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Erotici Racconti

Ti sento, mio dolce ricordo

By 18 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Quella che sta per presentarsi è una mattina come tante, visto che mi preparo per andare in ufficio, vado a fare una doccia, infilo l’accappatoio ed entro in bagno, faccio scorrere l’acqua calda e la stanza inizia subito ad appannarsi con il vapore. Nello specchio vedo la mia figura riflessa, apro l’accappatoio e m’osservo con attenzione: il mio seno è grosso e rotondo con dei piccoli capezzoli che sfioro appena, visto che diventano in un attimo duri, sì, il seno mi piace e lo guardo soddisfatta mentre cingo le mani a modo di coppa, in tal modo vedo il resto del mio corpo. 

A dire il vero lo ammetto, riconosco che non sono bellissima, ma morbida e sensuale sì, tenuto conto che mi piaccio anche così, dato che i fianchi sono larghi e rotondi, giunonici direi, però morbidi da accarezzare nell’amore, e giù, soltanto un po’ più giù un morbido ciuffetto a forma di triangolo che finisce proprio sul clitoride, il resto è senza peli così come una piccola pesca rosa nell’attesa d’essere raccolta. Un gioco avvincente e stimolante essere così nuda e scoperta laggiù, un gioco per sentirmi disarmata e indifesa come una bambina, ma pur disinvolta e spregiudicata come una donna che offre tutta sé stessa al primo sguardo.

Ricordo molto bene oggigiorno la prima volta che lo feci, perché il cuore mi batteva velocemente man mano che il velo dei peli cadeva lasciando del tutto indifesa e sguarnita la mia deliziosa femminilità, perché ricordo con dovizia che allora il mio sguardo nello specchio s’appannava d’un piacere insolito e sconosciuto, perché sentirsi fragile e nuda era, e lo è presentemente davvero ancora oggi in modo inconsueto, tenuto conto che è enormemente eccitante ed esaltante. Al momento mentre m’osservo penso, le mani si muovono lungo il corpo, gli occhi si chiudono e inizia a scorrere il ricordo d’un vecchio film peraltro già visto, ma a questo punto regolarmente abbandonato e dimenticato. L’accappatoio scivola per terra e sento dietro di me la porta che s’apre, non mi volto, giacché so molto bene chi è: in silenzio il mio compagno s’avvicina e spostandomi i capelli dalla schiena inizia a baciarmi sul collo e lungo le spalle, la sua bocca morbida scorre lenta su tutta la mia schiena facendomi sospirare e tremare in maniera inconsueta.

Lui m’abbraccia da dietro e sento il suo corpo nudo appoggiarsi al mio, lo sento duro che preme contro la mia schiena e un calore inizia ad avvolgermi e a salire dal basso sempre più in alto, frattanto che lui continua a baciarmi il collo le sue mani m’accarezzano davanti stringendomi il seno, i suoi polpastrelli acciuffano i capezzoli, direi una presa leggera e forte al tempo stesso, poiché sa che mi piace, sennonché mi sfugge un gemito che io peraltro soffoco tra le labbra socchiuse. Lui continua nella carezza e scende giù lungo la pancia, percorre i fianchi e in circoli morbidi e piccoli delle mani disegna delle tenere carezze e la sua bocca posata sul collo mordicchia la pelle: 

‘Come sei incantevole, sei proprio notevole e bella morbida, ti mangerò lentamente stasera, stanne certa’.

Proseguendo più giù lui si sofferma tra le gambe, dato che sento il suo inatteso stupore nel sentire per la prima volta quella nudità in me. Con un sospiro più forte degli altri sfiora la pelle delicatamente, quasi nel voler intuire che cosa significhi scrupolosamente quel gesto sia per me che per lui. Un piacere inaspettato e di fresca data, i sensi esaltati e inebriati dalla novità mi fanno fremere in tutto il corpo, un solo rumore risuona nell’aria: quello del mio cuore che martella nel petto e fa pulsare le tempie. Io mi sento al di là d’ogni dubbio arruffata, confusa ed eccitata, mi giro, ci guardiamo dritti negli occhi interrogandoci che cosa al presente proviamo, però gli occhi ormai non vedono più, implicitamente velati ormai da un incosciente e lucido desiderio, che sembra scritto nei nostri geni e che ci parla solamente d’una voglia primordiale ben radicata d’assaporare. Noi ci baciamo con passione con le lingue che si cercano, si vogliono e ogni bacio accende in me un fuoco sempre più possente, perché in silenzio e senza staccare le nostre bocche entriamo nella doccia e sotto il getto dell’acqua calda che accarezza i nostri corpi, iniziamo a danzare.

Le sue mani percorrono il mio corpo, si fermano sui miei seni e la bocca bacia i capezzoli desiderosi e rigonfi di tante attenzioni non ancora però sazi, mai e poi mai. Io fermo la sua testa con la mano, perché indugi ancora lì, per il fatto che mi piace, mentre i sospiri vengono soffocati dal rumore dell’acqua che scorre. La bocca non si ferma, prosegue nel suo cammino, come seguendo un fiume caldo che scorre verso il basso e trova un’insenatura appassionata di piacere nella quale far affondare la lingua, perché non esistono barriere né impedimenti tra le sue labbra né tra le mie, giacché s’introducono lentamente in quella morbidezza saziandosi in quella rinnovata fonte. Io m’appoggio contro il muro e sollevo una gamba sulla sua spalla per dargli modo d’arrivare dentro di me, un fuoco m’invade e ben presto avverto le sue dita che cercano, una e poi due, dato che non trovando resistenza si bagnano del mio piacere, mentre l’acqua cade e il getto pizzica sui corpi. La lingua attualmente gioca trastullandosi con il clitoride in maniera consistente e fremente, le mie mani affondano nei suoi capelli ricci, sennonché in quell’occasione per bloccarlo gli annuncio:

‘No pazienta, fermati, va’ piano, non voglio che finisca adesso così presto. Io voglio che il mio piacere esploda, però non ancora’.

Allora lui si stacca da me e ci baciamo ancora tenendoci il viso con le mani come se non volessimo sfuggirci, come se il dolce sentirsi uno dentro l’altro delle nostre lingue non dovesse mai finire. Francamente volevo essere io per prima a baciarlo, era bellissimo, un corpo snello e perfetto, guardarlo così duro e vibrante soltanto per me mi faceva sentire avvenente e desiderata, sennonché per ricambiare quel desiderio inizio rapidamente a baciarlo. Lo prendo tra le mani e lo accarezzo piano aprendolo lentamente e mi riempio la bocca di lui, dato che si sente scosso come da un’onda, lui m’accarezza le spalle, la lingua fluisce lenta su e giù per tutta la lunghezza, dato che io lo agguanto tutto facendolo arrivare in fondo. Il mio intento è che senta appieno il mio desiderio e la mia passione per lui, che diventi più grosso a ogni tocco della mia lingua sulla punta, però lui mi ferma: è tempo di sentirci uniti, così chiudiamo l’acqua, io m’appoggio al muro per sostenermi e lui mi cinge i glutei con le mani, io alzo una gamba e lo lascio entrare piano, finché non lo sento completamente in me. La danza dei nostri corpi, prima lenta, subito dopo si fa travolgente perché io inizio a muovermi più velocemente; adesso a ogni spinta io lo sento diventare sempre più grande dentro di me, le unghie si conficcano nella schiena, mentre le gambe tremano per il piacere e per la posizione. I suoi gemiti e il suo respiro mi travolgono, di questo andare io inizio a gridare, a pronunciare frasi di piacere che suonano come un canto poderoso e ardimentoso:

‘Sì, ancora, non fermarti, ti voglio tutto per me. Fammi tua, marchiami per bene. Ecco, sì, dai sborrami sulla fica così come piace a me’ – gli riferisco io visibilmente accalorata e chiaramente invasata più che mai.

Mentre il mio ventre si scuote dibattendosi selvaggiamente nell’orgasmo, io percepisco una grande quantità di sperma invadermi l’inguine allagandomelo, per il fatto che la sua abbondante sborrata si cosparge là di sopra, io eccitata ed entusiasta lo guardo apprezzando tutta la scena, perché adoro assai osservare il maschio che geme e che sborra, giacché un urlo di benessere e di felicità mi risuonerà nel cervello riecheggiando in seguito per svariati giorni ancora. In seguito scivoliamo sul fondo tremanti e ancora abbracciati l’uno all’altro, ci baciamo affettuosamente godendoci ancora gli ultimi spasmi di quel reciproco e favoloso soddisfacimento. Appresso ricominciamo a respirare adagio, successivamente aprendo la porta della doccia per far entrare l’aria fresca sui nostri corpi scalpitanti, ci guardiamo negli occhi iniziando a ridere baciandoci in modo giocoso come due bambini, intanto che l’eco delle risate si spegne lentamente come portato via dal vento.

In quel momento io riapro repentinamente gli occhi e mi ritrovo sul fondo del piatto della doccia là seduta però da sola, il film è velocemente svanito, si è radicalmente dissolto, mentre le mie mani ancora captano in modo spiccato il contrarsi ben chiaro del ventre in quell’orgasmo solitario. Appena il mio cuore ricomincia a calmarsi, alcune lacrime scivolano giù mischiandosi con l’acqua della doccia che nel frattempo era rimasta aperta, ormai diventata quasi fredda, perché un desolato ricordo di quel nostro appassionato e vibrante amore tangibilmente ricompare: da un lato unicamente avvincente, coinvolgente e delizioso, tuttavia al tempo stesso malinconico, mesto e triste per l’altro verso: 

‘Dove sei?’. 

Io mi rialzo e m’insapono velocemente, poiché stamattina ho indugiato troppo vacillando con i pensieri e titubando con le riflessioni, dal momento che il lavoro m’aspetta. Una mattinata smaliziata vissuta come poche, in una giornata però combattuta, incerta ed eloquentemente impegnativa come tante.

{Idraulico anno 1999} 

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