Skip to main content
Erotici Racconti

Unione inusuale

By 13 Dicembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Adesso si potevano notare che i tavoli del bar erano vuoti, gli orli delle tovagliette sfarfallavano qua e là trasportare dalla brezza insistente, mentre quel vasetto di fiori collocato di sopra manteneva ben assicurato il centro della tovaglia salvaguardandola, intanto che la giovane e deliziosa cameriera stava sgombrando un tavolo accanto. Lui, invero, la stava esaminando da un po’ di tempo, eppure lei assai affaccendata e zelante qual era non posava gli occhi su di lui, essendo peraltro molto indaffarata nello svolgere il suo lavoro, per accorgersi dei suoi occhi manifestamente caparbi, indagatori e irriducibili. 

La bevanda che lui stava degustando era fresca e a ogni sorso il ghiaccio tintinnava all’interno del bicchiere sempre più vuoto, la cameriera era un’adorabile ragazza, molto cordiale e riguardosa, giacché faceva pensare a un persona buona, aveva le mani aggraziate e le unghie corte senza smalto, ma senz’anelli alle dita. La coda di cavallo dei suoi capelli dondolava pomposamente solleticandole il collo nudo, lui l’aveva sovente adocchiata, perché ci passava spesso la mano. La maglietta bianca era soffice e pratica, mentre quei jeans scoloriti e stretti terminavano verso il basso con una bizzarra sagoma. Lei non aveva nessun tipo di trucco, la pelle del viso era chiara e le guance appena colorite, le labbra erano ben disegnate e polpose, gli occhi verdi rammentavano i prati dei paesaggi delle alpi. La musica che proveniva dall’interno del bar gli sembrava un’intonazione melodiosa eccellente assieme a quel volume assolutamente garbato ed equilibrato. Lei lo adocchiò e sorrise, gli stava domandando se volesse gradire qualcos’altro, lui rapidamente contraccambiò il sorriso pensando che quel che avrebbe anelato non era di certo in cessione dentro quel bar, in tal modo le pretese il nominativo, lei in maniera semplice e diretta le rispose di chiamarsi Lucia. 

Dopo essersi appurata che non desiderava nient’altro celermente si scusò e si ritirò all’interno del bar, lui la seguì con lo sguardo e la vide voltarsi sullo scalino dell’ingresso per salutarlo ancora, terminò la sua bevanda rimuginando con la voce bassa che l’avrebbe ben presto rincontrata. Quell’amabile e cortese ragazza lo aveva davvero seriamente ben impressionato intrigandolo, lei talmente fine e piacente nei suoi modi, tanto differente e originale dalla maggior parte delle ragazze che lui aveva costantemente incontrato. Lui si era ripresentato parecchie volte al bar, ma sfortunatamente non l’aveva più incontrata, chissà, proprio quest’aspetto lo aveva fatto intestardire ancor di più. Lui voleva tenacemente conoscerla, sarebbe tornato ben volentieri in quel locale, se non l’avesse vista allora avrebbe educatamente reclamato di lei, perché avrebbe di certo scoperto qualcosa. La settimana successiva si ripresentò nuovamente in quel bar, era un pomeriggio torrido leggermente ventilato e le tovagliette stavolta erano saldamente ben immobilizzate al tavolo come in una fotografia. Lui intravide Lucia uscire dal bar con un vassoio di bicchieri pieni di liquidi vivacemente colorati, questi ultimi ondeggiavano paurosamente a ogni suo passo, ma lei non versò nemmeno una goccia. Posati i bicchieri sul tavolo s’avvicinò a lui dandogli l’eccellente occasione che meditava da tempo:

“Lucia, è un vero piacere rivederti di nuovo” – esclamò lui in modo euforico e ottimista.

“Pure per me” – chiosò lestamente lei, stringendogli la mano in maniera risoluta.

Lui le sollecitò se si sarebbero potuti incontrare altrove all’infuori di quel bar. Il sorriso di lei scintillò celermente sotto il sole canicolare e luminoso di quel mese d’agosto replicando ben presto:

“Non saprei, forse, tutto deriverebbe in parte dal benestare del mio amore, se lui sarà concorde” – obiettò lei in maniera bizzarra e peraltro inattesa, proseguendo a svolgere le sue mansioni.

Renzo restò senza parole, ammutolito e sconcertato, visto che in quella circostanza non aveva avuto l’audacia di dire nulla né la fermezza di cercare alcuna spiegazione. Cosa cavolo poteva preannunciare, che si sarebbero potuti vedere se il suo amore fosse stato d’accordo dandole l’assenso? Era forse un individuo che desiderava essere cornificato a suo piacimento? O meno opportuno ancora, uno di quei soggetti che vuole bramosamente partecipare come un accalorato spettatore? Diamine, a ben vedere, quella ragazza non era di certo un angioletto come poteva apparire. 

Lui non riapparve dentro quel bar per parecchie settimane, Lucia lo aveva palesemente disorientato scompaginandolo. In breve, Renzo non aveva mai avuto nessun’occasione di scopare in maniera dissimile dal consueto, eppure più passava il tempo e maggiormente quella specie di divulgazione lo intrigava scombussolandolo. Allora aveva cominciato a concepire con la fantasia di tutto, le sue visioni erano interamente incoraggiate frenate e spronate. Gli era accaduto sovente, nelle ultime settimane, d’abbandonarsi al sesso solitario con Lucia, che gliene combinava di tutti i colori davanti ai suoi occhi. Dopo diverso tempo e dopo aver osservato Lucia compiere di tutto, si decise di vederla ancora chiedendole delle spiegazioni. Andò di nuovo a trovarla al lavoro, lei era sempre la, affabile, gentile e ottimista, alquanto aperta e sollecita con i clienti, che la chiamavano in continuazione, mai una volta che lui avesse visto sulla sua faccia un’espressione disuguale da quella che conosceva. Renzo s’accomodò al tavolo più fuori mano e aspettò che Lucia s’avvicinasse. Lei giunse poco dopo, malgrado ciò non gli chiese se volesse ordinare, sennonché reagì subito esponendogli:

“Molto bene Renzo, adesso dimmi, vuoi vedermi oppure no?” – enfatizzò celermente lei senza sottintesi.

Renzo replicò subito di sì, senza neppure scervellarsi, senz’aspettarsi le eventuali condizioni che in effetti esistevano:

“Va bene Renzo, si può fare, bada bene però che non saremo da soli, questo lo avrai già capito, vero? E’ tutto chiaro?”.

Renzo confermò con la testa senz’aggiungere niente. Gli stava bene tutto, qualsiasi cosa pur d’averla, cosicché s’armonizzarono per il venerdì seguente presso l’abitazione di Lucia all’ora di cena, lei gli consegnò l’indirizzo invitandolo di non tardare. Rapidamente s’allontano all’interno del bar lasciandolo confuso seguitando le sue mansioni. Lui adesso aveva acconsentito, sì, ma che cosa? Era avvisato e informato a cosa sarebbe andato incontro? E se quell’individuo fosse stato un demente, un paranoico e irragionevole dissennato? Un fremito d’apprensione e di forte e tangibile inquietudine gli attraversò piacevolmente il corpo, mentre il suo cazzo s’adattava in modo silente a quell’inedita proposta. Appena cinque giorni lo dividevano da quel venerdì sera, perché in quel lunghissimo e dinamicissimo intervallo di tempo, avrebbe ancora potuto ponderare fermandosi e rinunciare.

Lucia non aveva nemmeno un suo recapito, se lui non si fosse presentato, lei non lo avrebbe mai trovato. Renzo vagheggiò il compagno di Lucia in molteplici atteggiamenti: un ometto insipido e incapace, con problemi d’erezione che godeva vedendo la propria donna sotto le grinfie d’un uomo dotato e vero, oppure un lascivo e depravato vizioso maschio senza moderazione, che ambiva scopare in tre, o forse il concetto che si era creato di lui che più lo sconvolgeva, era in ultimo la figura d’un massiccio e muscoloso individuo da competizione che attendeva la sua potenziale preda. Renzo se l’immaginava tormentata e penante sofferente sotto di lui. Il pensiero ricorrente di Renzo era il timore che potesse essere legato, perché se non mi avvolgono né m’incatenano non potranno farmi nulla, era il suo apprensivo e turbato pensiero.

In tutta la sua esistenza non aveva mai sperimentato così diffidenza e sospetto, era come si vivesse la radicale angoscia e la totale attrazione per la medesima cosa, in verità come quello che si capta nei film dell’orrore, che spaventavano, ma attiravano ineluttabilmente gli appassionati, ma lui non era tra quella cerchia. Quindi era una pura novità quell’insolita sensazione, era l’ebrezza, la gustosità e l’interesse inedito del proibito. Sarebbe stato dolciastro e duttile come il miele oppure aspro e spiacevole come il fiele? Di sicuro avrebbe scelto d’assaggiarlo, ma lo avrebbe afferrato soltanto in quel giorno, di venerdì. Le giornate successive divennero colme d’eccitazione per ogni cosa, lui si sentiva in un certo modo difforme e strabiliato dal consueto, come se l’inaccessibile segreto che salvaguardava lo rendesse particolare esterrefatto e unico. Ogni faccia che incrociava gli faceva concepire al suo prossimo incontro con Lucia assieme al suo lui, Renzo squadrava di continuo volti ponderando che anch’essi nascondessero segreti peccaminosi simili o perfino peggiori del suo. Renzo era diventato bizzarro e impiccione, perché l’idea del sesso stava diventando una piacevolissima quanto fastidiosissima e disgustosa fissazione.

Venerdì di buon’ora Renzo era già desto, perché le immorali, innumerevoli e peccaminose riflessioni gli avevano popolato la notte attanagliandolo più del previsto. Dalla persiana della stanza il vento smuoveva la tenda ricordando le movenze della danza del ventre, mentre rimuginava la figura di Lucia in un avvicendarsi di rappresentazioni confuse. La giornata passò a rilento, tuttavia giunse l’ora dell’appuntamento, prima di varcare la soglia di casa si rimirò a lungo nella specchiera del bagno. L’aspetto era normale, i suoi quarantacinque anni d’età ben condotti, la chioma scura era al suo posto. Nel suo sguardo s’intravedeva però sia trepidazione che il turbamento, perché lui unicamente sapeva che c’era anche l’ansia, invero l’allarme e l’incertezza che lo stuzzicava di continuo. I passi per raggiungere l’ascensore furono lenti, sicché appena le porte dell’ascensore si chiusero, dietro di lui fu certo di volere quella serata e si diresse in fretta all’indirizzo dell’insolito quanto stravagante originale piacere.

I passi caratteristici d’una donna si stavano frattanto avvicinando alla porta, lui era pronto, tra pochi istanti la porta si sarebbe aperta e Lucia l’avrebbe irrimediabilmente scortato verso quel piacere energico e peraltro anomalo fortemente bramato. Lucia spalanco la porta, lui non l’aveva mai percepita assai avvenente, perché con l’abito scuro indosso e con quell’inedito spacco, lei metteva in evidenza una gamba magnificamente slanciata e favolosa con un leggero trucco come di frequente. Il cuore di Renzo batteva forte nel petto, Lucia gli stava davanti e lui ispezionava il fondoschiena perfetto messo in risalto dall’abito stretto. Entrò in una stanza ampia e scura, mentre i tendaggi olivastri foderavano le ampie vetrate. L’ottomana era enorme, Lucia s’avvicinò alla poltrona di destra e una mano le spuntò sul fianco, adesso qualcuno aveva cinto la sua vita con il braccio.

Il momento era dunque arrivato, al presente lo avrebbe finalmente conosciuto, gradualmente s’accostò, tuttavia la mano che il compagno segreto di Lucia gli tendeva, non era quella enorme dell’individuo palestrato. Portava le unghie lunghe e ben laccate di rosso, non aveva anelli né bracciali, almeno in quel polso. Renzo sollevò lo sguardo e si trovò davanti una donna meravigliosa di un’avvenenza incontenibile, irruente e finanche insolente. Le labbra polpose erano rossicce e lo sguardo intenso incorniciato da folte e lunghe ciglia nere, la folta chioma nera e lucente cadeva sulle spalle e alcuni ciuffi irrispettosi finivano nello scollo rilevante che celava a malapena un seno piuttosto prosperoso. Rosa, in verità, era il contrario di Lucia, possedeva un’eleganza e una proporzione contrapposta, ma ugualmente desiderabile e stuzzicante, lei era in effetti il tanto paventato quanto soppesato uomo ginnico delle sue idee. Quelle due attraenti femmine avrebbero potuto fare di tutto, Renzo si sedette davanti alle due donne, perché adesso Rosa accarezzava in maniera libidinosa il fianco di Sara che lo guardava. La mano pigramente s’introdusse nella fenditura e lui poté soltanto guardare attraverso la stoffa nera quell’aspide che s’inseriva fra le cosce di Lucia.

L’indumento molto stretto era indossato senza biancheria e Renzo comprese all’istante che la mano di Rosa non aveva ostacoli e che avrebbe subito raggiunto il fulcro della femminilità. Ne fu geloso, ma l’esaltazione, quella vera, iniziava a issarsi animalesca e sanguinaria dentro di lui, in quanto non sopportava più la stoffa che lo costringeva in un abbraccio strettissimo e peraltro sgradito. Lucia sospirava e apriva le gambe. Lo voleva, le piaceva, Rosa ritirò la mano portandosela alle labbra e succhiando avidamente. Lucia aveva un sapore stupendo, lui lo sapeva, per il fatto che intanto che leccava le dita si mise a sedere spostando il sedere più avanti abbandonandosi contro lo schienale. Lucia l’abbracciò da dietro digradando sul seno gonfio di Rosa, adagio aprì i pochi bottoni e il reggiseno che Lucia indossava sbucò incontenibile dalla camicetta, dopo le mani si posarono sulle cosce per tirare verso la vita la gonna. Rosa aveva le gambe piene e sode, la gonna salì fino a scoprire un perizoma in tinta con il reggipetto. Era seduta che lui poteva intravedere parte delle natiche paffute, sicché sragionò dal desiderio d’agguantarla da dietro, le gambe di Rosa si sollevarono sui braccioli della poltrona, intanto che la lussuriosa veduta diventava più appassionante.

In quel lascivo movimento la strisciolina di stoffa che copriva le grandi labbra finì per metà fra di esse e Renzo ne ingurgitò subito le secrezioni. Le lingue impregnate si cercavano, mentre un dito di Rosa raggiungeva in modo soave la stoffa tra le grandi labbra, dopo si mise davanti alla poltrona su cui sedeva Rosa inginocchiandosi tra le sue gambe divaricate. Renzo allentò il primo bottone dei pantaloni, la mano di Rosa scivolò sotto la stoffa del perizoma trascinandolo via. Rosa era per la circostanza depilata, le labbra di Lucia s’avvicinarono ingorde alla fica di Rosa, intanto che la sua lingua affondò in un istante. Rifiniva con la lingua ben aperta, bramosa, ghiotta di quel sapore intenso che tanto adorava. Introdusse due dita dentro la calda femminilità di Rosa, che attualmente frignava premendo la testa contro lo schienale della grande ottomana. Procedette per svariati minuti, Renzo non aveva più la percezione del tempo, sicché con gesto sollecito Rosa scattò in piedi, mentre Lucia si sdraiò sul pavimento scoprendosi le gambe mostrando la fica. Dilatò le gambe invitando Rosa in un modo irrefrenabile, poiché lei reagì prontamente inginocchiandosi fra le sue cosce ben aperte per estrarre a sua volta il nettare del loro intimo piacere.

Il cazzo di Renzo completamente marmoreo era fuoriuscito dai pantaloni, mentre il dito indice lo esplorava pacatamente dalla base verso il glande. Dopo le due donne si ricordarono di lui e s’avvicinarono, le loro mani iniziarono a spogliarlo e in pochi attimi si ritrovò nudo davanti alle due inaspettate dee della dolcezza. Lo brandirono tra le mani conducendolo verso il tendaggio olivastro a ridosso dell’ottomana, mentre Rosa tirava il pesante tendaggio. Al di là di del tendaggio c’era unicamente un giaciglio con una spalliera in ferro battuto d’altri tempi. La frenesia era ormai al limite, il cazzo era gonfio come non mai, malgrado ciò Renzo sottovalutava del tutto quanto ancora avrebbe dovuto attendere, prima d’usufruire del tanto ambito piacere. Rosa e Lucia lo condussero verso il giaciglio, frattanto i ceri accesi diffondevano nella stanza una luce passionale e tremolante, l’aria odorava di cera e d’essenze inedite. Renzo era in piedi di fronte al giaciglio, non osava muoversi, perché per nulla al mondo avrebbe mai troncato lo spettacolo che aveva dinanzi. Le due sorprendenti femmine si stavano spogliando a vicenda, Lucia liberava i seni di Rosa con lentezza, mentre lei a sua volta le toglieva l’abito. Durante il tempo in cui si sfilavano gl’indumenti le loro mani si sfioravano in modo delicato, Renzo in quel frangente considerò riflettendo all’amore che legava quelle due donne provando un senso astioso.

Ponderando attentamente su quello che vedeva, Renzo non aveva giammai riscontrato una simile dolcezza nel sesso, in seguito le due donne intrapresero a baciarsi, le lingue vogliose si cercavano e si leccavo sulle labbra e sulla faccia, poi sul collo, dopo mentre una mordeva la carne calda e morbida, l’altra frignava gettando indietro la testa. Lucia era la più amabile e garbata, le sue carezze erano più adorabili, la sua mano s’introdusse quasi di nascosto fra le gambe di Rosa per regalarle piacere. Lucia porgeva in continuazione, Rosa al contrario, dava la netta impressione d’accarezzare più per un suo individuale piacere. Rosa era più bellicosa e prevaricatrice, maggiormente lussuriosa, lei era il sesso per preminenza, la fregola, la pura dissolutezza, così, mentre la lingua di Lucia inseguiva introversa il clitoride gonfio della sua amante, Rosa allungò una mano verso la testa premendo con forza la testa di Lucia contro ila sua fica, finché non cambiarono postura. Lucia supina e Rosa sopra di lei in un meraviglioso sessantanove con i fiocchi. Renzo si era accomodato nella poltroncina davanti al letto e adesso poteva adocchiare la fica di Lucia ben aperta e lucido, mentre Rosa gliela leccava. Iniziò con allargare bene le labbra, guardava ingorda la fica spalancata ed eccitata, dopo accarezzò con un dito il clitoride e poi squadrò Renzo. Rosa la masturbò per lungo tempo, eseguendo dei movimenti vigorosi ma determinati inserendo in seguito il dito medio nell’ano di Lucia. Rosa adesso lo stava intenzionalmente affrontando stuzzicandolo, come per riferirgli, vedi che cosa le sto facendo, vorresti essere tu al mio posto?

L’implicita quanto allusiva risposta era sì, eccome se avrebbe voluto. Rosa si sganciò dal corpo di Lucia avvicinandosi al comodino e aprì un cassettino, afferrò un flaconcino di crema con due vibratori, uno di dimensioni normali e uno più grande. Lucia la squadrò, il suo sguardo era connivente, in quanto lasciava presagire la sua indiscussa accettazione riguardo a quei dissoluti e lascivi svaghi. Rosa s’avvicinò e iniziarono di nuovo a baciarsi, quell’aggeggio medio scivolò senz’alcuna resistenza nella fica torrida di Lucia che non aspettava altro. Rosa godeva nel penetrarla, così come avrebbe goduto un uomo, perché spingeva dentro il fasullo cazzo con veemenza e vigore, poiché pareva quasi volesse farle del male, assomigliava a un’inedita punizione, nonostante ciò i gemiti di Lucia erano d’autentico godimento. Rosa balzò di nuovo sulla sua amante, mentre il massaggiatore comodamente scivolava dentro e fuori, dopo aprì il flaconcino infilandoci la punta di quell’aggeggio. Renzo aveva ben compreso che cosa voleva compiere, malgrado ciò non si mosse. L’unico movimento era il suo indice, che lambiva quel cazzo rigonfio divenuto quasi dolorante per la lunga attesa.

La mano sinistra cercò di spalancare le chiappe, mentre con la mano destra sostituiva il fallo medio, dopo appoggiò la punta del dildo contro il buchino e iniziò a spingere. Lucia frignava, eppure i suoi lamenti erano totalmente diversi dai precedenti, perché al momento stava provando dolore. Il fallo entrava sempre di più mentre quei gemiti diventavano urla, gli occhi di Rosa erano fissi sulla faccia di Renzo, perché voleva godersi appieno ogni sua minima espressione. Lucia cercava di muoversi per togliersi Rosa di dosso ma non ci riusciva, perché sedeva cavalcioni sul suo petto. Dopo aver inserito l’intero fallo artificiale nel buchino dolorante, Rosa lasciò andare l’amante e scese dal giaciglio andando verso Renzo che non aveva quasi più respiro. Il dildo era adesso infilato nel sedere di Lucia, che attualmente stava lentamente sfilando. Rosa s’inginocchiò fra le gambe di Renzo, lui ne percepiva il respiro sul cazzo eretto ed ebbe paura. Quella donna gli cagionava timore, ma al presente non aveva obiettivi battaglieri né l’intenzione di fargli del male. Sdrucciolò verso il basso accarezzandogli il cazzo pigramente, Renzo gemette di piacere, perché la bocca accogliente di Rosa era incantevole, in quanto succhiava sorprendentemente bene. Le mani alla base del cazzo tenevano la pelle ben tesa, si notava che Renzo farneticava dal piacere.

Renzo si lasciò condurre sul giaciglio, alla fine era diventato protagonista e non più spettatore, Lucia gli fece spazio accanto, lui si sdraiò supino. Al momento quattro dotti e sapienti mani iniziarono ad accarezzare ogni anfratto della sua cute, successivamente le loro lingue iniziarono a scrutarlo indiscrete ovunque, in ogni piccola piega. Rosa fece collocare Lucia in ginocchio, con una mano afferrò il cazzo di Renzo avvicinandolo al didietro di Lucia, Renzo reagì subito appoggiando la cappella contro il l’ano e penetrò Lucia a fondo. La sua eccitazione era oramai fuori da ogni controllo e i suoi colpi erano violenti e forti, ma Rosa la teneva ben salda e ferma. Le faceva male, ma non poteva fermarsi, Rosa volle che smettesse e lui obbedì, perché a Rosa non si poteva dire di no. Renzo pensò che fosse giunto il momento di Rosa, in un balzo le fu dietro afferrandola per i fianchi, ma lei si ribellò protestando con violenza e scaraventandolo dall’altra parte del giaciglio, perché Rosa non voleva essere penetrata. La visione di penetrare il culo rotondo e aggraziato di Rosa faceva ammattire Renzo di desiderio, eppure quel suo netto rifiuto lo aveva fatto infuriare. Lucia riprese a baciarlo e in un attimo si ritrovò legato con le mani assicurate ai riccioli di ferro battuto nero di quell’antica testiera. La paura si ripresentò, che diavolo gli avrebbe fatto quella pazza? Rosa gli salì sull’addome cavalcioni collocandogli le chiappe sulla faccia, adesso Renzo poteva soltanto sfiorare con la lingua quell’odorosa fica inumidita.

L’odore era intenso, le lingue delle due femmine s’impadronirono del cazzo rigonfio e pulsante di Renzo, giacché una lo leccava e l’altra lo mordicchiava. Era meraviglioso con due lingue pensò lui, stupenda la lingua che percorreva l’asta del cazzo fino al frenulo, mentre l’altra leccava e succhiava i testicoli. Una lingua scivolò fra le sue natiche, lui non aveva mai provato quella sensazione, ma gli piaceva. Si stava rilassando, la paura era svanita, era completamente annientato e soggiogato dal piacere più assoluto. Una delle due gli stava infilando un dito nell’ano, in verità non era una sensazione strana, poi percepì qualcosa di più grosso che cercava d’introdursi nel suo canale rettale. Renzo tentò di farle smettere, ma non poté nulla contro il volere caparbio di Rosa, di certo era lei che lo stava penetrando, lo stava invero violentando.

Renzo era vistosamente furioso, quel dildo gli faceva un male terribile, perché strillò quando con una spinta decisa il fallo gli entrò completamente nell’ano, ma al tempo stesso la bocca che lo succhiava gli donava un piacere intenso. Dopo vani tentativi di farla smettere s’arrese sopportando quasi in silenzio il dolore, appena Rosa si sentì soddisfatta tolse il dildo e Lucia scese dal suo corpo per inginocchiarsi nuovamente liberandolo. Rosa gli stava nuovamente offrendo il sedere di Lucia, teneva le sue natiche ben dilatate, Renzo s’avvicinò con il cazzo fra le mani, ma invece di brandire i fianchi di Lucia acciuffò Rosa per la chioma scaraventandola sul giaciglio. Renzo le fu sopra, Lucia la teneva fermamente salda, mentre Renzo penetrò con brutalità dapprima la fica arroventata, in seguito quell’ano stretto. Lui farneticava, captando quel cazzo ben avvolto da quell’accogliente e villoso pertugio, risucchiato dal piacere intenso che quel rapporto tanto ambito e bramato gli stava regalando. 

Rosa non gradiva pigliarlo nell’ano, senz’altro quella era la sua prima volta, lei strillava per l’indolenzimento, si dimenava, o almeno tentava invano di farlo. Renzo e Lucia erano diventati complici, ogni colpo era la pinta che Lucia avrebbe voluto darle da tanto tempo, ogni volta che aveva dovuto subire in silenzio le sue fantasie strane e desolanti, i suoi capricci dolenti e infausti.

I colpi divennero sempre più energici e nerboruti, sfociando in ultimo nell’orgasmo più veemente e travolgente che Renzo avesse mai potuto sperimentare. In seguito si ritirò lasciando Rosa che si voltò infuriata. In quella circostanza lo avrebbe ucciso, perché si leggeva chiaramente in faccia dall’espressione, dopo guardò Lucia con la medesima virulenza. 

Al presente li abominava entrambi, Renzo discese dal giaciglio, l’ano gli bruciava ancora, ma ne era valsa la pena, era stato fantastico. Lasciò le due donne sul letto che avevano ripreso a leccarsi e baciarsi ignorandolo completamente, ma a lui stava bene ugualmente.

Dopodiché si ricoprì in fretta e lasciò l’appartamento, là di fuori l’aria era fredda e il cielo era grigio, si sollevò il bavero della giacca e s’incamminò per la strada con le mani affondate nelle tasche. 

{Idraulico anno 1999} 

 

 

Leave a Reply