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Racconti Erotici Etero

Anna, una storia vera

By 7 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa &egrave una storia vera, dove solo i nomi dei protagonisti sono stati cambiati.
Mi presento, io sono Andrea, ho 48 anni, vivo da solo in una casa molto grande e difficile da tenere in ordine.
A questo pensa Anna, una signora di 62 anni che aveva iniziato nel ’90 ad aiutare la mia famiglia nei lavori domestici.
Ora sono rimasto solo in questa casa, lavoro molto e quindi il suo aiuto &egrave ancora preziosissimo.
Sono spesso fuori, Anna ha le sue chiavi, viene a casa, sbriga i lavori domestici e poi se ne va.
Ci parliamo con bigliettini che lasciamo sul tavolo del soggiorno.
Separata da tanti anni, ha cresciuto i tre figli prima con il suo stipendio da insegnante e poi, una volta andata in pensione, con una attività di casalinga per conto di famiglie con problemi organizzativi. Noi eravamo una di quelle famiglie, ora sono rimasto l’unico al quali viene a tenere in ordine la casa.
Mi ha sempre attratto. Mora, alta, un grande seno, molto spigliata e con un’ottima cultura. Spiritosa e con la parola pronta non si &egrave mai tirata indietro di fronte a battute un po’ ardite o barzellette non proprio da oratorio.
In questo modo negli anni ho passato tanti confini nel nostro rapporto.
La prima svolta fu circa 2 anni fa, in occasione di una delle poche volte in cui ci incrociamo mentre lei se ne va ed io rientro.
Avevo appena portato a casa la nuova macchina digitale. ‘Dài che facciamo due foto’ le dissi.
Non si tirò indietro. Mi venne l’idea di osare un po’ di più e le proposi di farle una foto in reggiseno e mutandine quando, pronta ad andare a casa, si era appartata in una camera per cambiarsi.
‘Ma non hai nulla di meglio da fare ?’ Disse.
Passai alle lusinghe, fanno sempre il loro effetto.
‘Sei una splendida donna e poco importa che il tempo ti abbia messo qualche ruga o leggermente appesantito. Resti una splendida donna e poi, te lo devo confessare, mi attraggono maggiormente le donne con qualche anno più di me che le coetanee o le più giovani’.
Con fare sbrigativo mi disse ‘vabb&egrave, dài, se proprio ci tieni, entra e facciamo ‘ste due foto’.
Facemmo qualche scatto e niente di più, ma il ghiaccio era rotto.
Successe un altro paio di volte, l’ultima la scorsa estate quando, complice una splendida abbronzatura, acconsentì con buon entusiasmo. Aveva un microscopico slip. Mi sono chiesto se era per lei un capo intimo abituale o se era, in qualche modo, un segnale che mi veniva lanciato.
Poco prima dello scorso Natale, la svolta. Usciamo a cena per festeggiare. Al rientro le chiedo se mi invita in casa. Saliamo. ‘Voglio farti qualche foto un po’ os&egrave’. ‘Mamma mia, sempre quella mania’. ‘Dài come mi vuoi questa volta?’
‘Posso fotografarti in intimo sdraiata sul letto? Si spoglia e si sdraia sul lettone. Si mette a pancia in giù. Faccio un paio di foto e poi buttò lì due parole sul suo mal di schiena. ‘Hai una crema da corpo che ti massaggio un po’ ?’ Si mette a ridere ma poi mi indica l’armadietto in bagno. Prendo la crema e inizio a massaggiarle la schiena. Le piace. ‘Non voglio sporcare il reggiseno, posso slacciarlo ?’ Con le mani scendo lateralmente e arrivo a massaggiarle le mammelle che sporgono lateralmente. ‘Dài, fa il bravo, non mi sembra il caso’ Mi dice. Insisto, massaggio lateralmente i seni finch&egrave arrivo a toccarle un capezzolo. E’ molto sporgente, molto grosso e ‘ duro. Non dice niente, mi lascia fare. Mi dico che questo &egrave un segnale e decido di osare. Smetto per un attimo di massaggiarla e velocemente mi spoglio. Penso se ne accorga, anche se ha la testa girata dall’altra parte. Mi metto a cavalcioni delle sue gambe. Non dice nulla. Mi siedo sui suoi polpacci e a qual punto non può non rendersi conto che non sono più vestito e che mi sto allargando. Continua a tacere. Io riprendo a massaggiarla schiena ma ormai azzardo sempre più e inizio a dedicarmi alle mammelle cercando di arrivare a entrambi i capezzoli. Mi accordo che si sposta leggermente di lato per facilitarmi. E’ il segnale che stavo aspettando. Continuo a massaggiarla. Lascio i seni e scivolo indietro con il sedere andando a sfiorarle i piedi. Le abbasso gli slip. Non dice nulla. Ormai so di avere campo libero. Le massaggio il sederone. Ormai la cellulite &egrave ben visibile ma non mi disturba. Le massaggio i glutei e faccio in modo da aprirli ritmicamente ad ogni passata con le mani. Inizio a guardarle l’ano che si mostra ad ogni apertura. E’ bruno scuro, un po’ irregolare, con un po’ di pelo attorno. Rompo ogni indugio, mi abbasso e inizio a leccarglielo. ‘No, cosa stai facendo, non esagerare, non mi va’ Prova a muoversi ma lentamente, capisco che le piace anche se non vuole lasciarmi fare senza prima lanciare qualche segnale di rifiuto. Le tengo il culo aperto con le mani, la mia lingua &egrave dentro l’ano. Il sapore &egrave amaro e mi sale un odore forte ma piacevolissimo. Le chiedo di inginocchiarsi e la aiuto forzandola un po’ nel movimento. Mi lascia fare e mi asseconda. Ora &egrave con la testa nascosta sul cuscino e il culone per aria. La sposto un po’ sul lato del letto, scendo dal letto e mi inginocchio sul tappeto. Le apro la figa che ormai ho di fronte e inizio a leccarla passando dall’ano alla figa che &egrave pelosissima. Respira pesantemente. La lecco a lungo e mi bagno con la saliva le dita della mano. Mi faccio strada entrando in vagina. Entro con facilità, un dito, due, tre. Ha avuto tre figli e, anche se la lubrificazione viene più dalla mia saliva che dai suoi umori, dopo poco riesco a inserire tutta la mano. Me la scopo così, con un mano dentro e con un dito dell’altra infilato nell’ano. La penetro nell’ano a fondo. Dentro c’&egrave una sorpresa calda e abbastanza dura. ‘No, tolgli il dito da dietro, non mi va’. Non voglio esagerare e smetto per paura che mi allontani. Continuo con la mano. Ci metto molto, sono quasi stanco ma non voglio mollare. Alla fine ci riesco, la faccio venire. Spinge indietro il sedere per allargare di più la figa, si muove come se avesse una elettricità dentro, spinge indietro il culo per infilarsi di più la mano. Alla fine si butta sulla pancia esausta e con il respiro affannato.
Mi sdraio di fianco le allargo il sedere e appoggio in mezzo il cazzo duro. Le chiudo il culo per farglielo sentire. Continua a respirare affannosamente. La faccio rilassare massaggiandole da dietro il collo e i seni.
Restiamo così per mezz’ora poi mi dice di dover andare al bagno. Voglio vederti e faccio per seguirla. ‘No’ dice in modo deciso ‘almeno lì lasciami sola’. Insisto. ‘Senti, ho un bisogno da fare e desidero stare in intimità’. Insito, mi avvicino e la bacio sulla bocca toccandolo il culone. Per un attimo si ritrae poi allunga una mano e mi tocca il cazzo che &egrave duro. La spingo verso il bagno dicendole ‘dài, falla !’. Siamo davanti al water, si arrende e si siede lasciando andare una gran pisciata. Le apro le gambe e infilo una mano sotto al getto. ‘Sei un maiale’. ‘contento ora ?’ ‘Adesso mi lasci un po’ in pace, non ho finito ma adesso voglio restare sola’. ‘No, voglio vederti fare tutto’. ‘Non se ne parla, levati dalle palle che non ce la faccio più’. ‘No, voglio vederti fare tutto’. Insito, ‘Fà come ti dico’. La faccio alzare, la giro di spalle, le dico di appoggiare le mani al muro e, restando in piedi, le dico di allargare le gambe e mettersi in modo da avere il water sotto e in mezzo alle gambe. ‘Dài, spingi, voglio vederti mentre la fai’ Non parla, si mette come le ho detto. Non ho più bisogno di tenerle le mani per impedirle di allontanarsi. Si china un po’ e spinge indietro il culo. Glielo apro e rivedo l’ano scuro, impercettibilmente dilatato. Le allargo bene il culo e infilo un dito. La merda &egrave proprio lì, poco dentro. ‘Dài, spingi, voglio vederla uscire’ Inizia a spingere, l’ano pulsa un paio di volte e poi si dilata. Lo stronzo &egrave duro, lo tocco, inizia a sentirsi un odore forte di merda. L’ano si allarga, lo stronzo esce lentamente, con il tipico rumore sordo di scivolamento che senti quando la fai da solo. L’ano &egrave dilatato con un diametro di almeno 5 centimetri. Il primo pezzo di merda &egrave lungo circa 10 centimetri e cade nel water, poi un secondo un po’ più corto, infine un altimo pezzo di merda più morbida che cade lasciando alcune tracce intorno all’ano. Respira affannosamente e dice piano ‘Ho finito, lasciami lavare, sarai soddisfatto’. ‘Aspetta’, dico io, voglio mettertelo dentro. La inculo piano, il cazzo entra con facilità nell’ano ancora dilatato. Lei sta mugolando. ‘Ma non ti fa schifo ?’ ‘No, di te non potrebbe farmi schifo nulla’. Mi bastano pochi colpi e le vengo dentro.
‘Sei un maiale, ma erano almeno dieci anni che non venivo così’

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