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Erotici Racconti

Un bacio in fronte per Vanessa

By 16 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Come tutte le volte, anche quel giorno mi sentivo stranamente emozionata di trovarmi in quella casa. Quel subbuglio di sentimenti non aveva nulla a che fare con la persona per la quale mi trovavo li, la mia amica Marcella, la colpa era tutta del padre di lei.
Anni prima mi era accorta, durante una vacanza al mare, di essere spesso oggetto di fugaci, ma intense, occhiate da parte di quel bell’uomo di mezza età. Da quel momento rivederlo era per me un’emozione, non tanto di imbarazzo, più che altro di desiderio per via del curioso interesse che lui riusciva a suscitarmi.
‘Ciao Papà’ disse la mia amica, ‘Buongiorno signor Boni’ le feci eco anch’io mentre l’uomo attraversava il salotto nel quale io e lei stavamo parlando del più e del meno. Lui baciò la figlia sulla fronte e, per un momento, ebbi l’impressione che avrebbe fatto lo stesso con me, poi però mi sorrise e si allontanò. Che invidia quel bacio.
Quella notte mi rigiravo nel lettino della camera degli ospiti senza riuscire a trovare sonno. Sapere che l’uomo dei miei sogni dormiva qualche porta più in la mi metteva in agitazione.
Sgusciai fuori dal mio letto ed andai in cucina per dissetarmi. Mentre nell’oscurità sorseggiavo l’acqua fresca, mi sembrò di sentire dei passi, ma non vi feci caso. D’un tratto mi voltai e mi ritrovai a pochi metri il padre della mia amica.
‘Ancora sveglia?’ mi chiese mentre si avvicinava, ‘Non riesco a prendere sonno’ gli risposi fingendomi tranquilla, ma l’emozione mi tradì e un po’ d’acqua uscì dal bicchiere finendomi sulla canotta che indossavo. Il tessuto bagnato aderì perfettamente alla mia pelle mettendo in risalto la forma del seno destro ed in particolare il capezzolo che si ergeva nel mezzo.
Lui intanto era arrivato accanto a me nella zona in cui il piano cottura ci isolava di fatto dal resto della cucina. Nonostante la poca luce lunare che entrava dalla finestra ero sicura che avesse notato l’effetto dell’acqua.
Rimanemmo in silenzio a lungo, ero curiosa di scoprire cosa nascondesse sotto la vestaglia che indossava, se vedermi in canotta e slip gli avesse fatto qualche effetto, perciò rimanevo li, in attesa che accadesse qualcosa.
‘Hai il ragazzo?’ chiese lui ad un tratto, mi voltai verso di lui e gli risposi: ‘No’. ‘Strano, sei una ragazza così attraente. Gli uomini dovrebbero fare follie per te’ proseguì.
Ci trovavamo in quel momento l’uno di fronte all’altra davanti al ripiano in muratura che ci divideva dal tavolo. ‘Soltanto preferisco non avere legami. Voglio soltanto divertirmi’ cercai di spiegare, ma subito lui chiese: ‘Che intendi per divertimento?’. Era una frase che avevo detto senza darle particolare importanza, ma non mi dispiaceva la piega che aveva preso la conversazione, risposi: ‘Bé, insomma”. Lui si avvicinò ancora, ormai soltanto pochi centimetri ci separavano: ‘Non devi sentirti in imbarazzo con me. Ci separano diversi anni, ma sono stato anch’io giovane e certe cose le capisco. Quando avevo la tua età facevo le stesse cose. Non c’&egrave nulla di male nel godersi la giovinezza senza troppi pensieri, giusto per’ divertirsi’. Intanto scrutava il mio corpo senza alcuna delicatezza, come se volesse farmi capire che non voleva altro. Io mi sentivo imbarazzata, ma allo stesso tempo eccitata. Non era forse ciò che avevo sempre desiderato? Chiusi gli occhi per comunicargli che mi arrendevo completamente a lui.
Non mi stupii per nulla quando sentii dopo un momento la sua mano che si infilava direttamente dentro i miei slip. Non era nel il tipo ne la situazione da romanticherie.
‘Non credo dovrebbe” provai a dire mentre le sue dita si infilavano dentro di me, ma il mio era soltanto un modo per giustificarmi, di certo non per fermarlo.
Quando riaprii gli occhi vidi che il padre della mia amica aveva aperto la vestaglia ed aveva tirato fuori dai boxer il suo membro che si stava masturbando lentamente. Adesso la mia precedente curiosità era appagata, sapevo che sotto quella vestaglia c’era un bell’attrezzo, ma da una voglia soddisfatta adesso ne stava nascendo un’altra ancor più spregiudicata.
Mi tirò a se schiacciando il suo sesso sulla mia pancia e senza dire una parola mi sfilò li slip abbandonandoli sul pavimento. Alla luce della luna mi sembrò che sulla sua faccia si fosse poggiato uno strano sorriso, mentre sulla mia le guancia dovevano essere diventate rosso ardente.
Si inginocchiò davanti a me e lo vidi affondare la faccia tra le mie cosce. La sua lingua si muoveva esperta dentro e fuori di me, decisa e delicata insieme.
‘Oh, sei qui” queste parole mi arrivarono addosso come un secchio di acqua gelata. Le aveva pronunciate la mia amica Marcella dalla porta della sala da pranzo.
Non si era accorta di nulla.
Fortunatamente il ripiano in muratura nascondeva totalmente suo padre alla vista e del mio corpo era visibile soltanto dall’ombelico in su, l’unica parte ancora vestita.
Rimasi immobile terrorizzata. Se si fosse avvicinata ci avrebbe scoperti in quel momento così imbarazzante. Come le avrei spiegato ciò che stavo facendo con suo padre?
La fortuna però non sembrava avermi abbandonata e Marcella rimase appoggiata alla porta della sala da pranzo.
‘Ti stavo cercando per chiederti se domani mattina ti va di andare al centro commerciale’ mi chiese, raccolsi tutto il mio autocontrollo e risposi ‘Certo’.
Intanto il signor Boni sentendo la voce della figlia si era anch’egli paralizzato, ma una volta capito che non eravamo stati scoperti, ricominciò sfacciatamente quel suo dolce massaggio con la lingua.
Ero incredula che potesse arrivare a tanto. Se già era discutibile il fatto che tradisse sua moglie con la migliore amica della figlia, ancora più incredibile era la sua scelta di perseverare con la figlia a pochi metri che non ci aveva sorpresi per pura fortuna.
La verità &egrave che grondavo di piacere. L’intraprendenza dell’uomo e il gravissimo rischio che stavamo correndo avevano amplificato a dismisura la mia eccitazione. Stavo in piedi a programmare con la mia amica la giornata successiva e intanto suo padre stuzzicava il mio sesso con le migliori attenzioni che avessi mai ricevuto.
Mi sembrò quasi di perdere il controllo quando lui mi infilò un dito di dietro ed iniziò a spingerlo sempre più infondo. Finsi di tossire e mi appoggiai leggermente sul ripiano mentre la mia amica mi spiegava che sarebbe stato meglio uscire presto per evitare il traffico.
‘Bene, siamo d’accordo. Torno a letto’ disse Marcella mettendo fine alla nostra conversazione. La vidi sparire dal rettangolo della porta e tirai un sospiro di sollievo.
Mi spinsi indietro liberandomi dalla stretta dell’uomo. Gli sussurrai: ‘Abbiamo corso un rischio enorme. Adesso vado via’. Cercai di raccogliere gli slip da terra, ma subito lui mi prese per un braccio e mi trattenne a se. ‘Ormai il pericolo &egrave passato. Non può succederci più nulla’ mi disse abbracciandomi, poi delicatamente mi sollevò e mi mise a sedere sul ripiano.
Combattuta tra il cedere al desiderio e la paura per le conseguenze che ne potevano derivare, lasciai a lui la scelta. Ma lui non si decideva ad entrare. Rimaneva li, picchiettando e strofinando il suo membro sul mio clitoride. Migliaia di piccole scariche elettriche risalivano il mio corpo sino ad intorpidirmi la mente.
Mi distesi sul ripiano in attesa della penetrazione, ma, ad un tratto, lui si ritrasse e disse: ‘Forse hai ragione. E’ troppo pericoloso. Va a dormire’.
Un’incredibile delusione mi assalì. ‘Ma io lo voglio fare!’ queste parole mi uscirono con un tono quasi stridulo e disperato frutto dell’angoscia di perderlo.
Sul viso del signor Boni si disegnò nuovamente nell’oscurità un sorriso che voleva dire tante cose. ‘Era proprio ciò che volevo sentirti dire’ mi sussurrò in un orecchio mentre lo sentivo finalmente entrare dentro di me.
Era il mio più grande desiderio che si realizzava. Ricordavo ancora perfettamente quando, diversi anni prima, avevo incontrato per la prima volta quell’uomo e l’effetto che mi aveva fatto. Ricordavo anche le sensazioni che provavo quando, chiusa nella mia cameretta, ripensavo a lui ed inesorabilmente gli slip si arrotolavano alle ginocchia e le mie mani si prendevano cura del mio desiderio segreto. Erano passati anni e diversi ragazzi si erano infilati nel mio letto, ma soltanto lì, distesa sul ripiano di una cucina, mi sentivo felice.
Dalla mia posizione il signor Boni mi sembrava una sorta di gigante abbattuto sopra di me. Martellava dentro di me senza sosta, le sue mani correvano su tutto il mio corpo senza troppo rispetto, ma io ne godevo tremendamente. D’un tratto lo tirò fuori dal mio corpo e io mi sentii nuovamente incompleta. Sollevai la testa per capire cosa stesse succedendo. Lo vidi accarezzarsi il membro poco sopra il mio sesso, poi lo abbassò nuovamente e lo avvertii poggiarlo contro il mio buchino di dietro. Il cuore mi batteva ancora più follemente, non sapevo se ero pronta, non sapevo se mi sarebbe piaciuto, sapevo soltanto che con quell’uomo avrei fatto di tutto. Si infilò lentamente dentro di me, primo uomo sulla luna. Cercai di rilassarmi il più possibile mentre sentivo le mie carni che si allargavano. Se già prima avevo avuto modo di apprezzare le dimensioni del mio amante, adesso, infilato li dietro, mi sembrava veramente gigantesco.
‘Sei fantastica’ mi sussurrava all’orecchio, intanto mi aveva infilato due dita davanti e con il pollice mi tormentava il clitoride. Poi si accorse che il mio piacere stava raggiungendo il limite e mi tappò la bocca per non farmelo urlare. In ogni caso non sarebbe stato necessario perché non ne avrei avuto le forze.
Mi tirò giù dal ripiano senza troppa delicatezza. Io, in piedi di fronte a lui avrei voluto un bacio, ma lui mi poggiò le mani sulle spalle e spinse verso il basso sino a quando non fui in ginocchio.
“Ora in bocca” disse in tono perentorio. Mi teneva la testa bloccata tra le mani mentre si spingeva dentro di me. Non avrei mai permesso a nessuno di trattarmi a quel modo, ma lui aveva un tale fascino da rendermi totalmente succube.
D’un tratto avanzò inspiegabilmente trascinandomi con se. ‘Che c’&egrave?’ disse. Io non capivo. Cosa intendeva? Poi il terrore mi paralizzò: ‘Ci eravamo dimenticati di portare fuori l’immondizia’. Era sua moglie. Lui probabilmente vedendola sbucare dalla porta non aveva avuto il tempo di fare altro che nascondersi dietro al ripiano che già ci aveva coperto, ma a ruoli invertiti, dalla figlia. Se ci avesse scoperti sarebbe stata la fine, persino peggio di essere beccati dalla mia amica. A complicare ancora di più la situazione il fatto che non ci fosse stato il tempo di tirar fuori dalla mia bocca il suo membro così più lui si schiacciava contro il piano cottura, più il suo sesso mi sprofondava dentro arrivandomi sino in gola.
Non sapevo che fare. Riuscivo a respirare a fatica con quel cilindro di carne infilato sino alle tonsille, mi veniva da tossire e cercavo di spingere via l’uomo. Ma lui rimaneva saldamente ancorato nella sua posizione, mentre parlava con la moglie.
D’un tratto lui iniziò a venire. Rimasi impietrita con la testa bloccata dal ripiano di dietro e dal mio amante davanti. Gli affondai le unghia nelle cosce, ma lui non fece una piega. Non avevo alcuna scelta se ingoiare o meno, dato che mi stava schizzando quasi direttamente in gola. Sentivo la moglie parlargli, ma i suoi getti non si interrompevano e si susseguivano uno dopo l’altro. Probabilmente erano passati solo pochi secondi, ma a me sembrarono un eternità.
Le voci cessarono e con qualche difficoltà lui si allontanò. Ripresi fiato lentamente mentre tossivo. Ciò che non mi era finito direttamente nello stomaco mi era colato giù dalle labbra un po’ dappertutto. Dal mento alle ginocchia era un susseguirsi di chiazze biancastre che si incollavano alla mia pelle e alla mia canotta.
Lui si stava ripulendo con della carta da cucina e intanto mi guardava divertito.
Altro che bacio in fronte!

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