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Venezia-Parigi (seconda parte)

By 9 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando riaprii gli occhi, vidi Luca in piedi, di spalle, già vestito. Vicino a lui Natascia si stava allacciando il reggiseno. Anche lei era di spalle; sotto gli slip, non molto sexy che indossava, si intravvedevano le forme del bel culo che la sera prima avevo leccato. Mi alzai, salutai. Oltre il finestrino, campi mossi da dolci colline coltivate con ordine. Antonio non era sul letto, evidentemente era in bagno.
Ricordando la serata appena trascorsa, la pisciata notturna, cominciai nuovamente ad eccitarmi. Ma non avevo voglia di godere, solo di giocare. Mi venne in mente un giochetto che spesso facevo con Antonio, lo eccitava tremendamente. Presi in disparte, Natascia gliene parlai. Accettò con uno sguardo divertito e lussurioso, sembrava davvero un’altra ragazza rispetto a quella salita in treno a Venezia. Luca ci guardava con sguardo interrogativo.
Antonio uscì dal bagno e si vestì, io feci lo stesso. Poi senza dare nell’occhio, mentre gli altri tre stavano parlando fra di loro aspettandomi per andare a fare colazione nella carrozza ristorante, presi un piccolo contenitore di plastica che Antonio ed io portavamo con noi proprio per fare questi giochetti. Era un po’ più piccolo di un vasetto dello yogurt; svitai il tappo e lo nascosi sotto un cuscino.
‘Andiamo!’ disse Antonio. ‘No, aspettate, abbiamo ancora un regalino per voi!’, esclamai.
Presi Luca per la vita e lo discostai verso la finestra. Mi abbassai, cominciai a staccargli la cintura. Poi lentamente i bottoni dei jeans. Con la coda dell’occhio vedevo Natascia fare altrettanto con Antonio.
Senza far calare i pantaloni infilai la mano dentro la patta per testare a che punto era il cazzo. Mi sembrava già un po’ gonfio, ma non troppo, come a me piace prenderlo in bocca. Gli abbassai i boxer, lo massaggiai facendo scorrere il palmo della mano sotto l’asta fino ai coglioni. Poi leccai delicatamente la piccola apertura che taglia in due la cappella, facendo scorrere la punta della lingua sull’incavo. Poi aprii le labbra, e lentamente lo feci entrare tutto in bocca, fino alle palle.
Natascia, a fianco a me, abbracciava Antonio tenendo le mani sulle chiappe e in questo modo dandogli il ritmo con cui la stava scopando in bocca. Vedevo il suo cazzo uscire, per poi subito scomparire nuovamente fra le sue labbra.
Anch’io ormai stavo procedendo con certa velocità. Il cazzo era durissimo,vedevo il suo ventre contrarsi, sentivo la cappella gonfia e pronta ad esplodere. Rallentai per dargli ancora qualche momento di piacere, passai la lingua attorno alla cappella un paio di volte, guardandolo negli occhi. Sembrava supplicarmi di farlo godere e così feci; presi di nuovo il cazzo in bocca, cominciai a succhiarlo rapidamente fino a che la cappella non esplose inondandomi la bocca di calda sborra. Quando finirono i fiotti, tenni ancora l’uccello in bocca leccandolo molto lentamente con la lingua. Poi cominciai a farlo uscire lentamente, stringendo le labbra e strizzandolo letteralmente con le mani per fare uscire ogni goccia.
Mi alzai, e con la bocca chiusa, mi avvicinai al letto dove avevo messo il vasetto. Alzandomi vidi Antonio contrito e concentrato a sentire la bocca di Natascia sul suo cazzo; stava per venire anche lui.
Presi il vasetto, lo avvicinai alle labbra; Luca mi guardava sbigottita. Aprii la bocca e vi feci cadere la sua sborra dentro. Bianca, densa, si adagiò sul fondo.
Intanto Antonio stava gemendo sempre più forte. Adesso era lui che dava il ritmo a Natascia tenendola per la nuca. Il cazzo, non usciva mai interamente dalla bocca. Ad un certo punto rallentò il ritmo, contraendo tutto il corpo: le stava sborrando in bocca. Continuò a tenerle ferma la testa, muovendo lentamente l’uccello ancora nella sua bocca. Poi lo tirò fuori. Natascia subito mi guardò, venne verso di me, anche lei con la bocca chiusa e piena di sperma. Le avvicinai il vasetto alla bocca; aprii le labbra facendo colare la sborra di Antonio all’interno, che scomparve dentro mescolandosi a quella di Luca.
Luca ci guardava a bocca aperta, Antonio sorrideva. Natascia ed io osservavamo con soddisfazione il vasetto pieno per più di metà. ‘Adesso sì, possiamo andare a fare colazione!’, dissi io, dopo aver messo il vasetto in borsa, aprii la porta.
Ci sedemmo allo stesso tavolo dove la sera prima avevamo cenato. Io a fianco di Natascia, i due uomini di fronte a noi. Pur essendo passata solo una notte, il clima che si respirava era decisamente diverso da quello della sera precedente, più elettrico, più eccitante.
Ordinammo caffè e croissant, mi assicurai che quelle di Natascia e mie fossero vuote, senza crema o marmellata. Antonio era felice e a suo agio, Luca silenzioso ma curioso.
Di lì a poco il cameriere ci portò quanto ordinato. Natascia ed io prendemmo i nostri croissant e li tagliammo a metà. Quindi io presi il vasetto dalla borsa, lentamente svitai il tappo e ancor più lentamente cominciai a far colare la sborra di Antonio e Luca sui nostri due croissant.
Attesi con pazienza che tutto lo sperma cadesse, poi con un dito passai all’interno, lungo tutte le pareti per raccogliere le ultime gocce. Porsi poi il dito a Natascia, che lo mise in bocca succhiandolo avidamente. Antonio e Luca ci guardavano senza parole. Chiudemmo i croissant e cominciammo a mangiarli. Io staccavo dei piccoli bocconi con le mani, portandoli poi lentamente alla bocca. Ogni volta che staccavo un pezzo, un sottile filo di sborra si allungava per poi scomparire. Natascia, altrettanto lentamente, staccava dei bocconi direttamente con la bocca, pulendo con la lingua i fili di sperma che le si appoggiavano sulle labbra. Il godimento di gustare quella delizia per noi era pareggiato solo dal piacere di vedere i nostri uomini estasiati ed eccitati nel guardarci.
Oltre il finestrino scorrevano anonimi edifici che annunciavano che il treno stava attraversando la periferia parigina. Il viaggio, intenso ed eccitante, era stato uno splendido prologo del fine settimana che stava attendendo Antonio ed io. Il viaggio di Natascia e Luca, invece, aveva probabilmente già raggiunto lo scopo per il quale era stato organizzato..

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