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Erotici Racconti

Vicinanza e amenità

By 4 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Vi porto gentilmente a conoscenza svelandovi che l’ottima amica di mia moglie, essendo nella stessa misura la sua personale e affabile farmacista del quartiere nel quale risiediamo mi piace in verità da morire, perché mi fa talmente sragionare che gliel’ho ribadito già parecchie volte. Lei l’ha capito benissimo, malgrado ciò gli piace influenzare il gioco, prolungandolo e trascinandolo fino all’inverosimile. Lei è molto avvenente, questo la sa molto bene, su quest’aspetto ci calca sopra, è assai pomposa e impudica nei modi, le piace indubbiamente comandare, coordinare e regolare perennemente il gioco, per il fatto che s’avvicina baciandomi perfino davanti a mia moglie incurante delle sue penetranti occhiate. 

Quest’estate, senza dirmi niente, ha organizzato con mia moglie una settimana di vacanze al mare tutti insieme, la mia consorte leggermente gelosa ha cercato di dirottarla senza profitto verso un’altra stazione balneare, eppure lei ha insistito unendosi assieme a noi facendomelo sapere soltanto all’ultimo istante. Io non l’avevo mai vista in costume da bagno, in realtà è splendida, ha una corporatura rotondeggiante, anzi, ben tornita da far stravolgere gli occhi, anche perché i suoi costumi inediti non nascondevano quasi nulla e sembrava, che casualmente s’aprissero insistentemente alla visione pubblica di tutto il suo ben di Dio. Non vi nascondo che è veramente perfetta nei dettagli, tutto in lei è bello e splendidamente curato, i capelli, la pelle, gli occhi, le labbra, le mani e in ultimo i piedi. E’ una forza della natura.

In quei giorni io avevo occhi unicamente per lei e per il ben di Dio che esternava, perché me lo mostrava a volte lascivamente e svergognatamente senza curarsene troppo, dal momento che la mia consorte abbozzava non so quanto volentieri i suoi inconsueti azzardi. In verità sin dal primo giorno lei cominciò con strane manovre, perché ogni volta che ci sedevamo al bar o al ristorante, i suoi piedini nudi cercavano i miei e li toccavano furtivamente. La prima volta restai di ghiaccio pensando a uno sbaglio, ma non era così. Il secondo giorno il suo piedino morbido mi risalì intenzionalmente giungendo fino alla coscia e lì dovetti afferrarlo bloccandolo in ultimo per scongiurare il peggio. Naturalmente ogni occasione era propizia per mostrarmi il decolleté mentre si piegava in avanti e spesso le coppe del suo reggiseno, anche a causa dell’abbondanza erano fuori centro, motivo per cui i suoi capezzoli fuoriuscivano per metà, io in quel frangente potendolo fare li avrei morsicati e succhiati ben volentieri. 

Il suo maggiore trionfo era però l’esibizione, perché verso sera sfoggiava le sue cosce al di fuori dello spacco del suo pareo, tenuto conto che era quasi una passerella, lo capii dopo a mio uso e consumo. Io ormai fremevo e ribollivo, l’amore che facevo con mia moglie ogni sera per calmarmi non mi placava al cospetto di quei mezzi capezzoli, di quelle cosce levigate e di quel monte di Venere prominente che dicono essere sinonimo di grande carica sessuale. Il terzo giorno venne a sfregarsi diverse volte contro di me con i suoi morbidi fianchi, provocandomi in quell’occasione una leggera erezione. L’ultima volta, mentre procedevamo negli spogliatoi delle docce, m’appoggiò la mano sul costume, strinse leggermente e mi dileggiò dicendo con un sorriso equivoco e losco: 

‘Potrai fare di meglio, vero? Ne sono certa’.

L’incontro era ormai rimandato al giorno successivo, promisi a me stesso che non avrei sopportato oltremisura, che qualcosa dovevo compiere e che non dovevo farmela scappare in nessuna maniera, perché la faccenda era audacemente e spudoratamente stata dichiarata. Sì, certo, annunciata e indetta va bene, ma su d’una spiaggia dove la scopi una donna così? In quale luogo la spogli? Dove la fai godere? In che maniera puoi farla partecipe del tuo piacere? A me pareva che ci fossero solamente degli spogliatoi e nient’altro, perché avendo a disposizione poco più d’un un metro e cinquanta quadrato di spazio che cosa ci fai? Non importa, nessun dramma, adeguati e arrangiati, cogli l’attimo e va’ avanti. A questo punto me la volevo chiavare, addirittura nel cortile d’un convento di clausura se ci fosse stato a portata di mano. Bramavo attraversare la setosità della sua pelle, lo spessore dei suoi capezzoli, la pienezza delle sue chiappe, reclamavo captare la piacevolezza del suo alito, la fragranza delle sue cosce, baciarle le labbra, le mani e quei piedi tanto belli. Desideravo ascoltare come poteva godeva, come veniva riversandole dentro il mio appassionato e canicolare orgasmo.

Io ero pronto a tutto, eppure lei mi smontò, scomponendo e semplificando al massimo ogni rituale di corteggiamento e d’accoppiamento, perché molto familiarmente nel momento della siesta sotto l’ombrellone, si sollevò, compì pochi passi, si girò e mi fece un esplicito segno di seguirla. Io manifestamente magnetizzato come un cobra la seguii, lasciando mia moglie che sonnecchiava placidamente. Anche lei aveva avuto la mia stessa idea, giacché mi condusse direttamente verso i cabinati ed entrò nel suo lasciando la porta socchiusa. Io rapidamente m’intrufolai e chiusi. Dopo aver bloccato cercando di non far rumore, chissà poi perché, mi girai turbato non sapendo che cosa proferire in quel momento, lei era senza il reggipetto, la sua florida misura era come esplosa e le sue piccole mani faticavano a contenerla con le dita, poiché ne fuoriuscivano due grossi capezzoli chiari e irti. Mi fece segno di non dire nulla e m’invitò con un altro gesto nel farmi avanti.

Io non volli esplodere come nei miei sogni, perché inizialmente bramavo regalarle delicatezza, rispetto e sensibilità, perché la bellezza e l’amore esigono questo. Con le gambe falciate per quella smisurata eccitazione mi sedetti sulla piccola panchetta della cabina e l’attrassi a me. Cominciai a leccarle in segno di gratitudine sia le dita delle mani che i capezzoli, che da esse sporgevano e che s’indurirono ancora di più. Lei iniziò a lagnarsi intensamente per il piacere provato, facendomi capire che quell’atto di riconoscimento era assai gradito dal suo essere intimo di femmina. Capii al volo, la feci sedere al posto mio, m’inginocchiai davanti a lei e le agguantai i piedi morbidi, glieli baciai succhiandole in ultimo tutte le dita, mordicchiandone ogni tanto qualcheduno. Lei gradì tantissimo, tanto che pensai che stesse già per venire. Dopo mi fece segno d’alzarmi in piedi, adesso era lei che voleva condurre il gioco e assaporare l’attimo, siccome era seduta m’abbassò lo slip e con un sorriso d’apoteosi avvicinò la bocca ben truccata alla punta del glande, ormai perfettamente scoperto e gonfio.
Lo assaporò e lo baciò, in conclusione lo fece sparire completamente nella sua bocca. Non era il momento giusto per sborrare, che meschina e che spregevole gretta figura avrei compiuto, sicché mi trattenni dedicandomi interamente a lei.

Avevo l’intenzione di baciarla e di leccarla tra le cosce, ma come potevo compierlo in così poco spazio a disposizione? All’istante mi sdraiai per terra tenendo le gambe sollevate, lei si collocò rimanendo accovacciata sul mio viso, io le baciai a lungo tutto l’interno delle cosce setose, dopo con la lingua entrai decisamente nel suo anfratto sugoso e odoroso, inebriato e totalmente in visibilio, mentre assaporavo con bontà le secrezioni della sua stupenda fica. Lei mi venne praticamente in bocca, con mugolii soffocati nella gola. A questo punto spettava a me eseguire il resto, anche perché non potevamo assentarci ancora per lungo tempo. Ci rimettemmo in piedi, le alzai una coscia facendole appoggiare il piede sulla panchetta e con qualche manovra appropriata, che le procurò anche una leggera fitta di dolore, riuscii a penetrarla mentre con le dita d’una mano le esploravo in profondità tutto il solco del fondo schiena e con l’altra le martoriavo un capezzolo.

I suoi mugolii erano concentrati, assai veementi, al momento potevano senz’altro udirci dall’esterno. Io non mi trattenni oltremodo e un lungo fiotto denso, troppo a lungo trattenuto, si riversò in successivi spasmi dentro di lei estasiandola e travolgendola di piacere.

Soltanto a quel punto, rivestendoci, ci scambiammo rapidamente qualche bacio di tenerezza e di complicità. Qualche minuto più tardi eravamo nuovamente distesi sui nostri rispettivi sdrai ignorandoci e fingendo di non conoscerci.

Per quanto mi riguarda, acclamazioni e plausi per le farmaciste. 

{Idraulico anno 1999} 

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