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Racconti Erotici Etero

36. SEVEN SECONDS

By 22 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Possono bastare sette secondi? Sette secondi per guardarsi intorno e capire una intera esistenza? Possono bastare sette secondi per ritrovarsi nella vita di qualcun altro? Possono bastare sette secondi per cambiare le cose?

Appena imboccata l’autostrada trafficata, Samantha sentì l’aria vacanziera che l’avvolgeva, mentre il sole la scaldava, irradiandola con la propria luce attraverso il parabrezza e sciogliendo definitivamente il grigiore invernale, che l’aveva tenuta in ostaggio per lunghi mesi.

Era seduta comodamente sul sedile destro della veloce autovettura, mentre suo marito era assorto nella guida. La musica riempiva l’abitacolo, così non era neppure necessario scambiarsi una parola. La coppia stava attraversando un periodo difficile e quella vacanza sarebbe dovuta servire a migliorare il rapporto, ravvivandolo e vivacizzandolo, soprattutto dal punto di vista sessuale.

Il traffico era davvero intenso e a tratti addirittura congestionato, tanto da dilatare notevolmente i tempi fissati dalla tabella di marcia. Samantha sentì suo marito Simone sbuffare rumorosamente, ma fece finta di nulla, perché non voleva intavolare una noiosa discussione su quanto sarebbe stato opportuno anticipare la partenza. Lui era preciso e metodico e la sua mentalità pignola e rigida si era sempre scontrata con quella vivace e briosa di Samantha, creando incomprensioni e malumori sempre maggiori tra i due.

Samantha alzò il volume della radio, poi inforcò un paio di grossi occhiali da sole e si mise a guardare fuori dal finestrino laterale. Lei era a proprio agio: non le interessava rispettare alcuna stupida tabella di marcia e almeno in vacanza non voleva essere stressata dagli orari. Osservava con curiosità le auto che le sfilavano accanto a passo d’uomo e guardava all’interno di ogni abitacolo per carpire l’umore dei passeggeri: le espressioni tese dei conducenti, gli occhi vivaci dei bimbi coricati nei seggiolini, il fare annoiato degli adolescenti con gli auricolari nelle orecchie e lo sguardo vigile delle signore.

Quella era la sua finestra sul mondo e Samantha si divertiva ad osservare la diversità delle vite che le passavano accanto. C’erano persone di tutti i tipi: dalle coppie di giovani fidanzati che approfittavano del traffico rallentato per scambiarsi tenerezze, alle coppie di anziani che dopo tanti anni di convivenza avevano ancora la voglia di partire insieme per le vacanze; poi c’erano i playboy di provincia, sguaiati sulle proprie auto sportive, le coppie eleganti a bordo delle decappottabili straniere, le famiglie numerose su camper carichi di bagagli, i passeggeri allegri su pullman imponenti.

C’era tutto un mondo che Samantha poteva apprezzare fuori da quel finestrino, per riuscire a ignorare le noiose e irritanti sbuffate del marito che le sedeva accanto: un interminabile serpentone di veicoli che si snodava lungo la torrida autostrada a tre corsie e che procedeva pigramente per raggiungere le località di mare.

In quel momento il traffico era completamente fermo. All’auto di Samantha si affiancò un enorme fuoristrada scuro. Lei alzò gli occhi per sbirciare nell’abitacolo e incrociò lo sguardo di un uomo abbronzato. Trascorsero sette secondi, il tempo di distogliere l’attenzione, perché la giovane si costruisse nella mente decine di situazioni erotiche da condividere con quel guidatore affascinante. Bastarono sette secondi, perché lei bramasse di trovarsi fra quelle braccia, con quello sguardo di fuoco puntato addosso, a farsi scopare in tutti i modi; solo sette secondi, per capire che non aveva mai desiderato il marito come stava desiderando quell’estraneo.

Samantha cercò di sistemarsi meglio sul sedile, sperando che il traffico restasse bloccato ancora per un po’, in modo da prolungare il piacere di quelle fantasie segrete. Abbassò gli occhiali scuri sul naso e guardò in alto, nell’abitacolo, incontrando nuovamente quello sguardo da sturbo. Lui la stava fissando, pareva volesse ipnotizzarla, con quegli occhi. Samantha avvertì un brivido lungo la schiena, quando lo sconosciuto accennò un sorriso. Senza muovere la testa, la giovane sostenne quello sguardo e sorrise a sua volta, continuando a fantasticare arditamente. Il marito non si era accorto di nulla, preso com’era a inveire contro il traffico e a pensare alla propria tabella di marcia. Samantha non riusciva a distogliere lo sguardo da quell’estraneo; sentiva i suoi occhi addosso, mentre la spogliavano lentamente dei vestiti e di qualsiasi inibizione. Avvertiva un formicolio in mezzo alle cosce e aveva la prepotente voglia di allargare le gambe e toccarsi sfacciatamente davanti a lui, per placare l’eccitazione. Si limitò a sollevare l’orlo del vestitino estivo, scoprendo le cosce leggermente abbronzate. Quando guardò su, Samantha notò con piacere che lo sconosciuto gliele stava ammirando e si sentì avvampare. Non vedeva nessun altro a bordo del fuoristrada e la ragazza invidiò la libertà di quel tizio che in soli sette secondi l’aveva scombussolata.

Chiuse gli occhi qualche istante e con delusione sentì la propria auto rimettersi in movimento. Fine della fantasia, pensò con rammarico, mentre Stefano smetteva finalmente di imprecare. Le file di veicoli nelle tre corsie si rimescolarono come le combinazioni di una slot-machine, ma quei sette secondi avevano lasciato il segno in Samantha. La giovane scivolò sul sedile, per riuscire ad abbassarsi e poter sbirciare nello specchietto laterale, alla ricerca del fuoristrada nero, senza riuscire a vederlo. Dentro di sé sospirò rassegnata, mentre l’eccitazione in mezzo alle gambe era ancora nitida. Se solo fosse stata sola’

‘Ho deciso di fermarmi alla prossima stazione di servizio; devo fare il pieno all’auto, così potremmo approfittare per mangiare un boccone.’ La voce di Stefano troncò bruscamente i pensieri di Samantha, che si limitò ad annuire con un impercettibile cenno del capo.

Pareva che tutti avessero avuto la stessa idea: l’autogrill straripava di gente e ora era Samantha a sbuffare. Suo marito le chiese che cosa volesse mangiare e poi si mise in fila alla cassa. La ragazza aspettò in disparte, osservando quell’incessante flusso di gente che si muoveva intorno a lei. Quando incrociò lo sguardo dello sconosciuto abbronzato in mezzo alla folla, trasalì e si sentì avvampare. Ora poteva notare la sua figura per intero e la prima impressione che aveva avuto fu convalidata. Era un uomo alto e fisicamente prestante, leggermente brizzolato, sulla quarantina. Ma ciò che la colpiva maggiormente di lui erano gli occhi, che parevano spogliarla e scavarle dentro, infiammandole i sensi.

Lui la raggiunse e con tono sicuro si presentò: ‘Ciao, il mio nome è Alessandro!’

‘Mi chiamo Samantha.’, bofonchiò lei. Lui le tese la mano e lei gliela strinse frettolosamente, per paura che il marito potesse vederla.

‘So che non sei sola. Ti aspetto vicino ai bagni, raggiungimi appena puoi.’

Il suo tono era talmente suadente e convincente, che risultava difficile dirgli no. Un ultimo rapido sguardo e Alessandro si volatilizzò in mezzo alla folla. Samantha rimase inebetita, affascinata ed eccitata. Il formicolio in mezzo alle gambe non le diede tregua neppure durante il pranzo, mentre il marito le parlava di argomenti noiosi e ripetitivi. Lei pensava a tutt’altro: a quella mano che aveva stretto la propria, a quegli occhi penetranti, a quel fare sicuro e affascinante. Sentiva un lago in mezzo alle gambe, la sua fame non era di cibo e se lo sconosciuto fosse stato lì in quel momento, avrebbe mangiato lui, al posto della cotoletta unta e delle patate fritte che aveva nel piatto.

‘Scusami, vado in bagno!’, tagliò corto Samantha. Il marito fece un cenno con la testa e la ragazza scattò in piedi, ansiosa di raggiungere Alessandro.

Lui era seduto a un tavolo accanto ai bagni. Stava sorseggiando un caffè, ma quando la vide arrivare, poggiò la tazzina e si alzò per andarle incontro.

‘Sono contento di vederti, Samantha.’, le bisbigliò e la sua voce le solleticò l’orecchio, facendola rabbrividire. ‘Vieni con me!’

Lei lo seguì, senza dire una parola e senza fare una piega, completamente persa nel suo sguardo. Uscirono dall’autogrill, dirigendosi sul retro, dove fiorivano rigogliose piante di oleandri, che potevano assicurare una discreta privacy. Alessandro strinse Samantha fra il proprio corpo e il muro scaldato dal sole del tardo pomeriggio e lei si abbandonò in quell’abbraccio. Si baciarono freneticamente, lasciandosi guidare dal desiderio. Lui le passò la lingua lungo il collo, tracciando una scia fino all’incavo dei seni. Lei avrebbe voluto dire molte cose, ma l’eccitazione le bloccava il respiro, quindi si limitò a godere dei baci e delle carezze di quello sconosciuto. Il trasporto era tale, che Samantha non provava alcun senso di colpa; il posto in cui lei voleva trovarsi era esattamente fra quelle braccia. Purtroppo non c’era molto tempo per abbandonarsi a giochi erotici particolari e comunque la reciproca attrazione non concedeva loro di indugiare oltre. Lui aderì maggiormente al suo corpo, facendole sentire la prepotenza della propria erezione. Samantha sentiva la voglia che la consumava; gli slacciò i pantaloni e glielo tirò fuori, impugnandolo con bramosia per masturbarlo. Dopo qualche istante, Alessandro la fece girare, le tirò su il vestitino leggero, le scostò gli slip e si fece strada nella sua femminilità calda. Lei lo accolse con un gemito di piacere e con tono lascivo lo invitò a non fermarsi. Lui non si fece pregare e la penetrò furiosamente, fino a placare la loro voglia.

Erano stati brevi istanti, in cui Samantha aveva goduto più di quanto ricordasse di aver mai fatto col marito. La sua attrazione per Alessandro era tale, da averla trascinata in quella situazione folle. Si ricompose in fretta, poi alzò gli occhi sull’uomo e ricambiò il suo disarmante sorriso complice. Era stupendo, era un vero e proprio colpo di fulmine, che faceva apparire ancora più squallido il comportamento piatto e noioso del marito. Simone non avrebbe mai fatto nulla del genere, non l’avrebbe mai presa in preda al desiderio irrefrenabile sul retro di un autogrill, col rischio di essere sorpresi. Simone non era tipo da colpi di testa, Simone non le aveva mai fatto salire il sangue alla testa.

‘Ti lascio il mio numero, Samantha. Chiamami appena puoi, ho voglia di stare con te.’

Una richiesta semplice e lineare, che faceva apparire ogni cosa plausibile. Ma lei non era libera, aveva un marito, aveva una casa, aveva una vita lontana da Alessandro. Come avrebbe potuto incontrarlo ancora? Come avrebbe potuto cambiare le cose e stravolgere la realtà? Lei gli sorrise, lo baciò con trasporto e senza dire nulla, prese il pezzetto di carta e scappò via.

Suo marito non le fece domande e Samantha si sentì sollevata. Per tutto il tragitto che restava, la giovane non fece che pensare all’amplesso con Alessandro, ai suoi occhi, alle sue mani, alla sua bocca e alle spinte che l’avevano fatta godere. Lo voleva, al più presto, per concedersi di più.

La vacanza passò piuttosto in fretta. I due coniugi a letto avevano ritrovato una discreta intesa, dovuta alla ritrovata vivacità sessuale di Samantha e il merito era di Alessandro. La ragazza era vogliosa e insaziabile; voleva fare sesso mattina, pomeriggio e sera e a volte svegliava Simone in piena notte con un pompino a sorpresa; lui pareva gradire e rispondeva con erezioni potenti. In quel breve periodo, Samantha trascinò il marito in un vortice di piacere che era loro sconosciuto, prima di conoscere Alessandro.

L’idillio finì bruscamente al ritorno dalle vacanze. Il rientro alla vita quotidiana fece crollare la libido di Simone, ma non la voglia di Samantha, sempre più insofferente al piattume del marito. Alessandro aleggiava nell’aria come un fantasma e Samantha ricorreva sempre più spesso al ricordo di quel pomeriggio per placare il proprio desiderio. Impugnava il vibratore, se lo strofinava lentamente sul clitoride gonfio e poi lo infilava dentro, facendolo sprofondare il più possibile, per avvicinarsi ai vertici del piacere che Alessandro le aveva fatto provare. Ma una volta raggiunto l’orgasmo solitario, Samantha si rigirava fra le mani quell’oggetto freddo e metallico, insoddisfatta. Aveva bisogno di lui, voleva Alessandro e il ricordo di quel pomeriggio non le bastava più.

Una sera che si trovava sola, aprì il cassetto del comò e recuperò il foglietto che lui le aveva lasciato dopo il loro incontro. Senza riflettere, compose il numero sul proprio cellulare. Pochi squilli e Samantha rabbrividì, sentendo la voce suadente di Alessandro e temendo che lui non si ricordasse più di lei.

‘Ciao Alessandro, sono Samantha!’

Lui la riconobbe all’istante e la salutò con entusiasmo. ‘Samantha, cara, sono felicissimo di sentirti. Ti ho pensata molto in questo periodo.’

‘Anche io!’, ribatté lei, arrossendo al pensiero del proprio vibratore sepolto in fondo al cassetto della biancheria intima.

‘Come stai?’, le chiese lui con interesse.

‘Bene’grazie.’

‘Samantha, ho pensato parecchio al nostro incontro. Ho voglia di rivederti”

‘Anche io, Alessandro. Ti ho telefonato per questo. Con mio marito le cose non stanno funzionando e io non ne posso più. Da quando ti ho incontrato su quell’autostrada, da quando mi hai presa in quel modo, non sono più stata capace di dimenticarti. Ora, se penso al sesso, mi vieni in mente tu”

Lo sentì sospirare.

‘Devo confessarti che anche io mi sono toccato diverse volte, pensando al nostro pomeriggio. Ti voglio, Samantha, dobbiamo vederci!’

Il suo tono era deciso, come quando le aveva chiesto di seguirlo sul retro dell’autogrill.

‘Se riuscissi ad organizzare le cose, Alessandro, potremmo farlo.’

Mentre gli parlava e la voce dell’uomo le solleticava l’orecchio, lei sentì il formicolio in mezzo alle gambe e avvertì il proprio desiderio crescere.

‘Ne ho voglia anche io, Alessandro”, sussurrò, sospirando.

‘Allora organizzati, tesoro, non è impossibile, se si vuole veramente. Io sono solo, per me è semplice spostarmi. Fammi sapere dove posso raggiungerti e mi precipito.’

‘Verresti fino a Bergamo?’, gli domandò lei dolcemente.

‘Da Bologna a Bergamo? Non ci vuole nulla!’, le rispose ottimista.

‘Va bene. Ti farò sapere appena si presenterà l’occasione giusta.’

‘Non vedo l’ora, piccola!’

Si salutarono. Da quel momento Samantha aspettò pazientemente il momento opportuno per poter vedere Alessandro. Il proprio desiderio era alle stelle, non ce la faceva più; il vibratore ormai la disgustava per quanto lo stava utilizzando, ma il pensiero di Alessandro e la possibilità di rivederlo erano afrodisiaci irresistibili. La ragazza era vogliosa, il marito cedeva troppo raramente alle sue avances e lei doveva calmarsi, toccandosi continuamente. Le sembrava di essere diventata una insaziabile assatanata.

Qualche tempo dopo, si presentò finalmente l’occasione che Samantha stava aspettando: Simone doveva partecipare a un congresso a Roma durante il fine settimana successivo e sarebbe mancato per tre giorni.

Raggiante, la ragazza telefonò immediatamente ad Alessandro, che si liberò da qualsiasi impegno per poterla raggiungere. Mentre Simone si dirigeva all’aeroporto di Bergamo, Alessandro partì per raggiungere Samantha. Qualche ora e finalmente i due si sarebbero riabbracciati.

Nell’attesa, la giovane organizzò ogni cosa alla perfezione: preparò una cena sfiziosa e indossò un abbigliamento stuzzicante e biancheria intima seducente.

Quando sentì suonare il campanello, Samantha si diede una furtiva occhiata allo specchio e si precipitò ad aprire euforica.

Alessandro era ancora più affascinante di quanto lei ricordasse. Si salutarono con un lungo abbraccio e lui le sfiorò l’angolo della bocca con le labbra.

‘Sei bellissima, veramente.’, le sussurrò, solleticandole l’orecchio con la voce.

‘Anche tu”, le rispose lei, guardandolo negli occhi.

Lo fece accomodare e si richiuse la porta alle spalle; finalmente erano liberi di amarsi come volevano, lontano da tutto e senza fretta. Dopo che Alessandro si fu rinfrescato e sistemato, i due cenarono a lume di candela, parlando di qualsiasi cosa e ridendo. Samantha scoprì una complicità di cui non sospettava neppure l’esistenza. Dopo la cena, si alzò dal tavolo, per offrire del gelato al proprio ospite. Prese da un armadietto due coppette da riempire, ma si sentì afferrare da dietro. Alessandro la premette col proprio corpo contro il piano della cucina, bloccandole i polsi. Samantha sospirò. Lo desiderava da tanto tempo e aveva dimenticato quella sicurezza che la eccitava tanto. Si abbandonò alla sua stretta, ansimando e lasciando che Alessandro strusciasse la propria erezione contro il suo culo.

‘Ti voglio, Alessandro, scopami ora, non resisto più!’

Lui slacciò i pantaloni e lo tirò fuori, le sollevò la gonna come era accaduto sul retro dell’autogrill e, scostandole gli slip umidi, la penetrò di colpo, facendola urlare. Prese a pompare come un forsennato, eccitato alla vista del suo culo rotondo, mentre lei si mise a novanta sul piano della cucina, per accoglierlo più profondamente. Quando Alessandro sentì avvicinarsi l’orgasmo, rallentò il ritmo, lasciando che fosse lei per un po’ a danzare languidamente intorno alla sua erezione. Poi lo tirò fuori e, bagnato degli umori della ragazza, lo appoggiò dietro, aspettando il consenso di Samantha. Lei non si tirò indietro, premendo bramosa contro di lui e Alessandro glielo spinse nel culo, penetrandola in maniera piuttosto sostenuta e abbracciandola da dietro, per possederla in profondità. Quando fu all’apice, la trattenne a sé, baciandole la nuca e riversando dentro di lei il proprio piacere. Appena lo estrasse grondante dal culo di Samantha, lei si inginocchiò per ripulirglielo con la lingua e per gustare il sapore del suo orgasmo.

‘Ora lo mangi il gelato?’, gli chiese lei, sorridendo.

‘Certo, tesoro!’, le rispose Alessandro, con voce sensuale.

Samantha riempì due coppette di gelato e poi si accomodarono entrambi sul divano di pelle in salotto.

‘Avrei dovuto aspettare e avere più calma, ma non vedevo l’ora di prenderti.’

‘No, Alessandro, ne avevo tanta voglia anche io…ne ho tanta”, le sussurrò lei, con un filo di voce.

L’uomo l’abbracciò e la baciò sulla bocca e poi sul collo, scendendo fino al seno. Samantha socchiuse gli occhi e sospirando affondò le dita nei capelli brizzolati di Alessandro. Ebbe un sussulto, quando lui cominciò a tormentarle i capezzoli con la lingua e con i denti.

‘Voglio assaggiarti io, adesso!’, le disse deciso, abbassandosi in mezzo alle sue cosce spalancate.

Sfiorò con la punta della lingua la sua pelle calda, poi le sfilò le mutandine e baciò la sua femminilità pulsante, per sentirla godere. La leccò in molti modi, entrando dentro di lei e succhiandole il clitoride, seguendo il ritmo che gli suggerivano i suoi gemiti. Non si fermò neppure quando lei venne; assecondò l’onda delle contrazioni, accentuando l’intensità del suo orgasmo. Poi, senza dire nulla, si spogliò ed entrò dentro di lei, muovendosi piano e in profondità, per cogliere ogni minima espressione del suo volto. Samantha lo abbracciò forte, nel momento in cui sentì partire una nuova scossa di piacere e lo tenne stretto quando Alessandro godette dentro di lei.

Restarono fermi per qualche istante e quando Alessandro la guardò negli occhi, Samantha ebbe la consapevolezza di non poter più fare a meno di lui.

‘Alla fine, i gelati sono rimasti lì; nemmeno questa volta siamo riusciti a mangiarli.’, disse lei con un sorriso poco convincente, cercando di distogliere l’attenzione dai propri pensieri.

‘Già’ma io ero troppo occupato a mangiare te, tesoro!’

Il suo splendido sorriso la colpì con la forza di un pugno nello stomaco, come era già successo in quei sette secondi sull’autostrada. Si baciarono ancora e poi si rivestirono. Samantha accese la televisione e si accoccolò accanto ad Alessandro, che la cinse col braccio. Si addormentarono abbracciati, a notte fonda.

Poco dopo l’alba, Samantha fu svegliata da un raggio di sole che filtrava attraverso la tapparella; indolenzita, si stiracchiò e si soffermò a osservare il proprio amante, che dormiva ancora. Non si capacitava di aver fatto sesso con quel bellissimo sconosciuto e di aver stravolto la propria esistenza nel giro di sette secondi. Che cosa sarebbe accaduto? Che sarebbe stato di loro e di quel legame? Che sarebbe stato del matrimonio con il marito, che sentiva allontanarsi sempre più dal cuore e dalla mente? Samantha si interrogava sul futuro e l’unica sua certezza era che non voleva perdere Alessandro.

Si alzò e preparò la colazione. Quando fu tutto pronto, si avvicinò per svegliare l’uomo e gli sfiorò la guancia con un bacio.

‘Hai fame? La colazione è pronta.’

‘Sei un tesoro, Samantha, volentieri.’

Si accomodarono a tavola per mangiare; Alessandro spalmò un po’ di marmellata su una fetta di pane imburrata e l’addentò. Poi la passò a Samantha, che la assaggiò. I loro sguardi carichi di desiderio si incrociarono ed entrambi smisero di mangiare; Alessandro scostò tazze e vasetti con un braccio e con l’altro invitò Samantha a sedersi sul tavolo. Lei non oppose resistenza, già eccitata da quell’iniziativa. Lui ce lo aveva duro. Le allargò le gambe e glielo infilò dentro, penetrandola con impeto. Lei gli cinse i fianchi con le gambe, per non essere sbilanciata dalle spinte poderose del suo focoso amante. Alessandro affondò il dito nella marmellata e glielo passò sui capezzoli eretti, abbassandosi poi a succhiarglieli con ingordigia. Samantha si sentiva mancare il fiato per l’eccitazione e quando perse del tutto il controllo, lanciò un urlo e si strinse ancora di più ad Alessandro, che continuò a penetrarla, fino a quando non godette dentro di lei, riempendola del proprio piacere. Rimasero abbracciati sul tavolo, ansimando per la furia dell’amplesso e aspettando che i battiti dei loro cuori tornassero alla normalità.

‘Nemmeno nelle mie fantasie ho immaginato che sarebbe stato così.’, disse Samantha, con la voce roca.

‘E’ perfetto, piccola!’, rispose lui, col suo solito tono sensuale, che le solleticò l’orecchio e che la convinse ancora di più che sarebbe stato difficile rinunciare a tutto quello.

Ma il momento di salutarsi si avvicinava. Suo marito sarebbe tornato entro un paio di giorni e al pensiero le si strinse il cuore: come avrebbe potuto riabituarsi al carattere di Simone, dopo aver vissuto quell’esaltante avventura con Alessandro?

A pranzo, decisero di andare in un ristorantino disperso nella brughiera lombarda, per vivere l’illusione di poter essere una coppia regolare. Fu un pomeriggio romantico. Arrivarono fino al lago di Como e fecero una passeggiata, fermandosi su una panchina ad ammirare le mille sfumature dell’acqua increspata dall’aria.

Aspettarono il tramonto, poi salirono in auto, per rientrare a Bergamo. Quel giorno avevano parlato tanto, ma Samantha non voleva rovinare l’atmosfera con tutte le domande che le frullavano in testa e aveva preferito restare sul vago, raccontando del proprio matrimonio e dei propri punti di vista. Alessandro l’aveva ascoltata con attenzione, abbracciandola per dimostrarle solidarietà.

Durante il tragitto, lui teneva la mano sulla gamba di Samantha. Ad un tratto lei gliel’afferrò e se la mise in mezzo alle cosce, sotto il vestitino. Lui le tastò gli slip e attraverso la stoffa leggera e umida avvertì tutto il suo calore. Samantha cominciò ad ansimare, scivolando sul sedile e stringendo il polso di Alessandro, perché la penetrasse con le dita. Così fu. Le scostò le mutandine e introdusse prima un dito e poi due dita dentro di lei, facendola impazzire di desiderio. Anche lui aveva voglia: lo aveva in tiro e lo sentiva scoppiare nei pantaloni, così pregò Samantha di dargli sollievo. Lei allungò una mano verso il suo inguine, gli abbassò la cerniera dei jeans e glielo tirò fuori, carezzandolo in tutta la sua lunghezza. Si masturbarono a vicenda, con una perfetta sincronizzazione dei movimenti, come se stessero scopando. La sentì venire con contrazioni lente, mentre pareva prendesse fuoco. Subito Samantha si avvicinò a lui, che aveva ancora la lucidità di guidare, anche se a velocità ridotta e, dopo avergli dato un bacio, si abbassò in mezzo alle sue gambe e glielo prese in bocca, per farlo godere coi guizzi della propria lingua e con la stretta delle proprie labbra. Non ci volle molto. Sollecitato ed eccitato dall’imprevedibilità di quel pompino, Alessandro si lasciò andare, schizzandole in bocca. Lei glielo ripulì accuratamente e appena l’erezione perse consistenza, glielo rinfilò nei pantaloni, richiudendo la lampo. Anche lei si ricompose, sistemandosi gli slip fradici e lisciandosi la stoffa del vestito. Poi si accoccolò sul sedile e si addormentò. Alessandro la svegliò solo quando arrivarono nel garage di casa. Stanchi e soddisfatti della giornata, andarono a letto e si addormentarono abbracciati.

La mattina seguente si svegliarono piuttosto tardi e decisero di fare la doccia insieme, per godere ancora. Si insaponarono a vicenda, lentamente, con carezze sensuali. Sotto l’acqua tiepida, si strinsero una all’altro e si baciarono dappertutto, carichi di desiderio. Lei si abbassò e glielo prese in bocca, voluttuosa. Alessandro glielo fece fare per un po’, godendo della sua bocca, poi la fece alzare, la fece girare e la penetrò da dietro. Non ci volle molto, per farla venire sotto le sue spinte e nemmeno a lui, per raggiungerla poco dopo in quell’angolo di paradiso. Rimasero poi a farsi massaggiare dall’acqua che cadeva loro addosso.

Dopo colazione, Alessandro si preparò per ripartire. Entrambi erano dispiaciuti, ma non poteva essere diversamente. Simone sarebbe rientrato quel pomeriggio. Si salutarono con un lunghissimo abbraccio; quando si guardarono, i loro occhi esprimevano ciò che le bocche non riuscivano a pronunciare. Samantha si affacciò alla finestra e seguì con lo sguardo l’auto di Alessandro che si allontanava e spariva in fondo alla strada. Sentiva salire le lacrime e non fece nulla per trattenerle.

Simone rincasò qualche ora dopo la partenza di Alessandro e lei si sforzò di salutarlo con entusiasmo.

Stranamente fu lui, quella sera, a cercarla a letto, ma lei si tirò indietro; non riusciva a farlo col marito, non in quel momento, perché sarebbe scoppiata sicuramente a piangere. Accampò una scusa qualsiasi, si girò dall’altra e si addormentò.

Dopo qualche tempo, Samantha ricevette un messaggio sul cellulare. Era di Alessandro.

‘Per quanto io mi sforzi, non riesco a dimenticarti. Per quanto questo non sia di aiuto, devo dirti una cosa che quel giorno non ho avuto il coraggio di confessarti: ti amo!’

Samantha scoppiò a piangere, mentre il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Anche lei lo amava, lo desiderava, lo voleva. Anche lei non riusciva a dimenticarlo. Questa certezza si ha una sola volta nella vita. Le erano bastati sette secondi su quell’autostrada, per intuire che insieme loro due sarebbero stati perfetti. In quell’attimo, le furono sufficienti sette secondi per prendere la decisione che le avrebbe cambiato la vita. Fece le valigie e prese il primo treno per Bologna.

Al marito lasciò un biglietto: ‘Mi dispiace, noi due non abbiamo mai legato. A volte bastano sette secondi per capire.”

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