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Racconti Erotici Etero

Anime dannate 8 Prova di forza

By 21 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Un altro giorno comincia.
La testa, &egrave sempre divisa tra eccitazione e tormento.
Guardo Patrizia al di la del vetro, stamattina si &egrave presentata con una mini
nera e camicetta dello stesso colore, una sciarpa rossa con nodo alla moda e un
paio di stivali, ovviamente neri
: sotto gli stivali, ha messo una calza autoreggente visibile a tutti, &egrave
veramente sexy, ogni volta mi stupisce con le sue iniziative, possibile che si
vestisse così anche quando veniva a casa mia e io non me ne sono mai accorto?
Siamo soli, &egrave l’orario di pausa e le ho chiesto di non andare a casa a
mangiare, alle sue proteste, le ho risposto che la nutrirò io oggi.
Lei, mi ha guardato stranita, quella frase, l’ha incuriosita e invogliata;
-Va bene padrone, come vuoi tu…
Una telefonata veloce a casa per avvisare i genitori e si &egrave rimessa a
lavorare.
Adesso finalmente soli.
Guardo oltre al vetro, dalla mia posizione posso tranquillamente vedere tutti
gli uffici, la sua scrivania, &egrave laterale alla mia, la vedo di sbieco, accendo
il citofono.
– Patrizia?
– Arrivo.
– No, fermati,
Mi guarda perplessa ;
– Vai alla scrivania di fronte a me, quella libera.
Si sposta.
La chiamo al cellulare, lei vede il numero;
– A che gioco stai giocando?
– Metti il viva voce.
Lei esegue.
– Sali sopra la scrivania.
La guardo eseguire.
– Allarga le cosce e porta la gonna sui fianchi.
Esegue muovendo il corpo in un modo estremamente erotico, vedo comparire uno
slip, ovviamente nero;
– Levati lo slip!
Lei, sapendosi osservata, inizia una lenta danza dei fianchi e delle gambe, si
contorce come una professionista rendendo quel semplice gesto, sensualità.
Mi porto davanti alla mia scrivania, un paio di metri e il vetro ci dividono,
slaccio i calzoni, abbasso il boxer mettendo in evidenza il mio sesso, già
pronto a combattere; lo accarezzo e lo dirigo sfacciatamente verso lei;
– Lo vuoi?
Lei fa cenno di si con la testa;
– Voglio sentirtelo dire.
Lei, &egrave imbarazzata;
– Dimmelo!
e nel frattempo muovo la mano avanti e indietro per tutta la lunghezza;
– Dimmelo!’
Rompe gli indugi
– Ti voglio…
– Vuoi essere scopata come ieri sera’ con la stessa violenza e passione?
– Si…Mi &egrave piaciuto molto
– E allora masturbati per me.
– Come?
– Hai capito benissimo, devi guardarmi e masturbarti, quando capirò che sei
pronta verrò da te.
– Dai maurizio, sono già pronta…
Prende la mano e scivola con un dito tra le sue intimità mordendosi un labbro
e poi, uscendo, mi fa vedere il dito bagnato;
– Guarda…
– Decido io quando &egrave il momento di varcare la porta, masturbati.
Mi guarda con occhi pieni di lussuria per quella richiesta mai avuta prima;
– Sei un bastardo…
La mano si appoggia al fiore umido, un attimo di esitazione e piano comincia
il suo ballo.
All’inizio mi guarda, poi, piano chiude gli occhi e comincia a dondolare la
testa, le gambe si divaricano ancora di più, mentre lei appoggia il sedere al
bordo del pianale e aumenta il ritmo.
– E questo che vuoi? Vuoi vedermi godere?
Tiene gli occhi chiusi e il ritmo diventa ossessivo
La interrompo;
– A cosa stai pensando? Cosa ti ha eccitato tanto?
– Tu! Sapere che mi stai guardando… Sto pensando a come mi hai scopata ieri,
a come mi hai sbattuta contro il muro dandomi un casino di piacere…
Le dita sono diventate frenetiche, supero la porta e mi porto vicino a lei in
silenzio;
Lei, ha ancora gli occhi chiusi, &egrave molto avanti con il suo piacere;
– Ti prego, ti voglio, prendimi, ho bisogno di sentirti dentro…
– Godi per me, se mi vuoi davvero.
Non si era accorta che sono a dieci centimetri da lei, apre gli occhi, &egrave
veramente vicina al suo piacere;
– Ti prego…
– Continua!
Mi guarda quasi inferocita e in quel momento esplode nel suo piacere, comincia
a tremare tutta, si contorce e spinge intensamente nel suo bocciolo, la mano, &egrave
impregnata del suo miele e, mentre urla al vento le sue parole di lussuria, le
tolgo le dita e penetro deciso in lei facendola gemere per la sorpresa e il
piacere.
Sentire le pareti vaginali lisce e pronte, &egrave una libidine unica, le pareti
sono sempre strette per il mio sesso e pur essendo bagnata , lo sfregamento e
spasmodico.
Ancora una volta non c’&egrave dolcezza, le ho messo le mani sotto il sedere e la
spingo con prepotenza verso di me, spingo talmente forte che mi faccio male da
solo, i suoi gemiti iniziali diventano lamenti di piacere, cerca di prendere il
mio corpo con le mani per unirsi alle mie spinte, alla fine ci riesce, proprio
quando io, con una spinta più brutale delle altre, comincio a scaldarle
l’utero con il mio caldo piacere;
– Bastardo, sei un bastardo…
Mi urla sbattendosi contro di me approfittando dei miei ultimi momenti di
resistenza.
La lascio sfogare, infine, mi da un bacio furioso e poi, si stringe a me
appoggiando la testa sulla mia spalla prendendo aria e facendo grossi respiri.
– Ti amo.
Le prendo il viso e la guardo serio;
– Non dire stronzate ragazzina, &egrave solo sesso, del buon sesso e niente altro!
Sento il sesso uscire da lei.
– Io non ho mai provato con nessuno, quello che provo per te.
– Non confondere una buona scopata con l’amore.
– Per che sei così cattivo?
– Sono reale, se pensi di innamorarti di me, allora esci da quella porta
adesso, ricordati chi sono, io posso darti solo questo e volgarmente tocco il
cazzo..
Una lacrima bagna le guance.
Devo essere duro, crudele, non voglio che fantastichi oltre il limite, anche
se quello l’ho superato sin dal primo giorno che le ho insegnato a darmi
soddisfazione con la bocca.
– Adesso vestiti e prenditi mezza giornata, decidi se vuoi continuare questo
rapporto, ma, sappi che se domani mattina ti trovo qui, ti chiederò sempre di
più e avrai ben poco in cambio!
Mi stacco da lei, cerco il portafogli, ne tiro fuori trecento euro, li metto
sul tavolo ancora bagnato dai suoi umori;
– Vatti a comprare qualcosa di sexy per i prossimi giorni, ho intenzione di
scoparti ancora per diverso tempo e mi piace quando sei vestita da donna sexy
pur sapendo che sei una ragazzina.
Non dico altro, raccolgo i soldi e gli e li metto nella mano destra, lei, ha
ascoltato inerte, le lacrime hanno continuato a scendere, Si mette a posto, tra
dieci minuti arriveranno i suoi colleghi, si gira e mestamente si avvia verso
il portone, quando sta per aprirlo, le parlo ancora in modo deciso; – Patrizia!
Si gira a guardarmi con lo sguardo abbassato;
– Prima che esci, chi sono io?
– Il mio capo…
Dice sommessamente
– Mi piace di più quando dici Padrone.
– Sei il mio padrone…
– Bene, se torni qui domattina ricordatelo…

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