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Racconti Erotici Etero

Anno 2057 – La Settimana dell’Amore

By 3 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Anno 2057. Rispettare la legge.
Quella volta toccava a me. Il mio compito di cittadino italiano di vent’anni, doveva essere portato a termine. Era la ‘settimana dell’amore’. Avevo la fidanzatina, carina e biondissima, ma anche lei dovette lasciarmi andare per la settimana; non ci si poteva opporre allo Stato.

Era il lunedì mattina della ‘settimana’ e mi trovavo negli uffici comunali in attesa di informazioni. Una lunga attesa mi aspettava e la mia mente cominciò a pensare.

Vivevo in un piccolo paesino di ottomila abitanti nel centro della penisola. La scuola era finita solo qualche settimana prima, con gli esami a luglio. Fino a vent’anni ci facevano andare a scuola. Le regole erano tutto e tutto era regola. Non si poteva andar contro la legge in nessun modo, a meno che non si fosse tanto pazzi per farlo. Tutto sommato la vita, vissuta correttamente rispettando le ferree regole del governo, era bella. L’Italia era uno dei paesi più tranquilli e felici.
Tutti vivevamo beati, lavorando, guadagnando, comprando, viaggiando. Ci si sposava, si faceva figli, si poteva fare quello che si voleva nel rispetto della legge.

La ‘settimana dell’amore’ era però una leva obbligatoria per tutti i ragazzi che durante l’anno compivano i vent’anni. E io ci cascavo dentro in pieno. Non ci si poteva sottrarre per nessun motivo. Lo scopo di questa legge era quello della procreazione, per aumentare il numero di nascite nel paese. Di conseguenza per ringiovanirlo. Molti di noi erano contenti di poter servire la patria, io compreso.
Funzionava in questo modo: il comune di ogni paese gestiva i suoi giovani cittadini e, in ordine casuale, assegnava ad ogni ragazza dell’annata, in questo caso nate nel ’37, un ragazzo dello stesso anno; metteva a loro disposizione una stanza per ben otto ore, di giorno o di notte a seconda della disponibilità delle camere, e controllava tramite video-sorveglianza che i due giovani consumassero il rapporto sessuale e il concepimento. Poche ore prima del loro turno ai ragazzi veniva consegnata una scheda in cui si leggeva l’identità del partner e tutti i dati riguardo alla sua sessualità. Il governo era in possesso di tutta la documentazione che necessitava al caso, per esempio se una fanciulla era vergine o meno, se aveva rapporti frenquenti e di che tipo. Questi documenti erano segreti e solo il partner poteva leggerli prima del rapporto e poi tenerli assolutamente per s&egrave. L’identità del partner non doveva essere rivelata, all’infuori della coppia, per evitare riconoscimenti di paternità e storie di questo genere. I maschi che procreavano in questo modo non consideravano loro i figli che nascevano dal rapporto. Le donne si facevano aiutare dal ricco comune, per far crescere quei pargoli.
Quell’anno eravamo in diciassette maschi e quindici femmine. Vennero chiamate all’obbligo due ragazze di un anno più grande di me per sopperire alla mancanza. Quelle due l’anno precedente non erano rimaste incinte, ecco perch&egrave proprio loro vennero ripescate. Tutti i chiamati dovevano acconsentire al rapporto, a servizio della nazione. Solo le persone che avevano dei problemi di salute, certificati dai medici, potevano evitarlo. Le ragazze avevano la possibilità di scansare la ‘settimana dell’amore’ procreando in precedenza con i propri fidanzati, se li avevano. Questo era risaputo, ma ben accetto dal governo perch&egrave lo scopo veniva comunque raggiunto.

Era il lunedì mattina della ‘settimana dell’amore’ e mi trovavo negli uffici comunali. Finalmente mi comunicarono l’orario della mia seduta, era prevista per mezzogiorno e sarebbe durata fino alle 20.00 . Aspettavo con ansia la scheda dalla mia partner, curioso di sapere chi mi fosse capitata. Speravo fosse almeno carina, in modo da potermi godere il rapporto, e non un cesso. Sapevo bene cosa vi era scritto nella mia scheda, che sarebbe stata consegnata a lei. Oltre alla mia identità avrebbe saputo che avevo perso la verginità a diciassette anni con Marta, e che ora ho frequenti rapporti con la mia ragazza Valentina; alto 1.83 cm, peso 67.8 kg, pene di 21.3 cm ecc ecc. Sapevano tutto di tutti.
Dopo un’altra attesa interminabile mi chiamarono in una saletta. Sul monitor mi si presentava la scheda della ragazza. La foto sembrava di’ Non ci potevo credere, mi era capitata Valeria! La più gnocca del mio anno, quella cui tutti sbavavano dietro! Incredibile! Quasi urlai dalla gioia e l’addetto alla documentazione mi squadrò perplesso. Passai a leggere i suoi dati: aveva perso la verginità a 16 anni con Federico; aveva successivamente avuto rapporti con altri tre ragazzi, e addirittura quattro le avevano sfondato il culo; alta 1.74, peso 55 kg, quarta di seno. Ancora non ci credevo, avrei scopato con la più gnocca, ma lo facevo solo per la patria! Uno come me, un ragazzo normale, non avrebbe mai avuto possibilità di farsi una di quel calibro: mi era capitata un’occasione d’oro. La mia fidanzata al confronto non era nulla, ma allo stesso tempo Valeria era la solita tipa che se la tira, che si rende conto di essere sopra la media, con la puzza sotto il naso. Era odiata da molti giovani del paese. Ma dentro quella stanza tutto sarebbe stato diverso, un mondo parallelo dove esistevamo solo io e lei e dove avevamo un compito preciso da portare a termine: servire il nostro paese!

Continua…

Poco prima di mezzogiorno la sala a noi destinata si liberò e mentre alcune signore la ripulivano, io e Valeria venimmo chiamati per la spiegazione delle ultime regole. Ci salutammo velocemente con un sorriso e ascoltammo l’impiegato preposto all’esposizione.
Poco dopo entrammo finalmente nella sala. La porta ci venne chiusa alle spalle e più volte sbarrata da fuori. Cominciammo a guardarci attorno curiosi, dopo tutto quella sarebbe stata la prima ed ultima volta che avremmo fatto quell’esperienza. Al centro della stanza troneggiava un enorme letto matrimoniale, le coperte pulite, appena poste, emanavano un colore bianco di estrema purezza. A lato vi era un tavolino ricoperto di cibo e due sedie. Una piccola arcata apriva la visuale sul bagno, che oltre al wc e al lavandino, aveva un’enorme vasca idromassaggio. Tutte le finestre avevano grate in ferro, per impedire fughe. Telecamere e altoparlanti erano posizionare ad ogni angolo della stanza e in bagno. Un monitor in alto sopra il letto poteva essere acceso, come ci avevano spiegato, per vedere qualsiasi tipo di filmato a luci rosse.

Io e Valeria ci sedemmo comodi sul letto e per la prima volta da quando eravamo entrati ci guardammo negli occhi. Eravamo un po’ imbarazzati, ma lei mi osservava in modo strano: aveva lo sguardo solito, quello da superiore, quello arrogante, come se non meritassi di essere li con lei. Io non ci feci caso e cominciai a parlare del più e del meno, anche se lei sembrava poco interessata alla conversazione. Ci conoscevamo abbastanza da parlare tranquillamente, d’altra parte eravamo nella stessa classe qualche anno prima. Io avevo voglia di scoparmela subito, era una settimana che ero in astinenza, come avevano ordinato i segretari comunali.

Valeria:’Ascolta, ma &egrave vero quello che ho letto sulla scheda?’
Io:’Beh, si. Non so a cosa ti riferisci ma sai bene che tutti i dati che hanno sono veritieri.’
Valeria:’Mi riferisco al fatto che hai il cazzo che arriva a ben ventunopuntotre centimenti!’
Io:’Oh haha si &egrave vero’ A proposito, io comincio a spogliarmi, non servono i vestiti in questa stanza.’

Così dicendo mi tolsi tutto quello che avevo addosso, intimo compreso, e tornai a sedere con la schiena appoggiata al muro. Il mio pene era balzato fuori contento. Era moscio ma comunque abbastanza lungo da suscitare la curiosità dello sguardo di Valeria.

Valeria:’Wow. Non ne ho mai visto uno così grande, ed &egrave ancora mollo! Certo che, anche se sei un cesso di ragazzo e magro come uno stecco, hai delle potenzialità li sotto!’
Sorrisi e risposi:’Sarò anche brutto, ma prima che tu esca da questa stanza ti avrò spaccata in due e messa incinta, schifosa troia.’
Valeria:’Oh, se la metti così farò in modo che il rapporto avvenga negli ultimi minuti delle otto ore e senza che tu possa provare il minimo piacere!’

Detto questo si girò e non parlò più. Quella discussione aveva però svegliato il mio palo di carne che si era un po’ ingrossato. A Valeria non pot&egrave sfuggire quel dettaglio e infatti si agitò un po’ sul materasso. Sotto sotto era una vacca, la più figa vacca del paese, e in quanto tale non avrebbe resistito all’attrazione del mio uccello.
Dopo una decina di minuti di silenzio e noia, andai in bagno e cominciai a preparare la vasca per l’idromassaggio. Se io non le piacevo, l’acqua calda, profumata e piena di schiuma l’avrebbero sicuramente interessata.
Mi immersi nel tepore rilassante e cercai di non pensare alla troia che, nell’altra stanza, mi stava probabilmente osservando. I getti mi colpivano la schiena, i fianchi, i piedi e i polpacci, un piacere davvero idilliaco. Accesi il monitor del bagno e scelsi un filmato porno di alto livello qualitativo: una bionda molto bella leccava il cazzo di un giovane muscoloso e senza peli sul corpo. Dopo qualche minuto iniziai a scaldarmi, anzi, forse in quella situazione di costretta astinenza, mi avrebbe eccitato persino un porno omosessuale. Avevo il cazzo dritto in alto, stimolato dai getti dell’idromassaggio che ogni tanto gli arrivavano contro. Non resistetti e cominciai a toccarmi un po’ lo scroto e la base del pene, con tranquillità e naturalezza. Non potevo masturbarmi perch&egrave sarei andato contro la legge e dovevo compiere più rapporti possibili con Valeria. Se solo avesse voluto’

Mentre pensavo a questo, eccola che entra nella sala da bagno e mi si avvicina. Era già nuda, uno spettacolo raro a vedersi: capelli lunghi, lisci e neri le scendevano fino a quasi metà schiena; qualche ciocca era portata davanti, sul petto formoso; due tette da paura, grosse e sode come meloni con i capezzoli un po’ turgidi, rossi come ciliege; la figa depilata era bellissima e candida; le gambe lunghe e sinuose; i piedi piccoli e carini.
Scese nella vasca e sedette di fronte a me, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia, un ghigno da porca, da troia che comprende il potere del suo corpo.

Valeria:’Ho deciso che per ora diamo un taglio alle ostilità. Mi dispiace poi che un cazzo come il tuo si innalzi guardando un monitor e non un bel corpo in carne e ossa’.

La schiuma copriva tutta la superficie dell’acqua perciò non aveva ancora visto il mio uccello in erezione. Aveva però intuito la mia eccitazione.

Io:’Hai ragione, sai che sei proprio una gran figa. Sono stato fortunato in questa ‘settimana dell’amore’ ad essere capitato proprio con te!’
Valeria:’Si sei stato proprio fortunato. Questa sera vedremo se potrò dire lo stesso per me.’

Quel suo tono altezzoso e di scherno nei miei confronti mi faceva imbestialire, ma mantenni la calma ricordando che ero lì per un motivo preciso, ovvero metterla incinta, e questo significava che me la sarei scopata di brutto.
Parlammo un po’ degli altri ragazzi che, come noi, avrebbero affrontato la ‘settimana’. Dopo un po’ la puttana si rese conto che non gli era andata proprio male avendo me come partner. Di sicuro ero meglio della maggior parte degli altri della mia età di sesso maschile, quasi tutti sovrappeso e che non conoscevano la parola ‘sport’. Tutte quante avrebbero voluto aggiudicarsi Diego, alto, muscoloso, sportivo, un figo insomma, ma era l’unico. A Valeria era andata piuttosto bene con me quindi. Per quanto mi riguardava Valeria era il top, non ce n’erano di meglio.

Scherzando e parlando l’atmosfera nella vasca si era un po’ rilassata.
Tutto ad un tratto, mentre stavamo discutendo, sentìi il piedino sinistro della ragazza posarsi con noncuranza sul mio ginocchio. Non ci feci caso.
Dopo pochi attimi l’altro piede prese possesso della mia coscia destra ed entrambi mi accarezzavano piano. Il mio pene che fino ad allora era riuscito a riposare, adesso si stava svegliando a causa di quei tocchi leggeri ma insistenti. Lentamente Valeria risalì le mie gambe e posizionò le piante dei piedi sul mio pacco, sulle palle e sull’asta durissima.

Valeria:’Oh senti un po’ qui che durezza, sembra di marmo. Che grosso, non c’&egrave che dire!’

Non sapevo cosa rispondere.

Continua…
Il mio uccello era di marmo. Le attenzioni di Valeria non smettevano e ormai aveva preso a masturbarmi lentamente con i piedi. Era bellissimo, ma avevo bisogno di arrivare al dunque altrimenti sarei venuto di li a poco.
Con gentilezza scostai le gambe di lei e mi avvicinai.

Io:’Dai girati che ti insapono un po’. La tua pelle ambrata sembra così morbida!’

Valeria mi dette le spalle e mi passò il balsamo. Mi riempìi le mani di sapone e le appoggia sulle spalle, cominciando a massaggiarle. Si passò i capelli sul davanti in modo da non intralciare i miei movimenti. Era davvero morbida come la seta. La sua schiena, con le scapole e la spina dorsale un po’ sporgenti, era stupenda, e la sua pelle dorata. Quasi non ci credevo, stavo mettendo le mani sulla più bella ragazza del paese, la accarezzavo sul collo e sulle braccia e lei apprezzava molto le mie attenzioni. Si rilassò un pochino sotto il tocco delle mie mani e sospirava dolcemente. Vi era un silenzio quasi innaturale, intramezzato dai nostri respiri. Ero in adorazione perch&egrave mi stavo godendo ogni centimentro di quel corpo perfetto.
Si sporse leggermente indietro con il busto, quasi ad invitare le mie dita sul davanti. Cominciai allora ad insaponare anche il petto, ma non resistetti a far scendere i polpastrelli sempre di più, con calma, verso i suoi seni. Volevo toccarla ovunque, tastarla, sentirla in ogni punto, ma non potevo rovinare un momento tanto intimo perciò mi limitai a procedere con cautela.
Oramai sentivo sotto le dita i rigonfiamenti dei seni, ma andai oltre fino ai capezzoli che scoprì eretti. Li toccai lentamente, sotto il pelo dell’acqua, e li tastai. Era una situazione terribilmente eccitante ed il mio piselloi non ce la faceva più ad aspettare. Raccolsi i seni con le mani e li tastai piano, strappando un lungo sospiro a Valeria. Erano due meloni grossi, morbidi e caldi e i capezzoli spingevano e si facevano sentire sui miei palmi. Non avevo mai palpato niente di più sublime.
Dopo alcuni minuti di questo trattamento, portai la mano destra sempre più giù, verso la pancia e l’ombelico della fanciulla. Questo la portò a sporsi indietro con il bacino, verso di me. Le sue chiappe sfiorarono il mio pene durissimo e con qualche esitazione vi si appoggiarono. Avevo il cazzo proprio nella fessura del suo culo d’oro e lei spingeva verso di me per sentirlo sempre meglio. Ormai mugolava quasi dal piacere. Portai la mano sulla sua fighetta e cominciai a muovere un dito dentro di lei. La barriera di imbarazzo e di apparenza era caduta definitivamente. Ora eravamo solo due animali che si volevano, si bramavano a tutti i costi.

Non potevo resistere oltre, le spinte del suo culo mi stavano quasi portando all’orgasmo. Feci girare e sedere Valeria, mi abbassai pronto per il rapporto vero e proprio. La mia cappella stava per toccare le grandi labbra quando sentìi una mano che me lo prendeva, lo accarezzava e stringeva.

Valeria:’Ah, oddio &egrave grosso. Mmmm che duro! E’ questo il risultato di una settimana di astinenza! ‘

Lo lasciò, come per darmi il via libera. Non ci pensai due volte e appoggiai il glande all’entrata della vagina. Le mie misure erano un poco sopra la media perciò non volevo farle male e l’acqua che ci circondava non mi aiutava. Spinsi il pene dentro di lei con lentezza ma in modo deciso. Era stretta, ma accogliente al mio passaggio, il mio uccello non trovò resistenza. Quando il bacino andò a toccare il suo, ci lasciammo andare ad un profondo sospiro di estrema goduria.
La presi per le spalle e cominciai a pompare dentro la figa calda e morbida. Qualche colpo bastò a Valeria per abituarsi alla mia presenza in lei, poi potei lasciarmi andare e glielo ficcai più in fondo possibile con rapidità, molte volte di seguito, senza fermarmi, senza ritegno. Dovevo esplodere, volevo esplodere per liberarmi di tutta la lussuria e l’eccitazione.
Bastarono un paio di minuti per arrivare all’orgasmo, finalmente sborrai nella sua vagina calda e contemporaneamente Valeria godette con me.

Sospirando e ansimando ci guardammo negli occhi contenti. Sorridevamo felici per aver portato a termine il nostro compito, soddisfatti per la brevissima ma intensa galoppata, dopo una settimana in cui avevamo represso qualsiasi nostra voglia.
Uscìi da lei e mi sedetti al suo fianco abbracciandola. Non era amore il nostro, era stato e sarà ancora animalesco istinto, ma adesso era solamente tenerezza e amicizia.

Continua…

Dopo aver brutalmente scopato nella vasca, vi restammo per un’altra mezz’ora buona, accarezzandoci dolcemente, quasi fossimo fidanzati. Ci venne d’istinto comportarci in quel modo passionale e coinvolgente, probabilmente perch&egrave eravamo barricati lì dentro e per la situazione paradossale nella quale eravamo, per compiere il nostro dovere.

Ci asciugammo e ci spostammo sul letto morbido. Arrivati sul materasso Valeria mi si aggrappò stretta e poggiò la testa sul mio petto villoso. Stavamo sdraiati, tranquilli e beati, erano solamente le 15.30 e potevamo goderci ogni minuto dentro quella sala. La voglia non c’era passata per niente dopo l’amplesso perch&egrave entrambi era da giorni che non facevamo nulla.
Non ci preoccupavamo delle telecamere che ci spiavano sempre, c’eravamo abituati. A scuola, a casa, nella piazza e nei luoghi pubblici, ovunque tutti eravamo sempre sotto controllo. In questo modo la criminalità aveva vita breve.

Portai una mano sul suo culetto, che solo ora potei tastare. Era bello pieno e sodo, un sedere da favola, come tutto il resto. Con la mano sinistra lo accarezzai, strizzai, palpai per molto tempo, mentre con la destra le toccavo le guance morbide e le braccia. Quando il mio dito andò a massaggiare con naturalezza il buchetto della ragazza, il mio pene cominciò a issarsi nuovamente. In pochi secondi era completamente eretto.
Valeria se ne accorse subito e lo osservò attentamente mentre si induriva, era divertita e interessata. Infine il mio uccello era teso come una corda, non c’erano pieghe della pelle sull’asta; il glande, scoperto e rosso, pulsava forte, voglioso di attenzioni. L’unico difetto che avevo ai genitali era lo scroto: era grosso e si abbassava un po’ più del dovuto, ma forse era una conseguenza delle dimensioni abbondanti dei miei testicoli. Fatto sta che alla giovane non sembrava dispiacere questa cosa perch&egrave tutto ad un tratto mi raccolse le palle con la mano e soppesandole le massaggiò con cautela. Nel frattempo aveva preso a baciarmi il collo, era così sensuale Vale, qualsiasi cosa facesse. Non avevo smesso di palparle le chiappe e stuzzicare il suo buchetto. Scendendo con le dita potevo inumidirle nella sua vagina bagnatissima, per poi lubrificare l’ano.
La lingua della fanciulla scendeva piano sul mio petto, leccò entrambi i capezzoli con passione fino a indurirli per bene. Proseguì la sua marcia verso il mio pube dando leggeri baci alla pancia e al bacino. Successivamente passò allo scroto che ancora stava sollevando con la mano.
A quel punto cominciai a mugolare sommessamente dal piacere. Quella puttana sapeva bene come far impazzire un uomo.
All’improvviso la lingua si spostò sull’asta del mio pisello, e cominciò a leccarmelo tutto. Partì dal basso e risalì fino a dare leccate profonde sulla cappella. Succhiava le palle e contemporaneamente stuzzicava con la mano il pene, e poi al contrario metteva il bocca l’asta fino a dove arrivava e mi accarezzava lo scroto con le dita.
Questo trattamento durò per almeno dieci minuti, ma la sua bocca di rose era una meraviglia: sentivo il muscolo della lingua che mi avvolgeva e mi stimolava il frenulo e il buchetto e quando, con la testa, faceva il movimento di su-e-giù, un calore travolgente mi investiva.
Guardandola lavorare potevo vedere quanto le piacesse farmi godere e quanto la attizzava il mio uccello. I suoi occhi esprimevano goduria, era uno spettacolo solo starla a guardare, figuriamoci sentire la sua bocca su di me!

Valeria:’Vorresti giocare con il mio culetto?’ Disse con voce maliziosa.
Io:’Certo che si!’
Valeria:’Ricordati di venirmi dentro la patata però’

Si mise a pecora, aggrappata con le mani alla testiera del letto formando un angolo di quarantacinque gradi. Mi chinai per poterle leccare l’ano. Era profumata e appoggiare la lingua su quel buchetto mi provocò una scossa di tremenda eccitazione. Lappai più e più volte cercando anche di sforzare il muscolo per far entrare un po’ la lingua. Lei gemeva, godendosi il trattamento. Mi sollevai e in ginocchio dietro di lei guardai il suo culo: perfetto.
Mi afferrai il pene e lo spinsi nell’intestino di Valeria; entrò in modo relativamente facile e mi accorsi di quanto accogliente fosse. La ragazza spingeva indietro il culo per sentirlo sempre più in fondo e io non mi attardai a ficcarglielo fino ai reni. Il suo sfintere era stretto e a ogni colpo che le davo gioivamo insieme. Portai le mani sui suoi grossi seni e li strinsi forte senza curarmi del suo dolore. Mi aggrappavo alle tette per infliggerle colpi sempre più violenti, sempre più rapidi. Le natiche sbattevano contro il mio bacino provocando un suono estremamente eccitante! I nostri gemiti si facevano sentire ad ogni spinta, sempre più forti. Vidi che si portò la mano destra al clitoride per masturbarsi e infatti poco dopo la sentì urlare dalla lussuria, in un orgasmo che la immobilizzò per parecchi secondi. Io non mi fermavo e continuavo a pomparle dentro. Il cazzo ora mi faceva quasi male perciò decisi di spostarmi nella sua calda vagina. In un attimo tornai dentro di lei e ricomcinciai a fotterla brutalmente, ma in questo caso i fluidi della figa mi aiutarono a scivolare meglio e mi diedero il colpo di grazia. Poche spinte e l’orgasmo arrivò, potentissimo, molto più forte e travolgente di quello provato nella vasca. La riempìi del mio sperma, e finch&egrave sentìi che tutto era stato spruzzato, non uscìi da lei.

Buttato sul materasso, cercavo di riprendere fiato. Valeria mi fece un gran sorriso di intesa, sincero e caldo come il sole. Le risposi con un sorriso pure io. Eravamo soddisfatti e appagati.

Valeria:’Io vado a darmi una rinfrescata nella vasca’ Ma prima”

Si posizionò tra le mie gambe e cominciò a leccarmi il pene moscio e lo scroto per ripulirmi. Il cazzo subì un’erezione e la ragazza si gustò ulteriormente la mia asta.
Una volta lavati i miei genitali con la saliva, andammo in bagno tutti e due per rilassarci di nuovo nell’idromassaggio.

Quelle poche ore passate insieme mi avevano aperto un mondo tutto nuovo. Certo, con la mia ragazza avevo provato qualsiasi cosa riguardante il sesso, ma con la più bella del paese era un’altra cosa, un altro universo di emozioni, sensazioni e stimolazioni che mai avevo pensato di poter provare. Mi sembrava di scopare una dea, di essere il prescelto che aveva l’opportunità di mettere le mani sulla carne dorata dell’Imperatrice delle Donne!
In più, la mia presenza in quella stanza le piaceva eccome. Con me godeva, non solo per il mio pene, ma anche per il mio carattere, la mia gentilezza e la mia passione.

Avevamo ancora qualche ora da gustare insieme, da assaporare minuto dopo minuto.

Continua…

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