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Erotici Racconti

Visioni pomeridiane

By 3 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mio malgrado mi lascio persuadere molto facilmente, la mia autostima rasenta i valori prossimi alle temperature delle calotte polari in inverno, se poi si parla di sesso la mia volontà &egrave paragonabile alla consistenza del vapore. La premessa era d’obbligo, scusate, ma &egrave meglio se prima ci capiamo.

Le vedo volteggiare, vibrare nell’etere, appollaiate sui fili tesi dell’alta tensione, come falchi che predano prima con la vista finissima per poi schiantarsi con vorace desiderio e bramoso appetito sulla inconsapevole vittima. In ogni dove scorgo culi danzanti e seni traboccanti, schegge di grandi labbra che si fanno spazio nelle pieghe interne dei pantaloni troppo aderenti, quasi ammiro l’umido interno, sempre, tassi superiori al 90%. Adoro e odoro i profumi che ne trasudano, passando in macchina essi mi avvolgono stuzzicandomi narici e neuroni, brividi estatici mi assalgono mentre torno a fissare il contakilometri, strapazzo le mie spalle con la speranza di scrollarmi di dosso quella cazzo di fantasia che inizia a correre: le mie mani tra l’interno delle sue cosce, mentre cammina, mentre si atteggia a super diva urbana, con le mani occupate dai fagotti della spesa, le mie mani che si insinuano tra la carne e le cuciture del perizoma che le intaglia il culo, quasi fosse legno d’ebano. I gemiti e i rantolii che tiene ben stretti tra la lingua ed il palato, in strada non &egrave bene dar sfogo al godimento, le gote che arrossendo accolgono increspate le strie di sudore ricche in sali minerali. Dischiudi quella cazzo di bocca! Voglio vedere il labbro inferiore piegarsi verso il basso, voglio vedere ‘O’ disegnate dalla tua bocca desiderosa di membri che la riempiono…
Neanche mi guardi, scruti con la coda dell’occhio, ma non vuoi vedermi, vorresti anche tu che questa rimanesse pura e semplice fantasia, vero? Ti sei eccitata al sol pensiero che, io, estraneo automobilista, mi sia voltato per guardarti, dopo aver ammirato la tua danza di corteggiamento che insceni ogni volta che esci in strada, io che potrei essere chiunque, io, che sono diverso ogni volta che guardi in strada, ogni volta che un auto passa e ti solletica con la scia d’aria. Non perderti d’animo, in camera, prima di cena, distesa supina sul tuo comodo ed enorme lettone a due piazze, lascerai scivolare la tua mano tremolante tra le gambe, le dita solleveranno distrattamente, o così vorrai pensare, l’elastico dei tuoi slip perché vuoi che i tuoi occhi si riempiano del tuo monte di Venere, dei peli che lo colorano e delle carni che disegnano quattro fra le più belle labbra che tu abbia mai potuto vedere, nei filmetti sconci che ti concedi, nei giochini lesbo che spesso ti accompagnano nelle serate a base di hascisc. Le allargherai con l’indice ed il medio, e già accompagnato dal primo sospiro, il corpo si tende come corda da bucato, inarcando la schiena lasci senza pudore scricchiolare le toghe del giaciglio, sgrani gli occhi perché una lenta venatura di vergogna ti assale. Lo desideri, desideri quel tizio che per una millesima parte di secondo ti ha guardato attraverso i vetri dell’auto, ti ha scopato con gli occhi, ti ha montato con il languore che tu sei riuscita a leggere nelle pieghe dei sopraccigli, forse. Già forse, perché ti conosci e sai che non hai letto un cazzo, sai che il desiderio che ti percuote in ogni vicolo della città, al pensiero di uno sconosciuto che ti accompagna con le mani tra le cosce, ti tramortisce, ti inzuppa, ti eccita, miseramente belva in calore per le vie del borgo. Rosea e lucida &egrave la carne sottesa tra le piccole labbra, specchio del tuo godimento, rivoli di denso, biancastro umore vaginale, scivolano sulla parte bassa dei tuoi glutei, su quei piccoli montarozzi che si piegano all’attaccatura con le tue cosce, inondano l’orifizio impenetrabile che ti concedi solo negli eccessi masturbatori, quello stretto inviolabile nero portale della sodomia.

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