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Erotici Racconti

Tappe spasmodiche

By 23 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Dopo aver compiuto innumerevoli giri con l’automobile sbagliando strada, maledicendo di continuo e imprecando per via di quei dannati e detestabili sensi unici, riuscii finalmente a trovare la sua via. Arrivai al suo numero civico e là suonai, dopo svariati minuti passati a osservare in maniera circospetta e guardinga la porta d’ingresso lui m’aprì con l’accappatoio addosso: 

‘Sei già qua, sei decisamente in anticipo, dai non rimanere lì stralunata, vieni avanti, accomodati nel soggiorno’.

Senza parlare m’avviai in direzione di quell’ottomana color turchese dove avevo peraltro adocchiato su alcune fotografie che lui m’aveva inviato via posta elettronica:

‘Sarò da te tra qualche istante, frattanto se vuoi preparati un caffè che arrivo’.

Io stavo ancora cercando il contenitore del caffè allorquando in modo inatteso udii:

‘Il caffè che cerchi e qua, adesso te lo preparerò io’.

Ammassato e imboscato per bene fra merendine, fette biscottate, zucchero, miele, succhi di frutta e preservativi giaceva il barattolo rosso del contenitore del caffè:

‘Sai che cosa penso, che sei davvero un’indecenza’ – gli riferì io sorseggiando quella bevanda troppo forte e schernendolo di proposito. 

Lui mi squadrò puntando i suoi occhi contro i miei analizzandomi, perché quel tipico sguardo scrutava scandagliando nel profondo, perché esplorava nei meandri più nascosti dei miei pensieri facendomi agitare il corpo infiammandomi, perché sconvolgeva sovvertendo la parte più inconfessata di me:

‘Devo confessarti che mi sono lasciato con Emanuela’ – mentre la sua voce armonica sgretolò la quiete di quella stanza.

‘Non ci credo, pareva una storia responsabile’ – gli domandai io con fasullo sbalordimento.

‘In parte sì, fintanto che non siamo finiti a letto’ – esordì lui con leggera noncuranza pressappoco infischiandosene.

‘Adesso dovrai illustrarmi perché la faccenda termina in tal modo con tutte?’ – mentre ero incomprensibilmente diventata rossiccia in faccia.

Da qualche parte del soggiorno bruciava dell’essenza di sandalo, in quanto ne percepivo l’esalazione fasciante, mentre la sua occhiata apatica, gelida e disinteressata fissa su di me pareva voler aggiungere:

‘Hai ragione, ci hai preso, con tutte meno che con te, perché non ho alcuna voglia di scoparti’.

La fragranza del sandalo adesso era diventata irrespirabile e quasi opprimente, così m’avviai verso la finestra spalancandola, nel tempo in cui fui rapidamente accartocciata dall’aria fredda della notte invernale. Quell’effluvio intollerabile pareva essersi imbevuto dentro i miei indumenti in maniera così caparbia, che caldeggiai l’impulso di denudarmi. In effetti ero già interamente discinta, affacciata a una finestra con alle spalle il migliore amico e la mente attutita. Repentinamente due braccia mi cinsero la vita e avvertii il suo cazzo sodo premere contro il mio didietro, poiché mi ritrovai allungata sull’ottomana, mentre lui mi dilatava le gambe per leccare la parte più segreta del mio corpo. Io avvertivo un ruscello precipitare dal mio corpo, la sua lingua con colpi soavi, ma risoluti, contribuiva a far sussultare il mio corpo con ferrata e valente bravura, ma quando la mia eccitabilità stava per toccare il suo apice massimo lui si staccò da me buttandomi giù dall’ottomana.

Io in quella circostanza non ebbi il tempo d’oppormi né di protestare perché lui avvicinò risoluto la mia testa al suo cazzo, io lo agguantati in bocca succhiandoglielo ingordamente, finché il prodotto della sua robusta eccitazione non m’invase. Poco dopo lui emise un lungo e affannoso sospiro di piacere riempiendomi di quella densa e lattiginosa sostanza, io colsi la sua abbondante sborrata, poi mi sorrise, perché la sua al momento era un’euforia di circostanza, carente e spoglia d’amore. Ormai non importava più, perché sarei in ogni caso stata una tra le sue tante, perché tanto valeva prendersi tutto il piacere attuabile e concepibile.

In quell’attimo lo spinsi in modo che si distendesse supino e poi gli montai addosso. Poche spinte e l’orgasmo sopraggiunse per entrambi affermandosi nello stesso momento, io m’allungai al suo fianco ad ascoltare i nostri respiri soddisfatti, ma continuamente ansimanti, intanto che le sue mani affusolate s’affaccendavano sul mio seno ponderai in maniera abbattuta, triste e sconsolata rimuginando:

‘Termina tutto qui, si conclude così? Da questo momento farai parte anche tu di quella massa indefinita, sfocata e vaga formata dalle ragazze che ha avuto senza provare nulla. Sei da sola, tienilo bene a mente’.

Una lacrima stava già discendendo lungo la mia guancia, quando lui con la voce affidabile e fiduciosa in maniera insperata e imprevista, ma al presente per me felice e provvidenziale pacificamente mi sussurrò:

‘Resta qui per sempre, è quello che realmente desidero, non deludermi’.

{Idraulico anno 1999} 

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