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Erotici Racconti

Un sorriso che incanta

By 13 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

E’ da tanto tempo che lo avevo ritenuto probabile e addirittura sperato, finalmente adesso siamo da soli, giacché penso esultante al suo fantastico sorriso, ai suoi capelli neri e lisci, poiché immediatamente sto tornando indietro con la testa a sette giorni fa in quel primo pomeriggio. Sono capitato non molto tempo fa in quella limitata insenatura con gli scogli pianeggianti che digradano verso il mare, per il fatto che diffondono un colore verde cristallino a quel primo metro d’acqua che sale e che scende ritmicamente. Io mi sono fermato qui tenuto conto che la rada è talmente piccola, visto che permette sopportando adeguatamente l’entrata d’una sola imbarcazione, in questo modo posso riposarmi e pigliare il sole nudo come piace a me, con un buon libro, un po’ di musica nel lettore, assieme naturalmente a una ottima bottiglia di vino bianco immersa nell’acqua in modo tale che si mantenga fresca.

Senza rendermene conto m’addormento a pancia in giù fino a quando degli inattesi spruzzi fatti senza preparazione mi fanno destare di soprassalto, cosicché aprendo gli occhi un po’ infastidito e spazientito vedo emergere dall’acqua con una movenza instabile e vacillante tra gli scogli una magnifica ragazza. Lei fa qualche passo sulle rocce piatte e si sdraia volgendomi di continuo le spalle. Al momento non sono in grado di squadrarla al meglio, malgrado ciò ne ho intuito unicamente la sua gracilità, le sue incantevoli gambe, un didietro sferico e due spalle direi alquanto aggraziate e armoniose nel loro insieme. Intendiamoci, lei non è una modella, ma è dotata d’un fascino e d’un delizioso influsso tutto suo. Eccezionale penso io in quell’istante, perché qui di solito non viene mai nessuno, però forse pure lei visto il mio nudismo ha pensato che fosse un buon posto per stare un un po’ in silenzio e in tranquillità. La giornata scorre serena e pacifica tra un bagno e l’altro, mio e suo, che mi permette a questo punto di guardarla in tutta la sua avvenenza: lei ha una faccia angelica incorniciata da una montagna di capelli lisci, un letizia e una spensieratezza unica che scaturisce da quella dentatura lattea con lo sguardo che pare esprimere rispecchiando la luminosità del firmamento e il pigmento dell’oceano, ciononostante finora non mi ha in nessun caso indirizzato un vocabolo né un risolino; in quel preciso istante noto che pure lei è con un fascicolo colorato, l’apparato radio portatile, un cestino di paglia e nient’altro appresso.

Quando lei s’allontana io mi sento francamente un po’ scimunito, persino tonto, giacché avrei potuto benissimo chiamarla e in conclusione ospitarla sull’imbarcazione e riportarla in porto, in tal modo mi rendo conto d’aver perso totalmente il treno. Il giorno successivo tornando nello stesso posto io la cerco immediatamente senza trovarla, quindi mi riaddormento. Dopo circa un’ora al mio risveglio ecco la sorpresa: sulle rocce davanti a me c’è lei, splendida con la cesta sulle spalle e un abitino di cotone chiaro. Lei si spoglia con grazia e senza alcuna malizia si sfila il vestito dal basso, così come potrebbe fare una donna qualsiasi la sera prima di coricarsi da sola. Di sotto indossa soltanto una semplice mutandina intima, a dire il vero per nulla da balzare agli occhi, io la osservo e di riflesso le faccio l’occhiolino sorridendo, lei immediatamente contraccambia e questo gesto già mi soddisfa per sentirmi allegro e giubilante per il resto della giornata.

La giornata è spettacolare, un cielo totalmente limpido con un filo di vento giusto per non morire sotto il sole rovente, in quanto è la descrizione e la rappresentazione naturale della tranquillità. Tutto è immobile, nell’aria il profumo delle piante che circondano l’entroterra è inspiegabilmente accompagnato da un silenzio quasi illusorio e irreale, davanti a me c’è lei sulle rocce mentre s’asciuga dopo un bagno, quando poi si china sul pareo per cercare qualcosa nella borsa posso immaginare la sua prospettiva carponi. Io la vedo svuotare la borsa per cercare meglio e poi spazientita mi guarda, s’alza in piedi e decisa si tuffa per nuotare nella mia direzione, poiché con due bracciate nello stile della rana e con il suo sorriso più bello emerge ai bordi delle rocce riferendomi:

‘Sai una cosa? Non ho preso in considerazione di portarmi la pomata solare e con la pelle deteriorabile che mi ritrovo, stasera avrò il naso rosso e bruciato per bene. Ne avresti un po’ anche per me?’.

Caspita, quale occasione e quale opportunità migliore insperata mi si è presentata, perché un colpo di fortuna così chissà se si sarebbe in seguito ripetuto. Io le porgo il piccolo tubetto, eppure rimango muto come un pesce e persino imbambolato, lei s’applica con dovizia la lozione, ride amabilmente a fior di labbra e ringraziandomi cavallerescamente s’immerge in acqua, io la scruto ammaliato mentre s’allontana, chiedendomi nel frattempo che diavolo mi sia realmente successo senza però trovare un’adeguata risposta, perché mi sono totalmente incantato. La fame si fa sentire, mi chino nel pozzetto a prendere la frutta, metto il cappello di paglia e risistemo i cuscini guardando lei. Devo provare a entrare in contatto di nuovo, però non so come, anzi, forse sì. In quell’occasione m’alzo in piedi, vado sul bordo dell’imbarcazione e sollevo su il vino fresco tenendolo per la cima dove è legata la bottiglia, lo faccio dondolare in un invito silenzioso ma esplicito per unirsi a me. Lei mi guarda, io sono lì nudo davanti a lei con il vecchio cappello di paglia con la falda larga in testa, la cima da cui penzola la bottiglia in una mano e due bicchieri nell’altra. Devo essere realmente buffo, perché lei si mette a ridere, io m’osservo trovandomi un po’ sciocco e sorridendole chiedo di non lasciarmi lì in piedi in quella condizione pietosa, ma di venire a farmi compagnia. Lei s’alza, tira fuori dalla cesta un sacchettino di pesche e a un mio cenno con la testa si tuffa con lo stesso avvicinandosi velocemente con il suo tono di voce squillante:

‘Suppongo che sia da maleducati e da scortesi presentarsi interamente a mani vuote’ – di questo andare con un sorriso finalmente ci presentiamo.

Lei si chiama Marina ed è di Potenza, è pressoché scappata dalla città per stare un po’ da sola in pace, poiché come me adora il mare, il nudismo e la tranquillità. Soltanto per questo ieri è rimasta, benché io ci fossi già. Oggi è ritornata sperando di trovare me e non dei turisti arroganti, rumorosi e sfrontati. Io immergo una seconda bottiglia di vino nell’acqua per raffreddarla, dato che la prima incomincia a svuotarsi, in seguito parliamo raccontandoci le cose più svariate: lei è simpatica, vispa e bellissima, ha una pelle delicata, i seni sono prosperosi, la pancia magra, le gambe lunghe, i piedi non piccoli, però perfettamente curati. Io adoro le donne con dei bei piedi, l’effetto del vino, la sua simpatia e la sua spontanea semplicità non mi crea problemi nel chiederle se vuole fumare, quindi alla sua risposta affermativa estraggo un po’ di tabacco e delle cartine dalla mia cesta, fumiamo continuando a conversare eppure l’attenzione adesso si è spostata per guardarci, ispezionare i nostri corpi e gli sguardi per studiarci, perché da come lei muove nervosamente le dita dei piedi si è accorta che glieli sto chiaramente fissando: 

‘Ti piacciono i miei piedi? A me per nulla, io li trovo lunghissimi’ – esclama acutamente lei.

Io leggermente imbarazzato le rispondo che invece li trovo ben fatti e ben curati, lei si mette a ridere, in effetti, il discorso sta deviando dai discorsi di prima, dato che il vino e il sole fanno sapientemente il resto.

‘Qual è la cosa o il fatto che t’attrae maggiormente al momento di me?’ – m’interroga lei abilmente con competenza, io la squadro e replico istantaneamente:

‘Mi va a genio il tuo naso così rosso e mi piacciono pure la tue terga naturalmente’. Lei sorride, guardandomi negli occhi immediatamente m’annuncia:

‘Se io mi sdraiassi qui mentre parliamo, tu mi spalmeresti la crema dove mi sto al momento scottando?’.

Io m’avvicino, afferro con cautela il barattolo tra le mani e prendendo un poco di quella lozione solare con le dita incomincio a spalmargliela sulle spalle. Lei intanto continua a parlare dei suoi viaggi, della sua barca a vela e delle storie che ha vissuto. Le mie dita lasciano le spalle per seguire la colonna vertebrale, io digrado con un tocco leggero soffermandomi tra una vertebra e l’altra, dove spingo per regalarle un massaggio rilassante, però mi sento bloccato quando a pochi centimetri incomincia il suo didietro benfatto e incantevole, io lo guardo dal momento che mi verrebbe voglia di baciarlo, leccarlo, toccarlo e m’immagino il suo profumo lì tra le gambe. Nel frattempo scendo fino a dove incomincia il solco delle natiche, tuttavia non me la sento di continuare, perché sono esplicitamente accalorato e dopo aver enunciato un repentino sì, va bene ho eseguito, mi distendo per evitare di trovarmi davanti a lei con un’erezione inaspettata e sorprendente. Esitiamo, indugiamo un attimo guardandoci negli occhi come due bambini, poi lei s’alza e si mette seduta con i capezzoli visibilmente infervorati che m’inchiodano adocchiandomi:

‘Hai piacere che io ti spalmi la lozione solare? Vedo che sei pure tu nientemeno del tutto ustionato’.

Come risposta io le sorrido, lei agguanta la crema e incomincia esattamente dalla parte opposta a quella da cui ho iniziato io. Si siede a gambe incrociate in fondo alle mie gambe, agguanta in mano i miei piedi e li accarezza spalmandoci la crema di dito in dito, poi passa le nocche della mano chiusa a pugno sulla loro pianta esercitando una leggera pressione. Quindi solleva i miei piedi e li appoggia sulle sue gambe incrociate per far scivolare la mano sui polpacci, salendo pianissimo e inclinando il busto per poter risalire e scendere il più possibile senza staccare le mani dalla mia pelle. La prima volta che scende su di me mi sembra d’ammattire, le dita dei miei piedi vanno a sbattere contro la sua intimità, io la sento perfettamente e lei sente me, eppure sebbene io muova distrattamente lì le dita lei non si scompone, anzi, scende ancora di più con il busto facendomi sentire i capezzoli sfiorare la pelle delle mie gambe. Lei risale e riscende, ogni volta rimanendo in contatto con i miei piedi un po’ di più, io sono talmente eccitato che mi sembra di scoppiare, perché se lei mi girasse in quest’istante troverebbe la mia erezione lì pronta ad aspettarla, eppure suppongo che il gioco piaccia a entrambi: lei al contatto del suo sesso con le mie estremità spinge ogni volta di più, io contraccambio muovendoci le dita, all’istante però smette, si siede cavalcioni sui miei glutei e s’avvia a manipolarmi gradualmente il dorso:

‘Fammi sapere se quello che ti propongo ti è gradito, perché ci tengo’. Il tono del suo accento e della sua intonazione assomiglia al verso e al candore d’una creatura celeste.

‘Questa particolare tecnica l’ho appresa e in seguito l’ho correttamente memorizzata grazie a una mia cara confidente indonesiana che si chiamava Kasih, quando rimasi tre settimane a Putri Barat. E lei che me l’ha segretamente svelata’ – mentre lo dice incomincia a sfregarsi con tutto il corpo sulla mia schiena.

Io avverto le sue mani, un leggero fremito m’invade, poi il suo seno con i capezzoli eccitati, la sua fica sul mio sedere come qualcosa d’amabile, d’appassionato, d’irruento e d’umido. Non è da meno la sua eccitazione, intravisto e tenuto conto di quant’è bagnata. Al momento io sto cogliendo e comprendendo perfettamente appieno e profondamente che cosa sia la frizione e lo sfregamento del corpo. Il mio cazzo s’ingrossa e la sua voglia aumenta, lei mi sta dicendo qualcosa che non sento neanche, il fumo e il vino hanno assopito placando totalmente la mia mente azzerandola, per il fatto che gli unici sensi svegli e vigili sono soltanto quelli olfattivi e quelli tattili, per adesso. Io percepisco i pori della sua pelle, annuso l’odore della sua pelle e del suo desiderio. Le sue mani partono dai fianchi e corrono veloci fino a dove il torace sfiora i cuscini, passano dalle ascelle e continuano lungo le mie braccia distese fino a raggiungere le mie mani, il suo respiro accelera ogni volta che la sua pelle s’attacca alla mia e piglia il ritmo del mio, mi sembra anche che il movimento del suo bacino vada più veloce, lei s’alza e senza dire niente si tuffa in acqua, io mi sposto, m’appoggio al bordo dell’imbarcazione con la testa e la osservo:

‘Vieni, è realmente stupenda, dai lanciati anche tu’.

In un attimo m’alzo, sono totalmente eccitato e senza guardarla in faccia mi butto di testa, sott’acqua la vedo offuscata muoversi e aspettarmi, io arrivo fin sotto di lei prima di riemergere e lo faccio il più accanto possibile, di questo andare in modo tale che i nostri corpi si sfiorino, poi quando arrivo in superficie la mia bocca è a un centimetro dalla sua e il mio cazzo spinge sulla sua pancia. E’ un attimo: la mia bocca è sulla sua, le mie mani la stringono mentre le sue gambe si stringono ai miei fianchi, mentre ci baciamo io cerco d’avvicinarmi all’imbarcazione, m’aggrappo al bordo mentre lei si sorregge con le braccia sul mio collo. Rimaniamo un tempo incredibile baciandoci e strofinandoci uno sull’altro, finché lei agguanta in mano il mio cazzo e se lo porta dentro la grotta: è davvero un’insolita sensazione sperimentare l’acqua del mare e il suo calore. Io entro ed esco di continuo, lei ansima e mi morde il collo, io spingo più in fondo per farla sentire piena di me, perché mi muovo roteando il bacino aiutato dall’acqua, poi lei mi chiede di salire sull’imbarcazione, sulla scaletta vedo il centro dei miei desideri, faccio appena in tempo a sdraiarla che già sono lì per baciarla. Il sapore è delizioso mischiato all’acqua del mare, io mi diverto a giocare leccando lentamente su e giù, senza mai staccare la lingua disegnandone i contorni, succhiando le labbra, mordicchiandole, sfregandole e poi entrando con la lingua:

‘Sì, dai, continua così, ti prego, ho voglia’ – mi sussurra lei, mentre la contemplo tormentandosi nel frattempo i capezzoli con le dita.

Io inizio a succhiare più forte, tirando e aspirando il clitoride con le labbra, mentre un dito corre per svagarsi con il suo buco più stretto. La lingua scende e sostituisce il dito, lei mi chiede di spingere lì dentro la lingua, io non ho problemi a esaudirla intanto che lei si masturba e viene per me. Al momento sono io ad avvicinarmi per farmi leccare, mi metto cavalcioni su di lei e la sua lingua incomincia a giocare con i miei testicoli, li prende in bocca uno per volta, li succhia e li rilascia, incomincia a scalare l’asta impugnandola con fermezza e delicatezza al tempo stesso, perché lei la muove e la masturba oculatamente, mentre affligge piacevolmente il glande nella zona del frenulo con la lingua con un modo di fare sopraffino facendomi vedere le stelle di giorno. Da qua sopra la visione è davvero splendida, lei si muove lì sotto mentre mi guarda in faccia, pare che non termini in nessun caso, continua veloce, visto che adesso è come se la scopassi in bocca con la sua lingua che accompagna unendo il massaggio delle labbra e seguendo l’estremità della mia punta bollente. Io sento lucidamente che sto per sborrare, però con un’astuta e una sagace sorpresa ben presto m’accorgo che lei ha stretto forte con accortezza la base del cazzo con le dita, per bloccarmi in tal modo l’emissione dello sperma:

‘Resisti un altro poco, ti prego, non ancora’.

Io sono al momento senza forze, mi sdraio a pancia in su e lei continuando a toccarmi e a masturbarmi afferra il mio cazzo duro e si siede senza attendere oltre, si muove veloce portando le mie mani sui suoi capezzoli. La danza attualmente è un po’ a scatti e non sempre uguale, visto che lei mi fa capire che sta dettando le movenze e il ritmo che più l’appaga. Le donne se vogliono sanno come prendersi il piacere e lei ha le idee certamente molto chiare, perché si solleva fino a farlo quasi uscire e poi si riabbassa leggermente inclinata in avanti, così da sentire il glande sfregarsi dentro il suo ventre in una zona particolarmente intensa e sensibile fino a inghiottirmi tutto fino in fondo. A me pare d’essermi incastrato là dentro, come se non ci fosse più spazio. Lei si muove lentissima, perché è qualcosa di fantastico, d’indicibile e di splendido, in quanto è un piacere che sento sta per esplodere e da come i suoi muscoli stringono, capisco che anche lei è vicina all’orgasmo. Si toglie sollevandosi quel tanto necessario per farmi uscire, prenderlo in mano totalmente intriso dei suoi fluidi e della mia eccitazione, a quel punto lo sfrega un po’ sull’ano per inumidirlo e poi si cala di sopra: lei entra lentamente, le fa senz’altro un po’ male, però continua a piccoli scatti fino ad averlo completamente dentro e poi incomincia a muoversi, dapprima adagio, appresso sempre più veloce, chiude gli occhi e con le mani mi graffia il petto, aumenta il ritmo sempre più finché con un gemito la sento godere. 

Io sono sfiancato, ma lei continua la sua danza per sentire che si sta gonfiando ancora dentro di lei, che s’indurisce e penso che stia per venire: s’alza, s’inginocchia tra le mie gambe e mettendosi con la faccia vicinissima, incomincia a masturbarmi con sempre più foga fino al mio orgasmo. La bocca aperta s’allunga verso il primo schizzo e poi il secondo, lei continua, le gocce mi cadono sulla pancia incantandola e ipnotizzandola, in seguito me lo agguanta in bocca, lo lecca per pulirlo, però mi fa male, giacché è troppo sensibile in quel momento, lei se ne accorge e lo lascia, mentre con la lingua gioca prima con le gocce del mio seme cadute sull’ombelico, poi con quelle sulle gambe e infine si sdraia esultante e felice. Sopra di noi attualmente c’è soltanto il cielo blu e i gabbiani che vocalizzano, l’imbarcazione dondola cullata dal mare, quello stesso ondeggiamento che mi riporta in questo momento alla realtà, alla favolosa e stupenda certezza che oggi mi spinge nuovamente verso la stessa insenatura, senza l’angoscia, senza l’ossessione né la paura di non trovarla lì. 

Sì, lei ha deciso. Certo, in verità, perché oggi ha concluso e disposto d’arrivarci direttamente con me, con il mio cappello di paglia in testa, con la sua felicità che mi rapisce e con il suo sorriso che di continuo mi sorprende.

{Idraulico anno 1999}  

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