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Racconti Erotici Etero

Abelardo ed Eloisa, una passione erotica del Medioevo

By 10 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Chi tra i re o filosofi poté uguagliare la tua fama? Quale regione, o città, o paese non ardeva dal desiderio di vederti? Chi, ti chiedo, quando camminavi tra la gente, non correva subito a guardarti? Quale sposa, quale vergine, non ti desiderava con ardore se eri assente e, se invece eri presente, non arrossiva? Quale regina o nobile donna non invidiava le mie gioie e il mio letto?’ Eloisa.
Un giorno d’estate, nella Parigi del XII secolo, il canto inebriante della missa de l’homme armè di Guillaume Dufay riempiva l’Abbazia di Saint Germain des Prés. Nonostante fosse pomeriggio i monaci cantavano a lume di candele nel coro dell’abbazia, profumata da una soave nuvola d’incenso.
Nelle vicinanze, una giovanissima fanciulla sentiva la musica angelicale. Eloisa, appena adolescente, ascoltava dalla sua stanza con il cuore eccitato. Guardava dalla finestra ed aspettava. L’uomo che più amava, l’uomo che più ammirava nella sua vita stava per arrivare. Zio Fulberto, canonico a Notre Dame, lo aveva assunto come suo insegnante privato, dopo tante insistenze da parte di Eloisa. Finalmente lo avrebbe avuto solo per se stessa! E lo voleva con tutto il suo cuore, voleva donarsi a lui!
Abelardo, un chierico di gran successo e fama, aveva 35 anni. Era già un gran filosofo e teologo, amato dagli allievi e conosciuto in tutta Parigi per la sua eloquenza e vasta cultura. Fisicamente era un uomo superbo e bello, affascinante, un grande seduttore. Le donne, e specialmente le sue giovane allieve, l’amavano.
Eloisa lo aveva ascoltato spesso nelle sue lezioni pubbliche. La prima volta che lo vidi, rimase colpita, profondamente innamorata. Il suo cuoricino vergine battè per lui, come quello delle altre fanciulle che sospiravano per Abelardo. La sua giovane carne iniziò a bramare per lui. Questo amore di Eloisa la spinse agli studi per cercare di raggiungerlo, di avvicinarsi a quell’uomo così affascinante e meraviglioso. Ai 18 anni Eloisa divenne colta, conosceva benissimo i testi latini, greci ed ebraici. Divenne una ragazzina intellettuale, e molto carina.
Senza saperlo lo zio la gratificò, affidandola come allieva nelle braccia del suo amato, a cui diede persino il permesso di batterla per costringerla allo studio.
Finalmente era arrivato! Abelardo entrai nella casa, Fulberto le presentò sua nipote. Per entrambi ci fu un colpo di fulmine. Eloisa si sentì contentissima, eccitata, quasi non riusciva a ragionare, persino si sentì leggermente bagnata dall’emozione.
‘Prima ci ritrovammo uniti nella stessa casa, poi nell’animo. Col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all’amore” Abelardo.
Il saggio insegnante non potè rimanere indifferente dalla bellezza di Eloisa. Man mano passavano i giorni, man mano si incontravano soli, indisturbati, per le lezioni, la passione di entrambi sbocciava veloce come un bellissimo fiore. La fresca e virginale bellezza di Eloisa infiammò il desiderio di Abelardo. Avvenne così che il maestro e l’allieva si abbandonarono ad una passione amorosa. Lui preso dall’ardente desiderio lussurioso di possederla, ed Eloisa per profonda ammirazione, riconoscimento ed amore si concesse e sottomesse a lui, a quest’uomo saggio, più vecchio e con più esperienza di lei, il Suo Maestro. Maestro scelta da lei persino per guidarla nelle vie dell’amore.
‘Col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all’amore, lo studio delle lettere ci offriva quegli angoli segreti che la passione predilige. Aperti i libri, le parole si affannavano di più intorno ad argomenti d’amore che di studio, erano più numerosi i baci che le frasi; la mano correva più spesso al seno che ai libri. E ciò che si rifletteva nei nostri occhi era molto più spesso l’amore che non la pagina scritta oggetto della lezione. Per non suscitare sospetti la percuotevo spinto però dall’amore, non dal furore, dall’affetto non dall’ira, e queste percosse erano più soavi di qualsiasi balsamo. Il nostro desiderio non trascurò nessun aspetto dell’amore, ogni volta che la nostra passione poté inventare qualcosa di insolito, subito lo provammo, e quanto più eravamo inesperti in questi piaceri tanto più ardentemente ci dedicavamo ad essi senza stancarci’. Abelardo.
Il maestro la sculacciava per finta. Col pretesto di costringerla allo studio approfittava in realtà per toccarla. Più di botte, la sua mano indugiava in carezze. Ad Eloisa le piaceva molto essere trattata così. Quando sapevano che lo zio Fulberto sarebbe stato assente per molto tempo, si toccavano furtivamente e si baciavano. Per la prima volta sentì un uomo baciare ed adorare le sue mammelle. Per lei è stata un sentimento molto femminile.
‘Quei piaceri d’amor che abbiamo gustato insieme sono stati così dolci per me, che non posso pentirmene e nemmeno cancellarne il ricordo. Da qualunque parte mi volga sono sempre davanti agli occhi con tutta la forza della loro attrazione’. ‘Anche quando dormo mi perseguitano le loro illusioni; perfino nei momenti solenni della messa, quando la preghiera deve essere più pura, le immagini oscene di questi piaceri si impadroniscono talmente della mia povera anima che mi abbandono più a queste turpitudini che alla preghiera’. Eloisa
Non si dimenticherà mai la prima volta che lo vidi. Stando lei seduta accanto al tavolo Abelardo si alzò e si apri le veste monacali per mostrarglielo. Quanto era bello! Quanto era energico e vigoroso! Quello scettro portentoso adesso le apparteneva a lei! Era tutto sua! I baci non furono sufficiente per mostrargli quanto lo adorava, prima con timidezza, poi con infinita passione. Le piaceva moltissimo il suo profumo, la fragranza intima d’uomo del suo signore. Quella sera Eloisa gli fece l’amore con la bocca. Era follemente innamorata di Abelardo.
‘Al mio signore, anzi padre, al mio sposo anzi fratello, la sua serva o piuttosto figlia, la sua sposa o meglio sorella… ti ho amato di un amore sconfinato… mi è sempre stato più dolce il nome di amica e quello di amante o prostituta, il mio cuore non era con me ma con te’. Eloisa.
Nuda di fronte a lui, Eloisa era piccola, di carnagione bianca purissima, di cappelli lunghi color miele castano. Raggiante, i suoi seni sembravano due piccoli meloni preziosi. I suoi capezzoli non erano particolarmente puntate, bensì sembravano due grande monete di argento, gonfie, preziose. Tra le gambe, suo monte di venere era coperto da bellissimi peli pubici castani. Il suo sedere piccolo e fanciullesco. Delicatamente Abelardo da dietro le scost’ una gamba e la penetrò con infinito affetto. Eloisa sentì un piacere immenso. Gioiva da queste carezze così nuove e sconosciute per lei. Ma al contempo gioiva pure nel sapere che rendeva felice ad Abelardo, che stava appagando un suo desiderio. La felicità del suo uomo, era pure la felicità e la ragion di vivere di Eloisa. Provava grande eccitazione nel donarsi per lui, nell’ubbidienza. Si assoggett’ al suo volere, al suo compiacimento, resa totalmente libera dalla folle passione amorosa.
La forte esperienza lussuriosa si ripetè per giorni e giorni, sempre all’insaputa di zio Fulberto. Qualsiasi donna o fanciulla di Parigi avrebbe invidiato con ragione il letto di Eloisa. Sdraiata, le sue coscie erano spesso attorno alla vita del suo maestro, che si muoveva sempre con più urgenza ed ardore. Abelardo guardando il bellissimo corpo virginale della sua allieva non poté resistere al bisogno dell’impellente orgasmo. Entrambi esplosero abbracciati, in un amore di mille petali, proprio quando si trovavano uniti il più profondamente.
Ma come in ogni favola sventurata, come in ogni tragedia shakespeariana, questo fortissimo amore, questa fortissima passione non fu scelta dal destino per durare a lungo. Alla fine zio Fulberto seppi tutto, e separò la coppia di giovani amanti. Eloisa si ritrovò al monastero dell’Argenteuil, da dove ricorderebbe e rimpiangerebbe sempre al suo amato signore e maestro.
‘Io, che dovrei piangere su quello che ho fatto, sospiro invece per ciò che ho perduto, e non solo quello che abbiamo fatto insieme, ma i luoghi, i momenti in cui l’abbiamo fatto sono talmente impressi nel mio cuore che li rivedo con te in tutti i particolari e non me en libero nemmeno durante il sonno’
‘Non ho mai cercato nulla in te, Dio lo sa, se non te; desideravo semplicemente te, nulla di tuo. Non volevo il vincolo del matrimonio, né una dote. Mi sforzavo di soddisfare non la mia voluttà o la mia volontà, ma le tue, come sai. E se il nome di moglie sembra più santo e più importante, per me è sempre stato più dolce quello di amica o, se non ti scandalizzi, concubina e persino prostituta’. Eloisa

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