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Lo studio di Marco era al secondo piano di uno stabile anni settanta. Donatella fece le scale di fretta, con il cuore che le batteva in gola e il fiato spezzato dall’impazienza per quell’incontro.
Andava spesso a trovare il suo amico, artista in erba e di belle speranze. Marco aveva ancora venduto molte opere, ma il gallerista con il quale collaborava aveva grosse aspettative. E lei era sempre stata ed era pronta a sostenerlo, sempre al suo fianco.
“Ciao, come va oggi?”
L’espressione sul volto dell’artista lasciava trasparire il suo disagio. E il disegno appena abbozzato sulla tela davanti a lui lo confermava senza possibilità di replica.
“Eh, non bene. Non riesco a trovare l’ispirazione…è come se mi mancasse qualcosa…uno stimolo, forse”
“Ma non preoccuparti, dai”, lo rincuorò lei, “vedrai che magari devi solo staccare con la testa, distrarti un pò”
Marco la guardò perplesso. Cosa ne sapeva lei del peso dell’essere un artista?
Però forse…forse aveva ragione. Dopo tutto andava così d’accordo con lei proprio per quel suo senso pratico che la contraddistingueva, e quella freschezza leggera che era capace di lasciargli ogni volta dopo i loro incontri.
Biondissima, quesl giorno si era fatta la coda di cavallo. Vestiva sportivo, con un top attillato e degli shorts blu elasticizzati. Probabilmente era appena tornata dal fare una piccola sessione di jogging. Marco solo allora notò in effetti che era leggermente sudata.
Donatella gli sorrise e si avvivcinò. Lui ricambiò il sorriso e la strinse a sè. C’era intesa e l’atmosfera vibrò.
Si baciarono, come avevano fatto molte altre volte. Come inevitabilmente accadeva ogni volta, grazie a quella strana chimica che sapeva attrarli.

“Dai, adesso rilassati e fatti ispirare da me”
La ragazza prese a tastare piano il pacco di Marco, che si stava gonfiando a poco a poco.
“Wow, vedo che hai deciso di darmi retta, dopo tutto”. Risero insieme nuovamente.
Donatella si abbassò e liberò il membro dell’uomo. Bello e svettante, era già mezzo eretto.
Lo prese bene tra le dita e se lo portò alla bocca, gustandolo piano, lentamente.

Le sue labbra scivolavano avanti e dietro lungo la pella dell’asta, lasciando ad ogni passaggio uno strato di saliva che luccicava alla luce dei faretti dello studio dell’artista.
“Come sei brava, Dona”, sospirò lui, in piena estasi.
Lei alzò lo sguardo e gli sorrise, ancora con tutto quel cazzo notevole che le riempiva la bocca.

Continuò ancora per un pò, impietosa del fatto che Marco si stava agitando per la crescita esponenziale del godimento. Per lui era quasi allarme schizzo!

La ragazza allora realizzò che non voleva che finisse così presto, e quindi decise di fermarsi.
“Vieni qui, che adesso tocca a te”
Marco l’aiutò a salire sopra il tavolo in larice e la liberò dalle mutandine. Poi si tuffò tra le sue cosce, leccando voracemente. La punta della sua lingua penetrava ritmicamente la vulva, solleticando di tanto in tanto il clitoride.
“Oh, che bello. Sei davvero bravo…”

L’artista stava dipingendo con la lingua un’opera di puro piacere. E la sua musa ansimava con sempre maggior frequenza. L’eccitazione stava salendo per entrambi.
L’uomo allora decise che era il momento di dare totale e libero sfogo alla sua creatività.
Si eresse fiero e piazzò la sua verga dritta dentro l’ano della ragazza.

“Ohhhh….mio….dioooo….”
Donatella urlò sopraffatta dal primo dolore della penetrazione. Ma poi, man mano che lo strumento di sevizie avanzava dentro e fuori di lei, il dolore cedette il passo al godimento. Ad ogni spinta il suo buco si allaragava sempre di più, accogliendo elastico l’enorme pezzo di carne rigida che la stava sodomizzando senza pietà.
“Ti piace, troia? Dimmi che ti piace come piace a me!”.
Marco era eccitatissimo, sudato e spiritato. Scopava il culo della ragazza come se non ci fosse un domani.
“Dai, amore, adesso fammi stare sopra”, chiese ad un certo punto la ragazza, stanca di quella posizione.
Si scambiarono di posto, Marco stendendosi sul tavolo. Con il cazzo pronto a impalare nuovamente il culo di Donatella, stavolta dall’alto.
E via, di nuovo a spingere fino a quanto poteva dentro il corpo di quella femmina indomabile.

L’ano di Donatella sembrava insaziabile. Nonostante l’incessante martellamento non dava segni di cedimento. E la ragazza continuava golosa a cavalcare quel cazzo così generoso.
“Sei la mia musa…mi ispiri da morire”, esternò l’artista tra gli ansimi, in cerca di ispirazione.
“Si, si, sono la tua musa…la tua musa che le piace prenderlo nel culo da un artista dotato come te”
Godevano entrambi, muovendosi sempre più forte.

Poi, tutto d’un tratto, Marco prese l’iniziativa e decise di trasferire il campo di gioco da dietro a davanti, dal culo alla fica. Sollevò quindi di scatto la ragazza afferrandole le chiappe e sfilando il membro dall’ano ormai sfondato. Quindi puntò bene contro la vulva e calò sicuro il corpo di Donatella, in modo che il suo pene entrò senza fatica dentro quelle tenerezze che erano già pronte ad accoglierlo.
Un caldo umido avvolse subito l’asta dell’uomo, che ora scopava con maggiore facilità, dovuta alla natura più accoglente dell’apparato femminile e alla maggiore lubrificazione.
Marta sorrise soddisfatta, ospitando felice il cazzo impazzito di Marco che la stava percuotendo dentro e fuori ad un ritmo febbrile. Era attenta a cogliere ogni piccolo impulso di piacere che proveniva dalle pareti vaginali e che le esplodeva nel cervello.

E poi arrivò il momento tanto atteso. I colpi dell’uomo si fecero più profondi e decisi, preludio del gran finale.
“Alzati, alzati, svelta”, la esortò Marco, che non riusciva più a trattenersi. Si rizzò veloce in piedi e premette sulle spalle della ragazza, che si accovaciò giusto in tempo.
Dal cazzo dell’uomo uscirono alcune gocce bianche che investirono il viso di Donatella. Subito dopo seguite da un paio di lunghi fiotti di sperma caldo che scivolarono sul petto della donna, lungo il seno.
L’opera dell’artista era adesso completata.
Donatella, gioiosa, afferrò il pennello e finì di pulirlo con la lingua dalla fatica di quella creazione così intensa.

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