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Erotici Racconti

Togliersi l’insicurezza

By 27 Giugno 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Quella sera era la festa del ventisettesimo compleanno del suo amico Matteo e alle nove della sera, così intanto che Chiara bussava già all’accesso della villa al suo arrivo ci penso Giosuè ad aprirle, precisamente il fratello minore. Chiara lo conosceva da tanto tempo, lui aveva ventidue anni anche se ne dimostrava molti di più, in ogni caso lei lo reputava ancora un bambino, eppure dal momento che lei aveva messo piede in casa Giosuè non aveva fatto altro che squadrarla con dovizia e con uno spropositato languore, fissandola insistentemente provocando in Chiara un leggero imbarazzo, però anche una punta d’inatteso compiacimento e d’insolita eccitazione. 

All’età di venticinque anni, invero, Chiara non aveva ancora appreso né conosciuto l’amore d’un uomo, in quanto non percepiva la sua verginità come un peso, tuttavia ne coglieva viceversa la reale apprensione e la fondata paura verso gli uomini, perché anni addietro era stata vittima d’un vile tentativo di violenza e l’unica idea del tocco d’un uomo che aveva avuto era stata sennonché quella brutale e malvagia, dettata e imposta dagl’impulsi e dagl’istinti più profondi. Lei non voleva unicamente questo, ambiva e desiderava di poter decidere lei quando, dove e che cosa fare, e soprattutto con chi concedersi e abbandonarsi. 

Lo sguardo di Giosuè, con il suo corpo perfetto modellato da sette anni di pallanuoto, assieme al volto ancora da bambino, iniziavano a provocare in lei fantasie come mai prima d’ora. Erano circa le ventitré, la festa andava avanti da due ore e per tutto questo tempo Chiara aveva avuto un pensiero fisso e logorante per la testa, ovverosia sentirsi stretta tra le braccia di quell’inconsueto e novello uomo bambino. Dentro la villa si sentiva soffocare, aveva bisogno d’uscire, così andò così in giardino camminando per l’ampio spazio verde cercando di far sfumare tutti quei pensieri che le ingombravano la mente, quando s’accorse di non essere sola lì fuori. Giosuè l’aveva seguita e adesso era dietro di lei, giacché continuava a guardarla intensamente, come per voler contemplare il bel corpo oltre il sottile abito. Chiara si voltò e incontrò lo sguardo del suo giovane amico, laddove un tratto di distintivo e reciproco imbarazzo si percepiva nell’aria. Giosuè s’avvicinò, le afferrò la mano facendole intendere di seguirlo, la condusse in un punto ben nascosto dallo sguardo altrui tra alcuni alberi e un muretto che separava la sua villa da quella vicina, poggiò le spalle contro il muro e con una decisa dolcezza tirò a sé Chiara. In questo momento ambedue erano stretti e si guardavano fissi negli occhi, in seguito quando Giosuè avvicinò la bocca all’orecchio Chiara limpidamente sussurrò: 

“Chi lo avrebbe mai detto”. 

Il respiro sottile vicino al collo e la voce giovane provocarono un brivido che percorse la schiena della ragazza, poi improvvisamente quelle focose labbra s’unirono. I baci di Giosuè erano piccoli e brevi, poi sempre più brodosi, fin quando Chiara sentì la lingua di Giosuè scivolare dentro la bocca e incontrare la sua. Lei gustava avidamente i suoi baci e lui sentiva che era la lingua di lei a muoversi inizialmente lentamente e delicatamente, in seguito in modo più frenetico, perché al momento era lei che conduceva il gioco. Giosuè si staccò improvvisamente dalla bocca accennandole un sorriso soddisfatto, poi iniziò a solleticarle il seno, spostò il vestito e ne strinse delicatamente uno nella sua mano, adesso il respiro di lui sfiorava il petto, poi Chiara avvertì le labbra stringersi intorno al capezzolo e la lingua accarezzarlo fino a renderlo grosso. Giosuè le toccava le natiche e l’avvicinava ancora di più a sé, Chiara sentiva il cazzo che premeva contro la sua zona inguinale, dopo avvicinò una mano alla stoffa dei pantaloni e avvertì la voglia di lui d’essere toccato. Tolse la cintura, sbottonò le braghe e lasciò scivolare la mano all’interno avvertendo chiaramente quel cazzo diventato duro, perché discostando i pantaloni lo vide lì ergersi nel suo vigore: 

“Toccami, ti prego, continua, sei stupenda Chiara” – disse lui accalorato, respirando più affannosamente contro il suo petto. 

Chiara osservava stralunata però bendisposta quella parte del corpo, era bello, giovane e forte, lo sfiorava con le dita per tutta la sua lunghezza sondandolo con accuratezza e curiosità, la pelle era sottile, poi lo agguantò prese e iniziò a donargli piacere. Giosuè fremeva, sragionava per quello che gli stava accadendo mentre continuava a nascondere il volto tra i seni di Chiara, in seguito le sollevò il vestito e incominciò a toccarle le cosce, i glutei, poi si spinse verso quel luogo segreto che nessuno mai aveva conosciuto né visitato prima. Il perizoma era soltanto un piccolo ostacolo, Chiara sentiva le sue dita, prima sulle grandi labbra, poi spingersi sempre più verso il clitoride, Giosuè la massaggiava con una dolcezza frenetica, mentre la mano di Chiara scorreva veloce sul suo cazzo. Il respiro di Giosuè diventava sempre più forte, Chiara sentiva la mano bagnata delle sue stesse secrezioni, mentre lui gemendo più deciso le chiedeva: 

“Fattela leccare, dai, ce l’hai meravigliosa, mi piaci tantissimo, inoltre hai un bel profumo”. 

Chiara lasciò momentaneamente il cazzo e poggiò le spalle al muro, lui iniziò a baciarle l’inguine, nel tempo in cui ancora la massaggiava avvicinò la bocca, dopo le afferrò il volto con entrambe le mani e disse: 

“Vieni su di me, così lo sentirai per bene, fidati”. 

Chiara lo baciò ancora, adesso percepiva manifestamente le dita di Giosuè che la sfioravano, lei spingeva il bacino indietro come per volersi allontanare, poi captò distintamente l’utero sussultare e infine godette, perché un’onda tumultuosa l’invase sbaragliando e scardinando le sue residue difese, sconvolgendole appieno le membra: quell’orgasmo poderoso, il primo, l’aveva insperatamente e meravigliosamente travolta facendola volteggiare. Quella sera si erano concessi soltanto piacere, anche se in modo frammentario, incompleto e lacunoso, successivamente si baciarono un’ultima volta come per contrassegnare siglando in ultimo la loro formidabile e innegabile alleanza, però etichettando anche il loro addio. In secondo luogo tornarono dentro la villa tra gli altri invitati poiché la festa era già finita, eppure quella sera e quella circostanza incise segnando notevolmente in modo totalmente insperato il comportamento di Chiara, ma condizionandone in modo positivo provvidenzialmente la sua vita futura. 

Lei, invero, per mezzo di quel piccolo uomo, aveva battuto e superato un’inquietudine, era riuscita a sbaragliare quell’intrinseca paura che l’attanagliava, giacché aveva iniziato ad assaporare finalmente quel piacere fisico del quale si era perennemente per lungo tempo privata. 

Adesso, effettivamente, non aveva più paura, perché poteva iniziare a divertirsi e a vivere pacificamente e serenamente in maniera appagante la sua individuale sessualità. 

{Idraulico anno 1999}  

 

 

 

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