succhiarlo, trascorsero alcuni istanti e si staccò da quel cazzo tutto bagnato, poggiò le mani sulla spalliera del letto e disse a Lorenzo di scoparla.

Il ragazzo ancora visibilmente confuso e lucidamente tentennante per quello che stava succedendo non se lo fece ripetere, afferrò Marinella per i fianchi e cominciò a spingere in modo efficace ed energico. Delle goccioline di sudore gli scendevano dalla fronte, il suo respiro divenne sempre più affannoso, finché non emise un lungo sospiro di sollievo e cominciò a muoversi sempre più adagio, perché aveva raggiunto dopo una serrata penetrazione l’acme totale del piacere. Marinella non era ancora però appagata, ricominciò a leccare il cazzo dell’amico a seguito di quella densa sborrata sopraggiunta in maniera repentina, fino a farlo ridiventare della consistenza adeguata e compatta per montargli sopra e scoparselo nuovamente, pertanto iniziò a cavalcarlo proprio com’era successo nel sogno anche se attualmente le dimensioni del cazzo e l’erezione erano abbastanza discordanti in confronto alla visione bramata. Quando raggiunse l’orgasmo la ragazza emise un completo grido liberatorio sciogliendosi, malgrado ciò non si alzò subito, giacché le piaceva sentire ancora dentro di lei quel che rimaneva d’un cazzo duro, libidinoso e voglioso.

A questo punto Lorenzo non ce la faceva più, era sfinito e anche Marinella aveva ottenuto voluttuosamente quello che voleva, perciò fece rivestire in fretta l’amico che ancora non credeva a quello che gli era appena successo, lo accompagnò alla porta e lo salutò garbatamente dicendogli che difficilmente in maniera improbabile sarebbe ricapitata una vicenda del genere, considerato che sarebbe stato preferibile non rivedersi in modo alcuno. 

Marinella in quel momento si sentiva meglio, convenientemente paga e giustamente realizzata per la vicenda appena vissuta, dato che si era opportunamente affrancata liberandosi e svincolandosi totalmente da quell’onere e da quel peso che in cuor suo l’appesantiva opprimendola in modo smisurato.

Alla fine si rinfilò la sottana, si stese sul divano con un lenzuolo sulle gambe e cominciò vivamente a ripensare, a rivivere calorosamente e in special modo a sognare rinnovandosi.

{Idraulico anno 1999}  

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