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Erotici Racconti

Un uomo misterioso

By 21 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

La mattina era gelida, intanto che il sole pallido s’inoltrava con i suoi raggi tra quelle nuvole colme di pioggia, che affollavano di un’irremovibile oscurità l’alba di quel nuovo giorno. Poche automobili a dire il vero percorrevano le strade principali della città, i fogli dei giornali mossi dal vento riecheggiavano di fruscii e di sussurri, il fiume fluiva tranquillo e i monumenti esaltavano di bellezza le loro figure. Nella segretezza della nuova alba una donna percorreva con affanno le ultime strade rimaste, perché erano ormai parecchie ore che camminava senza ragione né tregua alcuna, rimuginando solitaria i suoi pensieri e le sue membra lontano da tutto e da tutti, solamente con sé stessa e con l’autenticità del proprio ‘io’.

Laura aveva appena ventisette anni, quando aveva smesso di credere agli impegni, alle promesse e alle rassicurazioni di suo padre, alle certezze e alle evidenze mentitrici e simulatrici di tutti gli altri. Adesso aveva finalmente agguantato una decisione: sarebbe corsa via, lontano da quel mondo che avverso e ostile non l’aveva né accolta né ospitata, poiché sarebbe diventata sé stessa sotto i raggi del sole senza camuffarsi di facciate doppiogiochiste, menzognere e di finto riserbo. Al momento non sapeva di preciso dove sarebbe andata, che cosa avrebbe fatto, chi sarebbe diventata: di certo però le era chiaro che non avrebbe mai più assecondato né sostenuto la vita con quella maschera che finora aveva vissuto: nessun uomo può sottrarre e togliere la libertà a un altro uomo, nessun uomo le avrebbe impedito e proibito d’essere donna.

Lei stava transitando per la stazione, eppure fermarsi lì era davvero troppo per una donna di classe come lei, con i soldi che aveva raccattato poteva sopravvivere per una settimana e cercare lavoro per sostenersi. All’angolo della strada vide il locale che stava aprendo e subito l’idea di riposare al caldo con una buona tazza di tè tra le mani, persuase ogni suo pensiero fermandosi per raccogliere un po’ di forze. Il bar era ancora vuoto, così appoggiata la borsetta su d’una sedia divaricò il cappotto di pelle e s’accomodò al benessere di quello sgabello. Il padrone aveva scrutato ogni particolare della sua fattezza, mostrando un’aria poco dignitosa, però a lei questo non era interessato, adesso non le importava più niente di ciò che credevano gli altri o di come la giudicavano.

La tazza di tè arrivò bollente tra le sue mani quando la porta s’aprì, un soffio di vento gelido penetrò nel locale e sulla sua pelle bianchissima. Vide avvicinarsi un uomo, restò ammaliata da quegli occhi di cristallo, il suo sguardo s’incantò di quelle pupille che non parvero neppure scorgerla. Lui era molto alto, il fisico ben delineato con l’abbigliamento alquanto maltenuto e trascurato, le s’avvicinò, scrutò il suo viso senza pronunciare un benché segno d’emozione e s’accomodò al fianco della sua sedia. Lei poggiando la tazza aveva nel frattempo sciolto i capelli che ancora profumavano del balsamo che Elisa le aveva regalato per Natale. Quanto poco tempo era trascorso dall’ultimo Natale trascorso tra conoscenti e parenti, ancora non lo aveva dimenticato, eppure adesso era lì, da sola con sé stessa, con una Laura che doveva vivere. Quell’uomo aveva un volto familiare, però coperto dal bavero del cappotto non riusciva a comprendere bene come davvero fosse. Lei sorseggiò molto lentamente il suo tè, lui non ordinò nulla, rimase fermo in quella posizione con lo sguardo perso tra le crepe del muro, le membra piegate sul tavolo e con le gambe aperte, in quanto appariva molto stanco. Lei molto comodamente si rialzò abbottonandosi il cappotto, spostò i capelli da un lato e ripose i pochi centesimi sul banco, cosiffatto senza salutare né guardare altro si diresse verso l’uscita e sbatté la porta alle sue spalle serrandola fragorosamente. Lei stava già camminando celermente, quando avvertì dei rumori alle sue spalle, soltanto il tempo di sussultare e di voltarsi, per capire che quell’uomo delineava l’ombra dei suoi passi. Affannando il respiro riprese a camminare, però non riusciva a intuire di come non fosse turbata dal fatto che quello sconosciuto la stava seguendo e lei percepiva quella sensazione d’ebbrezza. Che cosa avevano catturato i suoi occhi? Che cosa di quella donna? Perché la stava seguendo? Arrivò dinanzi a un albergo, certo, quello non era il posto più comodo per una donna della sua portata, però era l’unico disponibile e peraltro adeguato alle sue condizioni economiche, di questo andare ignorò del tutto l’uomo che l’aveva seguita sin là, salì i gradini per proseguire la storia della sua nuova vita.

Passarono i giorni, lei non uscì molto, perché quella città ancora non la conosceva bene, acquistò soltanto dei giornali per esaminare alcune offerte lavorative, finché quel pomeriggio decise d’uscire per fare una passeggiata, l’aria era fredda, però in cielo splendeva il sole. Si era vestita bene, accuratamente aveva truccato il viso e profumato il collo. Appena fuori dall’albergo esaminò l’ampia zona e cominciò a camminare, stava per voltare l’angolo quando comparve dinanzi a lei la fattezza di quell’uomo misterioso. Laura sussultò di paura e di sgomento, scattò nel rivedere i suoi occhi ammalianti, i suoi movimenti si frenarono, gli occhi si rivelarono smarriti mentre l’incertezza prese il sopravvento e con essa anche una certa arroganza: che cosa voleva quell’uomo da lei? Si voltò di scatto e iniziò a camminare in senso opposto, mentre lui seguendo la sua ombra cominciò a scortarla. Non trascorsero neppure dieci minuti che lei innervosita si fermò in un angolo, lui sopraggiunse, lei lo afferrò per il bavero nel tentativo di spaurirlo, in quanto voleva parlargli, gridargli in faccia la sua rabbia, tuttavia non gli fu permesso: con un bacio ingordo ridusse a vapore le parole che volevano uscire imperterrite, baciando con amorevolezza e con vigore quelle labbra accuratamente colorate di rosso, crollarono in tal modo di colpo tutte le sue certezze e la sua finta corazza di sicurezza. Lei non si ritrasse, non lo baciò, permise però che lui la baciasse, che riempisse d’amore quella bocca. Per un istante un finto pudore bussò alle porte scardinando la sua logica: lei, una donna per bene, come poteva baciare uno sconosciuto? Non ebbe però il tempo di rimuginare altro, in quanto lui si distolse e agguantandola per il braccio cominciò a camminare, lei non si rifiutò, cosicché lo seguì. Entrambi non parlarono, non permisero ai buoni pensieri di prendere il sopravvento, continuarono a camminare fino all’albergo, rientrarono e lei riprese la chiave.

Salendo per le scale, lui non mancò d’ammirare lo spacco della gonna e la fattezza delle sue forme, infine entrati nella stanza la pelle di Laura venne attraversata da un brivido di paura e ancora quella dannata parvenza di logica penetrò scombussolandole i pensieri, eppure quelle sensazioni non si trasformarono in coltri di ghiaccio, poiché fluirono limpidi come l’acqua di quel fiume, quando lui alle sue spalle l’abbracciò forte a sé. Nel calore di quell’abbraccio poté avvertire la perfezione del suo fisico, la fermezza delle sue braccia, il desiderio di cui era gremito nell’intimo. Lui la liberò del cappotto e l’afferrò per i fianchi, lei stava per discorrere quando lui poggiò un dito sulle sue labbra, perché queste ultime non dovevano articolare stupide sillabe, in quanto non avrebbero ostruito di ragione l’incanto e l’intesa che i loro occhi avevano instaurato, senza che la mente se ne rendesse conto. Lui sfiorò le sue labbra, mentre le mani aprivano la camicetta: il suo corpo appariva amabile e smisuratamente sensuale al tocco di quelle mani rugose dei calli e del freddo. Il suo collo profumava d’anemone al confronto del petto ombroso, gli occhi d’entrambi rimanevano chiusi seguendo l’onda travolgente che sconvolgeva spiragli di ragione ancora regnanti. Lei era completamente nuda sotto di lui ancora vestito, la pelle fremeva di brividi al contatto di quella spudorata diversità, contrasto che non affievoliva l’eccitazione, ma che viceversa ne aumentava l’essenza. Aveva allargato le gambe e la mano di lui era scesa a gustare la densità dei fluidi che eloquenti fuoriuscivano, due dita cominciarono a penetrarla, mentre l’altra mano esplorava il seno e le labbra baciavano ogni particolare dei suoi lineamenti.

Le sue dita rivelandosi esperte, seppero in tal modo aumentare il ritmo della penetrazione e lei non poté trattenere quei gemiti di piacere, perché stava quasi per venire, venire d’orgoglio di donna tra le mani di quell’uomo di cui ancora ignorava il nome, però il suo desiderio di possederla oltre le viscere della carne si rivelò smisuratamente più grande dell’eccitazione che frenò estraendo in un solo colpo le dita. Un lampo di rabbia percorse lo sguardo della donna, l’uomo l’aiutò a sollevarsi e la voltò di spalle: lei era nuda, sensuale, mancante di decenza in quella posizione con le natiche rivolte verso il suo sguardo e i seni che senza pudore pendevano irti. Non le era però concesso d’assaporare la comodità di quell’atteggiamento, lui le serrò sennonché i polsi con il nailon delle calze che prima aveva sfilato dalle gambe bendandole gli occhi con il fazzoletto di stoffa che sempre portava nella tasca. Per un istante provò paura e vergogna, però le carezze delle sue mani lungo la schiena, pervasero i pensieri dileguandosi infine tra i brividi di quelle sensazioni. Laura in quella posizione sembrava davvero un puttana, indecorosamente esposta, offerta al desiderio di quell’uomo che la faceva farneticare con le sue labbra immerse tra le natiche dilatate d’eccitazione e con quelle mani che ostinate ma esperte, continuavano la tortura di quello smisurato piacere. Lei aveva ricominciato a gemere quando lui avvicinandosi all’orecchio brillantemente sussurrò:

‘Voglio sentire, quanto davvero tu mi vuoi’.

‘Sì, fammi sentire, quanto vuoi avermi dentro di te’. A quell’eccitazione che anche lui stava provando, ogni spiraglio di lucidità e di pudore svanì, perché con le labbra semiaperte riuscì soltanto a rispondere:

‘Sì, ti voglio. Ti voglio adesso’.

Lui senz’attendere affondò il membro gonfio di voglia tra quelle natiche completamente dilatate. Laura avvertì un veemente dolore, che progressivamente si dileguò sfociando nel piacere dei movimenti che quell’uomo le procurava, mancò poco per sentir gemere anche lui, giacché entrava e usciva dentro di lei con foga e con irruenza, per il fatto che non ebbe il tempo d’arginare la pienezza delle sensazioni fisiche dell’orgasmo che irrompeva inquieto di fuoco e di passione. Lei venne stridendo di piacere, pronunciando frasi dissolute e indecenti, che mai e poi mai le sue labbra avrebbero creduto di poter esprimere. Laura si fece forza per separarsi da lui, perché adesso voleva ricambiare il piacere, lei bramava farlo dominando quel corpo che l’aveva pienamente estasiata, voleva che lui sborrasse di gusto guardandola negli occhi, sotto la sua cupidigia, succube della sua essenza. A quel punto sospinse il suo corpo sul letto baciandogli il collo e scendendo sempre più lentamente, perché voleva mostrare quanta identica dolcezza poteva contenere quell’anima di donna che esprimeva il suo desiderio tra le pieghe della pelle. Lui intanto le accarezzava quei lunghi capelli neri, prima di proseguire si sollevò baciandole amabilmente le labbra.

Quel bacio fu intenso e lungo, giacché li sconvolse e li sorprese oltre il limite del possibile, poiché Laura giammai si era accorta di baciare un uomo con tanta amorevolezza ed irruente energia, lui mai aveva provato quella sensazione d’incomprensibile e d’inspiegabile emozione tra le braccia d’una donna, delle tante donne che aveva peraltro avuto e talmente in fretta dimenticato. Laura intontita dal forte capogiro cercò di concentrarsi sui baci che adesso doveva delineare in un’altra posizione: la profonda essenza di quell’uomo. Fulgido per l’eccitazione, quel cazzo si gonfiava di desiderio nelle sue labbra, visto che queste ultime lo succhiavano avidamente, la donna poteva sentirne il respiro pesante affannarsi, le mani premere forte sulla testa, perché lo prendesse fino alla gola. L’uomo stava per sborrare, però lei con dovizia non permise che quell’orgasmo violentissimo potesse esplodere nella sua bocca, perché lei ambiva sentirlo scorrere fin dentro le viscere premendo il seno contro il suo petto, guardando quegli occhi meravigliosi e quell’espressione di quanto fosse abile e capace di delineare quello specifico atto fondendosi con quell’uomo, perché quando una donna si offre oltre i limiti, coinvolgendo e trascinando la ragione, l’orgasmo stesso assume tante sfaccettature e tanti riflessi di colori diversi sia nell’anima sia nel corpo.

Lei s’abbracciò al suo corpo risalendo molto lentamente, premendo le forme morbide contro le sue alquanto ruvide e muscolose, allargò le gambe più che poteva e con uno sguardo colmo di malizia lo afferrò tra le mani, lo portò fra le labbra e scrutando quegli occhi che parvero cambiare colore in ultimo si penetrò. I brividi intensi di piacere e un finto dolore percorrevano i tratti sudati della pelle, le mani dell’uomo transitavano armoniosamente nelle curve dei fianchi e spingevano le natiche per penetrare in profondità quella donna, che inquieta e travagliata di passione si dimenava su di lui.

Le mani salivano sulla schiena, vertebra dopo vertebra, fino al collo, fino ai capelli, poi sui seni e ancora sui fianchi, mentre insieme gemevano ignorando il tempo che fuori dalla finestra stillava inesorabile. Un orgasmo devastante e travolgente oltre ogni limite fisico e mentale, non mancò di sopraggiungere al culmine del loro desiderio e delle loro forze. Laura scivolò al suo fianco riacquistando la lucidità necessaria per comprendere pienamente la forma delle sue azioni. Una vampata di rossore percorse il volto, quando l’uomo che le era accanto si voltò dalla sua parte e la strinse forte: quell’abbraccio la rassicurò e immediatamente gli occhi si colmarono di lacrime. Lei non voleva piangere, non sapeva le ragioni, però fu inutile trattenere quelle lacrime, che abbondanti rigavano il volto bagnando il petto dell’uomo, che affettuoso sussurrò soavi parole al suo orecchio. Al momento, in pratica, non possiamo malgrado ciò sapere che cosa le sue labbra abbiano di preciso pronunciato, davvero non possiamo.

Riusciamo solamente, continuando a presumere, che lui l’abbia accarezzata e baciata ancora a lungo per ore senza fermarsi, assaporando così il dolce gusto del suo essere, il fruscio dei sentimenti per quella donna che esagerata, immensa, segreta e per di più vera nel vero senso del termine, stringeva fra le sue braccia.

{Idraulico anno 1999} 

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