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Racconti Erotici Etero

Assemblea d’istituto

By 16 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Uno sguardo. Un solo e semplice sguardo era bastato per capirsi. Ci ritrovammo lì, senza sapere perché ‘ o forse lo sapevamo bene. Non ci eravamo mai parlati, pur frequentando la stessa scuola. Liceo classico Alighieri, io sezione 4 C lui invece era all’ultimo anno, sezione D. Non c’era mai stato nulla tra di noi, nessuna chiacchierata,né ci salutavamo, ci guardavamo solo. Durante la ricreazione,nei corridoi, era come se io cercassi i suoi occhi e lui i miei e ci fissavamo per qualche secondo , per poi tornare a parlare con i nostri rispettivi amici. Non avevamo il coraggio di avvicinarci l’uno all’altra ma quelle occhiate ci bastavano per capire che c’era qualcosa. Avevo tanto fantasticato su di lui, su come sarebbe stato il nostro primo incontro, su cosa ci saremmo detti. Quel giorno arrivò, inaspettatamente. Era un tipo strano, di una bellezza particolare. Occhi scuri, penetranti, riccioli ribelli di un castano cioccolato, labbra rosa e carnose,mani lunghe, affusolate, alto con un fisico asciutto, come piace a me. Non troppi muscoli, curato nel vestire ma non esageratamente. Sapevo il suo nome, Elia. Era assemblea a scuola quel giorno e non avevo molta voglia di partecipare al dibattito, sono troppo timida per parlare davanti a tutti. Così decisi di fare un giro per la scuola e di andare in biblioteca, in cerca di qualche libro interessante che potesse farmi trascorrere qualche ora in tranquillità. Entrai e lo vidi. Era lì, come se aspettasse il mio arrivo. Lo guardai per qualche istante ma non ebbi il coraggio di entrare, scesi le scale veloce e mi diressi negli spogliatoi della palestra. Sentivo dei passi dietro di me, mi stava seguendo. Arrivati alla porta della palestra, sentii una mano calda stringere il mio polso. Mi girai e vidi i suoi occhi posarsi sul tutto il mio corpo, mi osservavano con un’aria desiderosa, passionale. Io ricambiai lo sguardo: volevamo la stessa cosa. Posò le sue bellissime mani sul mio volto, mi strinse e mi baciò prima dolcemente, poi violentemente. Sentivo la sua lingua e la mia creare un vortice nella nostre bocche, più lo baciavo e più desideravo che facesse altro. Mi prese per i fianchi, aprì la porta dello spogliatoio ed entrammo. Non ci eravamo ancora detti nulla, le parole non servivano. Ci baciammo ancora, ci accarezzavamo, ci toccavamo,ci guardavamo come non avevamo fatto mai prima. Era seduto sulla panca, mi prese e mi mise sopra di lui. Sentivo il suo sesso pulsare sul mio, la sua mano sfiorare le mie gambe, le mie cosce ed andare sempre più su fino a toccare il mio frutto,bagnato e impaziente di accoglierlo. Lo accarezzò un po’ dolcemente, poi abbassò i miei leggings, scostò le mie mutandine di pizzo bianche e con estrema naturalezza fece entrare le sue dita dentro di me. Ad ogni suo movimento io sussultavo di piacere, era abile e ci sapeva fare. A poco a poco mi spogliò e rimasi nuda lì davanti a lui. Si avvicinò e iniziò a baciare ogni parte del mio corpo, a leccare i mie capezzoli, il mio collo. Sembrava desiderarmi più di ogni altra cosa al mondo ed era strano, non mi conosceva affatto. Afferrai i suoi riccioli con la mano e portai la sua testa e la sua bocca sul mio sesso. Ero depilata e così potè baciarlo e leccare per bene ogni centimetro, mentre io lo guidavo tenendo ancora stretti i suoi capelli. Ero in un altro mondo, come se tutte le mie fantasie si stessero avverando. La sua lingua dentro di me mi stava facendo impazzire, stavo godendo e sentivo che anche lui provava lo stesso. Ebbi un orgasmo forte, ma non mi bastava. Iniziai a spogliarlo anche io, sbottonai la sua camicia di jeans e ad ogni bottone che toglievo leccavo il suo collo, il suo torace,la sua pancia magra. Aveva una schiena scolpita che mi fece venir ancora più voglia di saltargli addosso. Era nudo anche lui e lo sbattei per terra. Gli piaceva che avessi io il controllo della situazione. Ero sopra di lui, iniziai a baciarlo ancora e nel farlo assaporai il sapore della mia vagina, che poco prima lui aveva assaporato. Il suo membro era dritto,pronto ad essere accolto nella mia bocca che lo avvolse e riuscì quasi a contenerlo tutto, benché fosse di notevoli dimensioni. Leccai, succhiai, baciai quel cazzo con così tanta foga che sentivo Elia mugolare per il piacere. Non volevo venisse così, ero ancora sopra di lui e pronta a farlo entrare dentro di me. Iniziai a cavalcarlo, lui posò le sue mani sui mie glutei, strizzandoli e dandoli dei piccoli e delicati schiaffetti. Mi sentivo sexy, eccitata e donna, anche se avevo appena 18 anni. Lo presi ancora per i capelli, lui ora stringeva i mie seni e stuzzicava i miei capezzoli. Eravamo nello spogliatoio della palestra della nostra scuola, nudi, per terra sul pavimento gelido ,a fare l’amore, a godere, a toccarci, senza sapere nulla dell’altro. Lui per me era il ragazzo misterioso, il protagonista delle fantasie più nascoste e perverse e tutto quello che stava succedendo mi piaceva. Tutto d’un tratto mi girò, afferrò il mio culetto sodo, lo baciò e ficcò la sua lingua dentro il mio buchino. Non avevo mai provato sesso anale, ma con lui ero disposta a fare tutto. Delicatamente iniziò a premere il suo membro dentro, faceva male ma non mi importava perché a poco a poco iniziai a provare sempre più piacere finchè non venimmo insieme un in intenso orgasmo. Dal mio sedere iniziarono a scendere gocce del suo seme che volevo assaporare. Così mi diressi verso il suo cazzo che era ancora dritto e iniziai a pulirlo bene e a gustare il suo caldo sperma. Lo baciai, ci guardammo con intesa e piacere. Non avevo forza né ardore di dire nulla. L’esperienza più eccitante della mia vita, pensai. La campanella suonò, erano passate due ore. Svelti ci rivestimmo, non volevamo essere scoperti. Ma d’altronde non mi sarebbe importato nulla, persi totalmente la cognizione del tempo e dello spazio con lui. Dovevamo uscire da lì e tornare nelle nostre classi per il contrappello d’uscita. Ormai rivestiti, si avvicinò a me e mi diede un bacio dolce, sospirato e mi carezzò la guancia. Poi uscì e io rimasi lì a guardarlo. Non una parola, non un gesto, solo uno sguardo.

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