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Racconti Erotici Etero

Al momento giusto

By 20 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel pomeriggio non riusciva a concentrarsi. Percepiva un’inquietudine che faticava ad identificare. Non aveva particolari preoccupazioni, e non le sembrava la solita scarica di ansia che l’assaliva quando il lavoro si accumulava un po’. Era un’inquietudine più fisica, i muscoli un po’ tesi, quasi fossero pronti ad uno sforzo fisico. A metà pomeriggio cominciò a sentire brividi caldi e freddi lungo la schiena, e le guance farsi sempre più brucianti. Controllò i riscaldamenti, ma erano spenti dalla mattina. Faticava a concentrarsi sul computer, cercando una posizione sulla sedia che però non trovava. Lunghi sospiri accompagnavano la sua attività lavorativa, quasi facesse fatica a respirare.

 

Sentì bussare. “Avanti”. Lei si voltò verso la porta, ed una vampata calda le salì fino alle guance come lo vide entrare. Lui la salutò come al solito, mettendogli le mani sulle spalle e chiedendo “allora oggi come va?”. Ma per lei non era come al solito. Il contatto delle mani sulla schiena portò altro calore la viso.  Si accorse di immaginare le sue labbra carnose sussurrarle all’orecchio “come va”, per poi abbassarsi a sfiorarle il collo, lasciando un lieve umidore che le avvampava il volto. La schiena le si irrigidì, mentre un certo turgore si stava diffondendo al seno. Lui, sentendo la rigidità delle spalle, le disse “ti faccio un po’ di massaggio che mi sembra ce ne sia bisogno”, ed iniziò lentamente a massaggiarle la schiena come se la stesse impastando, delicatamente ma con fermezza. I muscoli di lei cominciarono a rilassarsi, e piccoli brividi di piacevole rilassamento le arrivarono fino al bacino. Tuttavia, il calore che avvertiva al volto iniziò a diffondersi anche al basso ventre. Sentiva le mani di lui sulla pelle attraverso il vestito marrone di lana grossa, sentiva muscoli che si rilassavano sotto quella pressione e muscoli che si contraevano da un crescente brivido di piacere. La sua parte razionale tentava di mitigare quella sensazione per mantenere l’allerta. Ma perché poi. Sapeva che non le era indifferente e che lui avrebbe tranquillamente accettato una cosa occasionale. Ed anche a lei non era indifferente. Il massaggio continuava, e lei si abbandonò a quel piacere. Arrivato a metà schiena, gli chiese “un po’ più all’esterno, si così….ancora un po’, si, lì” alla base del seno. I capezzoli le si irrigidirono, i seni diventarono più sodi, un caldo piacere si impadronì di lei. Gli prese le mani e le adagiò sui capezzoli. Lui strinse le tette con passione, ormai privo di dubbi. Lei emise un primo gemito, seguito da altri, il respiro più affannoso. Lui le baciò voluttuosamente il collo, salendo fino alle orecchie, per poi ridiscendere nello scollo generoso della camicetta che portava sotto il vestito. Lei, ancora seduta, si abbandonò a quell’assaggio erotico con la testa all’indietro, divaricando le gambe. Lui lasciò l’esplorazione della scollatura, piegandosi tra le sue gambe . Appoggiò le mani sulle sue cosce, sulle calze chiare opache a rilievo, e lentamente le sollevò la gonna del vestito corto, fino a scoprire il bacino. Con la stessa lentezza, salì dall’interno coscia fino alle mutandine bianche di pizzo baciando, leccando e succhiando. Lei continuava a gemere sommessamente, provando sensazioni mai provate di piacere intenso e diffuso. Con la mano accompagnava la salita di lui verso il monte di Venere, divaricando sempre più le gambe e inarcandosi ad ogni picco di piacere. Lui sprofondò con la bocca tra le gambe, premendo alternativamente con la lingua e con il pollice sulle mutandine attraverso le calze. Sentiva le grandi labbra schiudersi sempre più, mentre lei sollevò le gambe puntellandosi con gli stivali sulla scrivania per godere appieno dei suoi movimenti. Lui allora le sfilò un poco le calze, lasciandole sulle cosce, e quindi le mutandine. Le grandi labbra erano depilate e frementi. Passò lentamente la lingua dal basso verso l’alto. Lei si contrasse con uno scatto, lasciandosi scappare un urlo di piacere. Lui immerse lentamente la lingua tra le piccole labbra, muovendo sapientemente la punta, fino a leccare il corpo carnoso indurito del clitoride. Lei si inarcò tutta, stringendolo a se, premendogli con forza il viso tra le gambe, spingendo con i glutei, affogata nel piacere. Lui continuò a leccare e leccare, mentre lei continuava a spingere, contrarsi, gemere, respirando sempre più velocemente, in un crescendo di piacere caldo e vibrante. Lui prese allora a succhiarle il clitoride. Lei non potè resistere oltre, e venne sulla sua lingua. Lui assaporò ancora per un po’ i suoi umori di caldo piacere, poi le risistemò le mutandine, le calze, la gonna, e si allontanò senza dire una parola, lasciandola ancora con le gambe puntellate sulla scrivania, sfinita, incredula del piacere ricevuto, completamente rilassata e appagata. Lentamente si ricompose sulla sedia, e tornò al suo lavoro distrattamente, la testa ancora a quell’inatteso momento di passione.     

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