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Racconti Erotici Etero

Anime dannate 13 L’attimo fuggente

By 28 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Oggi, &egrave domenica.
Non vedo Patrizia da venerdì.
Il primo fine settimana senza lei.
Rifletto su quello che &egrave successo, su quello che &egrave stato.
Il nostro rapporto, &egrave cresciuto intenso e focoso.
Il misto di sesso amore padronale, mi ha coinvolto oltre ogni logica.
Non vederla da trentasei ore mi fa stare male, &egrave questo, &egrave un brutto segno:
quando sono così preso da un rapporto, poi, faccio azioni di passione che
spesso rimpiango.
Vado a fare un giro in un sexy shop per vedere se la mia fantasia viene
stuzzicata da qualche novità, quello che trovo, &egrave il solito, ne approfitto per
prendere alcuni oggetti che sicuramente stuzzicheranno le curiosità di
Patrizia.
Già l’immagino in certi contesti.
Torno a casa con il mio malloppo, il pensiero eccitante corre a quando potrò
provarli.
Entro in casa e con sorpresa,vedo Luisa e Patrizia che discutono
insieme, lancio un saluto veloce cercando di restare indifferente.
Noto che Luisa abbassa lo sguardo, mentre, Patrizia fa un sorriso a trentadue
denti.
Il mio sguardo cade sulle cosce scoperte, anche oggi si &egrave messa una mini gonna
nera con sopra una camicetta bianca che lascia intravvedere il reggiseno,
sotto, ai piedi, un paio di scarpe da ginnastica con un calzino sportivo a
difendere dal sudore.
– Ragazze tutto bene?
Un coro, la risposta;
– Si;
– Ok, vi lascio ai vostri segreti, vado un paio d’ore in ufficio, devo finire
alcuni lavori urgenti.
Esco senza aspettare risposta, il messaggio, &egrave stato lanciato, chi vuol
capire, capisca.
Sono in ufficio al pc, sto cazzeggiando sperando di sentire suonare il
citofono.
Puntualmente con le mie speranze, dieci minuti dopo suona.
Apro senza chiedere chi &egrave, so gìà la risposta.
Eccola qui davanti che prende fiato per le scale fatte di corsa;
– Ho fatto il prima possibile.
Quanto &egrave desiderabile la mia piccola ragazzina.
Mi sono appoggiato al tavolo, le faccio cenno di avvicinarsi con un dito,
Quando arriva a contatto le accarezzo i capelli, poi, mettendole una mano
sulla nuca l’attiro a me per baciarla con troppa foga.
Questi atteggiamenti infantili non riesco a trattenerli.
Un gioco vorticoso di lingue, una erezione inevitabile e i desideri esplodono.
Le mani cercano i corpi per saziare il fuoco che sta divampando.
La sua mano scivola sui miei calzoni, li slaccia, li fa scendere insieme ai
boxer e s’impossessa del mio sesso, lo stringe forte, lo segue, lo valuta,
percorre la strada.
Non posso fare a meno di sospirare, cerco di mantenere la concentrazione e il
comando della situazione, ma, la mia piccola ribelle, ha imparato la parte, sta
diventando un attrice di lignaggio, posso solo cercare di contraccambiare in
fretta per non soccombere subito.
La mano si porta sul pube a cercare il nettare, le dita scivolano veloci,
seguono il miele trovando strada libera e scorrevole, i gemiti seguono l’azione
e i sospiri si uniscono.
Ci stiamo masturbando guardandoci negli occhi lascivamente.
Lei rompe l’incantesimo degli sguardi scendendo con le ginocchia,.
Guardo i capelli, le mani si sono liberate con la sua discesa verso il paradiso,
le poggio sulla testa e quando sento il calore delle labbra piene adattarsi
ancora una volta al mio piacere, stringo i capelli;
– Così, brava…
Dimentico tutto, lavoro, famiglia, Luisa…
Tutto si concentra in quei venti centimetri di movimento ondulatorio della sua
testa.
Oggi, &egrave un giorno di festa, di culto, tutti pregano il loro Dio.
Io, prego Patrizia che non smetta;
– Dai piccola…
Sento le mani giocare con la carne sotto il mio sesso, movimenti leggeri uniti
a sbuffi di aria.
Torna a guardarmi dal basso con quello sguardo vorace, aspetta un mio segnale.
Non ho mai smesso di tirarle i capelli, in certi momenti per darle ordini, in
certi altri per farle capire.
I suoi occhi lucidi sono uno sconvolgimento per il mio piacere crescente;
– Sono vicino…
La vedo spostarsi leggermente con le gambe, posizionarsi pronta a ricevere il
suo premio.
Una mano torna sul mio sesso e lo segue per tutta la sua lunghezza seguendo il
movimento della bocca che adesso stringe ancora più forte sulle vene, bloccando
il sangue che scorre veloce.
Non smette di guardarmi.
Smetto di resistere…
Niente distacco, le gambe vibrano, il tavolo aiuta.
Prendo fiato attenuando i gemiti di piacere, il cuore, ha smesso di scappare,
dopo lo spavento per tanta adrenalina, sta tornando mogio al suo posto;
– Cazzo Patrizia, quanto sei migliorata…
– Merito del maestro e dell’eccitazione che mi sa trasmettere.
La guardo estasiato, &egrave uno di quei momenti in cui vorrei essere Rocco
Siffridi, avere la sua resistenza e potere entrare in lei per ricambiare e
trarre piacere ulteriore, ma, io, ho i miei tempi, molto più normali.
Ho smesso di tirarle i capelli;
– Alzati.
Esegue.
Mi da un bacio facendomi sentire il sapore dell’uomo nella sua bocca.
Mi sposto e metto lei nella mia vecchia posizione.
Vado diretto al dunque, trovo disponibilità massima e situazione
all’avanguardia, ‘probabilmente, la ragazzina si &egrave toccata’ penso.
Non importa, tanto il risultato, &egrave lo stesso, voglio sentirla urlare dal
piacere, smetto di pensare e m’immergo nel suo caldo fiore dischiuso per
l’eccitazione.
Sento i gemiti di soddisfazione, i sospiri di partecipazione, gli scatti
febbrili dei fianchi, il tentativo di stringere le cosce per godersi la mia
avanzata.
Tutto inutile.
Le gambe bloccate e portate sopra la testa.
Completamente indifesa.
Un dito si unisce al gioco, cadenza il ritmo e esplora incurante di eventuali
proteste che comunque non giungono.
– Oh Dio, cosa mi fai…
Esco un attimo fermando l’attimo fuggente, uno sguardo passionale, parole
istintive per sentirsi re;
– Adesso voglio che me lo chiedi.
– Dai, smettila, lo sai che mi vergogno.
– Lo so, &egrave per quello che te lo chiedo ragazzina, voglio che diventi rossa al
pensiero di quello che ti farò o di quello che potrei farti.
– Smettila…
– Voglio sentirtelo dire!
Passa qualche secondo, lei, &egrave fremente con le sue gambe in aspettativa, le
grandi labbra gonfie;
– Ti prego…
– Chiedimelo!
– Voglio che continui quello che stavi facendo.
– Usa le parole giuste!
– Voglio che mi lecchi la fica, bastardo! Voglio venirti in bocca come fai tu
con me…
La guardo soddisfatto
– Brava la mia piccola, adesso ti accontento.
Prendo le cosce, le riporto sopra le spalle, entro prima con un dito a farla
sobbalzare, la lingua segue subito dopo, le labbra si avvinghiano in uno
unione di labbra e il supplizio ha inizio.
I tuoi si, i tuoi no, i tuoi ti prego, si perdono nei miei movimenti.
Nessuno può fermare il momento, nessuno tra noi, solo io, tu, la mia lingua,
la mia bocca, i tuoi gemiti, le urla strozzate, i brividi e infine la
spossatezza del poi.
Carezze soddisfatte.
Ringraziamenti reciproci, promesse future…
I cuori ringraziano per il ritrovato riposo.
L’accarezzo lascivo pensando al poi;
– Domani mettiti i jeans più stretti che hai, quelli che ti fanno un sedere
fantastico.
– I calzoni? Non &egrave da te.
– Lo so, ma ho un idea.
Vedo gli occhi che ti brillano, le novità ti elettrizzano sempre.
– D’accordo boss, sarà fatto.
– Mi piace di più quando mi chiami padrone, ma, per ora mi accontento.
Ridiamo insieme, le carezze sono di felicità.
‘ Ma guardo in che casino mi sono andato a cacciare’ penso gioioso e già mi
perdo al pensiero di domani.

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