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Racconti Erotici Etero

Anche io l’ho lasciata in Italia

By 26 Luglio 2023No Comments

Mi chiamo Sabine, avevo 14 anni quando andai in vacanza in Italia, andammo in un posto chiamato Lido di Spina, un posto ai margini di una zona paludosa ma con una spiaggia larghissima.
Mia madre aveva delle tette magnifiche e sotto l’ammirazione di tutti si metteva costantemente a seno nudo. Io invece pur avendo un vitino magro avevo già il culo cellulitico, le tette piccole e lunghe, ma che volevo tenere scoperte come faceva mia madre. I ragazzi mi ammiravano comunque, un po’ perché ero una ragazza a seno nudo a metà degli anni ottanta, un po’ perché una ragazza della mia età sa di fresco e il suo culo è sempre un bel culo, ma a dirla tutta erano i miei occhi azzurri sotto i ricci biondi a incantarli.
Antonio, il figlio del bagnino, era uno di quelli che mi ronzava attorno, e se devo dirla tutta era un bel ragazzino, forse di uno o due anni più di me.
All’ombrellone di fianco stava un giovane militare in vacanza, un bel ragazzo, atletico, sapevo che era un militare per via della piastrina che portava al collo.
Era solo il secondo giorno che stavamo in spiaggia e io per via della pelle molto chiara indossavo spesso la maglietta per cui Antonio non mi aveva ancora vista in topless, ma il suo interesse si era già fatto notare, per cui lo invitai a fare un bagno in mare. Accettò, allora mi sfilai la maglietta e notai il suo sguardo stupito nel vedere che gli mostravo le tette con disinvoltura.
Mi seguì in acqua con grade imbarazzo, e non osò mai avvicinarsi molto nonostante tentai un paio di volte di abbracciarlo.
Quando tornammo in spiaggia si fermò a parlare con il militare prima di andare ad asciugarsi.
Quel ragazzo mi stuzzicava anche se non mostrava lo stesso interesse per me manifestato da Antonio, ma forse era proprio quella sua indifferenza a renderlo interessante, non che non gettasse delle occhiate a me e mia madre mentre giocava a scacchi con mio padre.
Quando il giorno dopo andò a fare il bagnolo seguii, e sguazzando accanto a lui un po’ in inglese e un po’ nel mio stentato italiano gli chiesi cosa si era detto ad Antonio dato che avevo capito che parlavano di me.
Non riuscii a capire le sue parole, allora per farmi capire mi mise una mano sul seno.
Rimasi elettrizzata da quella carezza e i miei capezzoli divennero duri come chiodi.
Mi accarezzò sul ventre e fece scendere la mano fino in mezzo alle mie gambe provocandomi una specie di scossa.
“Ho detto ad Antonio come deve fare per farti capire che gli piaci.”
“Io ti piaccio?”
“Certo.”
“Fai così solo per spiegarti?”
“Ti dimostro che mi piaci” disse abbassandosi gli slip e mostrandomi il suo arnese in erezione.
Avevo visto il pisello di qualche compagno di scuola, ma non erano nulla al confronto di quello.
Rimasi ad ammirarlo mentre lui continuava con la mano ad accarezzarmi tra le gambe.
Vedendo che rimanevo ferma mi chiese.
“Ti piace?” risposi di si, mi piaceva guardargli l’uccello attraverso l’acqua e mi piaceva quella mano che mi stuzzicava la passera.
La sua mano si fece più audace penetrando il mio costume dall’alto facendolo scendere a mezza coscia.
Le sue dita perlustrarono un po’ le labbra della passera fino a trovare il grilletto. In breve ebbi un orgasmo e le gambe mi cedettero, toccandomi non ero mai arrivata a un tale livello di piacere.
Mi sorresse prendendomi per le natiche, palpandole per bene e tirandomi a lui.
Mi ritrovai col il suo pisello contro la passera, anzi con la passera praticamente sopra, e istintivamente presi ad ancheggiare.
Capì al volo che ero fuori di testa e che mi stavo masturbando su lui. Con un gesto rapido fece entrare il suo pisello nella mia passera fino a sentire la resistenza del mio imene, poi cominciò a tirarmi a sé per le natiche sempre più forte fino a entrare completamente.
Quando lo sentii tutto dentro gli gettai le braccia al collo e lo strinsi a me schiacciando anche le mie tettine contro il suo petto, non avrei più voluto lasciarlo andare.
Continuammo in quella specie di danza in acqua in una scopata semisommersa, celando i miei orgasmi con smorfie, e sprizzi dell’acqua fino a che non venne anche lui. Rimanemmo abbracciati fino a quando non lo sentii afflosciarsi, poi recuperai gli slip e mi misi a nuotare.
Ero felice, non avevo mai fatto nulla di simile e soprattutto non avevo mai provato niente di simile.
Ora che il militare aveva aperto la strada, ero ansiosa di ripeterlo con Antonio.
Mi recavo spesso al bar dello stabilimento balneare sperando di incontrarlo, ma più spesso incontravo suo padre il bagnino che con esitava a rifilarmi una pacca sul culo, o meglio una mezza palpata.
Finalmente Antonio, e gli feci capire di volere andare in acqua.
Per sua delusione avevo un costume intero, ma mi seguì comunque.
In acqua non tardai ad abbassarmi le spalline mettendo a nudo il seno, e questa volta quando gli misi le braccia al collo non si ritrasse, anzi mi strinse a sé per sentire su di lui i miei capezzoli.
Allungò una mano che scese lungo la mia schiena e penetrò nel costume, prese a palparmi il culo per sentire tutta la sua morbidezza, al contrario tra le gambe lui diventava sempre più duro.
Gli abbassai gli slip trovandomi il suo pisello bello gonfio contro la mia pancia, poi abbassai il mio costume per fare in modo che sentisse la peluria che avevo appena accennata in mezzo alle gambe.
A quella sensazione il suo pisello diventò di cemento e parve esplodere.
Ci misi contro la figa per eccitarlo di più, e quando lo presi in mano, Antonio restò immobile incredulo, nessuna ragazza gli aveva mai fatto toccare le tette nude, e addirittura gli strofinava la passerina sull’uccello.
Certo la dotazione non era quella del militare, ma mi sarei accontenta.
Così me lo misi dentro. Antonio andò fuori di testa e presami per le chiappe tirandomi a sé, lo fece entrare
tutto, poi prese a spingere con un ritmo crescente. Non fu discreto come il militare, in breve fu chiaro a tutti quelli che avevamo attorno che sott’acqua mi stava scopando alla grande e con foga.
Non mi importava, volevo solo godere con lui e ci stavo riuscendo.
Credo che mi venne dentro, si fermò solo quando gli divenne floscio.
Quando tornammo all’ombrellone mio padre ci aspettava in piedi e si attorcigliava i baffi con fare nervoso, evidentemente aveva visto la scena e aveva capito.
Prese da parte Antonio e non so cosa gli disse, a evidentemente era geloso.
Inutile dire che non mi lasciò più andare in acqua sola, ma io trovai il modo di incontrare ancora Antonio in qualche cabina dello stabilimento. A lui piaceva riempirmi e a me farmi riempire e a Natale il risultato fu evidente visto come lievitava la mia pancia.

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