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Racconti Erotici Etero

Alessia oggi

By 26 Novembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente l’ultimo anno di scuola era iniziato. L’anno che coincideva con la maturità in tutti i sensi. Avrei terminato a Giugno con gli esami per (iscrivermi poi all’università) e avrei compiuto i diciotto anni a Novembre da brava e bella scorpioncina. Un segno zodiacale, per chi ci crede a queste cose, molto propenso e portato per il sesso. Non so se in generale sia davvero così, ma per quanto mi riguarda posso confermarlo pienamente ! Adoro fare sesso. Spesso i grandi che fanno i bacchettoni se la sono spassata tanto quanto te. La mia &egrave una famigliola che vuol appunto salvare le apparenze e solo quelle. Voglio a tutti un bene dell’anima, ma mica son cieca sui vizietti dei miei parenti stretti ! La mia mammina ad esempio tradisce il papi ogni volta si presenta l’occasione propizia. E il mio fratellone e sorellona più grandi non sono da meno coi rispettivi partners. Tuttavia io passo per la cocca di casa. La scricciolina piccina e santarellina.
Ah, se solo sapessero …
Del resto mi sono sviluppata molto presto e, sebbene non altissima nel mio metro e sessanta, ho già una terza traboccante e morbida, due gambe affusolate ed un culetto invitante ancora vergine con gran fatica. Il mio visetto da furbetta con due occhietti castani da cerbiatta ed una chioma corvina che mi supera le spalle fanno il resto. Non passo insomma inosservata tra i maschietti arrapati.
Il mio diciottesimo compleanno scocca il 16 di Novembre. Era compito mio stavolta procurarmi la torta.
Ma volevo un antipasto particolare alla mia imminente festicciola. Qualcosa da ricordare e che fosse di buon auspicio per la maggiore età. Rammentando quanto le mie amichette mi avevano confidato, mi recai nel quartiere popolato per la stragrande maggioranza da extra-comunitari indiani a pochi chilometri da casa. Non ero vestita particolarmente sexy per ridurre al minimo i rischi possibili; una t-shirt lisa da foot-ball americano con stampato un bel 10 davanti e la scritta ‘big flirt’, di color celestino pallido per i molti lavaggi subiti, un paio di jeans sdruciti e non troppo stretti di colore bianco e un paio di scarpette da ginnastica numero 38 del colore della maglia. Struccata e con i capelli da lavare. Mi piaceva vestire sportivo e un poco trasandata a volte. E a volte era necessario. Dovevo sembrare una teen-ager qualsiasi a cui prestar poca attenzione. Ho sempre desiderato scegliermi io con chi scopare e chi no. E quella era una zona in cui erano avvenuti già un paio di stupri. Non mi andava di rischiar di fare la stessa fine e farmi strapazzare violentemente la patatina da qualche malintenzionato privo di scupoli che ti spruzza il seme dentro l’utero ! Anche perch&egrave gli unici contraccettivi che mi posso permettere sono i preservativi non potendo sbandierare al medico di famiglia, per una sorta di vergogna e timore con i miei, di essere una minore che fa sesso. E di certo gli stupratori bianchi, neri, gialli o rossi mica se li infilano prima di schiaffartelo in pancia !
Le mie amichette decantavano di averci ricavato una grandiosa scopata con un indiano. E adesso per loro era il top del sesso prenderlo da stranieri provenienti da terre lontane. Almeno fino a quando fossero rimaste eccitate dalla novità.
Coinvolta dal loro entusiasmo e dalla mia curiosità tipicamente femminile ho deciso di provare anch’io l’esperienza.
Nel quartiere c’era ovunque un forte aroma dei loro cibi tipici. Dei particolari olii usati in cucina e che per noi bianchi hanno un odore inconfondibilmente forte e spesso poco sopportabile. Me lo aspettavo, ma trovarseli d’improvviso sotto il nasino davano un poco alla testa.
Con fare da civetta e da sbarazzina entrai nella pasticceria indiana;
”Ngiornoooo ….’
dissi con un sorrisino maliziosetto che so far piacere agli ometti.
Al bancone un ragazzone mica malaccio dalla pelle ambrata contraccambiò il mio saluto.
Era come me lo avevano descritto; almeno sul metro e ottanta, dalla corporatura longilinea e con due occhi vispi e intelligenti di chi ti capisce al volo.
Ebbi la sensazione conoscesse il vero motivo della mia venuta sin da quando avevo varcato la soglia del negozio e aspettasse ansioso il mio prossimo passo.
‘Bisogno di torta indiana ?’
mi chiese diretto in italiano un poco stentato.
‘.. O preferire provare .. Cannolo indiano ?!?’ aggiunse in tono ambiguo.
Si, l’extra-comunitario aveva capito benissimo cosa ero entrata a fare da lui.
‘Mmmm .. Perch&egrave no ? Avrei bisogno della torta per il mio compleanno .. Ma provare prima un buon cannolo non mi dispiacerebbe !’
gli risposi sottolineando attentamente la seconda parte della frase con voce roca confermandogli quanto lui stesso aveva già capito da subito.
‘Prova questo …’
propose allungandomi un cannolo dall’impasto strano e ripieno di creme.
‘Mmmmmmmmm … Buoooonissssimo !’
feci dopo un morso sensualissimo concluso con una lappata di lingua all’abbondante crema.
‘Ho … Di là altro tipo più buono ancora … Volere assaggiare ?’
suggerì palesemente colpito dal mio lavoretto di bocca alla pasta.
‘Si, si … Molto volentieri !’
gli dissi capendo che ormai era fatta.
Ed ero sicuramente fatta anch’io perch&egrave notai come chiuse con un giro di chiave la porta d’entrata alle mie spalle.
‘Adesso provare questi, si ?
Ma chiudere tuoi occhi e assaggiare uno per uno eppoi dire quale meglio …’
se ne uscì indicandomi un gruppetto di tre cannoli su un piccolo banchetto in vetro alto poco più di un metro.
Non capivo il senso di quella posizione n&egrave perch&egrave fossero stati messi lì i soli tre cannoli, ma divertita gli sorrisi prestandomi al gioco.
Chiusi gli occhi davanti al banchetto ed iniziai lentamente a cercare con le labbra il primo dei tre.
Non mi pareva un granch&egrave e aveva i sapori che si sentivano fuori dal negozio, così lo gustai ancora un poco mulinando la lingua come fatto con quello prima, sapendo di eccitare il ragazzo, e passai a quello vicino sempre senza guardare.
Questo aveva un sapore più gradevole; dolciastro ma con un retrogusto amarognolo simile al sapore di prima.
Decisamente migliore rispetto a quello vicino. Con le labbra ormai imbrattate dalla crema quanto lingua e palato, passai al terzo.
E qui ebbi la sorpresa; alle narici non mi era arrivato nessun odore di dolciume ma piuttosto un’inconfondibile e forte odore di pelle.
Mi resi conto della cosa nello stesso istante in cui le labbra mi trasmisero la sensazione di allappare un materiale totalmente diverso dai due precedenti.
Realizzai il tutto in poche frazioni di secondo sbarrando immediatamente gli occhi dalla posizione china cui mi trovavo per constatare quanto già mi era piuttosto chiaro; tra le labbra avevo la cappella turgida e gonfia di un cazzo !
Un cazzo ambrato come il colore della pelle del suo proprietario.
Il furbo pasticcere si era piazzato dietro il banchetto sistemando il proprio manico di carne al posto di quello di pasta.
E si trattava di un cazzo di tutto rispetto come mi ero immaginata dai racconti delle amiche. Sicuramente attorno ai venti centimetri di lunghezza e bello voluminoso quanto tre delle mie dita.
Guardai da sotto il viso dell’indiano con la punta del suo affare immersa nella mia boccuccia e mi ricambiò con un sorrisetto maliziosissimo. Quindi tornai ad osservargli il bel cazzo prendendo a baciarglielo teneramente e afferrandolo con una mano per saggiarne anche la robustezza. Era duro come il marmo e pulsante di desiderio.
La mia fichetta prese a pizzicare ansiosa dandomi l’imput di lavorarglielo bene di bocca come sapevo fare io.
La lingua prese a saettargli voluttuosa lungo l’asta turgida alternandosi alle labbra che la saggiavano e cospargendoglielo della crema ingurgitata. Così unto presi ad accoglierlo nella mia cavità orale iniziando un intenso e abile pompino.
‘Uuuuhhhh … Brava .. Siii … Tu ciucciato tanti cannoli !’
gemette ad un certo punto.
E aveva ragione, la mia bravura dipendeva da una buona dose di esperienza costruita a succhiar cazzi in ormai cinque anni di sesso.
Un’esperienza con cui mi ero salvata il buchetto davanti prima dei quattordici anni, ed il buchetto dietro per i seguenti.
Il cazzo scuro divenne un poco più duro e gonfio, all’apice del desiderio. Infatti l’indiano mi afferrò i lembi del maglioncino per sfilarmelo mentre seguitavo a sbocchinarlo.
Smisi solo per un istante per permettergli di togliermi la t-shirt.
Ripresi con rinnovato vigore frattanto che il ragazzo armeggiava sul mio reggiseno per poi slacciarlo e liberarmi i seni traboccanti.
‘Mmmmmmm …’
si limitò a commentare fissandomi da sopra le tette in tono di chiara ammirazione.
Non ho un seno scultoreo, e appesantito dalla misura tende ad essere poco eretto e a penzolarmi.
Ma per fortuna la cosa non spiaceva affatto al mio nuovo amichetto scuro che seguitava ad avere il cazzo durissimo.
‘Togli tutto !’
propose arrapato e voglioso di denudarmi completamente prima di farmi sua.
Improvvisai un piccolo strip-tease sculettando da troietta davanti a lui con le poppe che sballottavano libere ad ogni brusco movimento. Separandomi per prime dalle scarpe da ginnastica e dai pedalini in cotone con i piedi a gustarsi il contatto del fresco pavimento.
Quindi slacciai i jeans e presi a toglierli con movimento sensuale mentre l’indiano iniziava a segarsi l’uccello su di giri.
Ora solo gli slip bianchi si frapponevano ad un nudo integrale.
‘Finisci …’
si limitò ad ordinare l’arrapato spettatore.
Nonostante tutto non potei fare a meno di provare un leggero brivido mentre mi separavo lentamente dal sottile lembo che ancora proteggeva la mia fichetta.
N&egrave potei evitare di coprirmi le nudità con le mani in un remore di pudico imbarazzo.
Un attimo dopo che il pasticcere straniero aveva rimirato intensamente la riccia e folta peluria scura che capeggiava alla porta del mio giovane sesso.
Prendendomi di mano le mutandine se le portò prima alle narici aspirando profondamente ad occhi socchiusi, poi rivoltandole sputò ricoprendo di saliva la parte a contatto diretto del pube.
‘Ora … Mettere a quattro zampe e far ballare tette !’
aggiunse dopo avermi imbrattato di saliva gli slip.
Consenziente diedi ulteriore spettacolo facendo sbattere le tette l’una sull’altra come palloncini pieni d’acqua.
Rendendomi conto che nel frattempo il furbetto mi si era inginocchiato dietro prendendo a lapparmi la spacca.
‘Ahhhhhh ….’
gemevo su di giri per le sensazioni trasmesse dalla lingua umida.
Ma ero già umida io stessa e non perse troppo tempo a leccarmela. Avvertendo una forte pressione contro le grandi labbra schiuse mi ripresi immediatamente dal torpore cui ero sprofondata nel vicino orgasmo;
‘Notipregonooo !’
obiettai tutto d’un fiato bloccando la sola cappella già immersa dentro di me e irriggidendomi.
Gli chiesi di infilarsi un profilattico e, se non ne aveva, di prenderne uno dalla mia borsetta.
Seppur sentendolo boffonchiare in dissenso lo vidi con la coda dell’occhio srotolare e mettersi un preservativo dei miei.
Puntò ancora la mia spacca e stavolta spinse fino in fondo senza ostacoli.
‘Aaaahhhhh …. nmmmhhhh …’
latravo godendo di piacere e dolore per l’affondo subito.
Sprofondatomi dentro sin quasi le palle mi lasciò gustare l’impalamento effettuato dalla virilità del suo tarello scuro per qualche istante.
Voleva farmi restare ben impresso nella mente quel preciso momento in cui mi ritrovavo infilzata come una capretta e affermare il suo dominio di maschio.
Non so se c’era un secondo fine a sfondo razziale nel suo gesto, una specie di rivalsa dell’extra-comunitario sull’intolleranza di certi italiani razzisti e cretini.
So solo che prese a pompare lento dopo un po’ e che a ogni movimento la mia tenera fichetta si plasmava e avvolgeva come un guanto attorno all’esemplare di cazzo scuro.
I preservativi che uso sono super sottili e sensibili; praticamente ti accorgi che ci sono solo quando si gonfiano pieni di sborra.
In una parola sentivamo bene tutto !
‘Ohhh … Che uccello che hai !’
lo esaltavo in sincerità godendo nel sentirmelo muovere dentro mentre mi faceva a pecorina.
Comprese trovandomi il canale stretto che risolvevo buona parte dei miei rapporti oralmente e davo via la fichina solo a chi se la meritasse davvero.
Al tempo stesso ero comunque cedevole e scorrevole; indice di un discreto numero di cazzi già presi.
‘Uhhh … Piano … Ahhh …’
gemetti quando il suo pompare iniziò a farsi più intenso e deciso trasmettendomi qualche dolorosa fitta all’utero.
Solo che sentirmi lamentare lo arrapava di più e consolidò la sbattuta invece di rallentarla.
‘Ahiiii … Pianooo … Ahiaaaa ….’
obiettavo un’ultima volta sperando si facesse meno irruento, inutilmente. Non mi rimase che rassegnarmi a quanto mi sarei sentita sbattuta una volta uscita dalla pasticceria e a latrare sommessamente le forti sensazioni di dolore miste, nonostante la sua foga animalesca, al piacere che il tarello indiano mi stava provocando dentro.
Se ne venne rumorosamente gonfiando il profilattico con densi fiotti di sperma caldo in quella stessa posizione.
‘Pagare cannoli .. L’ultimo era gratis !’
disse sorridendomi astuto mentre stancamente mi preparavo a tornare a casa rivestita di fretta …….

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