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Erotici Racconti

Un’attenzione genuina

By 13 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Io ricordo talmente bene ancora oggi la prima volta, giacché riuscii perfino ostinandomi a fondo nel resisterti in maniera inconsueta e sorprendente, a dire il vero non fu difficile, perché tu eri troppo impegnato e visibilmente occupato nel fissare cercando d’assaporare con la fantasia il seno gaudente e libertino della tua attigua collega di sedia, che frattanto ingeriva ingordamente la Nutella, immergendo in maniera allusiva le falangi dentro il recipiente da poco scoperchiato e peraltro già terminato per buona parte del suo contenuto.

In quell’occasione, infatti, eravamo circa un centinaio di persone radunate quella sera per cena, tu avesti la fortuna o la scalogna, a seconda dei punti di vista, di presenziare nei paraggi della giovane più bizzarra e vistosa della combriccola, per il fatto che tanti individui lì presenti ti scagliavano sguardi che sembravano fiammate, altri ancora invece ti deridevano, quasi certamente perché avrebbero voluto essere loro al tuo posto, altri ancora viceversa rimanevano indifferenti e neutrali. Io essendo più contenuta mi dedicavo frattanto nel conversare con le persone accanto a me più ciarlone, simpatiche e alcune altre oserei rivelare più linguacciute, senza dare peso ai commenti al veleno e alle insinuazioni sleali, perfide e spregevoli che arrivavano da ogni parte. Io lo avevo compreso subito in quell’istante che tu amavi di gran lunga e prediligevi nettamente le donne con le misure enormi di reggiseno, perché ti brillavano gli occhi mentre facevi finta d’ascoltare quello che lei diceva, eppure si vedeva benissimo che gliele consumavi mangiandogliele con lo sguardo.

Lei ti parlava del suo cagnolino che si era preso l’influenza fuori stagione, tu chissà che cosa stavi vaneggiando con quelle tette, magari rimuginavi con il pensiero d’infilargli il tuo cazzo proprio lì in mezzo dopo avergliele leccate per bene, perché poi in conclusione ci avresti gustosamente sborrato sopra imbrattandogliele avendone avuto l’occasione, perché senz’altro era così, tuttavia io non t’ho giammai chiesto la conferma né preteso la dimostrazione. Quella formosa e prosperosa invitata che ti eri ritrovato di fianco, invero, assorbiva risucchiando abilmente tutte le tue attenzioni e le tue energie, a questo fatto incontestabile e innegabile s’aggiungeva inoltre il mio amore per il gioco, il mio desiderio di lasciarmi corteggiare civettando peraltro senza concedermi oltre. La faccenda mi rendeva ancora più insignificante ai tuoi occhi, visto che tu che avevi l’abitudine di prendere tutto e subito, di pigliare le cose alla svelta, giacché giudicavi spesso dalle apparenze soprattutto chi non te la concedeva nell’immediato:

‘Sai una cosa? Mi sei sembrata antipatica, millantatrice e vanitosa’ – mi dicesti in seguito.

Questa fu la tua prima impressione su di me, il numero di cellulare che però me lo chiedesti lo stesso, così per sicurezza, tuttavia più per sfida che per reale coinvolgimento ribadisco io. Questo concetto lo affermo e lo testimonio oggigiorno pienamente, tenuto conto che ti conosco meglio e che posso comprendere le numerose sfumature e i vari dettagli dei lati del tuo carattere, considerato adesso che realmente ci penso, giacché tutta la vicenda s’intavolò con un semplice comunicato:

‘Quanti ritrovi hai quest’oggi nell’agendina?’.

In quelle parole io lessi distintamente il tuo interesse, captai raffinatamente il tuo profitto, perché sin da quell’istante io mi chiesi fino a che punto tu avresti potuto o voluto incalzare e spingerti oltremodo, per riuscire ad acquisire e a ottenere quello che infine desideravi. Io ti risposi con dileggio, con pieno sberleffo, dicendoti e rammentandoti che probabilmente l’agendina della giovane, che avevi al tuo fianco la sera della cena era strapieno, a svantaggio del mio, in quanto era esageratamente e disperatamente vuoto. Tu cogliesti la palla al balzo e mi chiedesti d’uscire, poiché io con vivo entusiasmo e con un inatteso slancio accettai quell’invito. Fu proprio quella sera, infatti, che tu mi confessasti conoscendomi meglio, che io ti ero apparsa diversa e nuova da ciò che ero, in tal modo la stessa sera io ti diedi il primo bacio assaporando le tue labbra al sapore di fragola. Il cocktail alla fragola, il tuo preferito dicevi, visto che era proprio il suo colore a intrigarti e a suggerirti il suo autentico significato: il rosso del succo di fragola che simboleggiava la passione, il quale unito all’amaro del lime e al fuoco della vodka rendeva bene l’idea che tu avevi dell’amore: dolce, doloroso, nobile e sublime, tu in quell’occasione ne bevesti due e ne facesti bere uno anche a me.

Dal momento che ti baciai, mordendo e leccando la tua bocca morbida e carnosa senza sentirmi sazia, dato dal bruciore del mio stomaco non abituato all’alcool, mi mise in guardia dall’andare oltre, però io ero troppo conquistata e presa in quel momento per dargli ascolto. Avrei dovuto dare più peso a quel segnale, giacché ricordo che fu il senso del proibito a conquistarmi e a sedurmi. Con te potevo sperimentare tutto ciò che fino a quel momento avevo letto e visto soltanto nei romanzi, nei film e nelle riviste di eros, la mia sessualità assunse nuovi dettagli, intense e rabbiose sfumature dopo che arrivasti tu, particolari su cui prima potevo soltanto fantasticare e folleggiare.

A quel punto mi succedeva spesso di pensarti, mentre mi toccavo con le gambe aperte appoggiate sulla scrivania del mio studio procurandomi piacere. Tu eri il mio immaginario e irreale senso erotico personificato, lo avevi infilato ovunque, esplorando luoghi che nessuno mai aveva ispezionato prima di te, tu m’avevi scopato in ogni stanza, in ogni vano, ogni qualvolta te ne veniva desiderio, e sapevi avvedutamente e abilmente infiammarmi con quella tua aria appassionata e consumata di chi il sesso lo sa fare, lo sa insegnare, lo sa far apprezzare e lo fa assaporare fino all’ultimo. Soltanto quello avevi di buono, giacché ricordo ancora che fu una tua frase ad aprirmi gli occhi, dal momento che me li aprì di colpo e fu amara e dolorosa come una pugnalata che mi lacerava la schiena, dove soltanto un attimo prima era scivolata una carezza. Quella citazione me li disserrò su quello che non avevo ambito né voluto assistere, perché la tua frase alquanto brigante, discola e disonesta mi fece intuire e considerare il tuo finale indecoroso e immondo passatempo:

‘Attualmente non sono in grado, perché all’imbrunire ho altre misure a cui dedicarmi e provvedere’.

Fu solamente in quell’occasione, che vidi davvero la volta che mi mandasti l’avviso per apprendere e per scoprire lo stato del mio taccuino, per il fatto che non era per un interesse né per un coinvolgimento autentico, bensì era unicamente per un rimedio, per un puro ripiego. In seguito, infatti, quando poi scopristi che anche con la mia modesta e sobria misura di seno riuscivo a farti godere, allora decidesti di tenermi come tua allieva di riserva. Molto probabile ti era piaciuta la mia bocca, che sapeva tacere per solleticarti e per accoglierti accuratamente a dovere, probabilmente ti erano piaciute pure le mie mani, così apparentemente distaccate e fredde che sapevano donare e regalare calore, impeto e piacere. Ti era piaciuta la mia fragola, me lo dicevi senza esitazioni, poiché ti eri divertito a esplorarmi, dopotutto a questo avevi dedicato tanto tempo, ebbene sì, più tempo di quanto avevi deciso o previsto.

Al momento io ti vedo lì, seduto al tavolino con la nota ‘signorina quinta misura’, però ho una grande voglia di chiedere al cameriere un barattolo enorme di Nutella per rovesciarlo addosso a entrambi. Lei che indubbiamente non ti scopa abbastanza bene, da riuscire a tenerti stretto e ti permette di prenderti gioco delle altre donne e tu che ridi come un imbecille, fingendoti affascinato e interessato fissandole quelle grosse tette, mentre lei ti parla di chissà che cosa, anzi, adesso chiamo il cameriere e ti faccio portare un cocktail alla fragola: il succo dell’amore, il tuo cocktail preferito.

Io ti esamino mentre te lo serve sussurrandoti all’orecchio che è un dono da parte d’una avvenente signorina, nel frattempo che ti guardi attorno confuso, incerto e smarrito. Quando poi mi vedi, che sono seduta al bancone, tu cambi rapidamente espressione, io sollevo la mia bevanda alla vodka e faccio segno d’augurarti buona salute, dal momento che la butto giù in un solo sorso ed esco dal locale con lo stomaco in fiamme.

Accidenti anche a me, ripeto in modo ossessivo di frequente: avrei dovuto certamente ascoltare, obbedire e prestare più attenzione al mio bruciore di stomaco quando era il momento.

{Idraulico anno 1999} 

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