Skip to main content
Erotici Racconti

Turbamenti incondizionati

By 9 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Non potevo realmente crederci, mi sembrava un eccezionale fenomeno ottico, in verità un inattendibile e plausibile autentico ammalio, tenuto conto che io ero per l’occasione sproporzionatamente carica, il cuore martellava forte scompaginandomi, poiché ero super agitata. Lui si era spostato accomodandosi proprio accanto alla mia seggiola, nel tempo in cui la sua mano si era poggiata sul mio ginocchio, considerato che mi stava strofinando la gamba sotto al tavolo, era inconfondibilmente tutto vero, per il fatto che essendo visibilmente annebbiata mi girava persino la testa, tenuto conto che le pulsazioni seguitavano ad aumentare. Lui, Fabrizio per la precisione, il ragazzo della mia eccellente confidente, l’onesto e retto conoscente del mio fidanzato, colui che era sovente presente nei miei sogni erotici negli ultimi cinque anni, attualmente m’accarezzava la gamba salendo sempre più su sotto la gonna. 

Era dalla prima volta che l’avevo intravisto, che avevo saggiato addosso indefinibilmente un inedito quanto tagliente brivido calarmi lungo la schiena, con quegli occhi così grandi e il profumo della sua pelle per me a quel tempo inspiegabile e straordinaria, solamente che subito dopo avevo scoperto che era fidanzato ben presto rassegnandomi e rinunciando, successivamente frequentandoci abbiamo instaurato un’ottima amicizia, divenendo in conclusione persino alquanto conniventi. Eravamo affezionati e legati a tal punto, che per un periodo di tempo circolò perfino la voce che eravamo stati a letto insieme, magari, ponderavo io dentro me stessa, rimuginando ed esclamando a quell’impudica, lussuriosa e carnale idea.

Nel corso degli anni pure io mi ero innamorata e sembrava che non ci pensassi più, eppure il ricordo di quella sera m’assaliva sconvolgendomi e turbandomi oltremisura. Lui capitò presso un veglione come me, in quella circostanza ci eravamo allontanati dal salone per andare in cucina per bere, forse avevamo bevuto un troppo alcool, il corridoio era stretto e buio tanto che urtavamo in ogni parte. Fabrizio m’afferrò per la mano guidandomi, la sua mano era così ampia e notevole, in quanto ritengo di non aver provato giammai un’emozione tanto vigorosa. Io ero da sempre sedotta invaghita e sedotta di lui da parecchio tempo, tuttavia entrambi eravamo già impegnati e mi era consentito unicamente sognarlo. Durante il tempo in cui passeggiavamo lui si era bloccato per un istante, era ritornato alle spalle e m’aveva abbracciato forte a sé, la sua mano si muoveva sotto il mio vestitino e la sua lingua già setacciava esplorando la mia bocca. Dopo ha intrapreso a leccarmi il collo mentre mi toglieva gli slip, io francamente ero in estasi, non afferravo né capivo più niente, entrambi eravamo avvolti dalla radicale passione dei sensi.

Ben presto Fabrizio m’ha sollevata prendendomi dal sedere, io gli ho posizionato le gambe intorno ai fianchi e lui m’ha penetrata spingendomi in modo poderoso contro il divisorio, io ho cercato di non gridare, ma era tutto fantastico e straordinario, inatteso e fenomenale. Abbiamo raggiunto l’apice del piacere insieme, lui si è staccato delicatamente dalla mia pelosissima fica impregnata e piena del suo sperma, io ho abbassato lo sguardo per vedere il suo cazzo. In quegli anni avevo immaginato svariate visuali di noi due, ciò nonostante non avevo in nessun caso meditato né ragionato come potesse realmente essere il suo cazzo o il sapore d’un suo bacio. Il cazzo di Fabrizio era tutto infradiciato, zeppo dei miei fluidi e del suo saporito sperma, in quella lasciva, peccaminosa e sfrenata contingenza non ho resistito dal pulirlo con la lingua, tenuto conto che ormai tutto il mio corpo era pieno di lui, giacché lo sentivo dentro di me. 

L’esaltazione e quel fermento del momento finirono però in fretta, perché ben presto ci rendemmo conto dell’irrealizzabilità della faccenda e da quel giorno non ne discorremmo più, in quanto ci comportammo come se niente fosse successo. Erano passati ormai più di due anni, ma attualmente, mentre la sua mano m’accarezzava sotto il tavolo di quella birreria, davanti a tutti i nostri amici e fidanzati, quelle emozioni forti giammai assopite né placate da parte mia, si ripresentarono scuotendomi nuovamente le membra e l’intelletto. Stava in verità succedendo di nuovo. Certo, è palese che all’interno d’una birreria stracolma di persone sedute a tavola con la nostra comitiva, era piuttosto arduo e improbabile che si ripetesse quell’incontro sessuale che mi estorse l’anima depredandomela e sconvolgendomela. Io mi voltai e guardai Fabrizio dritto negli occhi con un sorriso e uno sguardo imbarazzato, in modo inquisitorio, ma in special modo assai accalorato e infoiato. Stabilii che non potevo lasciarmi sfuggire quell’occasione, perciò con uno stratagemma mi feci riaccompagnare verso casa per ultima, così avemmo l’occasione di rimanere da soli in macchina. Fabrizio mi condusse in un vicolo nascosto e mi baciò appassionatamente, poiché io avevo dimenticato il sapore dolce delle sue labbra.

La sua lingua peregrinò il mio corpo in ogni centimetro facendomi raggiungere l’orgasmo, poi si distese e io gli montai di sopra. Lo cavalcavo nella modalità della smorza candela con le tette rivolte verso la sua faccia sempre più forte, ogni tanto il tacco dei miei stivali in pelle urtava il clacson facendolo risuonare, finché non cambiammo postura per evitare ulteriori echeggi. Io ero completamente nuda sopra di lui, le mie gambe scivolavano a contatto con le sue a causa delle calze autoreggenti, allorquando pure lui ebbe raggiunto l’orgasmo mi scostai rivestendomi. Mi sentivo in colpa per quello che avevamo compiuto, i nostri compagni non si meritavano questo pensavo, eppure tutto ciò era più forte di me, io amavo il mio compagno, in quanto ero disposta a fare tutto pur di stare con lui. 

Fabrizio mi riaccompagnò a casa, era molto tardi, mi salutò con un bacio sulla guancia riferendomi che stavolta non sarebbe scomparso del tutto. In effetti ci vedemmo di nascosto frequentandoci per svariati mesi, lui aveva utilizzato un appartamento in affitto unicamente per i nostri appassionati incontri. La sera mi recavo lì e lo aspettavo. Una sera avevo messo un completino nuovo, mi ero collocata sul canapè con indosso soltanto il perizoma nero e un reggiseno, che metteva in risalto le mie forme già splendide. Quando sentii la porta aprirsi lo accolsi con un bacio e non gli permisi d’accendere la luce, la radio suonava con un volume basso, essendo stata sintonizzata su d’una stazione di canzoni d’amore. Io lo spogliai e ci mettemmo a ballare completamente nudi al buio nel mezzo della stanza. Il nostro era un ballo molto sensuale, i nostri corpi si sfioravano e si cercavano, le sue mani m’accarezzavano dappertutto e la sua lingua mi scendeva fino in gola. Mi piaceva mordergli le labbra e accarezzargli il cazzo eretto, ma dalla pelle molto morbida e liscia. Fabrizio era sempre stato un po’ brutale e dispotico, giacché in vari incontri mi restavano addosso impressi i segni d’un animale feroce che si stava cibando del mio corpo. Lui adorava graffiarmi e mordermi, il giorno seguente io mi compiacevo osservando quei lividi allo specchio, segno delle sua passione incontenibile e ingovernabile. 

Mi sollevò e m’adagiò sul vecchio pianoforte scordato, aprii le gambe e accolsi il suo cazzo pulsante nella mia pelosissima caverna umida e nera. Fabrizio mi penetrò per qualche minuto, poi ci spostammo in un’altra stanza, mentre in tutta la casa risuonava quella canzone che a me piaceva tanto, ma di cui non ricordo il titolo. Eravamo ancora al buio, là accanto c’era un sofà dove Massimo si distese, m’agguantò la testa tra le mani e spinse la mia bocca fino a prendere in bocca il suo cazzo voglioso di sesso, io glielo succhiai come mai avevo fatto finora, perché riusciva ad arrivarmi verosimilmente fino alla gola, mentre lo sentivo pulsare e gocciolare. In verità mi piaceva giocarci, lui doveva patire e spasimare il più possibile, io non potevo lasciarlo sborrare così in poco tempo, altrimenti sarebbe finito tutto troppo presto. Maliziosamente mi staccai da quel cazzo e iniziai a mordicchiargli i fianchi, perché non era giusto che solamente io riportassi come ricordo gli sfregi di quell’appuntamento.

Io vedevo che lui non ce la faceva più, tuttavia mi dilettava e mi rallegrava scrutare quella smorfia di dolenza sul suo viso, Fabrizio mi prese con forza e mi collocò nella postura della pecorina, in seguito poggiai le mani sullo schienale del sofà e mi penetrò da dietro. Bastarono poche spinte per fargli raggiungere l’orgasmo, perché emise un grido compiaciuto e si staccò a rilento sborrandomi addosso sulla fica e sulle chiappe la sua densa e appiccicosa esuberanza. Ci rivestimmo in fretta, dandoci appuntamento al giorno dopo, e a quello dopo ancora.

La nostra partecipazione e il nostro sentimento erano adesso diventati più forti e nerboruti delle incognite, più aitanti e formidabili delle complicazioni e più determinate e robuste delle difficoltà, persino degl’inconvenienti e degl’intoppi che giornalmente incontravamo, perché niente e nessuno avrebbe potuto ostacolarci né inibire di vederci, per soddisfare saziando in conclusione i nostri desideri più reconditi senza più impacci né inibizioni, travolti radicalmente e unicamente dalle emozioni. 

Stare insieme per noi era stata un’avventura, un’esperienza inattesa contro ogni limite e forse poco costumata, equa, morale, ma ogni giorno più provocante, seducente e sfidante.

{Idraulico anno 1999}  

Leave a Reply