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Racconti Erotici Etero

Ambo

By 25 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

– Va a una festa in maschera, eh signora?
Per un istante sono tentata di rispondere al taxista che no, che sono una viaggiatrice del tempo e sono arrivata poco fa dal 1700, giusto per vederne la reazione.
– Sì, proprio così. Ci vuole ancora molto?
– No, signora. Al prossimo isolato ci siamo.
Apro la minuscola borsetta che tengo in mano e prendo la mascherina di pizzo. Sorrido tra me e me mentre me la sistemo sul viso; adesso, a parte la parrucca bianca a boccoli, tutto quello che indosso &egrave rosso: mascherina, mantello, guanti, autoreggenti, scarpe. E niente altro. La sensazione della seta che mi sfiora la pelle ad ogni movimento &egrave veramente eccitante.
– Signora, siamo arrivati.
Pago il taxi e scendo davanti ad una magnifica villa. Sullo scalone due valletti, vestiti anche loro in costume d’epoca, attendono gli ospiti. Mostro loro l’invito e vengo fatta entrare. Nell’atrio mi viene incontro C., la padrona di casa, vestita come una regina.
– Sei arrivata finalmente! Manchi solo tu.
– Il traffico, scusa.
MI abbraccia con forza e ne approfitta per darmi una veloce palpatina al culo.
– Vieni, andiamo di là, ti presento gli altri.
C. spalanca una porta, la musica e il brusio di una ventina di persone fanno da sottofondo. Mi guardo in giro, nella sala tutti sono mascherati e indossano la parrucca e un mantello che li ricopre sino ai piedi, ogni donna ne indossa uno di un colore diverso dalle altre, gli uomini invece sono tutti in nero. Tavoli carichi di cibo e bevande sono piazzati, come i divani e le poltroncine, contro le pareti.
– Signore e signori, vi presento Rossella. Possiamo cominciare.
Sorrisi e cenni del capo mi vengono rivolti dai presenti, C. mi spinge leggermente verso il gruppo e ancora una volta mi tocca il culo. Mi aggrego ai presenti.
– Sapete tutti come funziona, vero?
Il coro di sì non deve sembrarle sufficientemente convinto e si lancia in una spiegazione.
– Signori uomini, ognuno di voi ha un numero sul proprio invito. Le signore sceglieranno, in maniera casuale, il proprio partner per la serata.
Agita per aria un sacchetto di stoffa facendolo tintinnare.
– Violetta, tocca a te.
La donna vestita in viola di fianco a me ridacchia e si fa avanti, infila la mano nel sacchetto, ci rovista ed estrae una tessera; la solleva verso l’alto: sopra c’&egrave il numero 4. Un uomo si avvicina mostrando l’invito che riporta lo stesso numero. Escono dalla sala sottobraccio.
– Rossella!
Incrocio le dita, lo vorrei bravo a letto, grande e grosso, in tutti i sensi. Estraggo dal sacchetto la tessera, sopra c’&egrave il numero 8. Lo mostro agli altri, dal fondo vedo avanzare il mio involontario prescelto. Nonostante il mantello lasci capire poco della sua corporatura, mi sembra massiccio e alto &egrave alto.
– Signora… per servirti.
Mi prende per il gomito e mi conduce fuori. Ha una bella voce, roca e sensuale. Ci ritroviamo nell’atrio, indugio un po’ imbarazzata, non so da che parte dobbiamo andare e come devo comportarmi.
– Prima volta per te questa?
– Sì, tu?
– No, sono un habitué. Vieni, di sopra c’&egrave una camera che ci aspetta. Sulla porta ci sarà una coccarda dello stesso colore del tuo mantello.
Saliamo i gradini lentamente, il fatto che non abbia fretta fa ben sperare.
– Hai già avuto una Rossella?
– Tutto l’arcobaleno, ormai!
– Com’era?
– Com’erano, vorrai dire. Un paio discrete, le altre un po’ scipite.
– Ridillo.
– Cosa?
– Scipite.
– Perché?
– Lo dici così beneee….
Scoppia a ridere e mi mette un braccio intorno alla vita. Siamo intanto arrivati in un lungo corridoio, sui cui lati si fronteggiano una serie di porte.
– Mi piacciono le donne spiritose. Guardiamo dove C. ha messo la tua coccarda. Ecco, due porte più in là, la vedi?
Vedo anche che i suoi occhi sono verdi dietro la maschera e ammiccano divertiti.
– Prego, dopo di te!
Spalanca la porta ed io resto stupefatta di fronte a quel che vedo: tutto &egrave rosso, dalla tappezzeria al letto, dalla moquette ai tendaggi, dalle abat-jour alle lenzuola.
– Santissima polenta!
– Non ti piace?
– Come dire…
La risata che sto trattenendo esplode senza controllo. Lui mi osserva per un istante con un sorriso sulle labbra e poi comincia a sghignazzare con me. Guardarsi in faccia riaccende l’ilarità, mi piego in due dal gran ridere e i lacrimoni mi scendono irrefrenabili. Tolgo la maschera e mi accascio sul letto in preda al singhiozzo. Chiude la porta e scruta la stanza.
– In effetti, un po’ kitsch.
– Poco poco, sì.
– Hai la parrucca storta, bella signora.
– Hai la parrucca e la maschera, bel signore
– Leviamo?
– Leviamo.
Si strappa la parrucca e la maschera.
– Oh.
– Ti piace quel che vedi?
– Molto.
Mi passo la lingua sulle labbra, improvvisamente eccitata. Ha il cranio lucido, completamente rasato. Il viso non &egrave bello, tutt’altro, ma ha un fascino incredibile. Gli occhi sono ancor più verdi di quanto sembrava.
– Speriamo che la serata non sia perduta. Sai, ridere abbassa la libido.
– Ma fa bene al cuore.
– Non rido spesso, sono un tipo serioso.
– Davvero? Peccato…
– Però con te ho già riso due volte in pochi minuti. Anche se preferirei non succedesse più per… diciamo le prossime due ore?
– Addirittura?
Mi tiro su dal letto e alzo le braccia per sganciare le forcine dalla parrucca.
– Posso, bella signora?
– Certo.
Si avvicina e mi leva la parrucca. Scioglie lo chignon che ho dietro la nuca e affonda le dita nei miei capelli facendomeli ricadere sulle spalle. Trattengo il respiro nel sentirlo sempre più vicino. Mi bacia sul collo.
– Cosa nascondi sotto questo mantello?
Si appoggia alla mia schiena, avverto l’erezione che mi preme appena sopra le natiche. Ce l’ha grosso, proprio come volevo. Mi spingo indietro e dondolo i fianchi.
– Non vorresti scoprirlo da solo?
– Oh, sì!
Con le mani armeggia sulla chiusura del mio mantello, lo apre e tira all’indietro i lembi restando incollato a me. Tiene il viso premuto contro la mia nuca, mi prende i seni tra le mani e stringe. Mugolo di piacere. Sfiora il mio ventre con le dita, scende sino al pube e mi strattona i peli.
– Sono rossi come i tuoi capelli?
– Sì, vuoi vedere?
– No, bella signora, non ancora. Per ora voglio solo immaginare. Chi l’avrebbe mai detto? Una Rossella di nome e di fatto.
– Tu sei glabro dappertutto?
– Ti piacerebbe se lo fossi?
Insinua un dito tra le mie cosce, mi allarga le labbra della fica e ci giocherella.
– Preferirei di no. Però… non importa.
– Non sono glabro, anzi.
Ho la fica talmente bagnata che temo di sgocciolare sulla moquette.
– E come sei?
– Indiscreta!
Fa schioccare l’elastico delle mie autoreggenti. Sussulto per l’improvviso pizzicore sulla coscia.
– Era una punizione questa?
– No, un monito.
– E se non ci badassi?
– Dovrei ammonirti di nuovo.
Mi conficca due dita a fondo nella fica e con il pollice mi sfrega il clitoride. Allargo le gambe per farmi penetrare meglio e ondeggio il bacino in avanti. Mi masturba con movimenti sempre più veloci, sto per arrivare all’orgasmo.
– Non smettere…
Sfila bruscamente le sue dita, me ne mette uno in bocca.
– Assaggiati.
Lecco e avverto il sapore salato della mia fica, &egrave buono. Succhio il suo dito, ci passo la lingua, mi stringe più forte da dietro, il suo cazzo duro preme contro la mia schiena. Si fa indietro, mi strappa via il mantello e mi allarga le natiche. Mi piego in avanti, le mani sulle ginocchia, pronta a farmi riempire la fica.
– Ah, Rossella…
Si avventa su di me, sento la seta del suo mantello che mi ricade addosso un attimo prima di venir penetrata. Mi trattiene per le spalle mentre affonda a fatica dentro di me, &egrave davvero grosso! Ho la fica che pulsa e mi fa male nel tentativo di accoglierlo tutto, trattengo il fiato quando si ritrae per un istante ma lo fa solo per riaffondare con tutto il suo peso e potersi spingere ancor più dentro di me. Mi scopa senza fermarsi, senza cambiare ritmo, lento ma inesorabile, sino a che il dolore si trasforma in piacere, il suo cazzo diventa una fonte di godimento assoluta, il che &egrave esattamente quello che la mia fica vuole.
– Sei stanca?
Solo adesso che me lo chiede, mi rendo conto di avere le gambe che tremano per lo sforzo di mantenere questa posizione.
– Un po’.
– Chinati in avanti, lentamente, sino a poggiare le mani e le ginocchia a terra.
Cerco di farlo, ma il suo peso ci trascina sul pavimento. Cadiamo uno sull’altra, il suo cazzo sembra sfuggirmi, lo cerco con la mano, ma &egrave più veloce di me, me lo rimette dentro con un colpo di reni. Senza smettere di scoparmi, mi allarga le natiche con una mano , mi ficca un dito nel culo, senza preliminari, quasi con rabbia. Vengo all’istante gridando e gemendo di piacere. Mi accascio col busto sul pavimento, con lui addosso. Ho sempre il suo cazzo dentro, fermo e immobile, ancor più duro più di prima, se possibile. O forse così sembra alla mia fica che si contrae negli ultimi spasimi dell’orgasmo.
– Una urlatrice, mi piace.
– E tu, urli quando godi?
Sono ancora affannata, però quel cazzo che mi riempie &egrave qualcosa che voglio tenermi dentro per molto, molto tempo.
– No, io sono serioso, te l’ho detto.
– Non ti lasci mai andare?
– Quasi mai.
– Ti perdi il meglio.
– Dici?
– Dico.
Giro la testa per vederlo: &egrave davvero massiccio, il petto ricoperto di peluria scura, le braccia su cui risaltano i muscoli. Mi dà un colpetto con i fianchi, il mantello sulle sue spalle ondeggia.
– Non te lo togli?
– Cosa?
– Il mantello.
– Così mi sento una specie di supereroe!
Di nuovo, scoppiamo a ridere insieme. Sento il suo cazzo che scivola fuori dalla mia fica, tento di riprenderlo spingendomi indietro.
– Temo dovrai dargli tempo di riprendersi. Vieni, mettiamoci comodi sul letto.
Si alza e mi tende la mano. Finalmente ce l’ho davanti e posso rimirarmelo ben bene. Grande e grosso, proprio come desideravo. E anche estremamente intrigante, mi fa venire di nuovo voglia di scoparlo. Il suo cazzo non &egrave più così duro, anche se promette bene.
– Che bel signore!
– Grazie.
– Posso vedere anche il retro?
– Dopo, se sarai brava.
– E se sarò cattiva?
– Sculacciate.
– Davvero? Allora sarò brava ma anche cattiva.
– Ci conto.
Ci sdraiamo sul letto, fianco a fianco. Mette una gamba sopra le mie e giocherella con i miei capelli.
– Sei la prima che non mi chiede come mi chiamo.
– Dovevo?
– No, solo mi ha stupito.
– Non ha molto senso, puoi dirmi qualunque nome ed io non saprei mai se &egrave davvero il tuo.
– Giusto. Ma non sei curiosa di saperlo?
– Certo che sì. Però dopo questa sera non ti rivedrò più.
– Non hai intenzione di frequentare ancora queste amabili riunioni indette da C.?
– Non credo. Può essere che mi capiti un partner non proprio di mio assoluto gradimento, ho rischiato una volta, per curiosità, ma la seconda non intendo farlo. Difficile che sia così fortunata come stasera.
– Ti ritieni fortunata ad avere me come partner?
– Ovviamente, mio bel signore.
– Ancora, sei la prima a dirmelo.
– Hai incontrato solo cieche o ipovedenti, allora. O donne troppo piene di sé.
– Forse…
Gli sfioro il cazzo con le dita, reagisce immediatamente al mio tocco inturgidendosi un po’.
– Sei stanco?
– No, &egrave che apprezzo il prima, il durante e il dopo. E mi piace aspettare.
– Immagini, apprezzi, aspetti. Un uomo così &egrave da tenersi stretto!
Alle parole faccio seguire il gesto afferrandogli il cazzo con la mano.
– Quanto resti stasera, bella signora?
– Sino a domattina, se vuoi.
Mi guarda pensieroso, per la prima volta lo vedo indeciso, come se ci fosse qualcosa che vuole dire ma non sa se &egrave il caso.
– Che c’&egrave?
– Niente.
Stringo e rilascio il suo cazzo con movimenti indolenti, facendolo diventare sempre più duro. Mi prende un capezzolo tra le dita e lo sfrega tra i polpastrelli.
– Pensavo…
– Cosa?
– Con tutte le cautele e a tutte le condizioni che vorrai, pensi che ci potremo incontrare ancora fuori di qui?
– Perché?
– Per scopare insieme, ovvio.
– Che ne dici di scopare adesso?
Sposto la sua gamba, rotolo verso di lui e mi ci metto sopra, a cavalcioni. Ci sorridiamo mentre calo su di lui, le mie mani a tener aperte le labbra della mia fica che inghiotte prima la cappella e poi l’asta del suo cazzo che lui tiene fermo e diritto. Chiudo gli occhi e lo cavalco, con la testa gettata all’indietro e le mani che stringono le sue cosce. Lo sento mormorare qualcosa che non capisco, gemo in risposta, concentrata sulla mia fica che sta per regalarmi un altro orgasmo. Lo avverte anche lui e solleva i fianchi sbattendomi contro ogni volta che scendo, il rumore della carne che batte contro la carne &egrave sempre più rapido, mi cerca il clitoride con le dita, lo strizza con forza, una, due, tre volte sino a che vengo gridando ancora più forte della volta precedente. Sto per sdraiarmi su di lui quando avverto un fremito dentro di me, il suo corpo che si irrigidisce, le cosce che si contraggono. Sta per venire anche lui. Riprendo a fatica a muovermi su e giù, sento il sudore che mi cola dalla schiena, do fondo alle mie ultime riserve di energie e continuo a scoparlo senza fermarmi, sempre più veloce. Ha il viso stravolto e agita la testa sul cuscino, continua a strizzarmi il clitoride, mi sposto all’indietro, cerco i suoi testicoli, li trovo, li accarezzo, li stringo piano sino ad avvertire il fiotto caldo di sperma che mi riempie la fica. Restiamo immobili per un tempo lunghissimo, poi mi sposto e ricado sul letto bocconi, al suo fianco.
– Bella signora, io non sono mai insistente, quindi te lo chiedo solo ancora una volta: ci possiamo rivedere?
– Se scopi sempre così, volentieri.
– So fare anche di meglio.
– Ad esempio?
– Sei di nuovo indiscreta!
– Cattivaccia che sono.
– E cosa faccio io alle signore cattive?
– Le sculacci, magari.
– Certo che sì. In posizione, sulle mie ginocchia!
Si siede sul bordo del letto ed io mi sdraio sulle sue gambe con il culo per aria, mi palpa il culo con tutte e due le mani, mi stringe e mi allarga le natiche, mi divarica le cosce ed inizia a schiaffeggiarmi con delicatezza, partendo dalle reni e scendendo a darmi colpetti fino alla fica.
– Ho di nuovo voglia…
– Davvero cattiva questa bella signora!
Solleva e cala la mano con forza, senza più smettere, sento la mia carne tremolare ad ogni colpo ed un gran calore mi si diffonde dal culo e dalla fica: fa male ma anche molto, molto piacere. Mi pianta un dito nel culo e due nella fica, li sento conficcarsi dentro ad ogni sculacciata, voglio godere, subito!
– Fammi venire!
– Non ancora, non ancora.
Continua a sculacciarmi, cerco di liberarmi senza riuscirci, spinge un altro dito nel mio culo e mi dilata lo sfintere, ci sputa dentro e rotea le dita come se fossero un frullino.
– Fammi venire!
Picchia frenetico con le dita contro il mio clitoride, sento l’orgasmo divampare, le contrazioni dal culo mi vanno alla fica, urlo a squarciagola dimenandomi sulle sue ginocchia. Riprendo fiato piegata in due, sento che mi accarezza lieve la schiena.
– Hai un gran bel culo, mi piacerebbe…
– Cosa?
– Scoparti nel culo.
– L’hai già quasi fatto.
– Non con il cazzo, mi piacerebbe mettertelo dentro tutto, sino in fondo.
– Non credo ci stia. Ce l’hai troppo grosso.
– Potremmo fare una prova, dopo.
– Forse.. – Il tuo nome vero posso saperlo?
– Virginia.
Stiamo riprendendo le forze, fianco a fianco, io sdraiata bocconi con i gomiti puntati sul letto, lui quasi seduto con due cuscini dietro la schiena.
– Vittorio, per servirti.
– Sinora non mi posso lamentare!
– Mi pareva di averti soddisfatto…
– E tu, tu sei soddisfatto?
– Soddisfatto, sì, ma ho ancora voglia di te.
Guardo il suo cazzo che sta di nuovo diventando duro.
– Questo lo vedo.
– Non posso nasconderti niente!
Un leggero bussare e la porta si spalanca di colpo. E’ arrivata C., ancora semi-vestita da regina.
– Miei cari, disturbo?
Certo che sì, vorrei dirle. E dalla faccia di Vittorio capisco che la pensa esattamente come me.
– Figurati, &egrave un piacere.
C. richiude la porta e si avvicina al letto. Dal corpetto dell’abito le straripano i seni, i capezzoli ritti sull’attenti. Lascia cadere una borsa sul pavimento, poggia una mano sul mio culo e l’altra sul cazzo di Vittorio.
– Vi siete piaciuti?
– Molto, davvero molto.
Annuisco per confermare, intanto lei mi carezza il culo come sopra pensiero.
– Vittorio, tu mi scuserai, ma sono venuta qui per le bellezze nascoste di Rossella che non ho ancora avuto modo di vedere da vicino.
C. &egrave bugiarda, molto bugiarda. Per poter essere invitata a questa serata, ho passato un intero pomeriggio con le sue mani e la sua bocca addosso: mi ha palpato, penetrato e leccato ovunque, allo scopo, ha detto, di verificare le reazioni del mio corpo in certe specifiche situazioni. La verifica me l’ha fatta con grande impegno, utilizzando anche aggeggi vari, tanto che dopo ho avuto la fica e il culo tumefatti per quasi due giorni, senza parlare dei seni che mi dolevano al minimo tocco.
– Ho anche portato dei regalini.
Afferra la borsa e la svuota sul letto riversando un tubetto di vaselina, un plug anale, un enorme vibratore, delle love balls, un dildo doppio e uno strapon. Per fortuna non ci sono clip per i capezzoli e per le labbra della fica, che so apprezza molto. Vittorio prende il plug anale, mi guarda in cerca di conferma e lo ricopre di vaselina. C. mi afferra per i fianchi e tenta di sollevarmi, mi tiro su sulle ginocchia, punto le braccia sul letto e allargo le cosce.
– Bellissima, Rossella, sei bellissima!
C. mi abbraccia da dietro e mi afferra i seni. Lancio un’occhiata a Vittorio: ha il cazzo ritto, lo spettacolo lo eccita. Mi sorride, passa un dito sulle mie labbra, glielo lecco e glielo succhio come se fosse un cazzo. Si alza dal letto e porge il plug anale a C., prende il vibratore e si sposta dietro di lei, tira un cordone sulla parete e il tendaggio scorre rivelando uno specchio su rotelle. Lo sistema di fianco al letto, così che io possa vedere cosa succede alle mie spalle. Vedo C. assentire in silenzio, poi la sua attenzione si concentra sul mio culo, si piega in avanti e mi apre le natiche, ci passa in mezzo il plug anale prima di puntarlo sul mio sfintere. Vittorio le va dietro, le alza le gonne sulla schiena e le schiaffeggia il culo con il vibratore ancora spento. Lei mi spinge dentro il plug all’improvviso, non avverto quasi la punta che mi dilata l’ano e scivola dentro, mi stuzzica, leva e rimette la punta penetrandomi ogni volta un po’ di più. Nello specchio vedo Vittorio che fa altrettanto a lei con l’enorme vibratore.
– Ora, mio caro!
MI conficca con forza il plug nel culo, sobbalzo quando mi riempie, avverto la base rotonda incastrata tra le mie natiche e le dita di C. che la premono. Vittorio la incula con il vibratore, glielo conficca dentro tutto e quando lo accende lei sembra impazzire, si scaraventa sul letto, masturbandosi la fica con tutte e due le mani mentre mi succhia i capezzoli. Ho voglia di essere scopata, scopata da un cazzo vero, non di plastica. Cerco con gli occhi quelli di Vittorio, li aggancio, dimeno il culo offrendomi a lui. Capisce al volo, si piazza dietro di me, mi schiude la fica con le dita e ci guida dentro il cazzo. Sono talmente bagnata da non avvertire quasi dolore quando me lo pianta fino in fondo tutto in un colpo. Nello specchio i nostri corpi si riflettono lucidi di sudore: C. che sta godendo con le mie tette in bocca, Vittorio che mi sbatte sempre più veloce, io con il culo e la fica così stracolmi che mi sembra di venir spaccata in due mentre mi dimeno sotto i suoi colpi.
– Miei cari, siete davvero splendidi così.
C. si &egrave ripresa dall’orgasmo e ci contempla per un istante. Allunga una mano verso la mia fica, fruga alla ricerca del mio clitoride e quando l’ha trovato inizia a strizzarmelo in sincronia con lo spostamento all’indietro del cazzo di Vittorio. Vengo quasi all’istante, le contrazioni mi squassano incontrollabili, le mani di Vittorio si contraggono sui miei fianchi prima di dare l’ultimo affondo e fermarsi. Restiamo immobili, gli occhi di tutti sono sullo specchio, per catturare l’immagine di noi tre su quel letto di delizie.
C. spezza l’incantesimo, si alza e si rassetta gli abiti.
– E’ stato bello, ma devo andare. Arrivederci!
Saluta con la mano e se ne va, la porta che si chiude dietro di lei senza rumore.
– Virginia, credi intendesse dire che ritornerà?
– Spero di no.
– Speriamo. A meno che voglia rivedere le tue bellezze nascoste.
– E sarebbe la terza volta!
– Ah. Vuoi dire che questa non &egrave la prima?
– No. Sono stata “verificata” in precedenza.
– C. non resiste a una bella fica.
– Per mia esperienza, neanche a un bel culo.
Vittorio con le dita prende la base del plug e lo tira, sfilandomelo dal culo.
– Nemmeno io, poi… così dilatato dal plug il tuo culo &egrave irresistibile. Non so se riuscirò a starci lontano.
– Non stai bene dove sei?
– Anche troppo. Ho faticato tantissimo per riuscire a trattenere l’orgasmo. Sai che bello se mi ritrovavo con l’uccello molle!
– Non mi sembra che tu abbia problemi a farlo tornar duro.
– Merito tuo, Virginia.
– Figuriamoci!
– Era parecchio che non mi eccitavo così con una donna.
– Sarà che sono una novità per te.
– Non solo. E’ per quello che ti ho chiesto se potevamo rivederci.
– D’accordo, ci rivedremo.
Mi dà un colpetto spingendo avanti i fianchi e io stringo e rilascio i muscoli della vagina.
– Ehi, non ci provare!
– Cosa?
– Non fare l’ingenua! Rischio di venire!
– Buono a sapersi!
Di nuovo, stringo e rilascio i muscoli interni.
– Ah, tu provochi!
– No, cerco di salvarmi il culo!
– Non me lo vuoi dare? Perché?
– Sei troppo grosso, Vittorio. Non credo di farcela.
– Passami il dildo doppio e la vaselina.
– Cosa vuoi fare?
– Vedrai che ti piacerà.
Allungo una mano e prendo quello che mi ha chiesto, lo avvicino al bordo del letto così che possa arrivarci. Si piega su di me e li afferra, mi sembra di avvertire il suo cazzo fino in gola prima che, con due passi indietro, esca completamente da me. Apre il tubetto di vaselina e strizza il contenuto sul mio sfintere ancora dilatato e lo spinge dentro con due dita massaggiando.
– Pronta?
– Piano, fai piano.
– Certo che sì.
Le due cappelle tentano di forzarmi contemporaneamente il culo e la fica, nonostante Vittorio me le spinga dentro delicatamente, il dolore mi fa gemere, cerco di controllare il respiro.
– Rilassati, Virginia.
– Sono troppo grandi, non ce la faccio!
Lento ma inesorabile, Vittorio le ruota in avanti millimetro dopo millimetro nella mia carne. Il dolore sfuma nel piacere quando finalmente entrano nei miei orifizi dilatati al massimo. Le aste essendo meno grandi, mi scivolano dentro dandomi quasi una sensazione di sollievo.
– Guardati, Virginia!
Vittorio sposta lo specchio così che io mi possa vedere il culo e la fica, con la pelle tesa, da cui sporgono le due basi del dildo. Capisco la sua eccitazione, io stessa provo un lungo fremito nel basso ventre scorgendo i dettagli del mio corpo invaso da quegli oggetti.
– Guarda ora!
Vittorio prende a due mani il dildo e me lo sfila. Le labbra della fica mi si richiudono a nasconderne l’ingresso ma il mio buco del culo no, il mio buco del culo resta aperto, enorme e spalancato, si contrae leggermente. Vittorio si ricopre il cazzo di vaselina e me ne sparge ancora dentro l’ano. Si tiene il cazzo con le mani, una sulla cappella e l’altra sull’asta, nello specchio lo vedo avvicinarsi alle mie natiche, sento la sua cappella che si appoggia e saggia l’apertura, spinge un po’, rimane incastrato nel mio buco del culo, non riesce ad andare avanti, fa male, fa troppo male. Si ferma, mi carezza la schiena, si china a baciarmi il collo provocandomi ancor più dolore per cui di riflesso cerco di sfuggirgli e contraggo lo sfintere per espellere l’intruso.
– No, nooo…
Lo sperma mi cola sulle gambe e in parte dentro al culo. Resta incollato a me per qualche istante, si ritrae e finalmente mi libera il culo dolorante dalla punta del suo cazzo.
– Mi spiace, Virginia.
– A me no, non so quanto avrei resistito ancora.
– Era così doloroso?
– Vuoi provare di persona? C’&egrave là il vibratore che hai usato per C., &egrave grande all’incirca come il tuo cazzo. Se vuoi te lo infilo.
– Non adesso, Virginia!
– Codardo!
– Magari un’altra volta, eh?
– La prendo come una promessa, Vittorio!

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